Domenica 18 marzo 1979 - Roma, stadio Olimpico - Roma-Lazio 1-2
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18 marzo 1979 - 1995 - Campionato di Serie A 1978/79 - XXII giornata
ROMA: P.Conti, Maggiora, Rocca, Boni, Peccenini, Spinosi, De Nadai, Di Bartolomei, Pruzzo, De Sisti, Ugolotti (83' Scarnecchia). A disp.: Tancredi, Chinellato. All. Valcareggi.
LAZIO: Cacciatori, Tassotti, Martini, Wilson, Manfredonia, Cordova, Cantarutti, Viola, Giordano, Nicoli, D'Amico (89' Ammoniaci). A disp.: Fantini, Agostinelli. All. Lovati.
Arbitro: Menicucci (Firenze).
Marcatori: 17' Cordova (aut), 58' De Sisti (aut), 88' Nicoli.
Note: pomeriggio nuvoloso, terreno in discrete condizioni. Ammoniti: Martini e Ugolotti per scorrettezze. Espulso Ammoniaci, forse per simulazione, dopo essersi spintonato con Boni. Angoli 9-4 per la Roma. All'89' un paio di lattine sono state lanciate verso la panchina della Lazio. A fine gara incendiate alcune panchine in curva sud. Espulso al 90' il massaggiatore della Lazio Morelli.
Spettatori: 75.000 circa di cui 49.196 paganti. Incasso £. 256.341.900.
Scrive La Gazzetta dello Sport:
In uno stadio Olimpico gremito, la Lazio ha vinto un drammatico derby a due minuti dalla fine dell'incontro. Splendida la cornice di pubblico con una coreografia degna di una gara da scudetto; palloni e bengala in curva sud, un ironico mega striscione in curva Nord che recitava: "Ve mannamo in B" in tipico dialetto romanesco. La gara iniziava con i giallorossi avanti a testa bassa che sorprendevano i biancazzurri che dovevano asserragliarsi in difesa per limitare i danni. Nei primi minuti sembrava che la squadra in lotta per non retrocedere era la Lazio e non la Roma, per la voga messa dai giocatori di Valcareggi.
E al 17' i romanisti raccoglievano il frutto di tanta foga; Martini, atterrava Di Bartolomei sulla destra a una trentina di metri dalla porta. Era lo stesso numero 8 giallorosso a provare il tiro con una sassata che carambolava sul piede di Cordova che spiazzava Cacciatori. Sulle ali dell'entusiasmo i giallorossi legittimavano il vantaggio aumentando la pressione su una Lazio irriconoscibile ed abulica. I tifosi biancazzurri guardavano allibiti la gara temendo una goleada dei cugini. Ma al 30' i biancocelesti all'improvviso si svegliano: su una punizione dalla sinistra battuta da D'Amico improvvisa girata al volo di Wilson e palla che impatta sulla traversa. Quattro minuti più tardi replicava la Roma con un tiro di Rocca (deviato da D'Amico) che obbligava Cacciatori ad un'intervento miracoloso.
Giordano lasciato solo in avanti ci provava assieme a Viola raccogliendo solo applausi e nulla più, mentre dall'altra parte Ugolotti svirgolava una palla molto invitante offerta da Di Bartolomei mancando il raddoppio. Poco dopo era ancora Giordano, su splendido passaggio di D'Amico a guizzare da sinistra e davanti all'area intasata di difensori tentare il tiro con un diagonale che si stampava sul palo, lasciando di sasso Conti, la palla arrivava a Cordova che sbagliava clamorosamente la rete del pareggio fra la rabbia di tutti i presenti di fede biancazzurra e il sospiro di sollievo di quelli giallorossi. Il primo tempo finiva qui.
La ripresa iniziava subito con una sventola di Boni che Cacciatori deviava in angolo. Replicava la Lazio con Giordano che rubava palla ad Ugolotti e tirava di poco al lato. Ancora la Roma, in avanti, al 57' con Rocca che passava a De Nadai il cui tiro ravvicinato era deviato da Cacciatori, spettacolarmente. Un minuto dopo arriva il pareggio biancazzurro: D'Amico in progressione saltava due avversari e porgeva la palla a Viola che scartava anch'egli due difensori e tirava secco; la palla sbatteva su De Sisti e s'insaccava. Anche se la Lazio aveva colpito due pali era la Roma a recriminare sul pareggio visto la mole di gioco fatta fino ad allora.
