Domenica 23 gennaio 1994 – Parma, stadio Ennio Tardini – Parma-Lazio 2-0
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23 gennaio 1994 - 2593 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1993/94 - XX giornata
PARMA: Bucci, Benarrivo, Di Chiara, Minotti, Apolloni, Sensini, Brolin, Pin, Crippa, Zola (90' Sorce), Asprilla. A disp. Ballotta, Matrecano, Balleri, Maltagliati. All. Scala.
LAZIO: Marchegiani, Bacci, Favalli, Di Matteo, Bonomi, Cravero, Fuser, Winter (70' Sclosa), Casiraghi, Gascoigne, Negro. A disp. Orsi, Bergodi, Luzardi, Di Mauro. All. Zoff.
Arbitro: Amendolia (Messina).
Marcatori: 3' Di Chiara, 89' Asprilla.
Note: ammoniti Bonomi, Bucci. Calci d'angolo: 8-1.
Spettatori: 26.309 (5.483 paganti e 20.826 abbonati) per un incasso di £.986.000.000.
Senza Signori e Boksic, bloccato durante il riscaldamento da una contrattura, questa Lazio torna quella che ancora ricordano gli avellinesi, o i portoghesi del Boavista. Rispetto ad allora, Dino Zoff non ha inventato nessuna soluzione per definire l'organizzazione biancoazzurra, quando le stelle di Cragnotti stanno a guardare; quando lo stesso Gascoigne, pur presente, distilla rari suggerimenti boccheggiando nell'accerchiamento Crippa Brolin Pin, propositori intercambiabili ma soprattutto rassicuranti supporti, di un teorico quintetto difensivo, dove Di Chiara e Benarrivo sprintano come frecce laterali. Qui comunque, mentre Nevio Scala troverà terapeutica la posizione laziale, occorre cominciare dalla scelta dell'ultimo momento, che proietta Negro verso Zola, salvo ritrovare spesso Casiraghi sconsolato ostaggio di Minotti, Apolloni, Sensini. L'abbottonatura, il vagheggiato 0-0, salta dopo una manciata di attimi, con la prima verticalizzazione Sensini-Asprilla, lo scatto di "tiramolla" lascia a Bonomi giusto l'interferenza in corner, che Zola tratteggia, Bonomi allunga sul vertice sinistro dell'area per l'esecuzione imparabile timbrata Di Chiara. Chissà se la Lazio combatterà, tornerà a galla, sposterà "Gazza" più avanti nei compiti abituali di Boksic. Il Parma, che al Tardini non vince dal 7 novembre, pare già appagato, anzi deciso a gestire il vantaggio lampo senza incrementare i ritmi. Tradisce dunque per 30 minuti il disagio psicologico di una squadra convalescente, quasi incapace di credere nella propria guarigione, di riprodurre certi bei tempi andati. Sì, butta lì football di possesso, però troppi attendenti stanno bloccati addosso a Casiraghi, neppure potesse moltiplicarsi. E l'ex Pin, che elabora gli alleggerimenti, oltre lo sfuocato Winter, predilige lo scambio stretto, senza insistere nelle sventagliate scavalcanti, grazie alle quali, durante la Belle Époque gli emiliani ripetevano decolli azzeccati. Beh, dinnanzi agli zoffiani, puntualmente anticipati, perdenti nei duelli Brolin-Bacci e Crippa-Gascoigne, basta pure qualche accelerazione per aprire varchi. Se ne accorge Zola: rientra un istante in partita, beve Negro e pesca Brolin: torre, Faustino Asprilla liscia sotto lo sguardo già rassegnato di Marchegiani. I laziali allo sbando lasciano vagabondare "Gazza", ma l'unica azione passabile arriva da un lancio filtrante dell'inglese, che a corto di rifornimenti rientra sbraitando nel ruolo preferito. Casiraghi riceve, appoggia per lo scatto simultaneo di Favalli, e il povero Bacci, smarcato, scarabocchia di testa la deviazione sottoporta. Bucci non verrà mai impegnato. I consigli di Scala durante l'intervallo orientano la seconda frazione tutta emiliana; un vero festival di occasioni sprecate, interrotto giusto da un ribaltamento contropiedistico, Gascoigne-Favalli. Dagli spalti, la susseguente collisione aerea Apolloni-Casiraghi fa pensare al rigore. In elevazione, il centravanti viene spostato e l'arbitro Amendolia resta imperturbabile, nonostante le proteste. Certo, il Parma che poco fa ha esaltato Marchegiani (botta ravvicinata di Zola su percussione Benarrivo rifinita da Crippa), e innestato Asprilla a velocità supersonica (Bonomi strappato, conclusione sballata) non merita davvero castighi. Lo scampato pericolo impone ad ogni modo un prosieguo pirotecnico, con i poveri miliardari di Tor