Domenica 24 ottobre 1993 - Roma, stadio Olimpico – Roma-Lazio 1-1
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24 ottobre 1993 - 2580 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1993/94 - IX giornata
ROMA: Lorieri, Garzya, Festa, Mihajlovic, Lanna, Carboni, Hassler (89' Rizzitelli), Piacentini, Balbo, Giannini, Bonacina. A disp. Pazzagli, Comi, Berretta, Scarchilli. All. Mazzone.
LAZIO: Marchegiani, Bergodi, Bacci, De Paola, Bonomi (64' Marcolin), Di Matteo, Fuser, Winter, Casiraghi, Di Mauro, Signori. A disp. Orsi, Calabro, Sclosa, Saurini. All. Zoff.
Arbitro: Pairetto (Nichelino).
Marcatori: 60' Piacentini, 78' Di Mauro.
Note: ammoniti Bonomi, Balbo, Fuser, Bonacina, Giannini, Piacentini, Di Mauro. Angoli: 9-3 .
Spettatori: 70.593 (36.260 paganti per un incasso di lire 1.727.010.000, 34.333 abbonati per una quota di lire 881.620.000).
Ormai pure i carovanieri di Timbuctù sanno come finisce il derby romanesco. Senza medaglie e cotillons. Senza un dispetto che regga fino al 90'. Senza poter inorgoglire per una squadra o l'altra, nel palio cittadino che straripa sempre solo sorprese coreografiche aspettando l'Evento. Così, ripiegate le bandiere sul settimo pareggio consecutivo, si racimolano poche emozioni che giustifichino la messinscena da oltre 70 mila spettatori, con 2.600 milioni sottratti ai consumi primari di questa capitale ancora tradita. E del gioco vagheggiato, se ne riparlerà semmai quando tanto Mazzone quanto Zoff elimineranno i timori, qui attorcigliati a lungo in un groviglio centrocampistico pacchiano, quasi prevalessero comuni furori distruttivi dentro l'Olimpico terra straniera. Sei ammoniti inacidiscono gli snodi meno disprezzabili di Roma Lazio, ma oltre il primo tempo blindato vengono giusto notate due azioni giallorosse e una botta contropiedistica Fuser Signori Casiraghi, per ricordare quel Lorieri niente male tra i pali. Stavolta comunque l'esecuzione sotto misura gli sbatte addosso, salvo ritrovare subito sigillata ogni smania biancazzurra nonostante qualche accelerazione Winter, dietro cui arranca Mihajlovic. Sì, appesi ad un 3 6 1 tutta umiltà, i cavalieri di Trigoria sanno almeno cosa vogliono: erigere un muro intermedio, lavorare in superiorità numerica tra Fuser Di Mauro De Paola e Winter, srotolare football di possesso, smorzare i ritmi al punto da consentire le interferenze Giannini. Poi Dio provvede. Anzi dovrebbe provvedere la mina vagante Hassler, saltuariamente nel mirino di Bacci o Bergodi, terzini spesso trattenuti dal solo spauracchio Balbo, che Bonomi e Di Matteo già randellano nei contrasti. Certo, pure una Lazio rattoppata andrebbe rettificata presto con un po' di coraggio: invece Zoff lascia lì i pletorici difensori, non rischia, non infila ad esempio qualcuno in grado di formulare proposte verticali, supportando meglio l'accoppiata Signori Casiraghi, all'inseguimento dei rimasugli per sorprendere Festa, Garzya, Lanna. E dimenticate ceste di passaggi sbagliati, di lanci spropositati, di rimandi purchessia, la grandeur cragnottiana vacilla mentre Giannini azzecca l'assist perforante, destinazione Piacentini. Che scavalcato Bacci, tratteggia dal fondo il cross verso l'altro palo, con Balbo svelto ad anticipare Bonomi e l'uscita del portiere. Gol ? Pairetto, consultato il guardalinee, annulla. La traiettoria Piacentini carica d' effetto forse ha girato fuori. Però la Roma convalescente, in uno squarcio d'orgoglio, insiste ad inventare nel nulla l'occasionale forza d'urto del reparto avanzato: Balbo retrocede, sradica, appoggia verso Giannini e via al trapassante Carboni. Balbo atterrato rimedia il calcio piazzato dalla lunetta; roba per Hassler, Marchegiani salva in volo. Stelle laziali dove siete ? Abbandonata dai solisti assenti, rattrappita sulla corsia Fuser e poi di là dove mancano le sovrapposizioni d'un tornante di vocazione, la compagnia Zoff pedala indietro, accatasta colpi d'alleggerimento, nell'obsoleto festival dei marcatori ad personam. Come schiodarlo allora il derby della minestra, un cucchiaio a me e uno a te, senza pretese creative, senza ricette esplosive ? Beh, serve proprio qualcuno che trovi un quadrifoglio domenicale sul prato dell'acciacca pesta. Serve un lampo di follia sopra queruli atteggiamenti di parte. Insomma, l'ardire giallorosso contraddistinto da una serie di corner a ripetizione consegna a Piacentini il ruolo dell'eversore atteso. Batte Hassler, Lanna allunga, e appena fuori area il "sorteggiato" cursore di Mazzone indovina la volée e da schianto. Vuoi vedere che finalmente avremo una formazione vincente alla festa de noantri ? Breve illusione. La Roma si ritrae, ha paura di conquistare l'intera posta. La Roma vede entrare Marcolin al posto di Bonomi e non avverte l'esigenza d'inserire un Rizzitelli, almeno per impedire l'arrembaggio dei frastornati avversari. Proprio Marcolin diventa a suo modo determinante. Perché sgambettato da Piacentini, sulla trequarti di sinistra, esegue la punizione che porta Bergodi, in posizione d'ala, a centrare a beneficio di qualche anima pia. Mischia: Casiraghi di testa allunga, irrompe l'ex Di Mauro e piazza l'1-1 tra le gambe spalancate di Lanna. Ne discende un finale di contrapposte rinunce, riempito di sciabolate senza costrutto, di scontri da brividi all'imbocco delle opposte aree. Poi restano i rimpianti giallorossi, resta il ricordo di un tiro sballato di Giannini e di Balbo buttato via da Marchegiani, scavalcato comunque da un tiro fuori quadro. Mazzone impreca. Zoff si contenta. Arrivederci al 6 marzo 1994.
Fonte: Corriere della Sera