Poche azioni salienti fino all'88', quando l'onnipresente D'Amico avanzava ondeggiando per aprirsi un varco; finalmente decideva per il tiro, palla sul braccio di Peccenini (ripiegato sul petto), che rimbalzava su Nicoli solissimo sulla destra che realizzava a porta vuota. Biancazzurri in estasi, romanisti disperati. Lovati decideva di richiamare D'Amico e coprirsi con Ammoniaci, ma questi due secondi dopo essere entrato si beccava con Boni e veniva espulso, stabilendo un record in fatto di cartellini rossi più veloci della storia.
All'ultimo assalto, tempo abbondantemente scaduto, la Roma reclamava un rigore per un presunto fallo in area di Cordova su cross di De Sisti, ma Menicucci lasciava correre fischiando la fine pochi istanti dopo. Per la Lazio una vittoria insperata per come si erano messe le cose all'inizio, per i giallorossi, tanta delusione e una classifica preoccupante.
Articolo a firma di Mario Pennacchia.
Scrive La Stampa:
«Zio» Ferruccio ha sbagliato i conti. Si era illuso di poter vincere il derby e, forse proprio per questo peccato di presunzione, lo ha perduto in extremis, ad un minuto dalla fine quando almeno il pareggio, in fondo accettabile da entrambe le parti, sembrava garantito. La Roma, per effetto di questo beffardo 1-2, affonda in pieno nelle sabbie mobili del fondo classifica ed il pericolo di retrocessione, da spauracchio lontano che era fino a poche domeniche fa, diventa concreto, assillante. Eppure questa Roma era andata ad un passo dal clamoroso risultato, tenendo in scacco per tutto il primo tempo una Lazio che aveva clamorosamente sbagliato le marcature.
Bob Lovati aveva lasciato che si formasse l'accoppiamento Rocca-D'Amico sperando che fosse il terzino romanista a dover contrastare l'azione offensiva dell'attaccante. Rocca invece ha costretto D'Amico a trasformarsi forzatamente in terzino ed anche se l'elegante laziale si è disimpegnato con una certa disinvoltura, non ha ovviamente potuto sostenere con la necessaria continuità Giordano, tanto più che anche Viola, sottoposto ad una assillante marcatura da parte di Boni, non poteva far da spalla al capocannoniere del campionato, occupato com'era a sua volta dalla vivacità del numero 4 giallorosso, numero uno in campo per la prima metà della partita.
Nel primo tempo quindi questa Roma a sorpresa, sempre piena di congeniti difetti, pur tuttavia disposta a lottare da pari a pari con un'avversaria tecnicamente superiore, aveva alimentato molte illusioni nei tifosi della gradinata Sud dell'Olimpico, i quali pregustavano già una clamorosa beffa ai danni dei «cugini» biancocelesti. Le premesse per questo risultato a sorpresa si erano create appena passato il primo quarto d'ora, dopo che Ugolotti aveva impegnato di testa Cacciatori su cross di De Nadai e Pruzzo aveva mancato l'aggancio al volo su preciso invito di Maggiora.
Un fallo sullo stesso Pruzzo da 25 metri, la solita impeccabile fiondata rasoterra di Di Bartolomei, il pallone che carambola fra Ugolotti e Cordova toccando infine uno stinco del centrocampista laziale e spiazzando irrimediabilmente Cacciatori. Un gol «sporco» insomma, sul quale tuttavia i giallorossi hanno continuato a tessere la loro generosa partita, senza acuti ma anche senza grosse sbavature, muovendosi complessivamente meglio e di più degli avversari, ma rischiando grosso ogni volta che Giordano riusciva a svincolarsi dal controllo di Maggiora.
E' vero che al 28' la traversa ha respinto un colpo di testa di Wilson su punizione di D'Amico e che, proprio due minuti prima del riposo, una stangata di Giordano ha incocciato in pieno la base di un palo, ma è altrettanto vero che, fra questi due episodi, il lavoro più continuo e più difficile ha dovuto sostenerlo Cacciatori, malgrado che la Roma si muovesse all'attacco nel solito modo illogico, senza mai offrire a Pruzzo una palla-gol degna di questo nome. I giallorossi tuttavia erano andati vicini al gol al 32', con una gran stangata di destro di Rocca da fuori area, deviata in angolo dal portiere laziale, poi ancora un bel centro di Boni per Pruzzo, anticipato in uscita da Cacciatori ed infine con una bella azione Pruzzo-Di Bartolomei sprecata da Ugolotti con un tiro sballato. Anche all'inizio della ripresa i giallorossi si sono mostrati più vivaci, obbligando Cacciatori al 46' ad un'altra prodezza su tiro di Boni e sfiorando ancora il raddoppio al 57' con una bella discesa di Rocca sulla sinistra, con esatto passaggio a Boni e tiro fortissimo del centrocampista respinto fortunosamente col corpo dal portiere biancoceleste, con Pruzzo in ritardo di un attimo fatale per ribattere ancora a rete.
