Domenica 20 novembre 1994 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Padova 5-1

Da LazioWiki.

Stagione

Turno precedente - Turno successivo

20 novembre 1994 - 2625 - Campionato di Serie A 1994/95 - X giornata

LAZIO: Marchegiani, Negro, Chamot, Venturin, Bergodi, Cravero, Rambaudi, Fuser, Casiraghi (68' Di Vaio), Winter, Signori (81' De Sio). A disp.: Orsi, Nesta, L.Colucci. All. Zeman.

PADOVA: Bonaiuti, Balleri, Gabrieli, Franceschetti, Rosa, Lalas, Kreek, Nunziata, Galderisi (56' Vlaovic), Longhi, Maniero. A disp.: Dal Bianco, Servidei, Cavezzi, Perrone. All. Stacchini/Sandreani.

Arbitro: Bolognino (Milano).

Marcatori: 9' Maniero, 45' Rambaudi, 50' Lalas (aut), 51' Signori, 77' Di Vaio, 90' Winter.

Note: ammoniti Casiraghi e Fuser per la Lazio, Balleri per il Padova. Esordio in serie A per Marco Di Vaio classe 1976 e Vincenzo De Sio classe 1972. Calci d'angolo: 10-0.

Spettatori: 40.001.

Lazialità del dicembre 1994
Lazialità del dicembre 1994
Winter in azione
Di Vaio e Lalas
Il goal di Rambaudi
La cronaca dettagliata da Il Messaggero

Senza le accelerazioni Boksic e lordine distributivo che connota Di Matteo, questa Lazio sembra accusare per trentacinque minuti uno smarrimento fisiologico, aggravato dal gol predisposto in avvio per Maniero, mentre quattro zemaniani là dietro reclamano fermi il fuorigioco. Se ne rallegrano i guastatori padovani, producendo alcuni attimi dopo identico sconquasso, ma Galderisi, troppo lento, vanifica quel tema ribaltante (Longhi ancora propositore, Maniero a rifinire tramite palombella oltre gli sbilanciati Bergodi Cravero) e lo accartoccia sull'uscio del sogno. No, non si può sperperare così, quasi per attendere il risveglio biancazzurro, ineluttabile dentro l'Olimpico come una puntata di "Beautiful". La premiata ditta Rambaudi Signori Casiraghi risalirà, diventerà valanga, accoglierà perfino l'ultimo talento, Di Vaio, nel "pokerissimo" domenicale. Ma prima dei lampi accecanti, l'opposizione impasta gioco niente male, presentando un 5 3 2 flessibile che, riconquistata palla, proietta tanto Balleri quanto Gabrieli verso azzeccate sovrapposizioni esterne. E' l'unica variante a una diga montata verso trequarti campo, dove Longhi, Nunziata e Kreek risultano la protesi dei tre segugi centrali impegnati a zona contro i bucanieri di Tor di Quinto. La Lazio appare ingolfata. Attorciglia prevedibili azioni, sbaglia sempre l'appoggio smarcante nei sedici metri e accumula rischi, preannunciati da una "volée" mancina griffata dall'olandese Kreek, verso cui Balleri, trapassato Chamot, destina il rifornimento d'apertura. Poi, l'illusione timbrata Maniero e non rafforzata dal "Nanu", più ispirato quale suggeritore, resiste fino al 45', anche se abbondano le prove balistiche di Signori, richiamato agli obblighi di competenza dall'inarrestabile crescita dei compagni centrocampisti. Cosa importa se Beppe gol, attivato improvvisamente contromano, sfiora solo il pareggio di destro? Cosa cambierebbe se Casiraghi, incapsulato fra Franceschetti Rosa Lalas, evitasse di protestare con l'arbitro, avvistando lui solo l'infrazione da rigore quando sbatte, chissà come, addosso al libero avversario scavalcato in dribbling? Zeman ha finalmente capito che spostare Chamot sull'altro versante significa oscurare l'abbinamento Kreek Gabrieli, significa illuminare l'ala destra Rambaudi, significa azzerare le preoccupazioni di Negro, ora terzino sinistro protetto nelle chiusure difensive da Winter. Il "puzzle" laziale è risolto e Fuser, ormai suggeritore interno, scintilla con un'azione di sfondamento che fa crollare la diga. Due, tre antagonisti piantati in velocità e tocco filtrante a seguire per lo scatto dribbling di Rambaudi ad aggirare Bonaiuti. Qui crollano pure le certezze psicologiche del Padova né l'intervallo serve per disperdere la sopraggiunta rassegnazione. Sì, prima dell'eclisse completa, prima di ammirare solo la Lazio, Galderisi trova lo spiraglio per Maniero, che sproposita stavolta sopra la traversa. Addio ai sogni dei poveri operai di Sandreani e Stacchini! L'onda biancazzurra li frulla via. E Rambaudi, nel ruolo d'appartenenza, tornante di dritta e assist man al proscenio, offre l'involontaria sensazione di saper accentuare i rimorsi del nostro commissario tecnico Sacchi. Gli riesce qualsiasi finezza distributiva. Gli riesce ad esempio la sventagliata trasversale verso Signori, che spedisce Negro al cross per Winter Bonaiuti. Prevale la testa dell'olandese sul pugno proteso del portiere, anche se il chitarrista Lalas perfeziona l'arrangiamento dentro casa sua. Palla al centro e ci risiamo: Rambaudi interrompe, fila via, privilegiando la fucilata in diagonale di Signori. Segue l'esperimento più atteso. Riguarda un ragazzino del '76, Di Vaio, che ricorda Giordano e che va sparato a trovare in bella calligrafia la quaterna, più agile di Franceschetti e Rosa, nel tuffarsi sopra alla ghiottoneria dello chef Rambaudi. I combattenti sfaldati rimuginano football per soluzioni laterali, provando almeno a contenere il passivo dentro limiti accettabili. Tuttavia, il baby subentrato a Casiraghi potrebbe addirittura festeggiarsi con una doppietta, quando Signori gli srotola l'ennesima trovata vincente. No, stavolta l'esecuzione in libertà grazia il portiere Bonaiuti. Allora, salutato anzitempo Beppe gol e innestato De Sio, l'organizzazione "zemaniana" prevede che l'abbinamento Fuser Rambaudi innesti il cecchino di chiusura Winter. Due passaggi in verticale e rasoiata esatta. Così la Lazio inizia il ciclo terribile delle nove partite verità su tre fronti.

