Domenica 15 maggio 1988 - Catanzaro, stadio Comunale – Catanzaro-Lazio 1-1

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15 maggio 1988 - 33 - Campionato di Serie B 1987/88 - XXXIII^ GIORNATA

CATANZARO: Zunico, Caramelli, M.Rossi, Costantino (46' Borrello), Cascione, Masi, Cristiani, E.Nicolini, Soda (82' Scarfone), G.Bongiorni, Palanca. All. Guerini.

LAZIO: Martina, Marino, Beruatto, Camolese, Gregucci, Piscedda (7' Galderisi), Caso, Acerbis, Rizzolo, Muro (82' Biagioni), Monelli. A disp. Salafia, Foschi, F.Agostinelli. All. Fascetti.

Arbitro: Sig. D'Elia (Salerno).

Marcatori: 50' Soda, 91' Monelli.

Note: giornata ventosa, cielo coperto, terreno in buone condizioni. Ammoniti: Piscedda e Camolese. Calci d'angolo: 5-2 a favore della Lazio.

Spettatori: 18.000 circa (paganti 17.253, di cui 1.447 abbonati, per un incasso totale di 251.634.122 lire).


Scambio di gagliardetti
Caso cerca di sfuggire al controllo del difensore Masi
da Il Tempo
Zunico in uscita anticipa Monelli
da Il Tempo
Zunico para un tiro di Muro da fuori area
da Il Tempo
Monelli allo scadere sigla il pareggio
da Il Tempo
Il gol di Monelli nel disegno de La Gazzetta dello Sport
Alcuni ritagli di giornale sulla partita
Gent.conc. Giovanni Pantano

Il Messaggero titola: “Monelli, gol in zona Lazio”. “Splendida realizzazione dell’attaccante romano e in campo piove di tutto. Anche domenica scorsa rete a tempo scaduto. Soda aveva approfittato in precedenza del vento per segnare. Reazione veemente e scomposta della squadra di Fascetti. E ora…”.

Catanzaro – Al minuto novantuno (e quindici secondi), evidentemente “magico” visto come erano andate le cose domenica scorsa col Genoa, la Lazio riacciuffa la serie A, che un vento maligno, e la propria indolenza, avevano portato lontano. La splendida mezza rovesciata di Monelli è giunta quando ormai sui biancoazzurri non c’era da scommettere una lira bucata. Il fatto che il pareggio sia arrivato a tempo scaduto, ma gli estremi per un minuto di recupero in fondo c’erano, ha scatenato i tifosi del Catanzaro. In campo è piovuto di tutto, e in tribuna stampa anche, mentre Fascetti e i giocatori soprassedevano agli abbracci di rito scappando frettolosamente negli spogliatori.

Il pari ci sta tutto, ma la Lazio aveva meritato di perdere a causa dell’eccessiva prudenza che ne aveva condizionato le mosse nel primo tempo, quando il vento impetuoso, che qui è di casa, aveva soffiato alle sue spalle. I biancoazzurri non avevano voluto, più che saputo, sfruttarlo, limitandosi a controllare il Catanzaro e osando una sola volta, quando Beruatto al 38’ aveva tirato addosso a Zunico. Una bestemmia, visto che i locali, fisicamente prestanti, mostravano, proprio in relazione alle leve lunghe, una lentezza congenita in fase di costruzione e di disimpegno.

Il vento, invece, il Catanzaro lo aveva “usato” con saggezza, rovesciandosi in avanti all’inizio della ripresa, e proprio il vento, più ancora di qualche accorta mossa tattica di Guerini, aveva determinato il vantaggio al 50’: una traiettoria allungata provocava l’impaccio di Acerbis e il successivo corner che Palanca tagliava da par suo. Palla avvelenata sulla quale Caso, sul primo palo, sgorbiava il colpo di testa che a due metri dalla porta rimbalzava sullo stinco vincente di Soda. Più casuale di così si muore, sia chiaro, ma il merito dei calabresi di aver creato le condizioni per la carambola ci stava tutto.