Un minuto dopo tuttavia dal possibile 2-0 si è passati al pareggio. Martini recupera un pallone a centrocampo, serve D'Amico e questi lancia in corridoio Viola. L'ex juventino difende bene il pallone, supera un avversario e di destro batte Paolo Conti, forse con la complicità di una leggera deviazione da parte di De Sisti. E' la fase più delicata della partita in cui dalla panchina si deve scegliere se accontentarsi di quel che passa il convento o rischiare per ottenere il bottino pieno. E Valcareggi fa la scelta sbagliata. C'è da sostituire Ugolotti, che dopo un discreto primo tempo è progressivamente sparito di scena, e dalla panchina giallorossa, anziché puntare su Chinellato, che garantirebbe una maggior copertura difensiva, si manda in campo un'altra punta. Con questa disposizione tattica il gioco rimane aperto, la Lazio può fruire di spazi più ampi per i suoi contrattacchi (tanto più che Scarnecchia offre delle fumose sgroppate, senza dar sostanziale appoggio in fase di copertura) ed il primo errore dei difensori giallorossi, ad un minuto dalla fine, diventa una fatale buccia di banana.
Il colpevole è Spinosi, purtroppo sfortunato in questa circostanza dopo essersi comportato dignitosamente fino a quel momento. L'ex juventino tenta di allungare all'indietro verso un compagno la traiettoria di un pallone, ma la sfera finisce addosso a Peccenini e schizza verso D'Amico. E' facile per il numero 11 servire lateralmente Nicoli che batte con facilità Paolo Conti. E' fatta, purtroppo per la Roma, anche se l'ultimo minuto resta denso di cronaca. Proprio allo scadere del tempo entra nella Lazio Ammoniaci al posto di D'Amico, dopo uno scambio piuttosto pesante di invettive per una palla calciata in tribuna da Martini. Il nuovo arrivato ha appena il tempo di entrare in contrasto con Scarnecchia e di protestare ad alta voce per un fallo, che Menicucci estrae il cartellino rosso e lo rimanda subito agli spogliatoi.
La partita si spegne su un boato dalla curva Sud per un tiro di De Sisti respinto, probabilmente senza volontarietà, da un braccio di Cordova. Menicucci non fischia il rigore, ma la fine.
Il derby capitolino si è tinto di giallo nel finale, quando sembrava che il pareggio avesse finito per accontentare le opposte tifoserie. Quasi allo scadere del tempo, infatti, rabbia, nervosismo, crisi isteriche si propagavano in un lampo tra i giocatori e sugli spalti, per la rete segnata in extremis dai laziali. Sentendosi beffati dalla sorte, alcuni atleti giallorossi perdevano le staffe, seguiti a ruota dai biancocelesti. La scintilla si accendeva quando Martini respingeva lontano un pallone per consentire l'ingresso di Ammoniaci. Mancavano alla fine dell'incontro pochi secondi; Boni e Rocca, in particolare, si infuriavano per il gesto che forse mirava a perdere tempo. Rocca e Martini venivano alle mani, prontamente divisi da dirigenti e massaggiatori. Ammoniaci entrava in campo, ma dopo aver percorso pochi passi cadeva a terra. Si rialzava per raggiungere gli spogliatoi con Menicucci che gli sbandierava sotto il naso il cartellino rosso accusandolo di simulazione. Veniva espulso anche il massaggiatore della Lazio. Non era finita. Sull'ultima azione della gara, Cordova intercettava la palla con il braccio in piena area di rigore. Si accendevano altri tumultuosi capannelli intorno all'arbitro, che con ampi gesti cercava di spiegare che aveva già fischiato la fine. Il parapiglia in campo non tardava a ripercuotersi sulle gradinate della curva Sud dove erano assiepati i sostenitori romanisti. Cominciava una fitta pioggia di ortaggi, mentre i più scalmanati appiccavano il fuoco alle panchine di legno. «Abbiamo temuto il peggio - ha dichiarato più tardi il capo del secondo distretto di polizia dr. Marinelli - fortunatamente alcuni vigili che si trovavano occasionalmente in quel settore, coadiuvati da agenti, hanno rapidamente domato le fiamme. Nel complesso è stato un derby senza gravi incidenti, anche per l'opera di prevenzione che avevamo predisposto».
