Baggio Paolo
Questa biografia deriva da una lettera che il dott. Paolo Baggio, con estrema cortesia, ha inviato a LazioWiki nell'ottobre 2013. Lo ringraziamo con tutto il nostro affetto. La Redazione di LazioWiki.
Mezzala, nato a Padova il 24 ottobre 1943. Proveniente dal Verona, fa parte della De Martino biancoceleste nella stagione 1962/63.
Fortemente voluto dal presidente Angelo Miceli è lungamente provato in campo dall'allenatore Carlo Facchini durante il ritiro estivo di Monte Compatri. Anche l'allora allenatore della Squadra De Martino Enrico Flamini lo stima molto e presto il calciatore diventa un punto fermo della formazione biancoceleste. Purtroppo la prima squadra non parte bene in campionato e Facchini viene esonerato. Gli subentra Juan Carlos Lorenzo che preferisce schierare giocatori collaudati per risalire posizioni in classifica.
Baggio non intravede prospettive rassicuranti e quando gli giunge una proposta professionale extracalcistica da Milano, dopo aver tentato invano di conferire con il presidente Miceli, decide di accettarla. E' il mese di dicembre e questo promettente giovane calciatore (19 anni) decide di lasciare l'attività sportiva. Dimentica totalmente il calcio per un anno e mezzo, ma poi, spinto dalla passione, riprende a giocare. Lo fa con formazioni minori che gli possano consentire di continuare il suo lavoro e che non lo impegnino con allenamenti troppo assidui. Altro elemento fondamentale nella scelta riveste la vicinanza con il suo luogo di residenza. Nel 1964 milita nel campionato dilettanti di prima categoria con il Dextrosport di Castelmassa (RO). Nelle due stagioni successive veste la maglia del Giorgione di Castelfranco Veneto (TV) sempre nel campionato dilettanti di prima categoria.
Il giovane calciatore nel frattempo è iscritto all'Università e le alte tasse e il costo dei testi lo convincono a trasferirsi in Sicilia per giocare nel campionato di Serie D nei ranghi dell'U.S. Ragusa dove percepirà emolumenti maggiori. Nella stagione 1967/68 torna al nord e milita per due anni nell'U.S. Clodia di Chioggia (VE) dove prima vince il campionato dilettanti di prima categoria e poi disputa il campionato di serie D. Le due ultime stagioni, 1969/70 e 1970/71, le gioca con i colori del G.S. Mira (VE) nel campionato dilettanti di prima categoria.
Chiude in bellezza con il calcio nell'estate del 1971 aggiudicandosi due coppe come miglior goleador e miglior giocatore nel Torneo Città di Conselve. Ormai gli impegni professionali hanno il sopravvento e la decisione di abbandonare l'attività sportiva è questa volta irrevocabile. In ogni campionato e in ogni squadra in cui ha giocato Baggio è risultato quasi sempre capocannoniere. Micidiale sulle punizioni non ha mai amato, invece, tirare i calci di rigore. Ottenuta la Laurea in Scienze Agrarie, l'ex calciatore biancoceleste assume la direzione di una società agro-zootecnica con aziende di proprietà in Veneto, Emilia e Toscana.
Dopo 10 anni accetta l'incarico, presso una multinazionale, di Export Area Manager del settore cuoio, pellami e scarpe per l'area Africa e Medio Oriente. Nella stessa società e con l'incarico in Direzione passa nell'area del Pacifico meridionale con sedi a Parigi e Tahiti. Successivamente è ancora Export Area Manager per l'Europa occidentale. Infine decide di mettersi in gioco come imprenditore autonomo nel medesimo settore e per 10 anni amplia il suo raggio d'affari. Ora è pensionato e guarda il calcio con curiosità ma senza esserne particolarmente attratto. Ritiene che aspetti esterni fatti di gossip, tatuaggi e strane pettinature distolgano il pubblico dall'essenza stessa del gioco del calcio che dovrebbe basarsi sulla classe e la fantasia. Anche il ricorso alla sola forza fisica, al fallo tattico o addirittura alla violenza, hanno snaturato uno sport che trovava fondamento nel gesto tecnico e nelle prodezze individuali poste al servizio della squadra. Paolo Baggio è oggi un distinto signore che ricorda con piacere i tempi in cui praticava il calcio. Durante un viaggio fatto a Ragusa nel 2007, dopo 40 anni esatti da quando giocava con la squadra siciliana, è stato riconosciuto e accolto con straordinario affetto dalla gente di quella città e ciò ha costituito per lui una soddisfazione indescrivibile.
