Domenica 16 dicembre 1990 - Napoli, stadio San Paolo - Napoli-Lazio 2-1
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16 dicembre 1990 - 2468 - Campionato di Serie A 1990/91 - XIII giornata
NAPOLI: Galli, Ferrara, Francini, Crippa, Alemao, Baroni, Corradini, Venturin, Careca, Maradona, Incocciati (71' Rizzardi). A disp.: Taglialatela, De Napoli, Mauro, Zola. All. Bigon.
LAZIO: Fiori, Bergodi, Sergio, Pin, Gregucci, Soldà, Madonna (75' A.Bertoni), Bacci, Riedle, Sclosa, Sosa. A disp.: Orsi, Lampugnani, Domini, Saurini. All. Zoff.
Arbitro: Sig. Sguizzato (Verona).
Marcatori: 6' Careca, 17' Sosa, 22' Incocciati.
Note: giornata fredda. Campo leggermente pesante. Incidenti in curva dopo il gol della vittoria del Napoli quando un gruppetto di tifosi napoletani ha aggredito alcuni spettatori laziali.
Spettatori: paganti 6.243, per un incasso di lire 153.980.000; abbonati, 41.676, per una quota di lire 959.860.000.
Se è stato l'ultimo tango di Maradona, allora era proprio come dev'essere un addio. Non dramma, non trionfo. Né pianto, né gioia. Piuttosto, un amarcord malinconico, velato d'una nostalgia gelida e acuta come il vento di tramontana che ha tormentato il pomeriggio napoletano. Una domenica speciale, tra sogni e presentimenti, per il pubblico di Napoli. Il freddo e la lunga vigilia di Natale hanno aperto larghi vuoti in tribuna. Appena seimila paganti e nessuno striscione per Napoli-Lazio, revival della partita-scudetto di primavera. Tutti in attesa di un doppio miracolo: il ritorno del Napoli migliore, la rinascita di Maradona. Il primo, forse, si è realizzato. S'è vista davvero in campo, per almeno un'ora, la squadra dell'anno scorso. Cioè, non una armata invincibile, ma una truppa compatta, razionale, all'occorrenza cinica, capace di condurre in porto una vittoria su un cliente difficile come la Lazio senza strabiliare, ma senza neppure penare più di tanto.
Era questo il Napoli che aveva preso la testa, nello scorso campionato, prima di recuperare il suo re. Sarà questo il Napoli destinato a sopravvivere a Maradona. E un punto guadagnato al poker di testa serve oggi alla gente per scaldarsi all'illusione d'una rimonta, a proteggersi dal sospetto che un ciclo glorioso sia finito per sempre. Quanto al miracolo-Maradona, non c'è stato e forse non ci sarà più. Intendiamoci, Diego non ha giocato male, anzi. Ha lottato, sofferto, corso e, sorpresa, perfino recuperato palloni in difesa nell'ultima mezz'ora di assedio laziale. Ma non ha mai messo il divino piede sinistro in qualcosa di decisivo. Come ha fatto in questi anni, anche quando era a pezzi, rotto o svogliato. I due gol del Napoli, e gli altri mancati dagli azzurri, sono nati a prescindere dal capitano.
Ed è proprio questo l'aspetto triste della storia. Perché significa che Maradona è diventato un giocatore normale. Anche quando ci mette le gambe e, come sempre, cuore, Diego non riesce più a essere il Fenomeno. Il soffio del genio l'ha abbandonato. Ieri, col 10, avrebbe potuto esserci Zola e nessuno se ne sarebbe accorto. A prescindere da Maradona (e da De Napoli, mezzo acciaccato, parcheggiato in panchina), il Napoli ha dunque vinto prima con fortuna, poi con pieno merito. Ad aprire i cancelli del successo agli azzurri è stata una repentina invenzione di un altro desaparecido, Careca, dopo appena 5' di gioco.
