Domenica 4 gennaio 1981 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Milan 0-2

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4 gennaio 1981 - 16 - Campionato di Serie B 1980/81 - XVI^ Giornata

LAZIO: Nardin, Spinozzi, Citterio, Perrone, Pochesci (85' Pighin), Mastropasqua, Viola, Sanguin, Chiodi, Bigon, Greco (63' Garlaschelli). A disp. Marigo, Ghedin, Cenci. All. Castagner.

MILAN: Piotti, Tassotti, Maldera (III), De Vecchi, Collovati, F. Baresi, Buriani, Novellino, Antonelli, Battistini, Cuoghi (63' Minoia). A disp. Incontri, F.Vincenzi, F.Romano. All. Giacomini.

Arbitro: Sig. D'Elia (Salerno).

Marcatori: 54' Antonelli, 57' Antonelli.

Note: giornata fredda e nuvolosa. Ammoniti Tassotti, Baresi, Antonelli, Mastropasqua. Espulso Garlaschelli al 79'. Angoli 6-1 per il Milan.

Spettatori: 55.000 circa di cui 37.871 paganti.

Il biglietto della gara
Biglietto omaggio della gara
Bigon in azione
La prima rete di Antonelli
L'esultanza dei rossoneri
La seconda rete di Antonelli
Arcadio Spinozzi in azione
Antonio Sbardella e Aldo Lenzini
La copertina del Bollettino Ufficiale della FIGC
La polemica sull'anticipo, risolta dal CT Bearzot che rinunciò alla convocazione di Collovati e Baresi

Un Milan apparso in gran salute, ha letteralmente «passeggiato» sul prato dell'Olimpico, battendo la Lazio in maniera assai più convincente di quanto indichi il risultato di 2-0. Specialmente nel primo tempo, la compagine di Giacomini ha fornito uno spettacolo di gioco che probabilmente avrebbe creato grossi problemi anche a squadre di serie A, che navigano fra le prime posizioni della classifica. La vittoria di ieri ha trovato una solida base di lancio nella zona del centro campo, dove i milanisti sono riusciti ad accentuare maggiormente la loro superiorità. Su questo aspetto della gara, merita una citazione particolare la prova di Buriani, che è riuscito ad annullare Viola, apparso in altre occasioni il «motore» della compagine laziale. La costruzione del successo, avviata felicemente nella zona nevralgica del terreno di gioco, è stata completata dai martellanti affondi sulle fasce laterali di Tassotti e Maldera, dagli ineccepibili suggerimenti di De Vecchi, Sorretti dal gran gioco dei compagni, Antonelli e Novellino hanno fornito ripetuti saggi del loro estro calcistico, incrociandosi nelle manovre offensive che hanno messo in serio imbarazzo la difesa avversaria.

Il reparto arretrato biancoazzurro si è retto praticamente sulle spalle del «libero» Perrone, che ancora una volta ha dimostrato di essere molto di più di una semplice promessa. In pratica, però, della Lazio non si è salvato quasi nessuno. Castagner aveva dichiarato in settimana di temere soprattutto il contropiede milanista. Ma alla prova dei fatti la cauta impostazione dei biancoazzurri chiusi nella propria metà campo, è apparsa alquanto strana. Alla Lazio, inoltre, sono venuti a mancare i mezzi adeguati per frenare le iniziative rossonere e quindi riuscire ad organizzare una valida manovra di risposta. Pochesci ha «patito» terribilmente Novellino e così è stato anche per Spinozzi opposto ad Antonelli; Sanguin ha lottato inutilmente contro Cuoghi, Mastropasqua, che non è stato fra i peggiori, si è trovato in difficoltà nel frenare le sortite di Maldera, Bigon ha girato quasi sempre a vuoto. Ma chi ha «tradito» la fiducia di Castagner è stato soprattutto Greco rivelatosi completamente inconsistente sia in fase di copertura su Tassotti quando avanzava, sia come spalla di Chiodi, lasciato solo fra le «grinfie» di un mastino come Collovati. Ma nonostante il successo e la indiscutibile supremazia, anche il Milan ha mostrato il suo tallone d'Achille. Alla squadra di Giacomini manca un uomo di peso all'attacco, uno stoccatore deciso, che riesca a concretizzare l'enorme mole di lavoro della difesa e del centro campo. I rossoneri hanno infatti creato una infinità di occasioni da rete attraverso rapidità e precisione di scambi, che, però, al momento di «chiudere», non trovavano un interprete convincente. Ma finché i rossoneri potranno contare su Antonelli ammirato ieri, e sulla sua «spalla» Novellino, riusciranno ancora a camuffare il neo.

