Lectio facilior
Nel numero di novembre del 2000 la rivista Lazialità pubblicò, a cura di Fabio Argentini, un diario redatto nel 1899 dal fondatore Luigi Bigiarelli. Alcune notizie riportate all'epoca della pubblicazione si sono rivelate negli anni successivi non esatte, grazie a successivi approfondimenti e nuove ricerche. Riportiamo in galleria cinque articoli ritagliati. Per una loro miglior lettura, potete cliccare sulle foto per ingrandirle. Questi diari erano noti sin dal 1948, quando furono resi pubblici da Olindo Bitetti in un articolo apparso sul Corriere dello Sport. La vicenda è inedita e assai curiosa: Edmondo Pollini si recò, un giorno di fine estate, alla sede del giornale. Il "Corriere" stava, all’epoca, a via del Corso, e precisamente in un palazzo a Largo dei Lombardi e la sua tipografia rombava proprio sotto l’altare maggiore della Chiesa di San Carlo. Edmondo aveva letto i precedenti articoli di Bitetti, pubblicati in una rubrica dal titolo "Ciarle sportive". In essi, il decano della Lazio aveva raccontato le origini del nuoto e della pallanuoto a Roma; e come fossero collegabili ai primi passi della Podistica Lazio. Pollini recò con sé il diario, tenuto in custodia dalla sorella di Luigi Bigiarelli, la signora Anna.
Dal testo di Bitetti, che inizia col report della visita inattesa, si evince che il diario sia stato, nella circostanza, addirittura lasciato al giornalista, forse per consentire una più attenta disamina. Ma cosa scrisse il fondatore della Canottieri Lazio, nonché futuro "suggeritore" (così diceva agli amici...) dei colori laziali, nel 1948? Ebbene, la cosa vi stupirà: Bitetti riporta i dubbi podistico-natatori del Fondatore e non allude ad altre motivazioni per la nascita del sodalizio se non alle disgrazie amorose di Bigiarelli. Con spirito elzeviristico, ne fa il centro del titolo: "DALL’AMORE...........". Se pensiamo che da pochi giorni si erano chiusi i Giochi Olimpici a Londra, sorprende che Bitetti non abbia approfittato della coincidenza per ricordare la matrice "a cinque cerchi" della Società che amava tanto. Cosa se ne può dedurre? Beh, noi di LazioWiki ne deduciamo che anche questo episodio non fa che avvalorare quanto sostenuto da noi e dallo storiografo dello sport Marco Impiglia, fresco socio di LazioWiki: qualsiasi ipotesi relativa alla scelta dei simboli, dei colori e dei riferimenti olimpici, coeva alla fondazione della Lazio, è non provata e non suffragata da documenti.
Bitetti conclude il suo articolo del ’48 con una informazione pure preziosa: Bigiarelli partì per il Belgio e portò con sé il "seguito" del diario, che come sappiamo si interrompe a dicembre del 1899. Secondo fantasmagorico diario di cui si sono perse le tracce. Ma è sicuro che in questo "Santo Graal" sta il Segreto Vero della Fondazione della Lazio. Beato il Cavaliere del Cigno che lo troverà. Certo è che Bitetti, nel raccontare a Mario Pennacchia delle scaturigini della SS Lazio vent’anni dopo la visita di Edmondo Pollini, non prende assolutamente in esame il diario bigiarelliano. E non ne parla all’amico giornalista! Infatti, non rientrano nelle storie tutti i dubbi di "Giggi" riguardo al nome da dare alla costituenda società. Al contrario, emerge una storia nuova e tenera, ma fino a quel momento sconosciuta. Beh, abbiamo la netta impressione che il "mito di fondazione" sia partito da lì: dal desiderio di Bitetti di appaiare la Lazio ai Giochi Olimpici; che giusto pochi anni prima aveva visto "esplodere" di bellezza e vitalità nella sua città. Una romantica quanto studiata idea, degna dell’uomo che più a lungo si è speso per il bene della SSL. E però LazioWiki è tetragona a simili fantasticherie. LazioWiki ragiona come Sherlock Holmes, motivo per cui ribadisce le sue ferme convinzioni: i colori furono introdotti il 15 maggio 1904 in occasione della prima partita giocata con i "cugini" della Virtus a Piazza d'Armi.
Nacquero – quasi per un processo biologico naturale – dai capricci del Fato e furono ufficializzati nel corso del pranzo alla Trattoria dell'Olmo il 24 ottobre 1904, allorché fu donata la bandiera al neo-presidente Fortunato Ballerini. E parimenti vale il discorso inerente all’aquila. Che non spiccò il volo sullo scudo della SPL all’attimo della fondazione. Il simbolo araldico per eccellenza venne adottato almeno dal primo ottobre 1905 – sempre secondo le nostre ultime indagini. Il documento più antico in cui compare rimane quello del marzo 1906, scoperto da Impiglia. Anche per l'ispirazione olimpica, dunque, la bilancia del merito sembra pendere dalla parte di Ballerini – uno dei personaggi più importanti nell’impianto sportivo nazionale nel periodo ante prima guerra mondiale. Ballerini, funzionario incaricato di intrattenere i rapporti con il C.I.O. per far assegnare a Roma le Olimpiadi del 1908, approva nel 1904 un vessillo a righe bianche e celesti che ricorda un poco la bandiera della Grecia. Ed è lui, il futuro segretario del primo CONI, l’uomo che si incarica di trasmettere alla Podistica i valori connessi al concetto decoubertiniano di "amateur", in un ambito disciplinare quanto mai eclettico e venato di sentimenti pedagogici e formativi. Il Mito della Lupa e di Romolo e Remo è cosa grandiosa. Ma è pur sempre una storia. Il Mito della Fondazione Olimpica della Società Sportiva Lazio è grandioso, ma è pur sempre un racconto morale, una carezzevole fiaba. Un racconto che ancor oggi commuove i più giovani lettori. Utile a trasmettere i valori giusti a chi prosegue il cammino. Codesta è, dunque, la "lectio facilior" consegnataci da Olindo Bitetti. Cinquanta anni or sono.
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