Domenica 29 gennaio 1984 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Genoa 2-1
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29 gennaio 1984 - 2193 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1983/84 - XVIII giornata
LAZIO: Orsi, Filisetti, Spinozzi, Vinazzani, Piscedda, Podavini, D'Amico, Manfredonia, Meluso (73' Cupini), Laudrup, Marini. A disp. Cacciatori, Miele, Piraccini, Piga. All. Carosi.
GENOA: Martina, Canuti, Testoni (85' Bosetti), Faccenda, Romano II, Policano, R.Bergamaschi (68' Eloi), Mileti, Antonelli, P.Benedetti, Briaschi. A disp. N.Favaro, Eranio, Zannino. All. Simoni.
Arbitro: D'Elia (Salerno).
Marcatori: 41' Mileti, 57' Manfredonia, 68' D'Amico (rig).
Note: giornata soleggiata, terreno buono.
Spettatori: 45.000 circa.
La sconfitta subita sul campo della Lazio ha il sapore di una mezza beffa per il Genoa, che avrebbe ampiamente meritato il risultato di parità. Infatti la squadra romana, sul piano del gioco valutato nel suo complesso, non è riuscita ad esprimere una superiorità così chiara da giustificare la conquista dei due preziosi punti. La vittoria della Lazio è maturata attraverso due episodi favorevoli che hanno vanificato la manovra dei rossoblu, i quali non hanno avuto dalla loro parte la stessa fortuna. Le cifre parlano chiaro: gli uomini di Simoni hanno colpito una traversa con Policano al 10', si sono visti respingere da Marini sulla linea di porta un tiro a colpo sicuro scagliato da Mileti al 72', seguito quasi subito da un miracoloso intervento del portiere Orsi, che ha salvato il risultato su Benedetti.
A tutto questo si aggiunga la limpida rete del vantaggio siglata dallo stesso Mileti a 5 minuti dal riposo: triangolo volante Canuti-Briaschi, che Vinazzani tentava di interrompere respingendo debolmente. Palla al numero 8 rossoblu che faceva partire un autentico bolide. La sfera si insaccava nell'angolino basso rendendo vano il disperato tuffo di Orsi. Il gol costituiva il frutto di un gioco più rapido e spigliato da parte dei genoani, spesso anche piacevole per la precisione del dialogo, che aveva creato qualche imbarazzo agli avversari. I laziali sono forse rimasti sorpresi dal tipo di tattica impostata dal rossoblu, che invece di chiudersi a riccio hanno affrontato la gara a viso aperto tenendo la palla e cercando di piazzarla nel punto giusto. Antonelli, molto abilmente, risucchiava fuori Spinozzi che nel ruolo di centrocampista denunciava vistosi limiti. L'altra punta Briaschi confermava il suo periodo felice creando ripetuti allarmi fra i difensori biancocelesti.
Faccenda, Policano e Benedetti emergevano nell'impostazione del gioco a centrocampo, mentre Romano dominava la sua area con tempestivi interventi. Si poteva ammirare un bel Genoa, calmo e sicuro, ottimamente disposto sul terreno, che dava soprattutto l'impressione di poter controllare agevolmente la difficile partita. La Lazio, tuttavia, non rimaneva a guardare. Gettava nella mischia risorse agonistiche e di grande determinazione dimostrando di aver assimilato la giusta mentalità per lottare nella zona di bassa classifica. Ne scaturiva una partita vivace, con continui ribaltamenti di fronte, a tratti anche discreta sul piano tecnico. Però i laziali, contrariamente al Genoa apparso più squadra, mostravano un certo squilibrio fra volontà e qualità di gioco. Si riproponeva ancora una volta il grave handicap costituito dall'assenza di Giordano. Sospinta da un fedelissimo pubblico che affollava gli spalti, la formazione romana, guidata da Manfredonia che trovava nelle veloci incursioni di Podavini, fra i migliori in campo, il compagno più assiduo nei tentativi offensivi, denunciava uno scarso peso nella linea attaccante.
Meluso, troppo leggero per poter occupare con successo il ruolo di centravanti, specialmente in una partita disputata su livelli agonistici elevati, non ha trovato un valido aiuto da parte di D'Amico incappato in una giornata negativa. Laudrup si è battuto a tratti assai bene. Ma il danese non poteva risolvere da solo il problema principale dei biancocelesti, che forse non sarebbero riusciti a rimontare senza alcune ingenuità in cui sono caduti i genoani. La prima, fruttava la rete del pareggio al 57': D'Amico batteva un calcio di punizione dalla sinistra; Benedetti falliva di testa favorendo Manfredonia appostato alle spalle. Il laziale aveva tutto il tempo per infilare da corta distanza fra palo e portiere, I genoani accusavano il colpo soprattutto per la rabbia di aver incassato una rete che potevano evitare. Ma non era finita. Al 68' arrivava il colpo di grazia per le legittime speranze dei rossoblu: Manfredonia si stava portando avanti in area un pallone con il quale probabilmente avrebbe potuto fare ben poco. Benedetti, colto da eccessiva preoccupazione, atterrava l'avversario. Per l'arbitro D'Ella era calcio di rigore sollevando parecchi dubbi fra gli uomini di Simoni che reclamavano vivacemente. D'Amico, dal dischetto, trasformava di precisione. Ancora tanta rabbia fra i genoani per il pallone fermato sulla linea da Marini e per la strepitosa parata di Orsi. Poi la fine di una giornata veramente storta. Giustizia, più che fortuna, avrebbe potuto suggellare la gara dei rossoblu anche se la Lazio in fondo non ha rubato nulla. Nel calcio ha ragione chi segna di più.
Fonte: La Stampa