Nella prima parte della gara, le ostilità cominciavano quasi subito con un episodio contestato: Chiodi tirava a rete la palla colpiva la mano di Collovati alzata d'istinto per difendere il corpo. I laziali reclamavano inutilmente il calcio di rigore. Il Milan replicava prendendo gradatamente quota fino a diventare padrone assoluto del campo. Prima Maldera e poi Antonelli, venivano atterrati in area rispettivamente da Mastropasqua e Spinozzi. Neppure in queste occasioni veniva accordato il calcio dal dischetto, il che riconduceva i discutibili episodi su un piano di parità per le due contendenti. Il Milan sfiorava ripetutamente la marcatura, ma il tempo finiva zero a zero. La Lazio iniziava la ripresa rispolverando improvvisamente grinta e decisione. Prima Bigon e poi Chiodi, facevano tremare Piotti. Ma il Milan non poteva gettare al vento quanto di buono era riuscito a costruire. I biancoazzurri non facevano in tempo a continuare nell'opera di riorganizzazione. E così, al 54', la gara approdava alla logica e legittima conclusione: De Vecchi si destreggiava al limite dell'area laziale, pescava Novellino che allungava rapidamente verso Antonelli. Sull'uscita del portiere Nardin, il centravanti rossonero insaccava con un preciso diagonale. Trascorrevano appena tre minuti, i rossoneri raddoppiavano: Novellino vinceva un contrasto con Mastropasqua nella propria metà campo, lanciava lunghissimo verso Antonelli lasciato solo. Il portiere Nardin cadeva in una fatale indecisione. Prima restava fermo poi usciva tardivamente. Antonelli lo scavalcava con un diabolico pallonetto che terminava in gol. La platonica reazione biancoazzurra veniva interrotta dall'arbitro che su segnalazione del guardalinee espelleva Garlaschelli per un fallo a gioco fermo su Minoia. Ridotta in 10, per la Lazio la partita era proprio finita.

L'Olimpico in piena per il ritorno d'amore verso la Lazio capolista ha accolto con un po' di rabbia, ma soprattutto con stupore, questo autentico crollo contro la grande rivale del Nord, accomunata nella stagione di purgatorio. Il Milan ha dominato oltre ogni previsione, al di là probabilmente anche delle proprie speranze, ottenendo un successo che numericamente poteva assumere proporzioni anche maggiori. Doveva essere il confronto tra le due grandi protagoniste del secondo torneo nazionale, ed è stata invece una passerella per i rossoneri soprattutto per quegli azzurri o aspiranti tali che avrebbero preferito essere in questo momento a cuocere (e rodersi) nel caldo torrido di Montevideo. Ad appoggiare la Lazio nella partita della verità c'era tutto l'apparato del tifo organizzato, anzi riorganizzato dopo lo sbandamento dell'anno passato quando andare a gridare «forza Lazio» poteva risultare negativo per certe partite che... dovevano finire in un modo diverso. Non che ieri qualcuno avesse proprio dimenticato, ma insomma s'era cercato di non sottolineare come la sfida in serie B, venisse proprio a un anno netto di distanza da quel Milan-Lazio, che ha dato il maggior materiale alla giudicante per la raffica di punizioni relative alla calcio-truffa. La Lazio ha circoli affezionati e fedeli, c'è addirittura un club femminile, le «donne biancazzurre di Vescovio», inteso come piazza al quartiere Trieste, e si può disporre dell'aiuto di una corporazione piuttosto importante, quella dei vigili urbani.