Una Lazio ben disposta in campo, evidentemente Fascetti aveva studiato a fondo schemi e movimenti, piuttosto meditati, dei ragazzi del suo stimatissimo amico Guerini. Due sole le marcature a uomo: lo stopper Gregucci sull’aitante centravanti Soda e a centrocampo Acerbis, che non deve essere un grande interprete della zona, sulle orme di un altro lungo, il classico Bongiorni. Zona mobile e sufficientemente organizzato il resto, con Piscedda libero, Marino sulla destra e Beruatto sulla sinistra con vicinissimo Camolese. I tre incrociavano Palanca, Cristiani e Costantino, col primo, vecchio marpione, che cercava invano, partendo da lontano, di portare fuori posizione il suo custode di turno. Costantino restava sulle sue, e i problemi arrivavano solo da Cristiani, un tornante di destra che spesso però svariava, davvero interessante per velocità e tecnica individuale. A centrocampo, Caso e Nicolini, sessantasette anni in due, col secondo chiamato a rimpiazzare l’influenzato Iacobelli, si affrontavano a rispettosa distanza, mentre Muro, depositato sulla fascia destra, costringeva Marco Rossi, un terzino dal fisico eccezionale, a non affondare, più con la semplice presenza che con un gioco particolarmente guerriero. In avanti, purtroppo alquanto abbandonati a se stessi, Rizzolo e Monelli, controllati da Cascione, senza patemi, e Caramelli, con qualche apprensione giustificata anche dal fatto che il libero Masi non si dimostrava davvero un fulmine.

Una disposizione in campo che rendeva indolore il primo tempo, con una sola occasione per il Catanzaro (45’, Palanca a lato), dopo tre ragionevoli disimpegni di Martina, che pareggiava il conto con quella di Beruatto, e con il già citato rammarico per l’immotivata rinuncia al gioco da parte dei contrattissimi biancoazzurri.

All’inizio della ripresa Guerini buttava nella mischia un’ala in più, Borrello, al posto d’un mediano, Costantini. Fascetti decideva di cambiare assetto tattico e le circostanze, sia pure fortuite, gli davano torto: lo spento Acerbis veniva dirottato sulla corsia esterna dove c’era il nuovo arrivato, Beruatto si accentrava su Bongiorni mentre Camolese s’incrociava con Cristiani arretrato sulla linea mediana. Gli sbandamenti, sul fronte sinistro della difesa laziale, erano palesi e da essi scaturiva in pratica il gol del momentaneo ko.

Come sferzata, la Lazio decideva finalmente di giocare la sua partita: rischiando moto, perché l’ardore di Marino e Beruatto, i due più tonici, sbilanciava comunque la squadra in avanti. Non scaturivano grandi occasioni, anche perché di Monelli non c’erano più notizie, e Fascetti rimediava immettendo nuova linfa: dentro Galderisi per Piscedda (con Caso libero) al 70’, dentro anche il ragazzino Biagioni, all’82’, al posto del troppo flemmatico Muro.

Si giocava sui nervi, D’Elia non perdeva la calma e chiamava un minuto di recupero, la Lazio sembrava proprio perduta, ma l’ultimo assalto di Marino e il successivo cross coincidevano con la resurrezione di Monelli, al suo decimo centro personale: l’attaccante si avvitava su sé stesso e scaricava in porta tutta la rabbia repressa d’una intera squadra. Un gol memorabile. Minuto novantuno e quindici, come Gregucci al Genoa: la serie A passa anche per episodi di questo genere.

E di promozione la Lazio ora può e anzi deve apertamente parlare e soprattutto pensare; nulla è cambiato in vetta, fatto salvo il maggiore isolamento di Bologna e Atalanta. Cinque turni al termine, coi biancoazzurri che dovranno affrontare quattro squadre più o meno tranquille (Udinese, Brescia e Taranto in casa, Parma fuori) e con una sola trappola, a Bari. Forza e coraggio, dunque.


► Il Tempo titola: “Monelli, ed è subito assedio”. “Il pari della squadra di Fascetti ha scatenato la reazione di tifosi e dirigenti della formazione giallorossa. Anche il sindaco infuriato. La Lazio ha potuto lasciare lo stadio soltanto alle 20 all’interno di un cellulare della Polizia e i giocatori sono stati costretti ad abbandonare i bagagli nella città calabrese. Guerini non ha commentato il risultato”.

