Mercoledì 27 ottobre 1993 - Avellino, stadio Partenio - Avellino-Lazio 0-0
27 ottobre 1993 - 2581 - Coppa Italia 1993/94 - Sedicesimi di finale - Ritorno.
AVELLINO: Negretti, R.Carannante, Scognamiglio, Fonte, C.Parlato, De Marco, Riccio, Marasco, Fresta, Dalla Costa (55' Parisi), Bertuccelli (90' Bocchialini). A disp. Onorati, Paradiso, Balzano. All. Di Somma.
LAZIO: Marchegiani, Bergodi, Marcolin, De Paola (46' Iannuzzi), Luzardi, Di Matteo, Fuser (54' Saurini), Winter, Casiraghi, Sclosa, Signori. A disp. Orsi, Bonomi. All. Zoff.
Arbitro: Cesari (Genova).
Note: espulso Luzardi. Ammoniti: Carannante, Marcolin, Casiraghi, Sclosa, Fonte, Marasco.
Spettatori: 18.000.
Per il lieto fine del tormentone Avellino, la Lazio non tende neppure il più ampio arco offensivo presumibile: Saurini resta in panchina e Zoff sceglie un 3-5-2 che via via si rivelerà inadeguato per rimuovere lo 0-2 del 6 ottobre, per mandare in tilt questi oppositori raggruppati dentro trenta metri di campo, che prolungano le sofferenze biancoazzurre, inalberando i soliti spauracchi Fresta-Bertuccelli nei puntuali ribaltamenti. Eppure, inserito a sorpresa Sclosa quale supporto centrocampistico dei centrali De Paola-Winter, questa formazione rattoppata, senza nerbo ed elettricità, accarezza subito l'illusione d'avviare per bene la prestazione del riscatto: Signori aggira Carannante, viene messo giù e tratteggia verso l'area la punizione che Fonte rintuzza in corner. Batte Fuser, irrompe Bergodi e schiaccia dentro, salvo appoggiarsi nell'attimo dell'esecuzione su Parlato, come rileva l'arbitro Cesari appostato accanto. E la giusta valutazione sortisce l'effetto d'annichilire gli "zoffiani", che, contratti, pasticcioni, sprecheranno l'intero primo tempo con cadenze molli. Mancano idee, anche se Signori si spalanca a 180 gradi tra i lillipuziani dei due versanti o quale trequartista improvvisato oltre Dalla Costa, Fonte, Marasco, Riccio. I quali brillano negli anticipi, sradicano palloni e costringono addirittura gli esterni Fuser e Marcolin a indietreggiare, quasi risultassero insufficienti per fronteggiare le volate di rimessa. La paura d'essere eliminati cresce nel non gioco laziale, mentre gli irpini sempre condensati in due linee ravvicinate, mischiano addirittura qualità e quantità, rendendosi via via conto di poter trattenere i biancoazzurri in un vicolo cieco. La Lazio è un soufflé da divorare ancora. Propone football ingessato, nessuna corsa senza palla, cadenze assurde, sempre lente. Così i tessitori di casa risucchiano facilmente azioni portate per vie laterali e impudenti riforniscono Bertuccelli, che piazza scatti insopportabili per Marcolin e Luzardi, neppure vantasse i cromosomi di un Carl Lewis. Beh, contro un allineamento sparpagliato di renitenti al collettivo, dominano proprio i poveri allievi di Di Somma. Che senza temere accerchiamenti, senza dover distruggere nulla, costringono Marchegiani a superarsi per tirar fuori un'inzuccata sotto misura di Carannante, e per graffiar via sull'altro palo la botta di Bertuccelli. Zoff rimescola dopo l'intervallo le carte. Toglie De Paola e inserisce il giovane Iannuzzi, tornante di destra. Sposta Fuser terzino sinistro e ricicla Marcolin nell'interno campo. Indi, mentre l'Avellino non smette di imperversare, compone al 55' il tridente che semmai avrebbe dovuto osare prima, aggiungendo Saurini e togliendo l'impresentabile Fuser. Lazio scandalosa ! Lazio che non manda scariche d'orgoglio, imprigionata nella tela. L'Avellino detta legge. Il pubblico ne accompagna le intense iniziative con la ola, dopo che Luzardi, ultimo uomo ai piedi dello scatenato Bertuccelli, deve arrangiarsi scorrettamente all'imbocco dell'area, ricevendo l'inevitabile cartellino rosso. Cosa altro dire ? Nella Lazio squassata, fratturata, l'unico segnale di ribellione viene da un calcio piazzato verso l'angolo di Signori, ma Negretti, acrobatico, emula Marchegiani. Eliminati: nonostante gli oltre 100 miliardi investiti in un biennio. Zoff parla di "più grande delusione della mia carriera", di "squadra stressata dai troppi impegni". Bendoni, a nome di Cragnotti, parla di "fallimento" e invita i tifosi domenica a "essere responsabili". Già, domenica all'Olimpico arriva Boksic, spettatore dello sfascio "cragnottiano" di ottobre.
Fonte: Corriere della Sera