Domenica 18 ottobre 1987 - Roma, stadio Olimpico – Lazio-Padova 1-1

Da LazioWiki.

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18 ottobre 1987 - 6 - Campionato di Serie B 1987/88 - VI^ GIORNATA

LAZIO: Martina, Brunetti, Beruatto, Pin, Gregucci, Marino (21' Piscedda), Savino (83' Caso), Camolese, Galderisi, Muro, Monelli. A disp. Salafia, V.Esposito, Nigro. All. Fascetti.

PADOVA: Benevelli, Donati, L.Russo, Piacentini, Da Re, Ruffini, S.Mariani (87' Favaro), F.Casagrande, Longhi, Valigi, Fermanelli (80' Zanin). All. Buffoni.

Arbitro: Sig. Frigerio (Milano).

Marcatori: 19' Monelli, 41' Fermanelli.

Note: giornata calda, terreno in ottime condizioni. Ammoniti: Piscedda, Ruffini e Donati. Angoli 10-2 per la Lazio. Al 21' Marino esce dal campo per una violenta pallonata alla testa.

Spettatori: 23.320 per un incasso totale di £. 543.213.000.

Il titolo de Il Messaggero
Il titolo de Il Tempo
Il titolo di Paese Sera
Il goal di Monelli
da Il Messaggero
Il bellissimo gesto tecnico dell'attaccante biancoceleste
da Paese Sera
La palla entra in rete
da Il Tempo
L'abbraccio tra Galderisi e Monelli
da Il Tempo
Marino dolorante
da Il Messaggero
Marino abbandona il campo
da Il Tempo
Il pareggio degli ospiti su un tiro di punizione devitato
da Il Messaggero
Galderisi cade in area, l'arbitro lascia proseguire
da Paese Sera
Fascetti esce dal campo insoddisfatto per il risultato
da Il Tempo
Alcuni ritagli di giornale della gara
Gent.conc. Giovanni Pantano

Il Messaggero titola: “Lazio a luce intermittente – I biancazzurri hanno sofferto l’assenza di Acerbis e l’infortunio di Marino: senza di loro un’altra cosa. Un avvio eccellente con un gran gol di Monelli, dopo gioco in altalena e un’incertezza di Martina – All’Olimpico la squadra romana segna subito contro il Padova, ma poi si fa raggiungere e si arrende.

La formazione di Fascetti non è riuscita a fare l’en plein nelle due partite interne: si deve accontentare di tre punti. – Ora è attesa da una doppia trasferta, domenica a Piacenza, poi a Lecce; un gioco della verità, tra quindici giorni sapremo quanto vale. – Ieri calcio a sprazzi, ma il pareggio va stretto. Fallite molte occasioni da gol e palo di Camolese. Il centrocampo così non ce la fa.

La Lazio intermittente ha giocato dieci minuti da prima della classe, si è fermata respirando dopo l’infortunio di Marino (pallonata in faccia), ha segnato sulle ali di quella partenza, ha patito la reazione del Padova e il relativo pari, ha rischiato di perdere per un quarto d’ora e di vincere per gli ultimi trenta minuti. Alti e bassi, chiari e scuri, tanti cavalli e un motore ancora in rodaggio, potenzialità enorme, concretezza poca. Ma non è una Lazio da bocciare, dietro questa intermittenza si intravvede una macchina da autostrada. Lenta in partenza, poi però…

Ci sono anche difetti, comunque, e tanto vale parlarne. L’intermittenza, per esempio, non è casuale, è causata. Dall’assenza di centrocampisti veri, di gente che sappia correre, contrastare, possibilmente affondare. In genere il settore centrale della Lazio è affidato a Pin e Camolese. Ai due debbono aggiungersi Muro, in fase di ripiego; Beruatto, Acerbis e Marino al momento dell’attacco. Una composizione, tutto sommato, non ideale, ma passabile, nel senso che Acerbis e Marino sono in grado di offrire alternative podistiche e tecniche. Ieri Acerbis, che entra e esce e soprattutto esce, non c’era e Marino è stato buttato fuori dal ring dopo dieci minuti da un pallone che era un sinistro di Tyson. Senza il primo e senza il secondo, la Lazio diventa per gioco e personalità una formazione qualsiasi, con in più qualche sprazzo di classe e in meno la continuità di chi sa di essere povero e da povero vive. E così fuochi d’artificio e pause, l’incostanza di chi costante non può essere. Ma forse diventerà. Con il rientro del libero titolare e di Acerbis, uomo ovunque e fuoriclasse nei giorni in cui non sogna di giocare in uno stadio deserto.