di Quinto sbatacchiati, perforati ogniqualvolta scendono in picchiata tanto Di Chiara quanto Benarrivo. Favalli e Fuser evaporano. Cravero ritarda le chiusure. Bacci accusa vertigini tali da consegnare addirittura a Zola un elementare disimpegno. Zola Asprilla Zola: reggono i polsi di Marchegiani alla bordata. Zoff toglie l'impresentabile Winter, inalbera Sclosa quale tamponatore dell'imprendibile Brolin. Diventa l'errore conclusivo di una prestazione laziale concettualmente sballata. Proprio il nuovo arrivato, s'appende al più agile avversario mentre va in picchiata, e stavolta Amendolia non socchiude gli occhi. Dagli undici metri Zola sciupa il terzo rigore stagionale, centrando la traversa, ma ormai devastata dalle corse simultanee degli incursori di casa, la compagnia biancazzurra non sa produrre neppure passabile calcio di contenimento. Così, prima di festeggiarsi con una capriola liberatoria, Faustino Asprilla vanifica qualsiasi ghiottoneria gli recapitino. Mittenti scatenati Crippa, Pin, Zola. Tocca neutralizzare l'ennesima progressione di Di Chiara, spettatore interessato Arrigo Sacchi, per arrivare al raddoppio. Asprilla pesta l'assist, si incarta, tira addosso a Bonomi, riprende e indovina in mezza rovesciata. Le note dell'Aida lo accompagnano negli spogliatoi.
Fila via, Cragnotti, prima ancora che Asprilla inciampi nella seconda rete. Il presidente della Lazio è alterato. Anzi, dubbioso. E le sue perplessità ben presto diventano siluri. Unico destinatario, giacchetta nera a parte, Dino Zoff. "Non capisco - attacca - perché Gascoigne sia stato spostato all'ala. In quella posizione è come se non fosse in campo. E Winter? Spero soltanto stesse male, altrimenti la sua sostituzione non è spiegabile. Di Mauro? Solo Zoff sa perché non giochi". Così titubante sulle scelte del suo allenatore - ieri in tribuna c'era Gigi Maifredi, ma può anche essere una casualità - il massimo dirigente biancazzurro non ha invece dubbi sulla prestazione dei giocatori. Eccellente, almeno per metà. "Nel secondo tempo - dice Cragnotti - ho visto una squadra motivata, molto reattiva in difesa, capace di limitare al massimo le occasioni del Parma. Bene Bonomi su Asprilla, bene Bacci. A chi era in campo non posso davvero rimproverare nulla. Tanto più che ci è stato negato un rigore, mentre su quello assegnato al Parma si poteva benissimo sorvolare. Amendolia dovrebbe smetterla, non è la prima volta che ci danneggia". In attesa di conoscere quale partita stesse seguendo il presidente della Lazio, tocca a Zoff l'ingrato compito di arginarne la prorompente verve polemica. Con una battuta. "Cragnotti non ha capito la posizione di Gascoigne? - sussurra - beh, nemmeno io. Credo che Paul abbia fatto il massimo, non sempre capita di giocare a livelli altissimi. Winter invece era stanco, l'ho tolto per farlo riposare". Vistosamente demoralizzato, Zoff sceglie il basso profilo ed evita di appellarsi all'infortunio in extremis di Boksic. "Siamo capitati a Parma in un momento sbagliato - spiega - e dopo la rete i nostri problemi sono andati a sommarsi alla loro sfiducia. Il rigore? In una giornata così era scontato che non ce lo dessero. Succede, non voglio commentare. I nostri punti più o meno sono sempre gli stessi, la classifica anche. Non cambia nulla. Arrivederci". Finalino per Casiraghi, in leggera difficoltà di fronte a chi cerca di indurlo in tutti i modi a sparare sul suo allenatore. "Una partita difficilissima - dice -, faticosa. Siamo usciti pochissimo dalla nostra metà campo, in quelle poche occasioni abbiamo subito il loro contropiede. Senza Boksic, con Gascoigne forzatamente più avanzato, non c'erano altre alternative tattiche. Lazio troppo difensiva? No, non voglio dirlo. Non abbiamo deciso noi di stare in trincea. Si è fatto quanto si poteva contro un Parma davvero impressionante. Peccato soltanto che Amendolia non abbia visto il rigore ai miei danni. Apolloni mi ha spinto da dietro, sono volato giù, ma il guardalinee ha convinto l'arbitro che a commettere fallo ero stato io. Poteva essere una svolta, e forse ora saremmo qui a commentare un'altra partita".
Fonte: Corriere della Sera