Al termine dell'incontro c'è stato qualche tafferuglio all'altezza del ponte Duca d'Aosta, ma i 200 poliziotti, divisi in piccoli nuclei di 20 agenti ciascuno, hanno perfettamente funzionato da spartiacque». Sui tavoli delle redazioni era intanto giunta una inquietante fotografia che mostrava in primo piano un ragazzo armato di pistola con il volto coperto. L'episodio è stato ridimensionato dallo stesso dr. Marinelli: «Lo abbiamo immediatamente individuato - ha spiegato il funzionario - ma quando ci siamo accorti che si trattava di una rivoltella di plastica non abbiamo proceduto al fermo». Per completare il panorama sul piano del folclore, c'è da rilevare che i giallorossi hanno ampiamente battuto i cugini con le loro si suol dire, estrose inventive e con un tifo assai più vivace. I laziali replicavano con frecciate velenose che arrivavano a segno. Mentre l'arbitro Menicucci dava il segnale d'inizio, sul grande tabellone luminoso installato sulla curva biancoceleste, calava un enorme telone bianco sul quale era impressa una frase «cocente» in dialetto romanesco: «Ve mannamo in B».
Gli atleti di Valcareggi non sono riusciti, a smaltire la rabbia che è esplosa violenta negli spogliatoi. Nessuno sa esattamente cosa sia accaduto. Dalla porta sbarrata filtravano urla, accuse espresse in toni concitati. Sono trascorsi quasi tre quarti d'ora prima che l'uscio si aprisse per consentire l'ingresso dei giornalisti. I giocatori erano seduti sulle panchine con volti disfatti. Il presidente Anzalone, dopo la sfuriata, si dileguava rapidamente. Rimaneva a Valcareggi l'ingrato compito di affrontare le rituali interviste. Il trainer appariva particolarmente abbattuto. «Avremmo ampiamente meritato il pareggio - diceva il tecnico cercando un motivo di platonica consolazione - la squadra si è comportata molto bene. Negli ultimi venti minuti avremmo dovuto controllare più attentamente la gara. Invece ci siamo fatti infilare in contropiede».
A questo punto era inevitabile che ci scappasse la domanda «cattiva»: perché ha fatto entrare Scarnecchia e non un difensore che vi avrebbe garantito almeno un punto? «E' il senno del poi - ha replicato con aria stanca e anche un po' imbarazzata Valcareggi - purtroppo erano tutti eccessivamente sbilanciati in avanti». I laziali sabato sera avevano contestato la scelta di Menicucci. Valcareggi si è scaldato: «Queste cose mi danno fastidio. Il direttore di gara, come me, vive a Firenze. Ma che significa? Cerchiamo di essere seri». La situazione è diventata assai critica. Teme che i suoi giocatori potranno risentirne sul piano morale? «Penso che la sconfitta di oggi influirà negativamente nei primi giorni. Fa troppa rabbia perdere una gara a un minuto dalla fine dopo aver giocato in maniera più che dignitosa». Rocca non ha voluto parlare. Ha solo detto: «Martini mi ha dato uno schiaffo». Conti ha tenuto ha sottolineare che la deviazione era stata determinante dell'impedirgli la parata sul primo gol siglato da Viola.
Gli altri giallorossi, esaurito lo sfogo del dopo partita, avevano ormai poca voglia di commentare lo sfortunato pomeriggio. Sull'altra sponda Lovati ha fotografato con parole misurate la fisionomia del confronto ammettendo che «nei primi venti minuti la Roma aveva giocato meglio e aveva meritato di portarsi in vantaggio». «Dopo la marcatura, però - ha aggiunto - la gara si è fatta più equilibrata. Nella ripresa la Lazio mi è parsa più ordinata e pericolosa. La vittoria è meritata anche se devo riconoscere che avrebbe potuto scapparci un pareggio».
Ammoniaci ha fornito la sua versione sull'episodio che gli è costata l'espulsione-record: «C'era una gran confusione - ha raccontato il difensore - Boni mi ha affibbiato un calcio. Alzandomi ho chiesto all'arbitro se aveva visto. Lui, per tutta risposta mi ha cacciato dicendomi: "La espello per calmare le acque"». L'«ex» Cordova, nemico «giurato» della Roma di Anzalone, appariva sollevato per non aver provocato con la sua autorete la sconfitta della Lazio: «In quel momento ho sentito il mondo crollarmi addosso - ha commentato il centrocampista - fortunatamente siamo riusciti ad annullare l'infortunio». E' vero che nei giorni scorsi ha dichiarato che alla Roma avrebbe fatto bene un bagno di umiltà in serie B? «Non lo smentisco - ha replicato - però oggi ho visto abbastanza bene i miei ex compagni». Poi, con un sorriso chiaramente ironico ha proseguito: «Spero che si salvi». Con le parole di Cordova, il derby continua, con tanta rabbia fra i romanisti e una gran paura che la «vendetta» dell'ex capitano si trasformi in una triste realtà.