Domenica 20 settembre 1987 - Messina, stadio Giovanni Celeste – Messina-Lazio 1-0
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20 settembre 1987 - 2 - Campionato di Serie B 1987/88 - II^GIORNATA
MESSINA: Paleari, Pierleoni, Doni, Gobbo, Petitti, Da Mommio, S.Schillaci, Manari, Lerda, Catalano, Mossini. A disp. Nieri, Zamagna, Di Fabio, Susic, De Fabre. All. Scoglio.
LAZIO: Martina, Marino, Beruatto, Pin, Gregucci, Piscedda (62' Caso), Savino, Camolese, Galderisi, Muro (55' Nigro), Monelli. A disp. Salafia, Brunetti, Esposito. All. Fascetti.
Arbitro: Sig. Novi (Pisa).
Marcatori: 55' Mossini.
Note: giornata di sole molto calda, terreno in pessime condizioni. Ammoniti: Beruatto, Galderisi, Marino, Camolese, Schillaci, Catalano. Calci d'angolo: 4-3 a favore della Lazio. Esordio in serie B per Fabio Nigro classe 1965.
Spettatori: paganti 11.159 per un incasso di L. 158.483.000.
► Il Messaggero titola “Alla Lazio non basta tenere palla – Il Messina, nel secondo tempo, ha spinto con più determinazione e si è trovato un gol per una sbandata difensiva biancazzurra. Mossini ha approfittato di un fuorigioco non riuscito. – Nel primo tempo, quando il risultato era ancora sullo 0-0, l’arbitro Novi ha negato un rigore ai laziali per un evidentissimo fallo d mano volontario in area di rigore di Petitti”.
Quant’è brutta la serie B, devono aver pensato Galderisi e Monelli dopo aver passato una domenica d’inferno a Messina, campo che sintetizza perfettamente tutto il bene e il male della cadetteria. Alla loro prima esperienza vera (la Samb di domenica non contava e poi l’Olimpico è serie A…), hanno finito per subire, loro come gli altri, intendiamoci, la superiorità fisica e agonistica, non certo tecnica, degli avversari. Che picchiano, sudano, corrono, gettano la palla in tribuna, le studiano tutte pur di complicare la vita a giocatori che ritengono abbiano un conto in banca più sostanzioso del loro.
Non sarà facile vincere il campionato. Perché ci sono squadre più forti e perché quelle che non reggono il confronto con la Lazio sul piano della pura classe, finiranno per comportarsi come ha fatto il Messina ieri. Tutti in difesa, quando la formazione romana minacciava di straripare, attesa fredda e paziente della palla buona e trasformazione della medesima.
Accuse da rivolgere alla Lazio? Nessuna. Fascetti ha offerto la versione offensiva della squadra, dimostrando così coraggio e voglia di vincere. La Lazio l’ha ripagato costringendo gli avversari in difesa per tutto il primo tempo. Ma ha attaccato, questo il suo difetto, con sussiego, serenità, quasi che il possesso della palla comportasse anche il gol. E da queste parti non succede. Da queste parti succede invece che fiocchino le ammonizioni (sei) e che l’arbitro non veda, magari facilitato all’errore da un equivoco, un rigore in favore dalla Lazio. L’avesse concesso, Fascetti non avrebbe collezionato ieri la sua terza sconfitta con il Messina su tre partite. Un record di cui farebbe, c’è da credere, volentieri a meno.
La domenicale sorpresa dell’allenatore non era una sorpresa classica, nel senso che Fascetti stavolta sorprendeva tutti presentando la stessa Lazio di domenica scorsa, quella delle tre punte e con Piscedda libero. E dunque con Marino (immaginiamo la sua felicità) ancora in marcatura e per di più su Schillaci, uno dei tizi peggiori (in senso buono) che possano capitare il serie B. Dentro Muro dall’inizio, nonostante in settimana Fascetti avesse lasciato credere il contrario. E Muro è andato bene, inventando, ma anche cucendo gioco, come non ci si attendeva.
