Domenica 17 ottobre 1993 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Piacenza 1-0
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17 ottobre 1993 - 2578 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1993/94 - VIII giornata
LAZIO: Marchegiani, Negro, Favalli (41' Bacci), Di Matteo, Luzardi, Cravero, Fuser, Winter, Casiraghi, Gascoigne (82' Marcolin), Signori. A disp. Orsi, Bergodi, Saurini. All. Zoff.
PIACENZA: Taibi, Polonia, Carannante (43' Brioschi), Iacobelli, Maccoppi, Lucci, Suppa, Papais, Ferrante, Moretti (57' Ferazzoli), Piovani. A disp. Gandini, Di Cintio, Turrini. All. Cagni.
Arbitro: Racalbuto (Gallarate).
Marcatori: 90' Signori (rig).
Note: ammoniti Cravero, Lucci, Suppa. Espulsi Lucci e Cravero per doppia ammonizione, Luzardi e l'allenatore del Piacenza Cagni. Squadre con il lutto al braccio per la scomparsa del presidente della Sampdoria Paolo Mantovani. Calci d'angolo: 12-1.
Spettatori: 41.711 (5.706 paganti e 36.005 abbonati).
Vincere, in casa, tra i fischi è un bel record. Ma forse la Lazio non vuole vincere ed è Signori a costringerla. Così la squadra di Zoff colleziona un'altra brutta figura, il ritiro anticipato non ha scosso una Lazio malata di presunzione e che sembra non saper più correre. Altro che grande rientro dei titolari, contro il Piacenza si è rivista la squadra che ha perso con l'Avellino. Solo il risultato è diverso, perché la squadra di Cagni, tutta chiusa davanti a Taibi, al gol non si avvicina mai. Pur se vince nettamente il confronto sul piano del gioco. Gli assi della Lazio sono ridotti al silenzio: Suppa, Papais e Iacobelli si esaltano nei mille contrasti vinti. Se in Coppa Bertuccelli sembrava Di Stefano, ieri Suppa era Garrincha. Anche in dieci, dopo l'espulsione affrettata di Lucci, il Piacenza resiste. Crolla solo al novantesimo, quando la Lazio è in nove, beffato dalla rabbia di Signori, che si costruisce il rigore approfittando dell'ingenuità e della stanchezza di Iacobelli. Il risultato è salvo. La figuraccia resta. Il coro della curva Nord, < Cragnotti cacciali via >, è ancora tenero con i biancazzurri. Luzardi espulso, Cravero espulso. Gascoigne che scoppia dopo trenta minuti. Casiraghi, Winter e Di Matteo inguardabili. La Lazio si avvicina al derby con una sola nota positiva, Signori è guarito e non ha perso il vizio del gol. Mercoledì sera c'è il Boavista, avversario quanto mai difficile. Zoff ha tre giorni per raccogliere i cocci e presentare una squadra decente. In tre settimane la Lazio si gioca tutto. Ha superato il primo ostacolo, tra i fischi, ma ce l'ha fatta. Tutto sta a vedere come sarà digerita la contestazione. La Lazio vista all'Olimpico è un flipper che si accende solo quando Gascoigne ha la palla tra i piedi. E l'inglese è in condizioni fisiche inaccettabili. Nel primo tempo scatta tre volte, seminando il panico, si arrabbia anche con i compagni che non lo capiscono. Alla mezz'ora però il faccione di Gazza diventa tutto rosso, le gambe si fanno di piombo e lui esce dalla partita. Suppa gli sfila il pallone, Iacobelli lo aggira: se non fosse per i miliardi che incassa Gascoigne farebbe pena. Zoff spera nel riposo dell'intervallo, nel lampo di genio. E Gazza ci prova, un colpo di testa fuori di poco, un bel lancio a Winter. Con il passare dei minuti i piedi gli si fanno di marmo. Zoff è paziente, troppo. Si decide solo all'82', chiama Marcolin e fa uscire l'inglese. Se Gazza è un disastro, gli altri non fanno molto di più. A parte Signori e Marchegiani, mai impegnato. Forse si può salvare Fuser (qualche sgroppata) e si comporta dignitosamente Bacci. Davvero troppo poco per una LAZIO che vuol diventare grande. Eppure il Piacenza è avversario fastidioso, non impossibile. Corre, si batte, non fa mai paura a Marchegiani. Sembra la vittima predestinata al sacrificio e invece, per poco, non strappa il pareggio. Il suo sogno sembra resistere anche all'espulsione di Lucci: ammonito per perdita di tempo e cacciato per proteste. In superiorità numerica la Lazio non combina nulla e, sotto la grandinata di fischi, Luzardi perde la testa. Cartellino rosso per fallo di reazione sull'incredibile Pasquale Suppa. Poi tocca a Cravero, zoppicante, sorpreso mentre colpisce Ferrante. E' già ammonito per proteste, fuori anche lui. E cartellino rosso per Cagni in questi ultimi minuti incandescenti. Al novantesimo arriva il miracolo di Signori. Dribbling, tiro ribattuto, ancora una finta e uno scatto. Steso in area. Rigore, Signori abbraccia il pallone, lo sistema e batte forte. Taibi neanche prova la parata. Zoff ringrazia. Nei 90' di Signori ci sono anche due o tre azioni personali che lo portano vicino al gol. Non si è mai arreso l'ex foggiano, è stato l'unico a credere fino all'ultimo nei due punti e a correre per conquistarli. Per merito suo forse Cragnotti perdonerà la brutta figura. Ma la pazienza del presidente sta finendo.
Fonte: La Stampa