Domenica 18 dicembre 1966 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Inter 1-0
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18 dicembre 1966 - 12 - Campionato di Serie A 1966/67 - XII^ Giornata
LAZIO: Cei, Dotti, Adorni, Carosi, Pagni, Anzuini, D'Amato, Burlando, Morrone, Bartu, Bagatti. All. Neri.
INTER: Sarti, Landini, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Domenghini, Suarez, Corso. All. Helenio Herrera.
Arbitro: Sig. Francescon di Padova.
Marcatori: 80' D'Amato.
Note: giornata di sole, terreno ottimo. Ammoniti: Morrone (proteste) e Bedin (scorrettezze). Angoli: 6-4 (2-2) a favore dell'Inter.
Spettatori: 60.000 circa con 29.000 paganti per un incasso di £. 43.800.000.
Lazio di fuoco, brucia l'Inter titola il Corriere dello Sport. Il direttore Antonio Ghirelli introduce la cronaca della partita con queste parole: "Giornata memorabile: otto anni che la Lazio non batteva l'Inter, nove mesi che D'Amato non segnava in Campionato, l'Inter che da due mesi era sola in testa alla classifica raggiunta dalla Juventus; prima vittoria della Lazio sul terreno amico".
La corazzata Inter scende in campo priva del solo Burgnich e con Picchi regolarmente arruolato malgrado un doloroso intervento dentistico nei giorni precedenti. Neri ripresenta il giovane Anzuini come libero, posizionando Dotti in marcatura su Mazzola; a sorpresa Bartu è in campo malgrado le sue condizioni fisiche non siano ancora ottimali. Adorni si posiziona su Jair, Pagni su Domenghini; a centrocampo Burlando e Carosi devono vedersela rispettivamente con Suarez e Corso. In avanti, nel ruolo di guastatori, D'Amato, Bagatti e Morrone. Sin dalle prime battute i neroazzurri mostrano la voglia di chiudere subito i discorsi. All'8' Corso per Suarez che supera Adorni e tocca indietro per Mazzola: tiro al fulmicotone del capocannoniere del campionato e palla che fa tremare il palo alla sinistra di Cei. Cinque minuti dopo Corso si fa largo ma tira in bocca al portiere biancoceleste con il destro che di certo non è il suo piede. 28': Bedin riceve un cross di Jair, stoppa di petto e calcia incredibilmente fuori. Ancora Bedin, che Bartu colpevolmente ignora nella marcatura, su punizione calciata da Suarez alza di testa sopra la trasversale. Al 38' due episodi, uno per parte. Facchetti blocca in area ai limiti del regolamento un arrembante D'Amato (proteste non ascoltate da Francescon) e quindi tocco di Suarez per Mazzola che opera un pallonetto millimetrico su cui Cei rimedia con un intervento da marziano. La partita s'infiamma e gli ultimi minuti del tempo vedono la Lazio uscire finalmente allo scoperto. Tiro di Bagatti alto sulla traversa, Sarti para quindi una conclusione dalla media distanza di Burlando. Ancora Cei protagonista con un'uscita a valanga sul solito irresistibile Mazzola. Si va al riposo con un'Inter che ha sprecato tutto quello che c'era da sprecare, ma con una Lazio tignosa e ben disposta in campo dal suo allenatore, che da ex allievo di Helenio Herrera, ha ben studiato la tattica da adottare contro i Campioni d'Italia. Squadra chiusa in difesa con marcature rigide, centrocampo a zona ad attendere le avanzate di Corso e Suarez. L'Inter riparte con foga ad inizio ripresa, ma la difesa laziale non cede e Anzuini si mette in bella evidenza con due chiusure efficaci. Al 64' azione Corso-Bedin-Suarez e cross per Domenghini che di testa impatta bene: Cei è un gatto e inchioda a terra il difficile pallone. Morrone va via in contropiede