I biancazzurri sono stati premiati nell’ultima generosa azione di un forcing iniziato subito dopo il gol del vantaggio di Soda. I padroni di casa hanno avuto l’occasione di chiudere la gara ma parlare di punto rubato appare onestamente inopportuno. È stata un’azione limpida quella che ha condotto la Lazio al pareggio: Rizzolo ha inseguito un difficile pallone sull’out destro appoggiandolo a Marino. Questi ha crossato al centro per Paolone Monelli che ha spedito in rete con una girata al volo.

Catanzaro - La “zona Cesarini” dovrà essere rinominata. Perché la Lazio, dopo aver beffato il Genoa, ha fatto piangere di rabbia anche il Catanzaro: imponendogli il pareggio, stavolta un minuto dopo il novantesimo. Si potrà disquisire sul modo, sulla buona sorte che sembra aver deciso di dare una spinta ai sogni o alle coronarie degli irriducibili al seguito, ma il merito resta. Il merito di non aver mollato mai, di averci creduto fino in fondo, di aver raggiunto un pari limpido con un’azione da manuale, brillante e spettacolare, con le forze residue gettate oltre un ostacolo che pareva insormontabile. Il baby Rizzolo ha inseguito con l’ardore dei suoi 19 anni un pallone sull’out destro, lo ha appoggiato a Marino che ha crossato teso di prima in mezzo all’area. Monelli si è avventato con il destro in girata volante collocandolo sotto la traversa, fuori dalla portata del bravo Zunico.

Se i gol, anche quello di Soda in apertura di ripresa, possono essere catalogati, sia pure per opposti motivi, come episodi a se stanti di una partita di fatto equilibrata, la maggiore dimestichezza con il vento, che come al solito da queste parti la fa da padrone, ha consentito ai giallorossi di casa geometrie più efficaci, cui la Lazio ha risposto con una buona lena ed una accorta deposizione tattica: Caso a far da capolinea ad ogni pallone, Camolese e Acerbis a presidio della metà campo, favoriti dalla spinta limitata del due veterani giallorossi, Nicolini e Bongiorni. Muro in costante ripiegamento su Rossi, l'unico che potesse creare problemi sulla fascia sinistra. II Catanzaro prediligeva il settore opposto, dove Cristiani in rifinitura e Costantino in appoggio svolgevano un proficuo lavoro: paradossalmente anche gli ospiti riservavano le fiammate offensive agli spettatori della tribuna coperta, grazie ad un Beruatto più incisivo del solito.

Con Soda tenuto sufficientemente a freno da Gregucci, le attenzioni della difesa biancoceleste si centuplicavano su Palanca che Guerini lasciava intelligentemente svariare per tutto il fronte d’attacco: Marino, cui di fatto il bomber dal piede piccolo era affidato, non lo seguiva dappertutto, lasciando che se ne prendessero cura a turno anche Acerbis e Camolese, a seconda della zona di operazioni, interscambiandosi piuttosto a tratti con Piscedda, quando il libero avanzava in appoggio.

Col vento alle spalle dei romani, il primo tempo offriva uguali opportunità: se la Lazio può recriminare per un gran tiro di Caso di controbalzo dal limite, con palo lambito a portiere battuto all’8’, e per una lunga fuga di Beruatto in progressione sulla sinistra a seguire un rilancio di Marino, sciupata con un tiraccio in bocca a Zunico, Bongiorni e Palanca possono mangiarsi le mani per aver mancato, nel momento migliore del Catanzaro, altrettante grosse occasioni: la mezz'ala su respinta corta di Martina e il “bomber”, dopo una finezza da applausi in area in barba a Marino, con uno scellerato diagonale persosi a lato sull’uscita del portiere.

Era quest'ultimo un campanello d'allarme per i biancocelesti, che subivano infatti il gol in avvio di ripresa, al 5', per un colossale pasticcio in area di porta: angolo di Palanca, girato dal vento, pallone che balla davanti a Caso e zampata da un passo di Soda sotto la traversa. Davvero ingenuità macroscopica, se si considera che l'angolo era stato provocato da Acerbis, intervenuto maldestramente su un rilancio destinato a spegnersi sul fondo. Al 70’ giungeva il turno di Galderisi e più tardi di Biagioni che imponevano a Guerini il cambio di marcature e l’ingresso di un altro difensore.