Il brutto di questa squadra è rappresentato dall’immediato domani. Adesso che vive in altalena è attesa da una doppia, micidiale trasferta. Domenica a Piacenza, contro un’altra matricola che ha in mezzo i suoi uomini migliori e poi a Lecce, dove gioca una squadra completa., forse ovunque, come ben sa Fascetti che l’ha aiutata a nascere. La Lazio è sesta, in ottima posizione d’attesa, nascosta dietro un cespuglio. Tra quindici giorni dove sarà? Avrà trovato il binario giusto?

Ieri Fascetti ha optato per la partenza lanciata. Subito tutti in avanti, nella speranza che il gran pubblico dell’Olimpico intimorisse inizialmente almeno un po’ avversari che, teoricamnete, vengono dalla C. al secondo minuto avrebbe potuto segnare Gregucci di testa, poco più tardi ha impazzato Muro, cui si pensava avesse fatto bene la presenza in tribuna dello sponsor personale: Giordano, più tifoso che mai e forse pronto a tornare a casa.

Uno spasso, finito nel momento in cui Mariani ha centrato Martina. Il giocatore si è rialzato ed è rimasto in campo sino al ventunesimo, giusto il tempo di assistere allo splendido gol di Monelli. Scambio tra Camolese e Beruatto, cross lento di quest’ultimo, giravolta del centravanti, stella filante in porta. Padova bloccato e colpevole: il servizio per Monelli era prevedibile, una difesa seria avrebbe provveduto. E questo, in chiave laziale, faceva ben sperare. Invece Marino ha chiamato Brunetti e Brunetti ha chiamato la panchina: il libero non stava in piedi. Marino è uscito e Piscedda è entrato così velocemente da non dargli modo di cambiare idea.

Il calcio si gioca più con la testa che con i piedi e la testa della Lazio ha fatto tilt mentre veniva abbandonata dal capitano. La fascia rossa è passata a Camolese e già nel fisico c’è la differenza. È cresciuto il Padova, è calata la squadra di casa, preda improvvisa di dimori e paure. Il Padova è matricola per modo di dire. In realtà Raule, che lo dirige, quest’anno non ha badato a spese, comprando Russo, Longhi, Piacentini, Fermanelli, Casagrande e Simonini. Campagna acquisti degna della Lazio. E all’Olimpico si è visto. Tutti centrocampisti capaci di correre e trattare bene la palla, scambi diretti, slalom. Il gol però, il Padova, lo ha trovato. Punizione che c’era e non c’era per un’entrata di Piscedda su Fermanelli e tiro di quest’ultimo. Martina ha dato l’impressione di aspettarsi tutt’altro e quando la palla del romano (Fermanelli) è spiovuta dalle sue parti, non ce l’ha fatta a recuperare. Il pallone era docile e prevedibile, ma son cose che succedono.

La Lazio è persa a quel punto. Marino dopo la botta: stava in campo, ma non lo sapeva. E il Padova ha continuato a mettere paura. Al pubblico, ma non a Fascetti, visto che il tecnico non ha fatto entrare Esposito, che pure, a chi stava in tribuna, sembrava l’uomo giusto per rimettere le cose a posto in mezzo e ai lati, dove Savino e Beruatto sono parsi un po’ tagliati fuori, nonostante le tante occasioni capitate, al primo. Forse aveva ragione Fascetti, considerato che dal quindicesimo della ripresa, a parte un colpo di testa di Da Re, in campo si è notata solo la Lazio, nuovamente in stato di eccitazione agonistica. Occasioni per tutti e in particolare per Camolese, che prima ha bucato una rovesciata e poi centrato il palo di destra con un tiro da fuori. E su quel legno si è spenta la frenesia biancazzurri. Per il resto in prima fila Frigerio, arbitro da segnalare per demeriti speciali.