Singolare l'episodio seguente che, per chiudere, il dott. Baggio ha voluto raccontarci e in cui ricorda affettuosamente l'allenatore laziale Carlo Facchini: "Questa breve nota vuol essere un saluto/omaggio al sig. Facchini, che nella primavera del 1963, ho avuto occasione di incontrare in treno. E’ sabato, terminata la settimana lavorativa, sto rientrando da Milano a Padova (dove risiedeva la mia famiglia), e trovo casualmente in treno, il mio ex-Mister che va in trasferta con il suo Legnano. Dopo i convenevoli, appena sente che ho chiuso con il calcio, mi redarguisce anche in modo energico, poi mi propone di raggiungerlo a Legnano. Cerca di fare opera di persuasione dicendo che la Società è seria, che il presidente è in gamba, che la squadra va bene, che l’ambiente è ideale e poi aggiunge più direttamente: 'Una mezzala come te, mi serve proprio; a sinistra, all’ala ho un ragazzo MANCINO COME TE E FORTE COME TE, E SARESTE UN’OTTIMA COPPIA VOI DUE. Anzi, Paolo, te lo voglio presentare.' Dal corridoio del treno si sposta e chiama un ragazzo che seduto vicino al finestrino dello scompartimento, guardava assorto all’esterno. Questi si alza e ci raggiunge nel corridoio. E’ un ragazzo che fisicamente mi rassomiglia, quasi mio coetaneo e seguono le presentazioni. Il sig. Facchini è visibilmente soddisfatto perché vede bene quella coppia... Quel ragazzo era l’allora ancora sconosciuto GIGI RIVA, che qualche mese dopo sarebbe passato dal Legnano al Cagliari. Questo successe 50 anni fa, e in tutti questi lunghissimi 50 anni, mi sono ripetutamente chiesto se quella coppia di mancini, avrebbe funzionato, come prediceva il sig. Facchini, allenatore, ma soprattutto persona seria, sensibile e capace. Avrei dovuto seguire il suo consiglio... Invece il lunedì successivo all’incontro, alle ore 8,30 ero nel mio ufficio in centro a Milano".
Nell'ottobre 2016 il sig. Paolo Baggio ci ha onorato con la spedizione di altro materiale che lo riguarda. Ne esce fuori un quadro di un calcio che non c'è più, di un calcio dai contorni più genuini e sinceri. E' per ricordare questa atmosfera romantica e nostalgica che pubblichiamo questi ricordi.
Cari amici della Redazione,
faccio seguito alla mia del 2013 con queste due righe di riflessioni e ricordi (o “memorabilia”) che spero possiate inserire nella mia posizione (autobiografia), da Voi, a suo tempo, sapientemente redatta.
Con il passare delle generazioni non viene meno in tutti i 5 continenti la passione per il calcio, il numero degli “ aficionados” è in costante aumento e non vi sono barriere per età, condizione sociale e sesso. Del resto cosa c’è di più piacevole, salutare e divertente, fin da bambini piccolissimi, in ogni angolo del mondo, di correre, e correre, e ancora correre dietro ad una palla, sempre in buona e numerosa compagnia? Questo sport ha un grosso seguito perché è semplice, intuitivo, di facile ed immediata comprensione ed il GOAL, quando arriva, scatena sempre un entusiasmo ed un contagio irrefrenabili. Si dice che la palla è rotonda, perché il risultato non sempre rispecchia i valori: c’è sovente una dose di imprevedibilità e spesso la fortuna favorisce una squadra anziché l’altra, malgrado l’impegno, la tenacia, la voglia di lottare e di vincere. Qualsiasi calciatore, indipendentemente dalla lunghezza e dal livello della sua carriera, può raccontare dettagli o episodi che confermano l’imprevedibilità di questo sport. Se raccolti, ne nascerebbe un’antologia pressoché infinita di curiosità, sicuramente gustose da leggere. Per quanto mi riguarda, desidero dare il mio piccolo contributo citando 3 situazioni che in qualche modo possono ampliare la già ricca e complessa casistica degli aneddoti calcistici, ed il lettore, soprattutto se giovane, può trarne magari qualche piccola ispirazione. Queste situazioni, sono forse un po’ particolari, ma proprio per questo, mi sono rimaste scolpite nella memoria molto bene. 1) LA MIA PARTITA PIU’ BELLA: potrebbe sembrare