Domenica 19 novembre 1989 - Roma, stadio Flaminio - Roma-Lazio 1-1

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19 novembre 1989 - 2431 - Campionato di Serie A 1989/90 - XII giornata

ROMA: Cervone, Tempestilli (54' Gerolin), Nela, Manfredonia, Berthold (70' Conti), Comi, Desideri, Di Mauro, Voller, Giannini, Rizzitelli. A disp. Tancredi, Cucciari, Baldieri. All. Radice.

LAZIO: Fiori, Bergodi, Sergio, Pin G., Gregucci, Soldà, Di Canio (82' Troglio), Icardi, Amarildo, Bertoni, Sosa (68' Beruatto). A disp. Orsi, Piscedda, Nardecchia. All. Materazzi.

Arbitro: D'Elia (Salerno).

Marcatori: 65' Bertoni, 83' Giannini.

Note: ammoniti Fiori, Tempestilli e Nela. Espulso Amarildo al 52' per una testata a Manfredonia. angoli 5-1 per la Lazio.

Spettatori: 22.395 per un incasso di lire 639.654.000 (abbonati 10.071 per lire 256.970.000, paganti 12.324 per lire 382.684.000).

L'undici biancoceleste: Bertoni, Soldà, Bergodi, Fiori, Gregucci; Ruben Sosa, Di Canio, Sergio, Amarildo, Pin, Icardi
Un contrasto tra Comi e Di Canio
Una punizione dal limite per la Lazio
Soldà in azione
Dal Guerin Sportivo: la pagina dedicata alla gara
Alessandro Bertoni ha appena realizzato la rete del vantaggio biancoceleste
L'esultanza di Bertoni

E' stato il derby dei signori Nessuno. Il derby del vuoto e dell'assenza, sarebbe piaciuto a Carmelo Bene. E' stato un derby antico e modernissimo, un Roma-Lazio che è tornato al Flaminio dopo quarantanni per annunciare il medioevo prossimo venturo del calcio. Un futuro da incubo, ma più vero del «sogno» che i burattinai del mondiali ci starebbero costruendo. Un medioevo fatto di stadi piccoli e militarizzati; molte armi in giro, in mano ai poliziotti, in mano agli ultras, delegati beceri di una passione che ormai la gente normale alimenta di sola televisione. La paura svuota le curve, l'indifferenza impoverisce la tribuna dei vip. E' un derby da Testaccio, da Torpignattara. Gli spettatori sono 22 mila e sembrano meno (abbonati assenti ? brogli ?).

Per controllarli la questura di una delle città più violente d'Europa ha impiegato tremila poliziotti, uno ogni sette spettatori, e ridotto il Flaminio a un quartiere libanese. Ora dicono soddisfatti che non è successo niente. A questa apoteosi del nulla si sono adeguati i ventidue in campo, offrendo post-calcio. Da loro, gladiatori del Duemila, si pretende che corrano, che siano professionali e intercambiabili, disciplinati e grigi, che insomma non abbiano un'idea sparata. E da questo punto di vista bisogna ammettere che Roma-Lazio, soprattutto nel primo tempo, è stata esemplare. Non un tiro in porta, non un cross, non un'azione manovrata, non un dribbling. Percorso netto. E invece gran gara di fondo a centrocampo, nella quale spicca Icardi, anche per via di quei riccioli gonfi che lo fanno assomigliare sempre più a uno dei fratelli Marx. L'unico brivido lo offre al 43' Rizzitelli, su splendido assist di Voller. Il tedesco, solo contro tre, serve al centro il compagno che, libero in area, presa bene la mira, centra un cartellone pubblicitario. Impresa da nulla per mister 10 miliardi. Meno bene invece la ripresa, disturbata da ben tre episodi: l'espulsione di Amarildo, vera svolta del pomeriggio, e i due gol, in coincidenza degli unici tiri in porta.

L'espulsione di Amarildo, già ammonito dall'ottimo D'Elia, cade al 51', per una assai poco cristiana testata a Manfredonia. Il brasiliano non è nuovo a questi numeri. Religiosissimo durante la settimana (aveva perfino regalato alla vigilia una Bibbia a Tempestilli !), conserva un modo singolare di santificare le feste. In ogni caso, alleggerita del suo predicatore, la Lazio mostra il meglio di sé. Fino a giungere al vantaggio al 64'. La firma è di Bertoni, punta aggiunta, ma il merito è tutto di Ruben Sosa, uno dei pochi calciatori in campo, autore di una strepitosa azione interrotta soltanto dall'uscita irregolare di Cervone e che avrebbe comunque fruttato il rigore. Due minuti più tardi la Roma pareggia con un fasullo gol di Voller, in fuorigioco. La Lazio ha in mano una vittoria, da arrotondare magari in contropiede. Ma è a questo punto della storia che spunta anche il post-allenatore, nella persona di Materazzi, e che ti fa ? Toglie Sosa, migliore dei suoi, mette Beruatto e regala agli avversari un altro uomo. In dieci si può vincere, ma in nove è quasi impossibile. Radice ringrazia e si affida a venti minuti di un reduce del calcio vero, Brunetto Conti. Assedio e pareggio all'83' su colpo di testa di Giannini: è un premio oltre merito per il regista «minimalista» della nazionale e una Rometta da mezza classifica. Si chiude così il derby più deprimente degli ultimi anni. Coda polemica negli spogliatoi, tra Giannini e Pato: il «fratello di latte» di Falcao ha osato chiedere al principe se per caso non si vergognasse dello spettacolo offerto.

Fonte: La Stampa