Il Tempo titola: “La Lazio perde un punto preziosissimo – All’Olimpico, tuttavia, il Padova si conferma solido ed efficace – Gran ritmo e splendido avvio dei padroni di casa, che vanno in vantaggio con una bellissima rete di Monelli. Ma sul finire del primo tempo i patavini riescono a pareggiare i conti con una deviazione di Casagrande su una punizione calciata da Fermanelli. Una fucilata di Camolese respinta dal palo nella ripresa”.

“Moltissime le occasioni che si sono presentate ai biancocelesti, ma la precipitazione e la mira sbagliata si sno rivelate fatali. Dopo venti minuti, Marino, colpito da una pallonata ad una tempia, è stato sostituito da Piscedda. A pochi minuti dal termine Caso ha sostituito Savino. - Il Padova non è rimasto a guardare ed ha risposto sempre con molta accortezza alle offensive veementi della Lazio, fino a raggiungere il pareggio, suo unico traguardo. In grande evidenza la difesa dei patavini, cui ha dato una buona mano Valigi. Ammoniti Piscedda, Ruffini e Donati. - Fantastico il gol con il quale la Lazio si è portata in vantaggio dopo 19’ di gioco: azione Muro-Camolese-Beruatto, cross in area splendidamente girato in rete da Monelli. Una partita, tutto sommato, molto bella. Solo la direzione dell’arbitro Frigerio ha lasciato molto a desiderare”.

Roma – Sulla strada della rimonta verso le posizioni di testa, la Lazio perde un punto a tutto beneficio del capolista Padova che, comunque, dimostra di essere una squadra solida e manovriera, ancorché un po’ spuntata per l’assenza dell’ex cesenate Simonini, unico vero attaccante del complesso. Per lunghi periodi la Lazio, priva di Acerbis, porta attacchi alla porta di Benevelli; nella fase di avvio dell’incontro (a ritmo incessante sino alla splendida realizzazione di Monelli) e nella ripresa, dopo che il Padova aveva riequilibrato le sorti della contesa nel finale della fase ascendente, per rintuzzare l’immediato tentativo degli uomini di Buffoni in cerca del risultato a sensazione.

Le occasioni non hanno fatto difetto ai biancocelesti, ma vuoi per la mira sbagliata, vuoi per un eccessivo attendismo, vuoi anche per alcuni pronti salvataggi dell’estremo difensore ospite e degli elementi del reparto arretrato ai quali ha dato una buona mano Valigi, il colpo del ko non è finito a segno. Per giunta, al 71’ una fucilata di Camolese, scoccata da fuori area a seguito di una punizione di Muro respinta dalla barriera, ha mandato il rasoterra, filtrato tra tanta gente, a colpire di netto il palo alla destra dell’ormai battuto Benevelli.

Ma il Padova non è rimasto a guardare. Specialmente dopo la forzata uscita di Marino, che per una pallonata alla tempia, dopo cinque, sei minuti di sofferenza, al 20’ è stato sostituito (l’ex napoletano, per quanto intontito, ha provato a rimettere il piede sul terreno proprio nel momento dell’ingresso in campo di Piscedda). Mariani e compagni, partendo da lontano, hanno ripetutamente bussato nell’area laziale per cercare di aprirsi un varco da due punti. E, qui, in un paio di occasioni è stato bravo Martina con degli interventi a terra che hanno avuto del coraggioso. Lo stesso Martina, però, era stato beffato a poco tempo dal riposo nella punizione-deviazione che aveva dato una bella mano al Padova per il pari e patta. E’ accaduto, infatti, che il pallone, calciato da fuori area da Fermanelli, sia stato deviato di testa da Casagrande, praticamente in barriera con i difensori laziali. E Martina che stava gettandosi dall’altra parte ha dovuto cambiare direzione, con il risultato di apparire in ritardo e goffo nel tuffo alla sua destra che gli ha permesso di toccare la sfera senza fermarla oppure deviarla.