Per la Lazio era questo il momento della riscossa, e Marino si vedeva abbrancare da Zunico con una piroetta all'indietro un colpo di testa destinato in fondo al sacco. Palanca si esaltava in spazi larghi, offrendo persino un apporto determinante nella propria area, ma falliva il diagonale del raddoppio, imitato più tardi da Caramelli. A tempo scaduto così Monelli riagguantava il quarto posto alia Lazio, mentre ribolliva di sdegno la tribuna e la curva giallorossa rimaneva per lunghi minuti attonita. II coro “ladri, ladri” che infine si alzava, non era pero del tutto giustificato: probabilmente se Masi, proprio allo scadere, non avesse spedito in tribuna un pallone già uscito, D' Elia, che stava consultando il cronometro, avrebbe chiuso le ostilità. E sul legittimo recupero è arrivata per la Lazio questa fetta di serie A.


La Gazzetta dello Sport titola: “La Lazio del 91’ gela Catanzaro”. “A tempo scaduto Monelli ha replicato a Soda – Una settimana prima i romani avevano battuto al 91’ il Genoa con un gol di Gregucci”.

Catanzaro - All’ultimo respiro. La Lazio pareggia in pieno recupero, 1’15” dopo il 90', riagguantando per i capelli il quarto posto. Eccola l’azione che getta nello sconforto i ventimila calabresi che già assaporavano il sorpasso sui rivali biancoazzurri: un lungo lancio sulla destra coglie leggermente in ritardo Rizzolo, che è costretto ad arretrare per controllare la palla; servizio immediato per Marino che scodella in area dove Monelli trova coordinazione e tempismo per l’unica prodezza della partita, una rovesciata al volo che si infila sotto la traversa.

Il Catanzaro ha da recriminare: per la sfortuna e per l’abbondante recupero che gli sottraggono una vittoria che avrebbe anche meritato, ma dovrebbe recitare pure il mea culpa per quelle due o tre occasioni mancate in contropiede che avrebbero chiuso irrimediabilmente il confronto. E su tutti il “vecchio” e impareggiabile Palanca, che all’88’ si presenta solo al limite dell’area, potrebbe ancora avanzare per un’esecuzione più sicura ed invece tira precipitosamente, sfiorando il palo alla sinistra di Martina.

La Lazio, ammaestrata a dovere dal suo allenatore, recita la sola parte che può metterla al riparo da pericoli. E lo fa bene, schierando una linea difensiva abbottonata e impenetrabile e affidandosi ai piedi di Caso, Rizzolo e Monelli che di tanto in tanto portano timide insidie verso la porta di Zunico. La prima parte del confronto scivola via senza grossi sussulti.

La ripresa comincia col gol dei calabresi. A propiziarlo è il “signore” dei calci da fermo, Palanca, che al 52’ calcia un corner dei suoi, intriso di velenoso effetto: la palla a morire proprio sotto la traversa, sulla linea respinge Caso, ma c’è Soda appostato nei pressi che è lestissimo a mettere dentro. Impossibile sbagliare.

La reazione degli ospiti è immediata ma non sortisce l’effetto sperato anche perché il Catanzaro si difende con ordine, senza andare mai in affanno. Al 70’ Fascetti decide così di giocare la carta Galderisi, ancora una volta lasciato inizialmente in panchina. Ma 3' più tardi è di nuovo la formazione di Guerini a farsi pericolosa, con Palanca che sciupa l’azione in contropiede condotta da Borrello e Bongiorni. Al 90’ ci prova pure Caramelli, in disperato assolo con tiro flebile: para Martina. Poi la beffa e, infine, l’epilogo, con il presidente Albano che minaccia di ritirare la squadra dal campionato.


Paese Sera titola: “Un altro pezzo da 90”. “A Catanzaro Monelli-gol all’ultimo minuto (1-1) – Quarto posto salvo grazie all’ennesimo miracolo in extremis”.