Faceva molto caldo, un sole da sciogliere anche quella specie di prato che a Messina hanno cercato di tirare su in questi tre mesi in cui è rimasto chiuso lo stadio. E il Messina, tanto per aumentare la temperatura, è partito a testa bassa, una punizione dietro l’altra e grossa preoccupazione in area laziale, visto che il Messina gioca splendidamente le palle ferme. Fascetti però aveva cercato e trovato la contromossa, mettendo due uomini in pressing davanti al giocatore destinato al passaggio. Rischi limitati, in ogni caso, tanto più che, passati i primi minuti, la Lazio ha preso in mano la partita, riuscendo a manifestare la propria superiorità tecnica.
Sempre in avanti, lunghi fraseggi e proprio dai lunghi fraseggi, il suo evidente neo. Quando si domina si deve anche fare gol. E la Lazio invece il gol l’ha fallito due volte e sempre con Monelli: una rovesciata alta e un sinistro così sporco da far paura, quando sarebbe bastato un appoggio in porta. E poi una svista da parte dell’arbitro Novi di Pisa. È successo al 32’, con il portiere siciliano che va a prendere una palla alta per depositarla, pari pari, sul braccio destro di Petitti. Strano, ma evidente rigore, che l’arbitro ha però trasformato in una punizione in favore del Messina. Fallo di Monelli, ha detto il signore in nero. Il quale Monelli era però lontano dall’azione e perciò impossibilitato ad intervenire. E allora? Allora Novi non ci ha forse capito niente del fallo di mano, quello stop in area era così illogico che l’arbitro è arrivato alla conclusione che doveva per forza essere successo qualcosa.
Nel secondo tempo la Lazio ha pagato con gli interessi gli errori commessi nella prima frazione. È successo tutto al 10’, con Manari che ha lanciato di testa Mossini, vecchio pelato, ma ancora in grado di correre e soprattutto di evitare Martina e mettere comodamente dentro. Non c’era in quel momento la difesa laziale. Era successo, infatti, che poco prima tutti i biancazzurri della “Maginot” si erano proiettati in avanti, cercando contemporaneamente pressing e fuorigioco. La “Maginot” aveva mancato sia l’uno che l’altro. È stato così un giochetto per il Messina, una volta conquistata la palla, trovare il corridoio giusto, invitare alla corsa Mossini e andare in gol.
A quel punto Fascetti ha tolto Piscedda e messo dentro Caso, giocatore, si poteva pensare, più lucido in fase offensiva, un regista in più, insomma, tanto che più tardi il tecnico ha mandato via anche Muro (che c’è rimasto male) per inserire Nigro. La Lazio, così impostata, ha cominciato a premere con più convinzione, ma l’occasione migliore è capitata al Messina che, con Lerda, ha clamorosamente mancato il raddoppio. Martina superato, destro debole sulle gambe di Marino. Sono i rischi del mestiere, quando si perde la geometria calcistica, quando saltano nervi e schemi, può succedere di tutto. Anche che una squadra chiaramente più dimessa, come il Messina visto ieri, prenda la mano e faccia bella figura contro la Lazio.
► La Gazzetta dello Sport titola “Mossini castiga la Lazio a Messina - L'ala ha sfruttato un passaggio dell'ottimo Manari, il migliore in campo - I romani non hanno fatto molto per pareggiare: le occasioni più pericolose le hanno create i siciliani”.
Messina — Per Messina-Lazio vale la proprietà commutativa: cambiando l'ordine dei fattori il prodotto non cambia. Le due squadre rinnovate in molti elementi - a vantaggio dei romani, almeno sulla carta - ripetono copione (il risultato) delle due gare dello scorso anno. All'andata e al ritorno infatti nella stagione 1986-87 ebbero la meglio i siciliani La prima sfida (all’Olimpico) si concluse proprio 1-0 come quest’anno e al Celeste fu 2-0. E anche stavolta il punteggio potrebbe essere più rotondo se Lerda e Schillaci non peccassero di troppo egoismo.