e viene fermato irregolarmente al limite dell'area: la punizione calciata da Dotti non ha esito. Al 73' è Facchetti a provarci ma la sua conclusione dalla destra esce fuori di poco. L'Inter è nervosa e cala per di più di ritmo, la Lazio prende coraggio. Bartu calcia alto da buona posizione. Trascorrono due minuti e giunge l'episodio chiave del match che la penna di Ghirelli così descrive: "E' stato una prodezza straordinaria, degna dei più grandi attaccanti del calcio italiano: palla ricevuta da Burlando, alzata a parabola su Guarneri, portata sul sinistro con finta su Facchetti, e finalmente scaraventata in rete con una sciabolata favolosa". Vito D'Amato segna così un goal sensazionale al termine di una corsa vertiginosa di 60 metri che ha tagliato in due la difesa più forte del mondo. L'Inter schiuma rabbia e si riversa tutta in avanti. Le mischie si susseguono nei minuti finali. Carosi è miracoloso nel salvare su un tiro cross di Domenghini. All'88' il pareggio sembra cosa fatta, ma Bedin, raccolta una deviazione di Cei, calcia fuori da pochi metri. Finisce nel tripudio dei sessantamila dell'Olimpico che accendono numerose fiaccole come non si vedeva da tanti anni. Un successo clamoroso, vista la caratura dell'avversario, una delle vittorie più prestigiose del decennio. Negli spogliatoi Neri rimane misurato nelle sue dichiarazioni: "Ho fatto giocare la Lazio con lo stesso modulo dei neroazzurri, cioè di rimessa, aspettando gli avversari a zona". D'Amato, emozionato e commosso, dichiara: "Quando ho visto che la palla entrava in rete, credo addirittura di essere svenuto. Per un momento ho sentito le gambe piegarmisi sotto e se non ci fossero stati i compagni di squadra a sorreggermi sarei senz'altro caduto a terra. Non segnavo da tanto tempo che mi sembra quasi un sogno aver battuto Sarti e l'Inter". Per la parte avversaria solo qualche acida parola di Herrera che non dimostra alcuna sportività verso i biancocelesti, mentre i calciatori neroazzurri accolgono con serenità il verdetto del campo e negli spogliatoi donano amichevolmente le loro maglie ai laziali che gliele richiedono. Capitan Picchi cede la sua ad un imbarazzato Anzuini, Mazzola la consegna al matchwinner D'Amato e Suarez rende felice Burlando. Fuori dagli spogliatoi una folla di tifosi con bandiere e campanacci saluta l'uscita dei biancocelesti. Lenzini, raggiante, viene portato in trionfo. E' l'epilogo di un pomeriggio indimenticabile.
La classifica: Juventus e Inter (p.19), Cagliari, Napoli e Bologna (p.16), Roma (p.15), Fiorentina (p.14), Torino e Mantova (p.11), Milan, S.P.A.L., Brescia e Atalanta (p.10), L.R. Vicenza e Lazio (p.9), Lecco e Foggia (p.6), Venezia (p.4).
Nel numero 186 del gennaio 1997, all'interno della rivista "Lazialità", Vito D'Amato in un'intervista curata da Paolo Capasso, così ricordava la rete della vittoria: "In 43 anni di storia, l'Olimpico ritengo non abbia mai visto un gol come quello siglato dal sottoscritto con l'Inter. Un gol che per difficoltà, per la forza della squadra avversaria, la grande Inter che veniva da un 3-1 con l'Atletico Madrid in semifinale di Coppa Campioni, non ebbe uguali. Una rimessa laterale al centro del campo sotto la Tribuna Tevere, presi la palla e da lì dribblai quattro giocatori di fila, come dei birilli. Nell'ordine Bedin, Suarez, Guarneri e Picchi, ancora li ricordo bene come se fosse oggi. In velocità infilai la porta interista, facendo esplodere lo stadio di entusiasmo. Mi sentivo come...Tomba".