Zangrilli Romano

Da LazioWiki.

Romano Zangrilli

Podista, nuotatore e calciatore, nato a Norma (oggi provincia di Latina, allora provincia di Roma) il 30 marzo 1883 e deceduto a Genzano di Roma (RM) il 5 gennaio 1923. Detto "Lallo". Era figlio del medico chirurgo Angelo e di Lucia Corsi.

Si distinse come podista nella corsa, soprattutto sui 400 metri, ma soprattutto nella marcia. In quest'ultima specialità fu campione d'Italia sui 30 km nel 1905 con il tempo di 3h 07' 17. Molto importante fu pure la vittoria del Giro di Firenze di marcia il 5 giugno 1904. Il 6 agosto 1902 vince una gara di marcia su 22 km a Roma, da Porta Pia a Viale delle Milizie. La Lazio, definita "compagine compatta", si aggiudica l'apposita classifica a squadre con relativo medaglione d'argento. Nel marzo 1903 Zangrilli vinse una prova di marcia sui 10 km, da Piazza d'Armi al Velodromo Roma (detto anche Velodromo Salario, col tempo di 51', tempo precedentemente mai ottenuto in Italia. Ottenne anche il primato italiano di marcia sull'ora con km 11,470. Partecipò, inoltre, a numerose marce sui 100 km piazzandosi sempre tra i primi. Vinse per tre volte il titolo italiano di marcia. Insieme a Luigi Bigiarelli, Pagliani e Balestrieri diede lustro alla Lazio in Italia ed in Europa. Dopo il 1905 progressivamente perse smalto e resistenza e si limitò ad allenare i marciatori della Lazio ed ad occuparsi dell'organizzatore della Sezione podistica biancoceleste. La crisi durò fino al 1910, anno in cui Romano sembrò riprendere vigore e interesse per l'agonismo. Con la maglia del Velo Club Gallarate, spesso infatti Romano risiedeva per lavoro a Milano, giunse quarto in una 100 km. Ma il tempo della massima efficienza atletica era passato e ben presto abbandonò totalmente l'attività sportiva. Scrisse libri sulle metodiche d'allenamento degli sport di fondo e sulla tecnica della marcia e in taluni articoli rievocò i tempi spensierati e pionieristici della sua amatissima Lazio. Il ricordo di Zangrilli è rimasto scolpito nel mondo della marcia per la sua elegantissima andatura non disgiunta dall'applicazione corretta del movimento che è alla base di questa specialità dell'atletica.

Storia di pionieri biancocelesti

Nel 1904 i migliori podisti della Lazio, e tra i migliori in Italia, erano senza alcun dubbio Romano Zangrilli nella marcia e Pericle Pagliani nella corsa. Alla fine di ottobre 1904 lo Zangrilli raggiunse Parigi in maniera fortunosa, in quanto partito senza soldi da Roma, per partecipare alla famosa marcia sui 40 km organizzata dalla casa Petit Matelot per il 30 ottobre. A digiuno e dopo aver dormito su una panchina del Bois de Boulogne, scattò subito in testa e al 30° km era nettamente primo quando, assetato, accettò un fiasco da uno spettatore. Sfortunatamente era vino ma tanta era la sete che lo tormentava che Romano si scolò tutta la bottiglia. Tramortito dall'alcol assunto a digiuno e in gran quantità, ebbe un malore e giunse 21° (Zangrilli affermò che giunse 17°) su oltre 1300 podisti e centomila spettatori. Qualche giorno dopo, il 13 novembre, si sarebbe svolta la gara di podismo più importante dei primi anni del '900, la Milano-Monza-Milano, organizzata da "La Gazzetta dello Sport". Dopo Parigi Romano non tornò a Roma ma, dormendo all'aperto e mangiando ciò che gli veniva offerto, si portò direttamente a Milano. Egli dormì ai giardini pubblici su una panchina e grande fu la sua meraviglia quando al risveglio, all'alba del 13 novembre, si accorse che sulla panchina di fronte aveva passato la notte anche il suo compagno della S.P. Lazio Periche Pagliani, formidabile corridore. Pericle era riuscito a pagarsi il viaggio in treno Roma-Milano solo grazie al dirigente biancoceleste Guido Baccani che, vendendo la sua bicicletta, aveva reperito i soldi per il biglietto ferroviario. E' questo, nella vasta epopea laziale, uno degli episodi esemplari per comprendere lo spirito sportivo che aleggiava sui nostri pionieri: "lo sport per lo sport" che è la cifra fondante della Lazio. Non possiamo tacere che i nostri due atleti, partiti l'uno per la gara di marcia e l'altro per quella di corsa, non vennero considerati tra i favoriti e i pronostici erano indirizzati tutti verso i fortissimi atleti del nord Italia. Il risultato finale fu Zangrilli primo assoluto nella gara di marcia, Pagliani primo assoluto in quella di corsa.