scontata la scelta visto che come da cronaca a fianco (allegato 1) ho avuto modo di realizzare anche 5 reti in una partita di campionato del Centro Sportivo Italiano, con la mia squadra del momento (Fedelavoro), vedasi anche la foto con il pallone dei 5 goals da me “catturato” a fine partita…. Si noterà che il pallone allora non era ancora in “technicolor”, ma l’emozione, la gioia e la soddisfazione quando varcava la linea e gonfiava la rete, erano sempre ugualmente alle stelle. Ma per quanto paradossale possa sembrare, la partita cui mi riferisco non è stata vincente, anzi ha avuto un esito negativo, ma confermo che è stata la più bella. Ecco i dettagli: Torneo Notturno al campo TRE PINI di PADOVA, dove partecipano (era consentito), anche giocatori di squadre blasonate ed ha il benestare della Federazione. E’ la sera delle Finali: prima partita per il terzo posto, a seguire quella di maggior richiamo che decreterà la squadra VINCITRICE DEL TORNEO. Noi, visti i risultati dei turni precedenti, siamo i favoriti. Serata piacevole, clima ideale, pubblico numeroso, perché nelle sere d’estate si esce volentieri, magari assaporando anche un buon gelato. E poi, c’è la grande curiosità, per vedere la FINALISSIMA. Terminata la prima partita, ora tocca a noi, ma improvvisamente nasce un grosso problema: ci ritroviamo solo in 8!!! Non esistono i telefonini ed i nostri compagni non arrivano …. Chiediamo all’arbitro federale di ritardare l’inizio del match e ci vengono concessi solo pochi minuti, perché il programma della serata, che prevede anche le premiazioni, non può slittare troppo. Trascorsi questi minuti di vana attesa, siamo obbligati a scendere in campo in 8 contro 11!! La lotta è impari, ma non ci sono alternative. La nostra squadra si compatta il più possibile ed io risulto essere il solo attaccante. Questa situazione, seppur molto difficile, mi ispira particolarmente perché tutti i miei compagni sono obbligati a fare riferimento a me per la fase offensiva ed inoltre, fatto assolutamente inedito, non ho il solito difensore arcigno alle mie calcagna e posso muovermi in totale libertà. A metà primo tempo, subisco un fallo al limite dell’area, sulla conseguente punizione, riesco a realizzare il goal!! Siamo in vantaggio seppur in 8 contro 11!!! INCREDIBILE!!! Tutto il tifo degli spettatori è per noi, perché la gente vista la evidente disparità delle forze in campo, è totalmente dalla nostra parte. Arriva la fine del primo tempo e mai riposo è stato così sospirato. Il secondo tempo inizia bene, ma verso la fine della partita subiamo il goal del pareggio. Purtroppo, trattandosi di finale, ci deve essere un vincitore, perciò si va ai tempi supplementari, come da regolamento, anche perché la squadra avversaria non ha accettato di passare subito ai rigori e qui, con 3 giocatori in meno, fin dall’inizio, è fatale che si risulti perdenti (1-2). Usciamo tra gli applausi calorosi della gente ed io, unico attaccante, dovendo spaziare sull’intero fronte offensivo, senza alcun collega vicino, ricevo i complimenti e dagli avversari, e dalla stessa terna arbitrale, solitamente neutra e compassata anche a fine partita. All’atto della premiazione (medaglia d’argento, che conservo tuttora, per il piazzamento al secondo posto), arrivano i nostri 3 compagni, che erano rimasti coinvolti in un incidente stradale dall’altra parte della città. Ho un ricordo particolare e vivo di questa partita, non solo per i km percorsi con galoppate a tutto campo, i dribbling infiniti ed i litri di sudore spesi, ma anche perché, pur unico e solitario attaccante, sono riuscito a tenere impegnata l’intera difesa avversaria. Oggi un caso del genere, sarebbe assolutamente inverosimile, intanto perché la rosa dei giocatori è sempre abbondante ( visto che sono possibili anche le sostituzioni, quando, una volta erano impensabili) e, soprattutto, ci sono i telefonini che, nel nostro caso, ci avrebbero permesso il recupero di almeno 2 giocatori su 3.