Uno a uno, dunque. Va stretto, e lo abbiamo già detto, alla Lazio in una giornata caratterizzata da una grandissima esibizione di Monelli (tipo Monza, per intenderci) che è stato bravissimo nella girata con la quale, su cross di Beruatto dalla sinistra, ha fulminato Benevelli facendo letteralmente esplodere l’Olimpico e altrettanto in tre, quattro assist non sfruttati dai colleghi di squadra, e da moltissimi falli subiti da Galderisi che si è dato da fare in lungo e in largo per terminare, quasi costantemente, a gambe levate. E l’arbitro? Lì a guardare e basta. La direzione di Frigerio ha lasciato tanto a desiderare: di preciso c’è stato, tra le altre cose indovinate, il fischio finale in ossequio al cronometro (recupero compreso) e non di certo al tabellone dello stadio che nel secondo tempo era scattato con due minuti di ritardo. Ne deriva che le proteste registratesi seduta stante in campo e sugli spalti non possono assumere alcun valore.

In due contingenze i tifosi hanno gridato al rigore per presunti interventi all’interno dell’area ai danni di Galderisi. In entrambe le occasioni dalla tribuna stampa non abbiamo rilevato irregolarità di sorta da parte dei difensori biancoscudati, né il direttore di gara si è lasciato trarre in inganno. Sul piano dell’interesse il confronto mai è venuto meno alle attese. Alla Lazio è stato rimproverato di non aver proseguito l’offesa dopo il vantaggio acquisito. Indubbiamente, la partita, anche per l’uscita di Marino che conferiva sicurezza alla retroguardia permettendo, pertanto, degli sganciamenti in avanti, ha cambiato tono sino allo scadere del tempo e nei primi minuti della ripresa; tuttavia, ci sembra doveroso ricordare ai meno accorti che in campo giocano sempre due squadre: nella fattispecie c’era pure il Padova.

I gol. 19’: azione Muro-Camolese-Beruatto con cross in area raccolto al volo in girata da Monelli. Eccezionale! 41’: fallo fuori area di Piscedda su Fermanelli che batte la punizione trovando in barriera la decisiva deviazione di Casagrande.


La Gazzetta dello Sport titola: “Il Padova riagguanta Monelli - Trema la capolista ma alla fine esce indenne anche dall'Olimpico - La Lazio domina, va in vantaggio, poi una punizione di Fermanelli la blocca - La squadra di Fascetti ha giocato costantemente all'attacco e, oltre alla splendida rete messa a segno dall'ex viola, ha colpito nella ripresa un palo con Camolese. Ma il grande volume di gioco che ha sviluppato ha trovato quasi sempre nell'attenta disposizione dei veneti un baluardo insuperabile”

Roma — Il Padova corsaro di Buffoni è riuscito a mantenere l’imbattibilità anche all’Olimpico e conserva la testa della classifica in perfetta media inglese. Tre vittorie e tre pareggi, 10 gol segnati e 5 subiti sono le cifre che scandiscono il passo della squadra rivelazione del campionato. Contro una Lazio aggressiva e pugnace, il Padova ha dovuto soffrire non poco. Anzi, se nel calcio ci fosse come nella boxe la decisione ai punti, sarebbe finito battuto con verdetto unanime. Ma anche ieri ha avuto grossi meriti: non ha mai perso la testa quando la pressione laziale ha assunto le caratteristiche dell'assedio, ha saputo sempre conservare le geometrie e l'assetto, non ha rinunciato all'arma tagliente del contrattacco. Così ha rimontato un gol di svantaggio e per tutta la ripresa ha potuto arginare l'offensiva dei romani.

