Domenica 18 gennaio 1959 - Torino, stadio Comunale - Juventus-Lazio 6-1
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18 gennaio 1959 - 1.196 - Campionato di Serie A 1958/59 - XVI giornata
JUVENTUS: Vavassori, Corradi, Garzena, Emoli, Charles, U.Colombo, Stacchini, Boniperti, Nicolè, Sivori, Stivanello. All. Depetrini.
LAZIO: Lovati, Molino, Del Gratta, Carradori, Janich, Tagnin, Bizzarri, Franzini, Tozzi, Costariol, Fumagalli. All. Bernardini.
Arbitro: sig. Lo Bello (Siracusa).
Marcatori: 10' Sivori, 16' Bizzarri, 30' Nicolè, 35' Stivanello, 54' U.Colombo, 80' Nicolè, 87' Sivori.
Note: temperatura rigida, campo semigelato e duro come una lastra di cemento. Cielo velato di nebbia. Nessun incidente. Otto angoli per parte (uno per parte nel primo tempo).
Spettatori: 15.000.
Il Corriere dello Sport titola: "Niente da fare per i coraggiosi bianco-azzurri. La partita del gatto e del topo. Juventus-Lazio 6-1 (3-1). La squadra capitolina si è battuta con encomiabile tenacia, ma nulla ha potuto contro la superiore classe di un'avversaria in ottima vena".
Continua il quotidiano: Anche un topo coraggioso resta sempre un topo quando deve combattere col gatto. Questa frase piuttosto melanconica per il... topo riassume la partita. Il coraggio del topo, e cioè della Lazio, si è palesato in più di un frangente di gioco. La squadra non si è mai inginocchiata di fronte alla Juventus e fino alle ultime battute dell'impari incontro ha tentato tutte le vie per alleggerire il peso del punteggio. Il rapporto dei calci d'angolo (otto per parte) è la conferma esplicita del nostro giudizio. Tuttavia l'equilibrio aritmetico dei calci d'angolo non deve essere preso alla lettera. La Lazio, ha più volte scorrazzato nel campo della Juventus, costringendola spesso a ripiegamenti di cautela, se non di fortuna (di qui la somma dei calci d'angolo totalizzata dai romani), ma non è mai riuscita a coronare i suoi contrattacchi animosi e frequenti con gli spunti risolutivi che determinano la marcatura. Si può affermare che Vavassori non ha avuto lavoro durante tutto il primo tempo, a parte il gol del pareggio segnato da Bizzarri dopo l'apertura del punteggio eseguita da Sivori. Nel corso della ripresa, invece, più di una buona palla scoccata dai laziali ha impegnato Vavassori, senza peraltro costringerlo a raccattarla in fondo alla rete. Citiamo subito le azioni più pericolose dell'attacco bianco-azzurro. Ci sbrigheremo in fretta, il conto non è lungo. All'8' un bel colpo di testa di Franzini è stato deviato in angolo. Al 14' Tozzi ha scagliato un tiro veemente che il portiere ha respinto a terra, senza tenere la palla spazzata via da un terzino. Al 30' Costariol ha tentato di sorprendere Vavassori con una secca e repentina puntata da notevole distanza, e anche qui il portiere si è salvato in angolo. Infine lo stesso Costariol (42') ha ritentato il colpo, e anche questa volta il portiere ha deviato la palla in angolo. Tutto qui. Per il resto la Lazio si è limitata a reagire di tanto in tanto alle scorrerie spavalde della spiegata squadra juventina senza tradurre in risultati pratici la sua condotta generosa. La Juventus di oggi era evidentemente troppo forte per una Lazio in formazione incompleta, se non proprio improvvisata. La partita era verosimilmente segnata in partenza, e in casi come questi anche una difesa ostinata - tale è stata per molti tratti la difesa della Lazio - è un titolo di consolazione se non proprio di merito. Scorrendo il ruolino di marcia della squadra laziale noteremo in primo luogo che nessun gol juventino va caricato sulla coscienza del portiere Lovati.
Se egli si fosse rassegnato alla sorte dopo che la Juventus era passata in vantaggio (metà del primo tempo), non avrebbe avuto il destro di eseguire le eccellenti parate che hanno caratterizzato il suo lavoro nel corso della gara. I due terzini hanno fatto del loro meglio per non perdere il lume degli occhi in mezzo alle fantasie degli attaccanti avversari. E il mezzo infortunio di Del Gratta, infortunio complice del primo gol juventino, è stato riscattato da una successiva prestazione di discreto valore. A metà campo il tenace Tagnin, ora con un occhio puntato su Sivori e ora con l'altro puntato su Boniperti, ha sfangato il lavoraccio di uno schiavo. Duro il compito di Janich contro Nicolè spesso pericoloso e sempre mobilissimo. In prima linea si è messo in evidenza l'agile e combattivo Costariol, forse il più attivo del reparto. Tozzi si è andato via via avvilendo di fronte a Charles che gli ha sbarrato la strada con i suoi interventi quasi sempre determinanti dalla felice scelta della posizione e eseguiti con largo impiego delle respinte di testa. Bizzarri ha marcato un gol di pregevole fattura e carico d'impeto aggressivo. Poi si è andato sperdendo nei meandri di un gioco di linea apprezzabile nelle fasi di impostazione, povero di mordente nell'epilogo delle azioni. Sulle colonnine restanti della pagella laziale non si possono scrivere che voti mediocri. Evidentemente la squadra azzurra (oggi in una maglia di colore depresso, un celestino anemico che era tutto un programma) attraversa un periodo difficile. Anche ammesso che la formazione di fortuna abbia contribuito parecchio a indebolirne il morale, è un fatto che la squadra è apparsa ai nostri occhi come lastra sfuocata di un complesso di giocatori che, pur impegnandosi al limite delle loro forze, non credono in se stessi e si lasciano andare alla deriva. Alla Lazio bisogna ricaricare la molla della fiducia, e questo dev'essere il compito principale del suo inquieto e inquietante allenatore. E' difficile pronunciarsi sul conto della Juventus. I dati di gara, il numero e la fattura dei suoi gol portano a un giudizio apertamente favorevole circa la salubrità tecnica e tattica della squadra. Quando il gatto giostra col topo, bisogna andar cauti nell'apprezzare e lodare le doti del gatto. E' la natura che lo fa più forte, e il duello è deciso in partenza. Raggiunta dalla Lazio dopo il gol d'apertura, la Juventus si è rimessa in vantaggio alla metà del primo tempo. La facilità che l'ha assecondata nell'arrotondare il punteggio a periodi cadenzati della partita si è tradotta progressivamente nella persuasione psicologica d'una superiorità che nell'avversario aveva un punto di riferimento. E non un ostacolo.