Catanzaro - Un brutto vizio, quello biancoazzurro. Anche se il finale è sempre piacevole. Una abitudine rischiosa, quella di rendere tutto più difficile, far credere al peggio e poi rimediare sul filo di lana. Anzi, anche un po’ più in là. Il 91' è diventato il minuto della speranza laziale, speranza di rimanere in corsa per la serie A. Avesse pareggiato due domeniche fa col Genova, oppure perso a Catanzaro, la squadra di Fascetti si sarebbe terribilmente complicata la vita. Invece c’è sempre qualcuno che ci pensa. Gregucci e Monelli hanno per lo meno dimostrato di non abbattersi e tentare il tutto per tutto fino all’ultimo secondo.

Dopo il gol-successo di Gregucci contro i genovesi, a Catanzaro è stata la volta di Monelli a realizzare una rete che vale davvero oro. Infatti al 90’, tra le cinque squadre in corsa per i due posti-promozione vacanti alle spalle di Bologna e Atalanta, la Lazio era l'unica a secco. Fosse finita lì, senza quella provvidenziale manciata di secondi di recupero concessi dall'arbitro D'Elia, ora i biancoazzurri avrebbero davanti prospettive davvero poco entusiasmanti.

Invece Monelli ha compiuto un vero capolavoro sul cross di Marino: in rovesciata, in acrobazia, forse frutto della forza di disperazione, l’attaccante ha colpito la traversa interna, lasciando di stucco il portiere e l’intera difesa. La palla è schizzata in rete e immediatamente trenta braccia sono schizzate al cielo (gli undici biancoazzurri in campo più tutti i componenti la panchina) scaricando tensione e caricandosi di gioia, per un evento che ormai appariva davvero irraggiungibile. Tanto più che la stessa cosa era accaduta una settimana fa. e una ripetizione di tale entità non rientra facilmente nel calcolo delle probabilità. Monelli è saltato, spalle alla porta, colpendo di precisione al volo: è il suo decimo gol, ognuno con un valore fondamentale, ma forse questo più degli altri che lo hanno preceduto.

Il pareggio biancoazzurro ha creato una dura contestazione da parte dei tifosi giallorossi. Il Catanzaro aveva segnato con Soda all'inizio della ripresa, dimostrandosi poi all'altezza della situazione, in grado di mantenere il vantaggio fino al termine. Ma non aveva fatto i conti con la “zona 91esimo” inventata appositamente dalla Lazio per illudere gli avversari e poi beffarli a tempo scaduto. Un brutto vizio, appunto, nonostante l'esito conclusivo sia sempre positivo.

Il pubblico calabrese è rimasto allibito, senza parole per qualche secondo, stupefatto pei quel gol che solo una mente fantasiosa avrebbe potuto prevedere. Poi ha scatenato tutta la rabbia, a parole (tante) e con lancio di oggetti (molti) in campo. Le forze dell'ordine sono dovute intervenire in massa, fuori lo stadio e dentro stringendo tra l'altro, il centinaio di tifosi laziali in una sorta di cintura protettiva, che si è potuta aprire solo parecchio tempo dopo la conclusione dell'incontro.

Non si può però definire ingiusto il pareggio laziale, anche se si deve riconoscere una grandissima dose di fortuna per il modo in cui è stato realizzato. Costretto a schierare un centrocampo inedito per la contemporanea assenza di Pin, Esposito e Savino, Fascetti non ha avuto dalla squadra un riscontro ottimale, in fase di impostazione. L’unico in grado di indicare le vie di manovra ideali era Caso che in avanti però ha scontato la scarsa incisività di Muro, Monelli e Rizzolo.

La Lazio ha corso parecchi rischi, ma ha saputo spesso rispondere al Catanzaro fino alla trequarti, o anche fino all'area di rigore. Palloni buoni ne sono arrivati parecchi, ma poche volte sono stati sfruttati come si deve. Beruatto è anche giunto a tu per tu con Zunico, ma ha vanificato l'ottima opportunità tirando addosso al portiere.