Fascetti può rammaricarsi per un palo, colpito al 72' da Camolese, e per le molte occasioni fallite per un soffio dai suoi. La sua squadra ha avuto momenti di gran gioco nella prima mezz'ora e in alcune fasi della ripresa, ma ha denunciato una certa rigidità in difesa e in attacco, marcati in maniera implacabile Galderisi e Monelli, non è riuscita quasi mai a mandare al tiro i centrocampisti. Monelli e Galderisi hanno ben giocato, ma sono stati stretti in una morsa micidiale. Questo accadrà molto spesso anche nelle prossime partite.

La Lazio ha segnato un gol magnifico, al termine di un'azione da manuale, firmata da una superba conclusione al volo di Monelli. Ma ha pagato l'errore decisivo del portiere Martina, in netto ritardo sul tiro di Fermanelli che ha portato al pareggio. Nel Padova è emerso su tutti Piacentini, giocatore a tutto campo, ben dotato di tecnica e di coraggio. Longhi si è fatto apprezzare per alcuni lanci deliziosi, Mariani per la combattività. Nella Lazio nessuno è spiccato nettamente sugli altri. Galderisi si è battuto come un leone contro Donati che più volte gli ha fatto sentire I tacchetti sulle caviglie, ma in zona-gol è mancato. Monelli ha segnato un gol capolavoro, ma è stato spesso assente dal gioco. Muro ha governato il gioco nel primo tempo, ma si è spento nella ripresa. Certamente la Lazio ha pagato l'uscita dal campo di Marino, colpito al capo da una pallonata.

La Lazio va vicino al gol al 1' con un colpo di testa di Gregucci su corner di Muro. Poi al 13' è Muro con un tiro da trenta metri a costringere Benevelli a deviare in tuffo. La Lazio passa con pieno merito al 19’: Muro-Camolese-Beruatto, l'azione si svolge limpida e, sul cross del terzino, Monelli anticipa sullo scatto Russo e gira in acrobazia in rete. Grande esecuzione. Al 24' un'altra bella azione dei romani: Beruatto-Piscedda e, sul cross del libero, Monelli fa la torre per Galderisi, ma il destro al volo di “Nanu” viene contrato da Donati.

Sul finire del tempo il Padova prova a mordere. Prima Mariani di testa impegna Martina. Poi al 41' ecco il pareggio su punizione: tira Fermanelli da 30 metri, Martina, che si aspettava il tiro di Valigi, viene colto in controtempo, guarda il pallone percorrere oltre metà della sua traiettoria, poi si butta, riesce a toccarlo con la mano, ma non a impedire che entri in rete.

All'inizio di ripresa Da Re ha la palla del K.o., ma fallisce il colpo di testa da pochi passi. La pressione della Lazio si fa asfissiante, in un contrasto con Casagrande finisce a terra in area Galderisi, che invoca iI rigore. Camolese e Savino vanno vicini al gol. Poi al 72' una punizione di Muro viene respinta dalla barriera, Camolese riprende e con un destro di rara violenza buca l'area gremita e coglie in pieno il palo. Anche Gregucci va in cerca del gol, ma conclude sull'esterno della rete. Il Padova si difende con ordine. Nell'assedio si fa apprezzare Russo, autoritario sulle palle alte. Finisce tra fuochi polemici, scazzottate oscene in tribuna e intorno allo stadio. Vola in campo qualche bottiglia. Fascetti si aggrappa all'humour: “Non potevamo vincere contro Sant'Antonio...”.


Paese Sera titola: “Lazio, un pari nel buio – La squadra di Fascetti rimontata dal PadovaMonelli gol non basta (1-1)

Roma - Allora aveva proprio ragione, Fascetti, quando per tutta la settimana andava ripetendo che Buffoni faceva il furbo. Diceva, l'allenatore del Padova, che la sua squadra non avrebbe avuto scampo contro la Lazio. Era solo un atteggiamento scaramantico, non giustificato dalla realtà: in campo la capolista della serie B ha avuto infatti la capacità e la convinzione per confermarsi tale. Una matricola, si, ma con le idee chiare e le pedine giuste. La Lazio non ha assolutamente sottovalutato l'avversario, e ciò, forse, avvalora il punto che si ritrova ora in classifica. Servirà, più avanti.

