Domenica 18 aprile 2004 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Ancona 4-2
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18 aprile 2004 - 3096 - Campionato di Serie A 2003/04 - XXX giornata -
LAZIO: Peruzzi, Oddo, Couto, Stam (71' Negro), Zauri, Albertini, Dabo (46' Fiore), Liverani, C.Lopez, S.Inzaghi, Muzzi (46' Corradi). A disposizione: Sereni, Favalli, Cesar, Giannichedda. Allenatore: Mancini.
ANCONA: Marcon, Sartor, Esposito (54' Zavagno), Giacobbo, Milanese (46' Sommese), Goretti (61' Maini), Andersson, De Falco, Helguera, Ganz, Bucchi. A disposizione: Hedman, Mat.Rossi, Lenci, Donzelli. Allenatore: Galeone.
Arbitro: Sig. Rosetti (Torino).
Marcatori: 11' Bucchi, 12' Couto, 64' Andersson, 73' Fiore, 81' Couto, 89' Zauri.
Note: ammoniti Andersson ed Helguera per gioco scorretto, Goretti per comportamento non regolamentare. La Lazio ha fallito un calcio di rigore tirato da Simone Inzaghi. Calci d'angolo: 19 -7. Recuperi: 1' p.t., 4' s.t.
Spettatori: paganti 2.505 per un incasso di 46.512 euro; abbonati 41.539 per una quota partita di 524.646,76 euro.
La Gazzetta dello Sport titola: "Una settimana per dire Lazio. Batte l'Ancona soffrendo, ora derby e Inter. Fiore e Corradi suonano la carica, Couto fa due gol: Europa più vicina".
Continua la "rosea": Errori. Poca concentrazione. Gioco a sprazzi. Ma alla fine sono arrivati comunque i tre punti. E per la Lazio quello che poteva essere il capolinea dei sogni-Champions si è invece trasformato in una tappa che lascia immutate le ambizioni europee. Da archiviare, però, solo per il risultato positivo in attesa di prestazioni migliori nelle partite che segneranno i destini laziali: il derby mercoledì e lo scontro diretto con l'Inter domenica. Contro il già retrocesso Ancona doveva essere una pratica da sbrigare in fretta per risparmiare energie in vista della Roma. Ma proprio questa considerazione ha spinto i biancocelesti a prendere l'impegno troppo sottogamba. A cominciare da Mancini, che ha esagerato col turnover, mettendo in campo una formazione priva di troppi titolari. Ma a far passare un brutto pomeriggio alla Lazio ci ha pensato pure un Ancona che, dopo la condanna aritmetica alla B, sta facendo il possibile per lasciare qualche segno della sua fugace apparizione in A. Dopo aver colto contro il Bologna il primo successo, ha sfiorato l'impresa all'Olimpico, dove è stata per due volte in vantaggio, cedendo solo nel quarto d'ora conclusivo. Che la squadra di Galeone non avesse intenzione di fare da sparring partner, del resto, lo si era capito sin dall'inizio.
Quando, innescati da un errore di Dabo, i biancorossi sono passati in vantaggio con una veloce combinazione Goretti-Ganz-Bucchi. E buon per la Lazio che il pareggio sia arrivato subito grazie a una conclusione di testa di Couto, sulla quale però Inzaghi ha impedito a Marcon di intervenire (gol da annullare, dunque). Neppure lo scampato pericolo ha svegliato la Lazio. Lenta, abulica e, soprattutto, incapace di sfruttare le (poche) palle-gol. Quella più invitante è capitata a Inzaghi, che ha tirato tra le braccia di Marcon un rigore che lui stesso si era procurato (cintura di Esposito). Lo choc, al quale peraltro la Lazio dovrebbe aver fatto il callo, ha finito col bloccare ulteriormente la squadra di Mancini. La scossa escogitata dal tecnico nell'intervallo è stata il ripescaggio dei "panchinari" Fiore e Corradi. Un rimedio che alla lunga ha dato i suoi frutti, ma che - prima - ha rischiato di affossare i padroni di casa. Con l'ingresso dei due nazionali per Muzzi e Dabo, infatti, la Lazio è sì passata dal 4-3-3 al 4-4-2, ma con due esterni offensivi come Fiore e Lopez e senza interditori in mezzo (Albertini e Liverani i centrali) la squadra di casa, da svagata, è diventata anche sbilanciata. L'Ancona, che Galeone aveva ritoccato con l'inserimento di Sommese e l'arretramento di Helguera, dopo aver corso un paio di rischi (tiri di Fiore e Corradi) ne ha approfittato nella fase centrale della ripresa. Quando è diventato padrone della partita.
E l'avrebbe probabilmente fatta propria se, al posto di Peruzzi, avesse trovato un altro portiere. Il numero uno laziale ha infatti salvato il risultato in almeno tre circostanze (due sull'1-1 ed una sull'1-2), arrendendosi solo alla botta di Andersson. Agli ospiti, insomma, è mancato il colpo del k.o. Errore pagato caro nell'ultimo quarto d'ora, quando la Lazio si è finalmente scrollata di dosso il suo torpore. Con la forza dei nervi, più che con il gioco, ha ribaltato in 16 minuti il risultato grazie a Fiore (deviazione di Sartor), Couto (dubbio di un fuorigioco di Corradi e Inzaghi che potrebbe essere attivo) e Zauri. Di rete, in realtà, ce n'è stata pure un'altra: il colpo di testa di Negro (al rientro dopo 4 mesi) è stato respinto oltre la linea da De Falco. Quattro o cinque gol, comunque, cambia poco. Tre punti dovevano essere e tre punti sono stati. Ma, per lo sprint-Champions, ci vorrà un'altra Lazio.