Domenica 17 settembre 1989 - Roma, stadio Flaminio - Lazio-Lecce 3-0
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17 settembre 1989 - 2424 - Campionato di Serie A 1989/90 - V giornata
LAZIO: Fiori, Bergodi, Sergio, Pin G., Gregucci (80' Nardecchia), Soldà, Di Canio, Icardi, Amarildo, Sclosa (70' F.Marchegiani), Bertoni. A disp. Orsi, Piscedda, Beruatto. All. Materazzi.
LECCE: Terraneo, Miggiano (28' Luceri), Marino, Levanto, Righetti, Garzya, Conte (46' Virdis), Monaco, Pasculli, P.Benedetti, Vincze. A disp. Negretti, Ingrosso, De Giorgi. All. Mazzone.
Arbitro: Cornieti (Forlì).
Marcatori: 4' Amarildo, 21' Amarildo, 26' Gregucci.
Note: sole, caldo estivo. Ammonito Levanto. Angoli 5-2 per la Lazio.
Spettatori: 18.155 per lire 502.230.400 (abbonati 8.716 per lire 293.020.400, paganti 9.439 per lire 209.210.000).
La Lazio ha vinto, gloria alla Lazio. Ma che pena questo Lecce! E' vero: Barbas, Moriero e Carannante sono un regalo niente male, ma basta la loro assenza per giustificare la pochezza di una squadra che per i primi 45' ha dato a molti l'idea di una formazione di dopolavoristi? Crediamo di no e pensiamo sinceramente che Carletto Mazzone sia in questo momento proprio arrabbiato e non solo con i suoi giocatori, se è vero come è vero che al termine della partita ha dichiarato: «Aspetto ancora quei nuovi arrivi che non arrivano mai!». Ma diamo a Materazzi quel che è di Materazzi: non ha perso il Lecce, ha vinto la Lazio. Con i biancazzurri così determinati, privi oltretutto di Sosa e Troglio, nemmeno i tre leccesi assenti più eventuali rinforzi avrebbero potuto molto.
Il tecnico laziale ha mandato in campo una squadra aggressiva, decidendo con saggia premonizione di far esibire fin dal primo minuto il ventitreenne acquisto estivo Sergio come treno sulla fascia sinistra: la pressione di Sergio, gli inserimenti da dietro degli ottimi Icardi e Bergodi, hanno consentito alla Lazio di presentarsi spesso in zona tiro ed al contempo al brasiliano Amarildo di dimostrare a tutti che lui, lo stipendio, non lo ruba. Primo brivido dopo nemmeno un minuto: il tocco volante di Bergodi in mischia sfiora la traversa. Quattro minuti ed è gol, frutto della precisione di Sergio (al cross), dell'imperioso stacco di Amarildo (alla deviazione di testa), della dabbenaggine di Miggiano (in marcatura, se così si può dire, sul centravanti), dell'immobilità di Terraneo (in porta).
Un gol comunque bello, che consente alla Lazio di giocare in discesa e a Di Canio, in velocità, di prendersi beffe del malcapitato Garzya. All'11', comunque, il volenteroso Vincze ci prova su punizione senza però sorprendere Fiori. Un tentativo e nulla più, perché la Lazio al 21' chiude il match ancora con Amarildo, servito davanti alla porta sguarnita da Bergodi. Mazzone medita forse sull'eventualità di mettere in campo Virdis per tentare il miracolo. Ma non c'è tempo, perché al 25' Gregucci salda il conto volando ad incornare l'ennesimo traversone di Sergio dalla sinistra. Partita finita e spazio solo nella ripresa al «vecchio» Virdis che, evidentemente, di giocare non aveva alcuna voglia: in 45 minuti lo vediamo zompettare, passeggiare, sbracciarsi, a volte correre (!): mai in sintonia con una squadra peraltro allo sbando. Il solo Pasculli cerca di mettere qualche pezza qua e là, attaccando e difendendo. Al 67', l'argentino sfugge a Soldà per trovarsi a tu per tu con Fiori: bello il tocco, infame il palo a respingere il pallone. Con Di Canio alla ricerca del primo gol stagionale (a scapito dei compagni), i leccesi cercano comunque la rete della bandiera, ma Fiori su colpo di testa dell'ex Marino, all'87', devia ancora sul palo per ribattere poi l'immediato tentativo di Benedetti.
Fonte: La Stampa