2)- PARTITA DAL RISULTATO PIUTTOSTO INCONSUETO: la cronaca a fianco (allegato 2) riporta la partita GIORGIONE-BELLUNO il cui risultato (3-0) può essere considerato ricorrente o magari anche classico ma, a mio avviso, va interpretato come INCONSUETO per le sue modalità: occorre infatti precisare che i primi 2 goals sono stati ottenuti DIRETTAMENTE dalla bandierina del calcio d’angolo, entrambi con un tiro a giro che ha scavalcato il portiere. Non si può pensare al favore eventuale del vento, visto che i due corners sono stati calciati nelle due parti opposte del campo (primo e secondo tempo). Il cronista ha usato parole di elogio (magnifica doppietta) per le due reti, ma forse era meglio descriverli nella effettiva, reale esecuzione. Altro piccolo appunto per il cronista, ancora un po’ distratto, che mi ha elencato nella formazione, non nel corretto ruolo di mezzala sinistra. A risultato ormai acquisito, c’è stato un terzo goal che ha coronato degnamente una bella partita "della squadra più tecnica".
3)- TRE GOALS INUTILI: primavera inoltrata del 1965, sono in forza al GIORGIONE di Castelfranco Veneto, il cui allenatore Danilo Perli, fresco vincitore a livello nazionale, del premio SEMINATORE D’ORO per il settore dilettanti, appassionato e buon intenditore di calcio, stravede per le due mezze ali della sua squadra e le propone al PADOVA, allora in serie B, che era alla continua ricerca di attaccanti per migliorare l’incisività del suo reparto offensivo, spesso oggetto di critica da parte dei tifosi e anche della stampa. Quando mi prospetta questo contatto, mentre l’altro giocatore Bruno Spolaore (poi al RAGUSA quindi al LECCE) ne è entusiasta, io ribatto negativamente, perché ritengo che l’impegno con una squadra professionistica sia inconciliabile con i miei programmi di studio. Sordo alle mie rimostranze, l’allenatore Perli che oltre ad essere bravo, era anche estremamente ambizioso, alza la voce e imperativamente mi dice: “Tu vai e vedi di impegnarti, altrimenti ti lascio fuori squadra per un mese”. L’occasione si presenta presto con la partita amichevole PADOVA-TRENTO, è un derby del Triveneto, le due città sono vicine e c’è una sana e tradizionale rivalità sportiva. Nell’occasione verranno visionati 2 giovani elementi che provengono dai dilettanti, ma le loro referenze sono buone. Questa partita sicuramente farà affluire un discreto pubblico dalle due città ed è assicurato un incasso interessante. Si gioca al mitico STADIO APPIANI, giornata bella, pubblico consistente, molti anche i tifosi trentini al seguito. Inizia la partita che vedo dall’esterno, perché il PADOVA parte con i suoi 11 giocatori effettivi, ma il risultato del primo tempo è negativo: 0-1 per il TRENTO, che si dimostra, pur essendo di categoria inferiore (serie C), squadra volitiva, ben preparata e ben disposta. Nel secondo tempo è previsto l’inserimento dei due nuovi elementi “in prova”. Mezzala destra SPOLAORE (23 anni), mezzala sinistra BAGGIO (21 anni). Debbo dire che già nell’indossare la gloriosa casacca del PADOVA, ho avvertito sensazioni particolarmente stimolanti, poi il fondo perfetto e accuratamente rasato del CAMPO APPIANI, unitamente al profumo, in quel momento tutto speciale, del suo manto erboso, mi hanno decisamente ispirato. Si giocava con compagni completamente sconosciuti, si partiva con l’handicap del risultato negativo, ma presto la squadra del PADOVA, con il determinante apporto dei due nuovi entrati, ha incominciato ad ingranare e, con il passare dei minuti, ad essere sempre più efficace. A fine partita il risultato era di 3-1 a favore del PADOVA ed il realizzatore delle 3 reti, in soli 45 minuti, è stata la nuova mezzala sinistra. Mister Perli osservava dalla tribuna unitamente a qualche dirigente del PADOVA ed era particolarmente soddisfatto. Ad ogni mio goal, mi mandava cenni di assenso e di ulteriore stimolo. A fine partita, nel riaccompagnarmi a casa, l’allenatore mi conferma il grosso interesse del PADOVA e che ci sarebbero stati nei giorni successivi, degli appuntamenti importanti. Lo lascio parlare, visto che nei miei confronti sta usando anche un tono euforico, ma alla fine sono costretto a ribadire che nella mia Facoltà Universitaria ad indirizzo tecnico-scientifico, tutte le materie prevedono la frequenza alle lezioni la mattina e, molte di esse, anche i laboratori nel pomeriggio con utilizzo di dispositivi ed apparecchiature anche sofisticate presenti solo negli Istituti della Facoltà e quindi per non pregiudicare l’esito degli esami, sono obbligato a presenziare con la massima assiduità e ciò, non sarebbe accettabile, in seno ad una qualsiasi squadra professionistica. In pratica, posto di fronte ad un bivio importante, ho mantenuto ferma la decisione, già presa in precedenza, di dare assoluta priorità ai corsi universitari rispetto al calcio professionistico. Conseguentemente, non c’è stato alcun appuntamento importante, nei giorni a seguire. Quindi, TRE GOALS belli, sicuramente gratificanti , utili di certo per la convincente ed applaudita vittoria del PADOVA, ma totalmente inutili per me, tant’è che neanche ho avuto il piacere di vedermi corrisposto un ben meritato PREMIO-PARTITA , che sarebbe stato un ottimo ristoro per le mie tasche, a quell’età, sempre un po’ troppo vuote.