Nel primo tempo i biancoazzurri, partiti con buona determinazione, hanno man mano rallentato il ritmo, un po’ per volontà ma soprattutto per impossibilità di raggiungere le giuste accelerazioni. Un po’ per paura di rischiare, un po’ per mancanza degli uomini adatti, hanno cercato di controllare la partita. Volevano rimanere imbattuti ma Palanca, Soda e Bongiorni hanno sfiorato più volte il gol nel primo tempo, rimandando comunque il discorso alla ripresa. Quando Acerbis ha toccato di testa un pallone che forse sarebbe finito sul fondo offrendo dunque la possibilità al “re del corner” di esibirsi nella sua specialità, Palanca ha mirato sul primo palo dove c’era Caso: leggera la deviazione con la palla che è rimbalzata verso Soda, pronto a schiacciare a non più di un metro dalla linea.

Fatto il pasticcio la Lazio ha tentato di rimediare. Fascetti ha inserito Galderisi e poi Biagioni, la spinta è aumentata, le palle buone anche. E mentre il Catanzaro, soprattutto con Palanca, cercava di sfruttare col contropiede gli spazi offerti dalla Lazio, quest’ultima trovava, tra un rischio e l'altro, la forza per tirarsi su e mettere i piedi in salvo sull’ascensore che porta in alto.


La Stampa titola: "Lazio, pari a tempo scaduto". "In pieno recupero Monelli sfodera la semirovesciata dell'1-1 - Al 51' il gol dei calabresi: autore Soda che sfrutta una respinta del portiere dopo un magistrale corner di Palanca".

La Lazio segna a tempo scaduto mentre il Catanzaro già festeggia. Subito dopo D'Elia fischia la fine. Era cominciato in sordina il confronto che pian piano è cresciuto di qualità tecnica e di tensione agonistica. C'era troppa paura da parte dei romani con sei uomini rimasti fuori e un centrocampo inventato di sana pianta. C'era troppa tensione nelle gambe dei giallorossi di Calabria alle prese con la grande occasione di sbancare la B e puntare sempre più in alto. Si aggiunga che Fascetti, buon conoscitore di calcio, bloccava Rossi sulla sinistra e Cristiani sulla destra, le fonti del gioco dei locali, con le marcature attente di Muro e Beruatto. Al centro del Catanzaro era venuto meno il febbricitante Iacobelli, rimpiazzato da Nicolini, giocatore dai piedi più legnosi, mentre Bongiorni proponeva una delle sue migliori interpretazioni calabresi.

Il sistema difensivo laziale reggeva bene. Soda, da parte sua, si faceva notare solo per un generoso tentativo in diagonale al 37' su cui Martina salvava. Meno effervescenti le puntate della Lazio che solo timidamente ci provava all'8' con Caso e al 16' con Beruatto, al 37' con Muro. La grande occasione dei romani capitava al 39' sui piedi dell'isolato Beruatto su cui usciva da campione Zunico.

La partita, comunque, era bella: il pubblico soffriva, chi non tifava si divertiva. Un ruolo determinante lo svolgeva il vento che nel secondo tempo avrebbe soffiato alle spalle del Catanzaro. Ed era subito Palanca che al 46' sibilava sulla traversa. Funzionava Borrello che, subentrato a Costantino, contribuiva a dare buon movimento consentendo a Cristiani di allontanarsi dalla morsa di Beruatto. Il gol al 51': magica battuta dalla bandierina di Palanca che alla sua maniera tentava l'impossibile tirando in porta; il gioco riusciva, Martina veniva salvato da Muro che respingeva e sulla ribattuta di quest'ultimo l'appostato Soda non aveva difficoltà a far centro da pochi passi. Scoppiava la festa del Comunale.

La Lazio, da questo momento, rinunciava ai propri macchiavellismi tattici. Così si aprivano gli spazi che il Catanzaro cercava dall'inizio della partita. I tocchetti diventavano calcioni, si disperdeva il gioco, restavano le paure di una Lazio che guadagnava campo. Al 72' Palanca sprecava una grande occasione. A tempo ampiamente scaduto segnava Monelli, quando nessuno se lo aspettava, su una grande giocata in semirovesciata. Il bel cross, dalla sinistra, era stato di Marino.




Risultati e classifica dopo la 33 giornata del campionato di Serie B 1987/88