In casi come questi, il numero dei gol ha un valore relativo, e ciò non si dice per inzuccherare la pillola che la Lazio ha dovuto trangugiare. Le finezze di Sivori, lo slancio pugnace dello stoccatore Nicolè, il lavoro assiduo di ganci e di sganci eseguito da Boniperti, quasi sempre in zona d'attacco, infine la collaborazione attiva di due ali veloci ed elastiche hanno compendiato il gioco di un reparto mobile, equilibrato, vario nei suoi temi, arioso nel loro svolgimento. Andiamo ora a vedere Charles nel ruolo di mediocentro dopo avere sottolineato il contributo dato alla vittoria dei colori da due terzini robusti e precisi e da due laterali in costante lunghezza d'onda con gli attaccanti (in modo particolare l'intraprendente scorrazzatore Colombo). Dunque Charles mediocentro. Oggi ha amministrato la sua partita con la sicurezza e la disinvoltura di un signore del gioco. Le sue smorzature di palla, i suoi rinvii calcolati, in parabole perfette, i suoi colpi di testa secchi e fragorosi come petardi, le sue galoppate tranquille verso gli appuntamenti di palla hanno fatto di Charles il "leone buono" dell'area juventina. Tuttavia vale la sensazione del cronista circa la sostanziale lentezza dell'atleta che ha bisogno di scaldare il motore con qualche passo di corsa prima di innestare la presa diretta. Ho visto oggi un grande Charles. Sono curioso di rivederlo in una partita più concitata. Non resta che la rapida descrizione dei sette gol della giornata. Ha aperto Sivori all'8': allungo in profondità di Emoli, fuga d'ala di Stacchini, leggero ma fatale impaperamento di Del Gratta, carambola e passaggio piuttosto fortunoso di Stacchini a Sivori: stoccata a rete, imprendibile. Sei minuti dopo (14') la Lazio pareggia. Tozzi e Bizzarri "triangolano" la palla nel corso di una vivace ed elegante incursione, ed è Bizzarri che mette in rete con un tiro irresistibile. La Juventus ripassa in vantaggio al 29'. Premuto stretto da Janich, Nicolè, lanciato da Boniperti, saetta in porta un pallone tagliente da posizione estremamente ardua: è il gol-teatro dell'intera partita. Al 32' segue il terzo gol juventino. Boniperti invita Sivori, questi mette la palla sul piede di Stacchini che impegna il portiere con un tiro aggressivo. Lovati respinge, ma non può bloccare la sfera: il sopraggiunto Stivanello non ha difficoltà a perfezionare il gol. Il primo tempo, avaro di calci d'angolo (uno per parte), ne sforna in serie nella ripresa: ne conteremo la bellezza di quattordici, divisi in giusta metà tra le due squadre. Ma se nel computo degli angoli la Lazio vale la Juventus, nel computo dei gol tutto torna a favore della Juventus.
Il quarto è marcato da Colombo al 10' con un colpo di testa che "realizza" un calcio d'angolo battuto da Stivanello. Il quinto gol è affare di Nicolè al 35' che trasforma in rete un'azione impostata da Boniperti ed elaborata da Sivori (ma c'è un sospetto di fuorigioco che riguarda il marcatore). Lo stesso sospetto, anche se più vago, si rinnova al 42' in occasione della sesta marcatura juventina dovuta a un centro d'ala destra di Nicolè raccolto e spedito in rete da Sivori. A questi sospetti, tuttavia, va accompagnato il rilievo che la difesa della Lazio adotta la risorsa del premeditato fuorigioco per annullare le operazioni dei juventini che nel finale della gara indulgono parecchio alle seduzioni del gioco accademico. L'arbitro siracusano Lo Bello ha diretto due squadre cavalleresche che hanno sempre mantenuto il gioco sulla linea della calma e della pulizia. Qualche sbadiglio degli spettatori? Può darsi. Comunque arbitraggio tanto facile quanto incensurabile. E i due sospetti di fuorigioco? Fanno parte della problematica di tutte le partite.