Adesso la squadra biancazzurra deve accontentarsi d'altro, l'occhiatina che era stata lanciata verso le alte vette non ha individuato l'obiettivo desiderato. Anzi, se prima la Lazio si trovava al quinto posto, ora è scesa un poco più in basso. Nulla di preoccupante, si badi bene, ma il calendario obbligherà prossimamente la squadra di Fascetti ad uno sforzo aggiuntivo: due trasferte consecutive attendono i biancazzurri, contro avversari più avanti in classifica, prima a Piacenza, poi a Lecce. Un motivo più che buono per giustificare le ansie di Fascetti alla vigilia, ansie incrementate dall'improvviso forfait di Acerbis. I due punti, sicuramente, occorrevano più per il domani che per l'oggi. Un'eredità che sarebbe potuta tornare utile, e che invece la Lazio si è vista dimezzare quando credeva di essersela accreditata. I biancazzurri ci tenevano molto a vincere questa partita ma allo stesso tempo conoscevano le insidie nascoste nel meccanismo costruito da Buffoni. Squadra agile e rapida che usa il contropiede con grande semplicità.

L'unica via da seguire per annullare l'abilità del Padova era di impedirgli di giocare, o meglio, di metterlo nelle condizioni di giocare il meno possibile. Ci hanno provato, Muro e compagni, e almeno inizialmente con successo. La deviazione di testa di Gregucci, dopo solo due minuti, faceva venire brividi alla difesa biancorossa, con quel pallone che passava accanto al palo. La Lazio era decisa e decideva di insistere. Voleva chiudere subito il conto. Brunetti ci provava da 30 metri, ma Benevelli si arrotolava in tuffo sul pallone. Poi Muro, da lontanissimo, ma c'era ancora Benevelli in volo libero sotto i due metri e passa della traversa. Il Padova doveva difendersi con affanno, ma il capocannoniere di maglia biancazzurra non era proteso verso gesti di compassione. Tutto è cominciato da Muro, quando correva il 19’. L'intuizione geniale di aprire per Camolese dalla parte opposta è stata premiata, la palla è giunta a Beruatto pronto per mettere al centro e qui, il guizzo di Monelli ha lasciato immobile l'avversario diretto, Russo. Il sinistro, in mezza rovesciata, è di quelli che meritano i riconoscimenti più graditi.

La Lazio sembrava dunque essere vicina all'obiettivo. Comandava il gioco, come si era riproposta. Muro dettava, gli altri seguivano i suggerimenti alla perfezione. Una squadra che meritava il primato che almeno momentaneamente occupava. Poi qualcosa si è messo di traverso, è stato come se il carburatore improvvisamente si fosse intasato, ed il motore ha cominciato a sussultare. A tratti, la squadra di Fascetti si spegneva e il Padova non si tirava certo indietro per sparare proiettili a base di contropiede. Partiva Mariani, Fermanelli, Longhi, Piacentini, facendo quadrilatero nel territorio di Martina. II portiere biancazzurro non ha retto a lungo la pressione. Con un pugno ha messo ko un pallone che Mariani aveva colpito di testa, ma poco dopo si è dovuto arrendere. La punizione di Fermanelli è stata potente, come al solito, ma anche tagliata. Sorvolando la barriera il pallone si è trovato davanti a Martina che, benché proteso sull'erba, non ha potuto intercettare. Sul fatto che sia partito un po' in ritardo non ci sono dubbi, l'unica attenuante può essergli offerta dalla scarsa visibilità per l'area affollata (o forse da una leggera deviazione).

Fatto sta che la Lazio scivolava nuovamente verso il basso, E non riusciva più a risalire. Balbettava calcio, qualche buona giocata si univa a banalità che una squadra che punta alla promozione non dovrebbe offrire. E in certi momenti l'assenza di Acerbis si è rivelata determinante. La spinta mancava e le occasioni che i biancazzurri si creavano erano spesso dovuti a circostanze casuali. Poi, quando si mette di mezzo la sfortuna, anche i più irriducibili possono abbassare la testa. Camolese ha colpito il palo da 25 metri, mancava poco più di un quarto d'ora e difficilmente il Padova avrebbe trovato la forza di reagire. Invece ha potuto continuare a controllare il match senza mai scomporsi. Una squadra equilibrata, intelligentemente preparata, che almeno ha offerto a Fascetti la possibilità di analizzare le cause delle inevitabili sfasature della squadra. L'importante è che ciò non sia avvenuto in maniera traumatica.