Ecco alcuni ritagli de La Gazzetta dello Sport che certificano il qui presente racconto:

Da La Gazzetta dello Sport del 12 novembre 1904
Da La Gazzetta dello Sport del 14 novembre 1904

Molto legato ai colori biancocelesti, si dedicò in modo limitato al calcio. Non mancava però di sostenere rumorosamente la squadra durante gli incontri e prendeva vigorosamente le difese dei giocatori biancocelesti più giovani, maltrattati dagli avversari. Da sempre molto attivo in ambito societario, fu vice segretario della società nel 1905. Nel 1901 fondò insieme a Bruto Seghettini, Angelo Golini ed altri l'A.S. Audace. Divenuto allenatore di Podismo collaborò con periodici sportivi, ad esempio la "Lettura Sportiva" e "L'Italia sportiva", scrivendo circa le più avanzate teorie di allenamento. E' ricordato anche per il suo fare galante e mondano manifestato in ogni occasione. Fu anche consulente organizzativo italiano in vista delle Olimpiadi di Anversa.

Si era sposato a Roma il 18 aprile 1909 con Emma Boccabella. Le circostanze della morte di Zangrilli furono drammatiche. Le cronache del tempo parlarono di un uomo che dopo essere stato ferito gravemente alla testa durante la 1^ guerra mondiale, non riuscì più a riprendersi diventando alcolizzato e soffrendo di incubi e allucinazioni. Una notte, rincasando, ebbe la fallace percezione di essere inseguito e cominciò a sparare colpi di fucile dal terrazzo della sua abitazione. La moglie, Emma Boccabella, e la domestica tentarono di placarlo, ma Zangrilli esplose dei colpi contro le due donne senza colpirle. In preda al terrore la moglie impugnò una pistola ed esplose un colpo che raggiunse il marito alla nuca uccidendolo. Arrestata con l'accusa di omicidio volontario, fu processata per omicidio colposo e rimessa subito in libertà. Zangrilli era un esponente di spicco del fascismo di Genzano e al suo funerale, svoltosi nel paese dei Castelli, presenziarono alti esponenti politici e molti cittadini. A lui fu intitolata una sezione dell'Audax Podistico Italiano. Contrariamente a quanto comunemente scritto la sua tomba non è a Genzano ma al cimitero Verano di Roma, dove riposa insieme ai suoi familiari.






Romano Zangrilli rievoca le atmosfere dei primissimi anni di vita della Lazio

La Bohème ha delle buone attrattive se forzata e noi tutti, figli di famiglia e studenti a spasso, eravamo bohèmiens per forza. Non parliamo di scuola: chi non era capace di far sega sei giorni la settimana senza la domenica non aveva diritto alla riputazione... sociale. E tutti eravamo d'accordo su questo punto: chi era impiegato lo chiamavamo impiagato se non seguiva l'esempio. Il gatto poi per lo meno era diviso tra i più smidollati... ed il gatto era il pezzo forte di qualsiasi nostro banchetto. Golini era il carnefice ad honorem, ed era un onore che gli lasciavamo volentieri. Mi ricordo però le smorfie di qualcuno al primo strano simposio ma poi... sapete come andò a finire? Dopo il primo assaggio dieci mani si ritrovarono sul piatto... comune, e si finì in un banchetto quasi cannibalesco. Bei tempi! Bei tempi! Gatto e patate al forno. Vermouth e paste! Vermouth e paste era la posta. Correva la sfida? Ebbene vermouth e paste erano in palio... per tutti: un vermouth e una pasta soltanto: totale quattro soldi. Ecco il match! Era il grido di guerra e serviva ad aizzare gli animi; chi si ritirava era messo alla berlina e ce ne aveva per parecchi giorni. Pizza e burro! Era un'altra forma di sfida ma vespertina e quando lo stomaco richiedeva tutt'altro che un aperitivo. Onta era sempre per «pizza e burro»: un soldo di pizza con un soldo di burro spalmato sopra. La posta per le sfide era... il «giro del palazzo». Il palazzo era un caseggiato (che esiste ancora) fra la Via Valadier, Piazza della Libertà, Via Cola di Rienzo e Via Lucrezio Caro: circa 400 metri. Il vermouth e paste e la pizza e burro erano ben guadagnati. E se sorgevano delle contestazioni, la sfida si ripeteva. Bei tempi di vero dilettantismo! Dilettantismo? C'era da pagare il gas? Facevamo tanto per uno, con l'aiuto della cagnotta; la pigione? Fuori la liretta in più. Ed erano sacrifici ma troppo ci si teneva al locale sociale, ed era una gara in una fraterna intesa. E da questa nobile condizione si passsava ridendo a quella dell'ultimo paga. Venti o trenta, sbucavamo da Via Valadier, e su per il Lungo Tevere Mellini, e attraversando Via Cavour uscivamo come bolidi per Via Ripetta. In Via Ripetta c'era un negozio di «castagnaccio con pinoli» meta dei nostri affanni. E l'ultimo pagava per tutti... se ci aveva i quattrini.



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