La vittoria per i giallorossi comunque è giusta nella sostanza. Più pratici. e soprattutto più determinati. i padroni di casa non concedano nulla agli avversari. Ma la chiave di volta si chiama Giuseppe Manari, 21 anni, prelevato quest'estate dal Giulianova, confermatosi elemento prezioso per la manovra che Scoglio predilige: pressing in copertura e veloci rilanci per le punte. Di gran lunga il migliore in campo, il giovane centrocampista cuce azioni pregevoli in tutte le zone. Non sbaglia un passaggio, toglie il respiro al suo avversario (Camolese), aiuta i compagni dappertutto. Insomma, un vero uomo squadra.
La Lazio, bella ma un po' svagata, non riesce quasi mai a concretare ciò che di buono costruisce fino alla trequarti. Gli ospiti cominciano con passo spedito: Beruatto sulla fascia sinistra e Pin al centro, libero di manovrare a piacimento, creano il panico nella retroguardia isolana. Gli attaccanti biancazzurri, Monelli e Galderisi (ben marcati, rispettivamente, da Petitti e Pierleoni) non riescono a proporsi quasi mai in maniera incisiva e decisiva. Solo una volta, infatti, gli ospiti fanno correre i brividi sulla schiena dei numerosissimi tifosi siciliani: al 20' quando Monelli, servito da Beruatto, manca il gol spedendo sopra la traversa da pochi metri e completamente smarcato.
Nel primo tempo, troppo macinato e abbastanza noioso, un'occasione sola pure per padroni di casa: è Catalano (6’) che con una felice intuizione pesca mirabilmente Schillaci, la cui conclusione è ben neutralizzata da Martina con una acrobatica respinta. Nella prima frazione di gioco più che altro prevale la paura, ne risente lo spettacolo.
Che Fascetti e Scoglio (assente dalla panchina per la squalifica relativa all'espulsione di Padova) temano più del dovuto le punte avversarie lo si capisce dalla girandola dei mutamenti nelle marcature. Gregucci e Marino si scambiano Lerda e Schillaci e Pierleoni. Doni e Petitti si alternano nel controllo di Monelli e Galderisi. Dopo 45’ sostanzialmente equilibrati, nella ripresa esce fuori il Messina che trova quasi subito il gol del vantaggio. È il 54' quando Manari controlla la palla e la Indirizza nel corridoio giusto dove si infila lesto Mossini che scarta il portiere e segna a porta vuota. Nonostante il gran caldo la gara non scende di tono, anzi proprio in questa seconda parte trova la sua espressione più viva e avvincente. La formazione romana però non fa moltissimo per meritare il pareggio. È il Messina, infatti, che sciupa le occasioni migliori sotto rete.
► Il Tempo titola “Lazio, paura di volare – Il Messina si conferma “bestia nera” dei biancocelesti: basta un gol del solito Mossini in avvio di ripresa su colossale distrazione della difesa – Dopo un primo tempo abbastanza equilibrato, in cui gli ospiti hanno avuto un paio di ghiotte occasioni, i siciliani sono riusciti a sfruttare un “buco” difensivo, per poi difendere senza problemi il minimo vantaggio. – Non troppo felice la disposizione tattica studiata da Fascetti: Marino ha sofferto Schillaci in marcatura, Pin non si è mai sganciato e Muro è stato fumoso. Addirittura disastrosa la prova del tandem d’attacco. – Raffica di ammonizioni: ben sei giocatori sono finiti sul taccuino del fiscale Novi. Il momento migliore per la Lazio fra il 10’ e il 20’ del primo tempo, vanificato però dagli errori di Galderisi prima e di Monelli poi. – Decisiva la decisione di Scoglio di allargare il raggio d’azione di Mossini, astuto nel trovare il corridoio vincente. Nel finale inutile l’ingresso di Caso e Nigro. Paleari non è andato oltre l’ordinaria amministrazione”.