Titolo del Gazzettino di Padova del 25/05/65 “E’ riaffiorata nel Padova la magagna dell’attacco” (con riferimento alla capacità realizzativa).
Se con queste righe sono riuscito a creare un po’ di interesse in qualche paziente lettore o magari anche un briciolo di ispirazione per qualche giovane calciatore in erba, ne sarò particolarmente soddisfatto.
In ogni caso, il grande calcio continua ad affascinare ed a stupire ed è così, anche per le sue infinite curiosità.
Con l’occasione saluto cordialmente e, porgo tanti auguri di ogni bene a tutti gli amici di codesta Redazione.
Paolo Baggio
Nota a margine di Paolo Baggio relativa alla rimpatriata del 2007 a Ragusa
La rimpatriata a Ragusa del 2007 è stata organizzata per ricordare con amici e tifosi, il bel campionato del 1966/67 condotto sempre nelle posizioni di vertice, ma soprattutto la vittoria contro un avversario temibilissimo quale era l’INTERNAPOLI che aveva ambizioni di assoluto primato nel girone. La partita era particolarmente sentita e l’atmosfera era decisamente elettrica non solo nello spogliatoio, ma anche fra i tifosi ed in città. A dirigere il match che si preannunciava impegnativo, venne designato un arbitro emergente, molto bravo, un certo CASARIN di MESTRE, divenuto poi un direttore di gara di caratura internazionale. Nella forte squadra campana, fra i tanti bravi giocatori, c’era un certo PINO WILSON che i tifosi laziali, ma anche quelli italiani, avranno modo di conoscere ed apprezzare come capitano della LAZIO e come libero della NAZIONALE MAGGIORE. Siamo a dicembre, ma la giornata è gradevole. AFFLUENZA di pubblico RECORD ed INCASSO anch’esso RECORD. Primo tempo: le squadre si studiano, c’è costante prevalenza del Ragusa, ma il risultato rimane bloccato sullo O-O. Inizia il secondo tempo e l’arbitro CASARIN, per un evidente fallo, fischia una punizione a nostro favore, poco lontano dal limite dell’area. Quella punizione (tiro violento all’incrocio dei pali), tramutatasi in goal, sbloccherà il risultato, cambierà il volto alla partita, galvanizzerà il RAGUSA, esalterà in modo straordinario il pubblico e diverrà fatale per l’INTERNAPOLI che ne rimane annichilito. La vittoria divenne chiara e netta: 3-0. Ma quel goal su punizione, ebbe la capacità non solo di generare nei giorni successivi, un grandissimo entusiasmo in città, ma anche, cosa assai curiosa, di stravolgere il saluto nei miei confronti, dei simpatici TIFOSI RAGUSANI, che mi avevano considerato, in quel frangente, l’artefice primario del successo, sulla fortissima compagine campana. Mentre prima, per strada o nei circoli, c’era un cordiale “CIAO BAGGIO” accompagnato da un aperto sorriso, successivamente divenne un invariabile, pittoresco e SICILIANISSIMO: “MINCHIA…..BBAGGIO…..LA PUNIZZZIO’NE” accompagnato ora da un abbraccio o da una pacca sulle spalle. E questo saluto si è perpetuato nel tempo perché ho avuto la sorpresa e la gioia di riascoltarlo, anche 40 anni dopo, dai tifosi, ormai ANZIANI, ma evidentemente dotati di buona memoria (almeno sportiva). Il giornalista PUCCIO CORONA, tanto bravo, quanto simpatico e decisamente appassionato di sport, in specie quello riguardante la sua SICILIA, ebbe modo amabilmente di dirmi: “Quella tua punizione, oltre a decidere la partita, ha stregato tutti i tifosi ragusani”.
