Domenica 14 ottobre 1984 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Napoli 1-1
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14 ottobre 1984 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1984/85 - V giornata
LAZIO: Orsi, Storgato (78' Torrisi), Filisetti, Vianello, Batista, Podavini, D'Amico, Fonte (56' Calisti), Giordano, Laudrup, Manfredonia. A disp. Cacciatori, Spinozzi, G.Marini. All. Lorenzo.
NAPOLI: Castellini (47' Di Fusco), Bruscolotti, Boldini, Celestini, Ferrario, De Vecchi, D.Bertoni, Bagni, Caffarelli, Maradona, Dal Fiume. A disp. G.De Rosa, Penzo, Carannante, Napolitano. All. Marchesi.
Arbitro: Casarin (Milano).
Marcatori: 35' D'Amico, 51' Maradona.
Note: ammoniti Fonte, Caffarelli, D'Amico, Giordano, Dal Fiume e Bagni. Angoli 3-3.
Spettatori: 60.000 circa di cui 38.946 paganti.
La Lazio continua a non perdere da quando è arrivato lo stregone Lorenzo, e comincia anzi a recriminare sulle vittorie mancate. Il pareggio con il Napoli, è in realtà un pari tra una squadra viva e vitale da un lato, la Lazio appunto, e un uomo solo, capace di inventarsi il gol impossibile, ovviamente Maradona. Manovre belle, veloci, mai ripetute da parte laziale, finalmente Laudrup come lo ricordavamo, capace di sgroppare da un capo all'altro del campo e trovare la lucidità per l'assist finale, finalmente Giordano, mobile e quasi determinato, finalmente D'Amico a far valere la propria grande classe. E poi una squadra ben disposta in copertura (Vianello non ha sbagliato un intervento malgrado gli spazi larghi in cui s'è trovato a operare) e pronta a ripartire con Batista, Podavini e Storgato. Unico neo della giornata la scelta del marcatore speciale per Maradona, fatta da Lorenzo. Chissà per quale ragione, oltre che per giustificare il viaggio a Napoli del ragazzo domenica scorsa, Lorenzo ha pensato che questo buon centrocampista, di proporzioni un po' lillipuziane, fosse l'antidoto per l'irresistibile argentino.
Falli, fallacci e falletti contro il campione che è anche un piangina di bella forza, sempre il timore di vederselo sfuggire, la rinuncia a qualsiasi iniziativa propria in fase di costruzione. Il gol probabilmente sarebbe venuto egualmente, però è un fatto che da quando è entrato in campo Calisti, anche Dieguito è scomparso e in campo è rimasta la Lazio a cercare una vittoria ben possibile. Ora per vaticinare un futuro più o meno roseo per la Lazio, bisogna riuscire a capire quanto sia stato il suo merito e quanto il demerito del Napoli. Per far capire quanto poco il Napoli sia degno del suo fuoriclasse, basta dire che chissà cosa sarebbe capace di fare Maradona, se solo avesse la possibilità di giocare non nel Verona o nella Sampdoria, ma semplicemente proprio nella Lazio.
Marchesi ha mandato in campo una squadra votata al pareggio, possibilmente quello iniziale sullo zero a zero, sacrificando un uomo come Penzo, per l'ordinato ma grigissimo Caffarelli. A parte il tiro-gol di Maradona non c'è stato un solo pallone indirizzato verso la porta laziale e se qualche altro rischio c'è stato, va attribuito allo stile un po' avventuroso di Orsi. Va bene la panchina corta, ma sono questi gli uomini con cui il tecnico deve affrontare un campionato che si vuole di vertice: con questa disposizione in campo va già bene se a casa torna fortunosamente un punto.
Questa volta non c'è nemmeno la scusante speciosa del falli su Maradona, perché Casarin ha punito, giustamente, anche l'intenzione di danneggiare l'argentino. Meno bravo il nostro fuoriclasse nell'arbitraggio, al momento in cui ha usato invece pesi e misure diversi nelle ammonizioni. Un fallaccio di Ferrario su Giordano, da terra, quando l'attaccante stava andandosene via, meritava il cartellino rosso, e altrettanto grave era la falciata su Laudrup (48') sempre da parte dello stesso difensore. Invece In un mare di ammoniti con il povero Fonte in prima fila, Moreno Ferrario esce come una verginella.
Poteva segnare Batista (14') con uno stupendo tiro in controbalzo, al quale si è opposto Castellini con un volo in orizzontale degno dei bei tempi; peccato che sulla caduta il ginocchio destro abbia ceduto tanto da costringere il portierone a chiedere il cambio nella ripresa. Forse c'erano gli estremi di un rigore (41') nell'atterramento di Laudrup da parte di De Vecchi. Poi ancora Laudrup (63') copriva mezzo campo, entrava in area per scagliare un tiro-cross che Giordano non agganciava per centimetri, e Podavini (73') si inventava uno slalom con cinque birilli avversari scartati e tiro fuori a fil di palo.
Era destino che si dovesse rimanere solo con le due grandi invenzioni. 35° minuto: Laudrup tenta l'appoggio su Storgato, intercetta Bruscolotti che inspiegabilmente perde la palla: D'Amico sottrae il pallone, scarta in un metro il rivale e subito fionda a rete con Castellini in controtempo che può solo sfiorare con un piede. 51': Maradona di testa a Bertoni che fa da sponda. Palla controllata miracolosamente, finta di corpo all'indietro per sbilanciare l'avversario, e palla di piatto verso il palo opposto a carambolare in rete.
Fonte: La Stampa