Domenica 9 gennaio 1994 - Foggia, stadio Pino Zaccheria - Foggia-Lazio 4-1
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9 gennaio 1994 - 2591 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1993/94 - XVIII giornata
FOGGIA: F. Mancini, Nicoli, Caini, Di Biagio (80' Sciacca), Chamot, Bianchini, Bresciani, Seno, Cappellini, De Vincenzo, Mandelli. A disp. Bacchin, Gasparini, Di Bari, L.Amoruso. All. Zeman.
LAZIO: Marchegiani, Bonomi, Favalli, Bacci, Luzardi (46' Di Matteo), Cravero, Fuser, Winter, Casiraghi, Gascoigne, Boksic. A disp. Orsi, Negro, Sclosa, Di Mauro. All. Zoff.
Arbitro: Trentalange (Torino).
Marcatori: 18' Di Biagio, 38' Cappellini, 51' Boksic, 84' Mandelli, 90' Cappellini.
Note: ammoniti Gascoigne, Bonomi, Fuser, Mandelli, Sciacca. Espulso al 39' del secondo tempo Favalli.
Spettatori: 19.060 (5.199 paganti e 13.861 abbonati).
Per intossicare i 94 anni della Lazio e i 54 di Cragnotti, il Foggia azzecca una prestazione da schianto aerobico, con l'atto primo memorabile, come rapidità, intensità, senso organizzativo, spessore caratteriale. E dentro tale foresta, tutta corse intersecate, dove pure gli operai meno provveduti sanno moltiplicarsi sul copione memorizzato, l'opposizione biancoazzurra, senza fili orientativi, desta sincera pena. Come può ad esempio Gascoigne, tra i 3-4 passabili, determinare l'imprevedibilità se diventa via via l'ombra dello scatenato "designer" Di Biagio, dopo aver rappresentato l'unico baluardo nelle voragini che Seno e De Vincenzo aprono tranciando sempre la cordata Bacci-Winter ? Sei occasioni contro due prima dell'intervallo riassumono lo strapotere dei ritmi sopra cui ti porta Zeman, l'effetto ottico fa pensare al millepiedi, attorcigliato ovunque occorra difendere, attaccare, chiudere spazi, scoperchiarli. E una lezione pirotecnica, che mortifica gli zoffiani, stracciati nell'anticipo e troppo deboli dietro per lasciare l'iniziativa sperando di uscirne con il contropiede, con lo scambio trapassante per mortificare Nicoli, Chamot, Bianchini, Caini, cioè la quadriglia conclusiva dell'elettrico modulo zonarolo. La Lazio sbaglia alcune scelte d'avvio, prima di scoprire che all'interno del proprio nucleo miliardario basta depistare Boksic e Gascoigne per fermare il gioco. Assente Signori, trattenuto provvisoriamente in panchina Di Matteo, Zoff ripesca Luzardi sorvegliante centrale di Cappellini con effetti disastrosi. Effetti diretti e collaterali, in quanto lo stesso Bonomi dirottato esterno soffre Mandelli; né va meglio all'irriconoscibile Favalli che Bresciani ridicolizza sull'altro versante. Così, scavalcate alcune sequenze indolori solo grazie alla bravura di Marchegiani, ci si accorge presto di quanto pesi il pressing nell'ingolfare Fuser, nell'accartocciare Winter, nell'impedire disimpegni ragionati ogni volta che Cravero spezza l'assedio. Solo Cravero coglie alcuni attimi propositivi e una volta fa sfrecciare Casiraghi quale ala destra oltre Caini Di Vincenzo per dettare l'assist a rientrare. Però Boksic sotto rete sbaglia, né appare più fortunato Casiraghi, quando angola di testa in mezzo all'area la susseguente idea Fuser. Quel saltimbanco di Mancini, beccato in sospensione, ci arriva con lo scatto di reni a vidimare il salvataggio. Qui finisce la produzione laziale; qui riprende la superiorità agonistica e tattica degli anonimi sublimati alla catena di montaggio Zeman. Perfette alternanze Nicoli-Bresciani e Caini-Mandelli impreziosiscono l'opera distributiva di Di Biagio, esule laziale, macinatore di chilometri e avversari. Proprio Di Biagio, già sprecate tre palle gol a mille all'ora, firma il vantaggio che neppure scaturisce da uno dei momenti più esaltanti. Potremmo chiamarlo il vantaggio dei rimpalli, nell'imbambolata retrovia biancazzurra. Il pasticcio introduttivo gli consente di favorire Bresciani: tocco filtrante, irrompe Cappellini ad eludere il portiere, tiro purché sia, Bonomi smorza, ancora Di Biagio di petto deposita. Inguardabile Lazio miliardaria! Invece di reagire, arranca, dimentica Boksic e Casiraghi, esalta con le proprie amnesie lo sfrecciare dei guastatori rossoneri. Che vanno ancora a tavoletta. Che da una rimessa laterale lunga (riceve l'imprendibile Mandelli) dovrebbero raddoppiare. Scaraventa di piede Marchegiani in uscita, salvo servire De Vincenzo. Esecuzione obliqua che attraversa la porta sguarnita. Marchegiani arraffa qualsiasi martellata. Marchegiani si supera al culmine della triangolazione perforante Di Biagio Mandelli De Vincenzo, e s'arrende dinanzi allo snodo clou, altamente spettacolare. Caini straccia Fuser, poi imbrocca la sventagliata da parte a parte per deliziare Bresciani in picchiata. Il dribbling aggirante Favalli e la centrata Cappellini di collo pieno sono un tutt'uno. Velocità supersonica. Marchegiani crolla perforato sul primo palo. Liofilizzeremo a questo punto il prosieguo. Divertente e commovente il Foggia dà la sensazione di sopravvalutare le proprie forze e gli riescono ora appena saltuari sconquassi, davanti alle tardive rettifiche zoffiane. Bonomi spostato centrale argina meglio. Di Matteo, finalmente inserito, si conferma prezioso nei recuperi e ha il tempismo che serve ad esempio a liberare una tantum Favalli, per l'illusoria rete del redivivo Boksic. Seno difatti non intercetta, De Vincenzo frana su Casiraghi ringalluzzito e via libera al croato. Partita riaperta? In fondo, preso individualmente, questo Foggia rattoppato avrà si e no due giocatori degni dell'opulenza laziale. Gli ospiti si rimettono ad attendere. Cravero si sostituisce a Marchegiani ancora battuto da Mandelli. La Lazio randella e Favalli deve lasciare anzitempo la stonata compagnia. Di lì a poco in sospetto fuorigioco Mandelli arrotonderà il bottino. Infine, stremato, persino Gaza ciccherà il retropassaggio e Cappellini, mortificato Marchegiani, si festeggerà. Addio sogni di gloria laziali ?
Fonte: Corriere della Sera