A fine dicembre 2021 il signor Baggio ci invia un'altra "storia" di calcio che l'ha visto protagonista. Con piacere pubblichiamo il suo scritto:
1968, martedì 2 luglio: il Clodia, che ha vinto tutte le gare ad eliminazione, si appresta a partire in pullman per raggiungere la Capitale. Vi sono circa 50 persone tra dirigenti, atleti ed accompagnatori vari. Ma mancano 2 persone: il medico sociale ed il sottoscritto, che seppur invitato, non ha aderito alla trasferta, avendo un importante impegno all’Università di Padova, ma soprattutto una gamba dall’anca alla caviglia ingessata da 25 gg. (legamenti al ginocchio sx, prognosi di almeno 30gg., infortunio occorso nell’ultima partita di pre qualificazione).
Il medico sociale, ma questo lo dedurrò successivamente, ha il compito di venire a prendermi a Padova, portarmi in un Centro Ortopedico, per verificare, una volta tolto il gesso, lo stato del ginocchio e, se la situazione è regolare, accompagnarmi all’imbarco sul primo volo disponibile per Roma. Abbiamo l’OK per mercoledì 3 luglio. Nel pomeriggio del giovedì 4 luglio, sono tra i convocati, mi viene consegnata la maglia e vado in campo con i miei compagni. Nell’arco di 48 ore, dal GESSO al CAMPO!!! Non è RECORD è semplicemente PURA FOLLIA.!!! Ma eravamo fra i DILETTANTI.!!! Io, da un lato, mi sentivo lusingato, perché la Società mi stava dimostrando tutta la sua stima e fiducia, preferendomi ad altri compagni, ma nel contempo ero angosciato, perché bastava un piccolo contrasto, una scivolata, o una banale irregolarità del campo (data la fragilità e delicatezza dei legamenti), per ritrovarmi nuovamente ingessato e complicarmi ancora gli impegni con l’Università. Sapevo anche, che spesso la ricaduta è ancora peggio del malanno originario!!!. Ma anche tentando di giocare con la massima prudenza, mi ero reso conto che il TONO MUSCOLARE era ai minimi termini e che l’ARTICOLAZIONE del ginocchio, data la lunga immobilizzazione, era piuttosto ARRUGGINITA anche se non dolente. Le scarpe che calzavo sul campo in quel momento, non pesavano 200 grammi ma 20 Kg ciascuna.!!!
La foto della formazione del CLODIA al FLAMINIO, nell’imminenza della gara, mi ritrae con un’espressione alquanto corrucciata e preoccupata: è lo specchio di quanto stavo provando perché c’era l’assillo, anzi l’angoscia, di un possibile nuovo incidente. Ed è stato davvero allucinante giocare con quello stato d’animo. Aggiungo che sono stato lasciato in campo anche nei TEMPI SUPPLEMENTARI.
Ora arrivo alla PERLA FINALE: è stata convinzione un po' generale che il risultato della nostra partita, ma anche dell’altra semifinale DALMINE/SORA, fossero predeterminati, allo scopo di far disputare la FINALISSIMA alle 2 formazioni laziali che avrebbero portato allo STADIO FLAMINIO un po' di gente in più. L’incasso al botteghino era decisamente più importante del contenuto tecnico. Le direzioni di gara delle 2 partite sono state decisamente a senso unico, gli arbitri erano sicuramente bravi ma erano stati opportunamente istruiti.
Quindi tutto il mio impegno e tutta la mia angoscia sono stati frustrati da una conclusione farsesca. La nostra squadra di Chioggia e la Dalmine di Bergamo erano certamente un gradino sopra le avversarie, ma avevano il torto di trovarsi a 500/600 km da Roma ed i tifosi, ancor oggi fra i dilettanti, per quanto appassionati, non affrontano trasferte troppo lunghe.
Anche il tabellino della nostra partita, è stato redatto da un cronista locale, che si è accorto con fatica che c’era un’altra squadra in campo oltre alla STEFER e non si è accorto e quindi non cita una COLOSSALE OCCASIONE del CLODIA, sul risultato O-O, quando un mio tiro ha colto la base del palo, con il portiere immobile e rassegnato. (il portiere era CIANI, un mio ex compagno nella De Martino della Lazio), ed il cronista forse, in quel frangente, era andato a bersi un caffè.
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