Domenica 13 gennaio 1991 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Inter 0-0
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13 gennaio 1991 - 2470 - Campionato di Serie A 1990/91 - XVI giornata
LAZIO: Fiori, Bergodi, Sergio, Pin, Gregucci, Soldà, Madonna (70' A.Bertoni), Sclosa, Riedle, Domini, Sosa. A disp.: Orsi, Lampugnani, Bacci, Saurini. All. Zoff.
INTER: Zenga, Bergomi, Brehme, Battistini, Ferri, A.Paganin, A.Bianchi, Berti, Klinsmann, Matthaus, Serena. A disp.: Bodini, Tacchinardi, G.Baresi, Stringara, Pizzi. All. Trapattoni.
Arbitro: Sig. Lanese (Messina).
Note: calci d'angolo 4 a 3 per l'Inter.
Spettatori: paganti 37.181, incasso 1.308.845.000; abbonati 15.821 per una quota partita di 463.416.000.
L'Inter è una squadra che fa spettacolo. Lo dice continuamente Trapattoni e si arrabbia molto quell'esimio tecnico se qualcuno dissente. Noi crediamo a Trapattoni, anche se la bugia ha una fioritura di tipo tropicale nel gioco del calcio. Il problema è sapere dove e quando l'Inter diverte. Forse gli interisti divertono amici e parenti raccontando loro barzellette nelle giornate di riposo, forse divertono e si divertono ' quando si allenano. Una cosa è certa: contro la Lazio, indiscussa signora dei pareggi, l'Inter, la famosa Inter all'inglese, la celebre Inter rullante, non ha divertito nessuno. Se n'è stata lì per 90 minuti in una sorta di vegetante stupore mostrando al gentile pubblico (gentile per aver sopportato un tale mortorio) una disarmante e avvilente pochezza. Che razza di capolista è questa che non prova neppure a tirare un bruscolino verso la porta del rivale? Siamo generosi e ammettiamo che è una capolista che mercoledì ha giocato una dura partita di coppa col Torino. Non è divertente neppure la Lazio, ma non ha mai detto di esserlo e non sta in cima alla graduatoria. La Lazio è una squadra specialista in operazioni centrocampistiche. Non esiste oggi in Italia una formazione che sappia abitare con disinvoltura il centrocampo come la Lazio. A centrocampo i biancocelesti sanno fare tutto, si cercano, si trovano, recitano a memoria un'ipnotica lagna che ha il potere di trasformare gli avversari in presenze vaghe e sonnamboliche. Il guaio è che tale potere investe anche il pubblico, che cade in uno stato di «trance» dal quale di tanto in tanto riemerge per intonare il doloroso coro che dice: «Il pareggio, il pareggio non ci va». Eppure è un'altra volta pareggio. Il dodicesimo biancoceleste della stagione. La Lazio, consapevole di non poter masticare il centrocampo come fosse gomma americana per l'intera partita, tenta di lanciarsi anche all'attacco. In avanscoperta milita il possente tedesco Riedle, principe del colpo di testa aereo. Ora, per esaltarne le doti, bisognerebbe fornirgli dei palloni in quota. Ma chi glieli fornisce? Nessuno. Il terzino avanzante e crossante Sergio è ammorbidito dall'interista Bianchi. L'ala rifornitrice Madonna è ostacolata benissimo da se stessa più che da Brehme, tanto che Zoff, non potendone più, la sottrarrà dal campo per sostituirla con Bertoni. Riedle intristisce in attese senza scopo e le poche volte in cui qualche palla sgraziatamente gli arriva, ci pensa Ferri a sistemare la faccenda. Sull'altro fronte, Gregucci mette in prigione Klinsmann e così si conclude in parità anche la sfida delle punte tedesche. E' il grande Matthaeus cosa fa? Prende una terribile pallonata al basso ventre e malgrado il persistente dolore, agisce con ordine e dignità, mentre Berti e Serena non agiscono per nulla. Pur demeritando in pieno, L'Inter sfiora il gol al 40', dopo che la Lazio si è prodotta all'incursione e al tiro con Pin, con Madonna (l'unico suo atto di presenza: colpo di testa un palmo sopra la traversa) e con Sosa. Dunque, al quarantesimo, il portiere-brivido Fiori si esprime su cross di Brehme in una respinta «a servire», nel senso che serve egregiamente Battistini. Questi batte in rete di testa e lo scherzo riuscirebbe perfetto se Bergodi non spazzolasse il pallone dalla linea di porta. Passano due minuti e Klinsmann sferra il suo primo tiro, a lato. Il secondo e ultimo lo sparerà in rovesciata centrale al 69' e qui Fiori si farà perdonare lo sfarfallamento precedente con un volo che testimonia delle sue capacità di replica allorché si trova incorniciato in mezzo ai pali. Il secondo tempo è la copia intristita del primo. La Lazio cerca di vincere, ma non può, essendo legata da un cupo destino al risultato di parità. L'Inter non cerca di vincere, non gliene importa proprio nulla e lo manifesta sbagliando tutto quello che c'è da sbagliare.
Fonte: La Stampa