Domenica 6 febbraio 1994 - Milano, stadio Giuseppe Meazza - Inter-Lazio 1-2
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6 febbraio 1994 - 2595 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1993/94 - XXII giornata
INTER: Zenga, Bergomi, Paganin I, Jonk, Ferri, Battistini, Orlando, Manicone, Fontolan, Bergkamp, Sosa. A disp. Abate, Rossi, Bianchi, Dell'Anno, Marazzina. All. Bagnoli.
LAZIO: Marchegiani, Fuser, Favalli, Bacci, Negro, Cravero, Boksic, Winter, Casiraghi (15' Di Mauro), Di Matteo, Signori. A disp. Orsi, Bergodi, Luzardi, Sclosa. All. Zoff.
Arbitro: Luci (Firenze).
Marcatori: 26' Sosa, 87' Signori (rig), 90' Di Matteo.
Note: ammoniti Bacci, Cravero, Negro, An. Orlando, Battistini. Calci d'angolo: 1-7. In tribuna l'attrice Brigitte Nielsen.
Spettatori: 44.287 con 9.884 paganti per un incasso di £. 351.051.000 e 34.403 abbonati per una quota di £. 1.034.181.946.
Quattro minuti per spaccarsi la testa. E' il tempo che l'Inter si concede per farsi più male possibile nel minor tempo possibile: in vantaggio effettivo, anche se immeritato, sulla Lazio dal 26' del primo tempo grazie all'immancabile Sosa, gli uomini di Bagnoli organizzano la fine con cura (il rigore provocato da Battistini ai danni di Boksic, al 43', è solare ed ingenuo) oltre che con masochistica spettacolarità (l'errore di Zenga, al 46' scoccato, risulta doppiamente grave perché inappellabile). Così, subito il pareggio di Signori dal dischetto, l'Inter promuove il vantaggio definitivo della Lazio (tiro dai 25 metri di Di Matteo, zolla fedifraga, Zenga che si vede sfilar la palla sotto pancia) e poi non riesce a far arrivare la rabbia dal cervello alle gambe: anziché liberarla nel furente assalto a tempo scaduto, resta in corpo a bruciare le residue volontà. Eppure, ci sarebbe ancora l'opportunità per rimediare, anche se è tardi, tardissimo. Sarà per colpa del cronometro incombente che Jonk mette un destro molle in mezzo all'area quando invece servirebbe carico e pesante (assist di Fontolan, 47') e, al sospiro successivo, stavolta davvero estremo, Marchegiani chiude la porta a pugni uniti sul destro di Bergkamp. Partita modesta, questo è l'unico postulato certo. Casomai, emotivamente coinvolgente, vista l'imprevedibile mutevolezza del finale. Ma anche noiosa, specialmente nelle fasi centrali dei due tempi: da dopo il gol di Sosa all'intervallo; dall'inizio fino almeno a metà ripresa. Se il metro di giudizio consiste nel numero delle occasioni, o sul loro peso specifico, allora il pareggio sarebbe stato di un'equità incontrovertibile. Una traversa per parte, per esempio: quella di Bergomi (di testa all'indietro, su punizione di Sosa, al 40' del primo tempo), quella di Di Mauro (destro scomposto all'incrocio, al 37' del secondo). Certo, se Bergkamp avesse sfruttato le due occasioni propiziate tra il 28' e al 33' del primo tempo (tiro anemico in un caso, impreciso nell'altro) la partita, presumibilmente, sarebbe finita lì. Ma anche se Winter fosse stato reattivo a due superbi inviti di Boksic, dopo altrettante cavalcate impetuose sulla destra, avremmo visto una gara di tutt'altra trama. Pericoloso e riduttivo, dunque, fermarsi all'impressionismo statistico. Nella lettura complessiva del confronto è emerso, piuttosto, il grande coraggio di Zoff che ha fronteggiato l'Inter con tre attaccanti veri (Boksic, Casiraghi e Signori), un terzino d'offesa (Fuser a destra), una squadra corta anche se un po' bloccata in retrovia. Fino al 10', cioè quando Casiraghi ha cominciato a risentire di uno scontro con Bergomi, la Lazio ha letteralmente aperto l'Inter su tutto il fronte creando premesse cui ha dovuto rinunciare per forza. Fuori Casiraghi e dentro Di Mauro, l'Inter ha ottenuto l'equilibrio che Bagnoli non era riuscito a trovare: hanno finito per confrontarsi due 5 3 2 statici. Ma l'Inter è stata Sosa più Bergomi, la Lazio Boksic più un colpo di vento fortunato e stordente.
Fonte: Corriere della Sera
- Nota:
A seguito della sconfitta Osvaldo Bagnoli è esonerato e il suo posto viene preso da Giampiero Marini, responsabile del settore giovanile. Bagnoli conclude così la sua carriera di allenatore a 59 anni.