Messina – Il Messina e Mossini si sono confermati ancora una volta le “bestie nere” della Lazio. Sembrava che oggi le cose sarebbero andate in maniera diversa. Fascetti aveva tutte le intenzioni di riscattare la doppia beffa della passata stagione: quella sconfitta dell’Olimpico ad opera di Gobbo che fu la prima “lezione” di un’annata particolare, e il due a zero subito in casa dei siciliani, autentica doccia fredda da metà campionato. Per di più Fascetti a Messina aveva lasciato affetti e ricordi: più di una volta si è “vantato” di aver segnato con questa maglia due gol alla Lazio nel lontano ’63 (nota LW: in realtà furono realizzate nelle due partite del 1962).
Le premesse dunque erano buone. E il primo tempo è stato equilibrato, una Lazio accorta, ma non rinunciataria. Raddoppio delle marcature, fuorigioco, contropiede, tutto secondo le raccomandazioni di Fascetti che, in settimana, si era dedicato pure allo “studio” delle punizioni.
Ma nella ripresa le buone intenzioni sono venute meno. Al 55’ Manari ha approfittato di una distrazione della difesa biancazzurra e, dopo aver rubato palla a centrocampo, ha smarcato Mossini cogliendo un corridoio libero al centro dell’area laziale. Martina è uscito, e non poteva fare altro, mentre i suoi compagni di reparto erano in recupero: Mossini lo ha aggirato e di piatto sinistro, senza esitazione, ha infilato in rete. Era destino: ancora quel Mossini che, con Schillaci, aveva firmato la vittoria del Messina lo scorso anno nel girone di ritorno.
Ma andiamo con ordine. La Lazio era partita con un’idea. Farà caldo in tutti i sensi: è quanto si erano dettI i biancazzurri alla vigilia e, in effetti, è andata proprio così. Lazio e Messina l’hanno buttata subito sull’agonismo; Fascetti si era raccomandato soprattutto il controllo di Schillaci, cugino dell’ex laziale e fiore all’occhiello dei siciliani, e di Catalano, meglio conosciuto come il “Platini del Sud”, Scoglio quello di Monelli e Galderisi. Ma il tandem laziale non era in giornata.
La partita è iniziata con due ammonizioni: il primo ad essere punito, dopo appena sessanta secondi di gioco, è stato Camolese per fallo su Catalano, poi è toccato a Beruatto. Ma il signor Novi, che ha subito intuito il clima caldo, e non solo in senso meteorologico, aveva il cartellino facile e così ha decretato altre due ammonizioni: per Schillaci e per Galderisi (e si ripeterà anche nella ripresa).
La partita è stata piacevole e non sono mancate le emozioni. Si è giocato soprattutto a centrocampo, dove la Lazio ha tenuto bene la palla e si è mossa con disinvoltura. Ma la prima occasione da gol l’hanno avuta i padroni di casa grazie ad un felice passaggio di Catalano per l’incontenibile Schillaci, su cui Martina è uscito con perfetta scelta di tempo. Tra il 10’ e il 20’ il momento migliore della Lazio: apertura di Muro per Savino, ma sul cross del vicentino è intervenuto con difficoltà Galderisi a pochi passi da Paleari. Dopo poco è Monelli a sciupare una facile occasione impostata su uno scambio Galderisi-Beruatto.
Ancora una palla buona per il Messina in chiusura di primo tempo e Schillaci che reclama rigore per un fallo di Beruatto. La partita fino ad allora era stata equilibrata. Fascetti aveva mandato in campo la stessa Lazio che aveva battuto la Samb, puntando ancora sul modulo a due punte e mezzo, su Marino in marcatura e Piscedda libero. Con qualche differenza, però: Pin in avanti si è fatto vedere una sola volta, Muro ha cincischiato su molti palloni, Galderisi e Monelli troppo evanescenti e, in difesa, Marino ha sofferto la costante pressione di “trottolino” Schillaci.
