Via Quattro Fontane 20
La sede sociale di via Quattro Fontane n. 20 era situata al primo piano di Palazzo Mattei-Albani-Del Drago, all'angolo con via XX Settembre. Dopo l'abbandono, nel 1958, della storica sede di via Frattina, la S.S. Lazio si trasferì nell'elegante villino di viale Rossini, ma qui la scarsità e la distribuzione degli ambienti ne condizionavano fortemente la funzionalità. Il 15 febbraio 1962 i giornali annunciarono che la Lazio Generale si sarebbe trasferita in una nuova prestigiosa sede in un'ala di Palazzo Mattei-Albani-Del Drago, mentre la Lazio Calcio sarebbe rimasta in viale Rossini, che privata delle altre Sezioni, risultava oramai spaziosa. A darne l'annuncio fu il Presidente generale Leonardo Siliato. Per circa due mesi si svolsero le operazioni di ristrutturazione degli impianti e il complesso trasloco del mobilio. Tuttavia fin da subito vi si poterono svolgere riunioni informali e le assemblee dei Circoli biancocelesti. L'inaugurazione vera e propria, caratterizzata da eleganza e nobilitata dalla presenza di importanti dirigenti sportivi e personaggi del bel mondo, vide anche la presenza di atleti di ogni sezione e di semplici sostenitori e si svolse il 10 aprile 1962.
Ciononostante va considerato che nel primo quinquennio degli anni '60, la situazione economica della S.S. Lazio era densa di forti criticità. I debiti raggiunsero la cifra inaudita di un miliardo e pure dal lato sportivo la prima retrocessione in Serie B della squadra di calcio aveva contribuito a far degenerare le condizioni complessive del sodalizio, tanto da metterne a rischio l'esistenza stessa. L'esosità dell'affitto (600mila lire mensili) dei locali di via Quattro Fontane, costrinse presto la dirigenza biancoceleste a rinunciare alla sede. Nei primi mesi del 1963 la Lazio Calcio abbandonò la sede di viale Rossini e si trasferì in un appartamento di via Mantova n. 45. Le altre sezioni si stabilirono sia in locali di proprietà dei dirigenti, sia negli ospitali ambienti del Circolo Canottieri Lazio di Lungotevere Flaminio.
Note storiche: (da https://www.turismoroma.it) - Il Palazzo, realizzato da Domenico Fontana tra il 1587 e il 1590 per Muzio Mattei, fu acquistato a metà del Seicento dal cardinale Francesco Massimo, al quale succedette nel 1677 un altro cardinale, Francesco Merli. Alla sua morte, nel 1707, il palazzo fu acquistato da un terzo porporato, Alessandro Albani e fu allora che l'edificio subì delle modifiche, allungandosi sull'attuale via Venti Settembre (allora denominata strada Pia) grazie all'acquisto di una casa confinante e con la trasformazione della loggia del primo piano in galleria chiusa con affreschi di Giovanni Paolo Pannini. L'opera fu compiuta da Alessandro Specchi, che curò anche il rifinimento del giardino adorno di molteplici simboli araldici degli Albani e la costruzione di una torretta belvedere, situata all'angolo del quadrivio delle Quattro Fontane, esattamente sopra la fontana dell'Arno. L'angolo smussato (nella foto 6) presenta al primo piano un balcone con balaustra, con porta-finestra entro una nicchia sotto il cui arco si trova uno stucco ovale con l'Immagine di Maria; al secondo piano c'è un altro balcone con ringhiera in ferro, anch'esso con porta-finestra entro una nicchia. L'interno si arricchì con lo splendido patrimonio di statue antiche che venne poi trasferito nella villa di famiglia sulla via Salaria. Il cardinale Albani, un esperto bibliofilo, vi allestì anche un'imponente biblioteca di circa 40.000 volumi, purtroppo andata perduta in seguito all'invasione francese del 1798. L'edificio presenta una planimetria semplice, in cui i vari ambienti sono disposti intorno ad un ampio cortile centrale e ad uno minore. Le sale del pianterreno e gli appartamenti del piano nobile sono resi comunicanti da uno scalone principale che prende avvio dal cortile maggiore e presenta, su una parete ai piedi della scala, lacerti in opus sectile marmoreum provenienti dalla cappella di S.Andrea Catabarbara. Agli Albani subentrò a metà dell'Ottocento la regina Maria Cristina, vedova di Ferdinando VII di Spagna, che lasciò anche una sua impronta nell'edificio, ricoprendo il giardino con una sala da ballo. Alla sua morte subentrò il principe Del Drago, suo genero, il quale fece costruire, al piano terreno, un teatrino privato, il "Teatro delle Quattro Fontane", che rimase in funzione fino al 1914.