La Stampa titola: "Subito Monelli-gol ma non basta"

Roma - Dalle prime battute di gioco, sembrava che la Lazio non dovesse incontrare difficoltà ad imporre la sua manovra rapida, precisa, di grande qualità, contro un Padova incapace di reagire. Inevitabile la rete dei biancocelesti a coronamento di una schiacciante superiorità: al 19' Camolese allungava sulla sinistra per Beruatto. Cross preciso dell'ex granata e Monelli, ben appostato in area, ribadiva il suo felice momento insaccando imparabilmente con un tiro al volo di sinistro. In precedenza i laziali erano andati molto vicini alla marcatura, prima con un colpo di testa di Gregucci che sfiorava il palo, poi con un improvviso tiro scagliato da Muro dalla lunga distanza, parato con affanno dal portiere avversario.

Ma dopo essersi portata in vantaggio, la squadra di Fascetti, probabilmente convinta di avere già in tasca il risultato, commetteva un peccato di presunzione tirando i remi in barca. Pur continuando a giocare su livelli apprezzabili, i romani non davano più l'impressione di marciare speditamente come era avvenuto in precedenza. La carica di entusiasmo aveva soltanto in parte mascherato l'assenza di un uomo dalla spinta poderosa come Acerbis, prezioso anche per la sua continuità. Tuttavia il merito dell'equilibrio restituito alla gara sempre vivace, a tratti assai interessante sul piano dell'estetica e dello spettacolo, andava al Padova. Passata la bufera, gli uomini di Buffoni venivano fuori con triangolazioni veloci, puntuali negli scambi abilmente guidati dall'inesauribile Piacentini, forse il migliore in campo con il portiere Benevelli.

Ma i padovani non riuscivano, però, a nascondere l'handicap costituito dalla mancanza di un attaccante di ruolo. Mariani e Fermanelli si facevano ammirare per la vivacità delle loro iniziative, ma essendo due mezze punte venivano frenate dalla scarsa confidenza con il tiro in porta. Un bel Padova, che legittimava l'attuale primo posto in classifica insieme con il Catanzaro, in sostanza non aveva nell'arco le frecce che contano per andare in gol. Tuttavia gli ospiti riuscivano a portarsi in parità al 41', sfruttando un calcio di punizione, ottenuto in seguito a un fallo di Piscedda su Fermanelli. I calci piazzati costituivano l'unica arma per le risorse tecniche degli ospiti. Calciava lo stesso Fermanelli, da circa 25 metri, un bolide che, dopo aver superato la barriera, finiva in fondo alla rete. Nell'occasione è sembrato che Martina, forse coperto dai compagni, si sia tuffato con un certo ritardo.

Nella ripresa la Lazio tentava di riprendere le redini della gara cercando il successo pieno. Ma il suo gioco troppo soffocato al centro, privo di sbocchi sulle fasce per mancanza di «interpreti», veniva frenato abbastanza agevolmente dai veneti i quali, dal canto loro, trovavano lo spazio per ribattere con veloci manovre la maggior pressione dei biancocelesti, con un Monelli ben disposto sia nei tentativi a rete sia nei suggerimenti ai compagni, faceva nascere un pizzico di rimpianto per la vittoria mancata. Soprattutto perché, al 72', dopo che il portiere Benevelli si era esibito in un paio di strepitose parate su tiri di testa scagliati da Savino e Gregucci, veniva salvato dal palo colpito da Camolese. Con un po' di fortuna, la Lazio avrebbe potuto conquistare i due punti. Ma sul piano strettamente del gioco va rilevato che il Padova ha saputo meritarsi il risultato di parità.



Risultati e classifica dopo la 6 giornata del campionato di Serie B 1987/88