C'è sempre qualcosa a cui pensare, anche dopo la nuova vittoria a valanga: la trasferta di coppa a Trebisonda e il derby con la Roma. Ma Zeman l'incontentabile consiglia sempre di "pensare a una cosa per volta". Meglio allora cominciare dal film replicato che non annoia mai: quel solito brividino iniziale che rende più avvincente l'ennesima cavalcata trionfale. "Nel primo tempo ci siamo imbottigliati, abbiamo giocato troppo nella zona centrale. Nella ripresa siamo riusciti a sfruttare meglio le fasce laterali e gli effetti si sono notati. Non è vero che la Lazio ha bisogno di una scossa per giocare come sa, ogni partita fa storia a sé e il vantaggio del Padova è nato da una nostra distrazione. Il Parma? E la squadra più forte del mondo nello sfruttare i calci da fermo. Il primo posto ora non mi interessa, mi dispiace solo che abbia perso il Foggia". Anche nella mente di Gino Stacchini, fedele ventriloquo di Mauro Sandreani, scorrono le immagini di un film già visto. Il finale padovano è però sempre tragico. "Come a Firenze, come contro la Sampdoria. Non possiamo commettere certi errori, così non si fa molta strada. Abbiamo subito l'uno a uno allo scadere del primo tempo. Poi, in un minuto siamo andati in bambola. Mi auguro che la squadra riesca quanto prima ad adattarsi alle giocate della serie A". Pensieri felici sono invece quelli di Roberto Rambaudi e Marco Di Vaio, entrambi al loro debutto con il gol. "Rambo", come lo chiamano i compagni, non è un novellino ma la rete del pareggio rappresenta lo stesso una prima volta. "Con la Lazio non avevo ancora mai segnato in partite ufficiali. No, non era un incubo. Anche oggi, gol a parte, ho fatto tre assist: scusate se è poco". L'imprendibile Rambaudi della fascia destra non offre però un altro pensiero retroattivo, questa volta sulla nazionale. "A Palermo ho giocato a sinistra, è vero, ma preferisco non parlarne. Quella è stata una serata storta per tutti, eravamo troppo tesi". Il diciottenne Marco Di Vaio vede il mondo colorato di rosa ma ci tiene a dimostrare di avere la testa sulle spalle. "E stata una bella parentesi, un'emozione incredibile. Adesso torno tranquillo nella mia squadra Primavera senza montarmi la testa". Beppe Signori dedica il suo pensiero postpartita a Gabriel Batistuta e al suo trono di capocannoniere in pericolo: "Ha fatto due gol? Ormai se n'è proprio andato...Il derby di domenica? Prima c'è la difficile sfida contro i turchi". Intanto però c'è la grana ultrà da risolvere. Gli irriducibili protestano contro la società per il mancato aiuto economico nel viaggio aereo in Turchia. Per vendicarsi, oltre al silenzio, hanno fatto esplodere petardi in curva: la Lazio sarà multata. Così magari la prossima volta Zoff ci penserà due volte. E il solito Zeman a tracciare la linea: "A me piace sentire il tifo del pubblico. Ma se per averlo bisogna pagare, allora non mi piace più". Intanto, da Londra, Gascoigne ripete che vuole lasciare la Lazio e tornare in Inghilterra. Per la terza volta in pochi giorni, Gazza ha lanciato il suo messaggio a Cragnotti. Dopo il "Daily Mirror" e le telecamere di Channel Four, stavolta Gascoigne ha deciso di rilasciare un'intervista alla Bbc. "Con la Lazio, oltre a questa stagione, ho altri due anni di contratto - ha detto Gazza -, ma non ho dubbi: voglio tornare in Inghilterra". Va ricordato che in Inghilterra ci sono quattro club interessati al giocatore: Manchester Utd, Tottenham, Blackburn e Newcastle.

Fonte: Corriere della Sera