La mossa vincente del Messina è arrivata nel secondo tempo. Scoglio ha spostato il raggio di azione di Mossini affidandogli compiti più offensivi. E da una di queste proiezioni è nato il gol-vittoria. Un gol che per il Messina vale i primi due punti della stagione e per la Lazio la conferma che la serie A non è così vicina come i più ottimisti vorrebbero far credere. Anche se, a dire la verità, la squadra di Fascetti ha provato in tutti i modi a raddrizzare il risultato, ma non è bastato l’inserimento di Caso (tra l’altro nel ruolo di libero al posto di Piscedda) né quello dell’argentino Nigro per riagguantare il pareggio.
Nel finale, tra l’altro, i padroni di casa hanno sciupato un’altra palla-gol con Lerda che, scavalcato Martina, si è visto ribattere il pallone da Marino. La Lazio, dicevamo, ha avuto le sue occasioni, ma per Paleari è stata una giornata da “ordinaria amministrazione”. E una squadra che punta alla promozione e presenta un tandem di lusso come quello formato da Galderisi e Monelli non può perdere colpi così.
► La Stampa severa con la prestazione dei biancocelesti: "A Messina una Lazio fallimentare - Rispettata la tradizione che vuole i biancazzurri sconfitti in Sicilia - Prova di grande orgoglio dei padroni di casa - Il gol-partita segnato da Mossini in apertura di ripresa. Fra i romani deludono in modo particolare le punte, Galderisi e Monelli - Nigro fallisce il pareggio".
Messina - Evidentemente è destino che la Lazio debba avere la peggio contro il Messina. Dopo l'en-plein dello scorso campionato, che ha avuto lunghi strascichi polemici tra le due parti, il Messina si aggiudica questa prima sfida grazie ad una rete di Mossini. Da come si è svolto l'incontro però non dovrebbero esserci recriminazioni di nessun genere da parte laziale perché i padroni di casa hanno vinto con merito senza aver mai dato l'impressione di trovarsi in affanno di fronte al conclamato attacco biancoazzurro.
Anzi, è proprio il tandem di attacco Galderisi-Monelli a destare le impressioni peggiori. Ben marcati da Doni e Petitti i due non hanno mai offerto uno spunto degno della loro fama. L'unica circostanza in cui si vede Monelli è al 21' quando, da due passi, spreca una rete «fatta». In avanti Gregucci segue come un'ombra Lerda per tutto il campo, e Schillaci ha il suo daffare con Marino, fra l'altro beccato spesso dal suo pubblico (è nativo infatti di Messina) in seguito alle dichiarazioni non troppo ortodosse dopo un incontro dello scorso campionato. A centrocampo Fascetti organizza una fitta ragnatela.
Nel primo tempo, così il gioco ristagna prevalentemente a centrocampo con pochi lampi a ravvivare la partita. I più attivi sono, soprattutto, Catalano e Schillaci che si avventurano in azioni personali stroncate con le buone o con le cattive maniere al limite dell'area laziale.
Anche ad inizio della ripresa la partita ricalca lo stesso tema tattico del primo tempo. Per vedere un po' di spettacolo bisogna attendere il 55' quando Mossini porta il Messina in vantaggio. Manari pesca ottimamente sul filo del fuorigioco l'ala peloritana che, superato Martina in uscita, appoggia comodamente in rete. Esplode la gioia in campo e sugli spalti, mentre la Lazio sembra accusare il colpo. Subito Fascetti cambia un difensore, Piscedda, per un centrocampista. Al 65' i peloritani potrebbero raddoppiare dopo un'azione che è l'identica copia di quella con cui Mossini ha segnato. Ancora l'ottimo Manari lancia in verticale Lerda che supera Martina in uscita, poi forse indugia un attimo e così Marino gli respinge il suo tiro in prossimità della linea di porta.
La Lazio tenta di chiudere nella propria area i peloritani ma le sue offensive svaniscono. Appena entrato, al 74', Nigro avrebbe una buona occasione per pareggiare, ma Pierleoni lo anticipa.