Il brasiliano s'è trovato ad amministrare un innocuo pallone lontano dall'area. Ma con lo sguardo ha scorto Fiori spiazzatissimo e l'ha fulminato con una botta d'altri tempi. Il pareggio della Lazio (18') è stato la cosa migliore della partita. Contropiede rapidissimo avviato da Pin, perfezionato da Madonna e concluso con un astuto diagonale rasoterra da Ruben Sosa, sul quale forse Galli poteva osare di più. Ma il Napoli ha avuto un' altra spintarella dalla sorte e in altri 5' ha raggiunto il 2-1 su carambola del tridente: corner di Maradona, deviazione fortuita di Careca e palla direttamente sui piedi di Incocciati, smarcatissimo. Al gol del definitivo vantaggio alcuni casi umani, detti anche ultras, si sono picchiati di santa ragione sotto la curva degli ospiti. Pazienza.
Sul 2-1 la funambolica partita è rinsavita di colpo e ha preso una piega assai scontata. Attacchi del Napoli, sciupati a più riprese da Incocciati, Careca e Crippa; contropiede al «ralenti» della Lazio, tradita da Riedle. L'autonomia dei padroni di casa arrivava all'ora di gioco, con altre palle-gol sprecate in apertura di ripresa da Maradona (di testa), Incocciati e Venturin, anche grazie allo sveglio Fiori. Il Napoli ha tenuto la vittoria coi denti. Bella prova a centrocampo del tandem Alemao-Crippa, orbato dell'apporto di De Napoli. E Maradona? Ha sudato, sofferto, picchiato perfino, s'è messo a difendere con gli altri. Ma del divino stregone che soltanto 5 mesi fa ha trascinato una banda di brocchi, l'Argentina, alla finale mondiale non c'è più traccia.
Ha una fretta del diavolo Careca. Detta le sue impressioni, la sua gioia, il suo pronostico, poi fa gli auguri e corre verso l'aereo che lo porterà in Brasile: «Una vittoria meritatissima. Il punteggio poteva essere più sostanzioso. Peccato che l'arbitro non abbia visto quel fallo commesso su di me in area. Il laziale mi ha ostacolato in area con il gomito. Comunque, viva il Napoli. Tornato alla vittoria, presto tornerà a far paura. Lo svantaggio in classifica? Mancano molte giornate al termine, possiamo recuperare». Felice Careca, apparso in recupero di forma e condizione, felice anche Maradona. Diego non ha ancora deciso se andare a trascorrere il Natale a Vienna con il fratello Hugo: «Ora il Napoli dovrà continuare su questi ritmi; per ritornare al vertice dovremo sfruttare anche eventuali errori delle nostre avversarie. Nel primo tempo abbiamo giocato proprio bene. Alcune azioni mi hanno ricordato i tempi dello scudetto...». Bigon, prima si complimenta con Zoff «per come la Lazio ha impegnato il Napoli: a mio avviso è stata l'avversaria più concreta ammirata al San Paolo», poi sfrutta una domanda assist per zittire le male lingue: «Nei primi 45' si è ammirato un grande Napoli. Veramente bel gioco. Potremmo vederlo più spesso se avessi la possibilità di schierare ogni domenica la migliore formazione». Zoff ringrazia Bigon ed osserva: «E pensare che mi parlavano di un Napoli in crisi. La sconfitta ci sta. Chi parla di errori della Lazio sbaglia. Sono stati bravissimi i nostri avversari a smarcarsi, a battere a rete. Complimenti. Quindi nessun processo, anche se dispiace perdere l'imbattibilità dopo nove risultati utili consecutivi». Ferrara conserva un ritaglio di giornale. Lo hanno accusato di condurre una vita non da atleta. Lui dedica la vittoria all'anonimo cronista: «Vorrei dirgli che anche l'altra sera sono andato ad ascoltare Pino Daniele», osserva ironicamente, «gli happening sono un'altra cosa». Forse ballare fa bene... «Meglio cambiare discorso. Sono contentissimo per il successo, per aver festeggiato le duecento partite con la maglia del Napoli». I laziali escono con il muso lungo dallo spogliatoio. Per loro sarà un Natale non proprio felice. Del clan partenopeo c'è solo De Napoli con il volto triste: una leggera distorsione al ginocchio sinistro lo costringerà a disertare il match con la Nazionale.
Fonte: La Stampa