Poi ci sono pure i mazzieri che hanno «menato» a sud e a nord, cioè nell'una e nell'altra curva, e gli assaltatori, che, invece, dimorano nel rettilineo che fa fronte alle tribune. Uno di questi ha fatto la sua comparsa in campo per qualche momento dopo l'espulsione di Garlaschelli. S'era calato nel fossato, quindi aveva scalato la pista d'atletica per fermarsi interdetto di fronte a un raccattapalle dodicenne che gli consigliava di non procedere oltre. E' rimasto lì in stallo per un paio di minuti, sulla pista di nessuno, poi quando ha visto muoversi da lontano un paio di poliziotti ha rifatto la strada alla rovescia, per tornare a berciare qualche innocuo insulto. Non è bastato il tifo, ma, in verità, nessuno fra i giocatori laziali ha fatto qualcosa per proporsi come antagonista agli avversari milanesi.

Accanto leggerete il dettaglio di questo monologo rossonero, ma resta inspiegabile il tracollo sicuramente più psicologico che tecnico di quella che era la capolista della serie B, e che ora si vede ridimensionata di colpo ad un ruolo di comprimaria. Doveva essere la partita della verità, ma vero non è certamente questo abisso che separa gli uni dagli altri, né verosimile appare che una squadra finora imbattuta non abbia trovato la forza per reagire almeno sul piano dell'agonismo. Per fortuna c'è un buon margine acquisito con questa serie iniziale tutta positiva, ma già la partita di domenica prossima a Cesena contro la prima inseguitrice comincia a presentare rischi reali In chiave milanista il discorso va rovesciato, i momenti brutti già c'erano stati ed ora vengono dimenticati sull'onda non tanto del risultato quanto di un miglioramento reale nel gioco d'assieme. In tribuna si fantasticava in termini ammirati su questo Milan, anzi su quello che avrebbe potuto essere il Milan con Giordano centravanti con un centrocampista straniero di buon valore, e con l'attuale intelaiatura difensiva. Fantasie appunto, cui la sentenza del giudice sportivo non permette nemmeno la riqualifica a livello di speranze. La strada verso la promozione è ancora lunga, tanto per il Milan che per la Lazio. Tre giornate per chiudere il girone d'andata, poi la ripetizione dei confronti fino alla vigilia dell'estate. Non sarà certamente il risultato di questa partita a decidere l'esito finale, a condizionare l'obbiettivo della promozione, ma per i laziali l'aver perduto il ruolo di leader del campionato alternativo, può implicare nuove difficoltà nel confronto stracittadino con la Roma, Qualche maligno ricordava come il gol-beffa Nardin lo abbia buscato secondo le medesime modalità che fecero qualificare come «pollo» Tancredi a Napoli nei confronti di Claudio Pellegrini. Imitare i giallorossi va bene, ma fino a che punto ? E poi è questione di stile. Va bene l'apparato del tifo organizzato, i tamburi e i razzi fumogeni ma non è raffinato dileggiare D'Elia al grido di terremotato, visto che viene da Salerno. Anzi è una mascalzonata, bella e buona.

Giacomini: «Era l'antagonista più forte». Castagner: «Non ci hanno rubato niente». Il trainer rossonero non ha tradito particolare euforia anche perché si sentiva tranquillo e contava sulla vittoria.

(…) Castagner: «Ci ha battuto una grande squadra, con una classe superiore, la quale non ha avuto paura di giocare nella tana dalla capolista. Qualche giocatore è in parte mancato e per fronteggiare un Milan così in salute occorreva una Lazio al cento per cento». Il più deluso è Garlaschelli. Ha mancato la palla gol del pari ed è stato espulso da D'Elia per uno spintone a Minoia: «Che attore quel ragazzino, ha fatto una sceneggiata degna di Gregory Peck». I difensori, con Nardin in testa, contestano la rete del due a zero. «Antonelli - assicura il portiere - era in posizione irregolare». «Novellino - incalza Mastropasqua - prima di lanciare il centravanti, ha commesso un fallo non rilevato dall'arbitro». «Stavamo giocando alla pari - sostiene Bigon - il primo gol del Milan ci ha tagliato le gambe. In certe occasioni chi segna per primo vince. Chi si illudeva di essere già in serie A ora dovrà ricredersi». Secondo Chiodi la sconfitta non cambia niente: «Le abbiamo prese dalla squadra più forte del torneo. E il Milan lo ha dimostrato chiaramente sul campo».

Fonte: La Stampa