Domenica 19 marzo 1989 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Napoli 1-1

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19 marzo 1989 - 2405. Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1988/89 - XXII giornata - Inizio ore

LAZIO: Martina, Marino, Monti, Pin, A.Greco, Piscedda, Di Canio (73' Dezotti), Icardi, Muro, Acerbis, Sosa. A disp. Fiori, Gregucci, Sclosa, Rizzolo. All. Materazzi.

NAPOLI: Giuliani, Ferrara, Francini (46' Carannante), Corradini, Alemao (77' F.Romano), Renica, Neri, Crippa, Careca, De Napoli, Fusi. A disp. Di Fusco, Bigliardi. All. O.Bianchi.

Arbitro: Lanese (Messina).

Marcatori: 19' Neri, 31' Sosa.

Note: ammonito Monti. Calci d'angolo 5-5.

Spettatori: 40.000 circa di cui 26.326 paganti per un incasso complessivo (compresa la quota abbonati) di L. 980.135.000.

Dal Guerin Sportivo: il gol di Neri e quello di Sosa
Una fase della gara
Monti contro Careca
Il biglietto della gara

La Lazio che regala ai poveri continua almeno a rubare punti ai ricchi. Quello che ha virtualmente tolto di scena anche il Napoli dalla lotta scudetto è tanto meritato da sembrare bottino scarso nelle mani del "Robin Hood" biancoceleste. La Lazio ha fermato lo squadrone partenopeo con la piena consapevolezza dei propri mezzi, astuzia, schemi appropriati, copertura adeguata. Riecco Piscedda che ha concentrazione da vendere, riecco Muro, spalla ideale per la fantasia di Sosa, bravo e disciplinato il ragazzino Greco come centrocampista. E dire che il contrapposto reparto partenopeo metteva i brividi: da destra De Napoli, Fusi, Alemao e Crippa, più Francini e Neri.

La battaglia con questi presupposti è stata aspra, con sprazzi di bel gioco. La Lazio può lamentarsi dell'aria di sufficienza con cui Lanese ha accolto ogni suo reclamo: piccoli dispetti, il più clamoroso quando ha ignorato la manata con cui Renica affossava Sosa sulla trequarti, il più rilevante quando l'uruguayano è caduto in area sul piede proteso di Ferrara. Il Napoli, arrugginito in almeno cinque reduci di Coppa, privato della classe del suo Dieguito e forse anche più pesantemente del fiuto gol di Carnevale, avrebbe potuto anche uscire con le ossa rotte. La sua fortuna è stata quella di trovare il gol quando le gambe erano ancora solide, sul consueto regalo della difesa biancoceleste: eh sì! anche Robin Hood ha un cuore... Ecco allora Neri offrire palla a De Napoli per il cross da destra e inserirsi indisturbato a raccogliere il ponte aereo di Careca dall'altra parte: controllo prolungato, sonno generale dei difensori, comodo appoggio oltre Martina. Ma siccome l'anima della Lazio è attualmente targata Napoli, ecco Ciro Muro caricare subito il destro per provare i riflessi di Giuliani e a stretto giro indovinare il corridoio geniale per l'altro scugnizzo, quello uruguayano, che di prezioso ha il sinistro e il diagonale che ne consegue. Nel mezzo e dopo i rischi la Lazio se li è procurati da sola: un colpo di testa di Di Canio nella propria porta e un pasticcio indicibile che Neri per poco non ha tramutato nel bis personale. Un solo pericolo nella ripresa, un rigore negato anche a Careca: bravi quindi Piscedda e Marino a salire prepotentemente al proscenio. A favore dei biancocelesti una staffilata di Pin appena decentrata, una pennellata di Muro per la testa di Sosa, con Giuliani pronto sulla deviazione fortuita di Corradini, e un retropassaggio suicida dello stralunato Renica, con il pallone a lato e un autogol da cineteca solo sfiorato.

La Lazio ha dato l'impressione di aver perso un'occasione, di un'incompiuta: Icardi, Acerbis e Pin si fanno trovare ma non producono pericoli, Greco si è mostrato perfino più intraprendente. Ma il gruppo ha saputo recuperare due gol a Torino, uno a Milan, Como e Napoli, insomma non si perde nelle intemperie. Né si fa prendere dagli isterismi dell'ambiente. La salvezza passa attraverso la forza di questo carattere.