Magaldi Mario

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Mario Magaldi

Centrocampista, nato a Narni (TR) il 26 gennaio 1933, deceduto a Roma il 16 luglio 2023. Proveniente dalla Narnese. Partecipa al torneo di Viareggio nell'unica partita disputata dai giovani biancocelesti nell'edizione 1953, l'11 febbraio: Viareggio-Lazio 3-2. Nell'estate 1952 era tra i convocati nel ritiro estivo della Lazio di Acquasparta. Vince il Campionato Riserve 1952/53. Ad ottobre 1953 viene dato in prestito alla squadra di provenienza, la Narnese. Nell'estate 1955 è inserito nelle liste di trasferimento.

da: https://terninrete.it/

Narni. Mario Magaldi si è spento a Roma. Aveva vinto con la Lazio il campionato “riserve” di Serie A. Era il 1952

di Marcello Guerrieri lunedì 17 Luglio 2023 00:12 in Cronaca di Narni

E’ morto serenamente a 90 anni così come era sempre vissuto: Mario Magaldi si è spento a Roma, dove era andato ad abitare dopo la sua giovinezza narnese, amico di tutti e da tutti voluto bene. Aveva una dote istintiva: sapeva giocare al calcio. Ed in un paesotto come Narni è rimasto l’unico ad essere arrivato vicino, vicinissimo, a diventare un vero campione. A dire la verità di dote ne aveva un’altra: era bellissimo, un attore. Andava qualche volta alla scuola elementare a trovare la sua mamma Aida, che faceva l’insegnante: la classe, femminile, si fermava. Ammutoliva. E’ rimasto per sempre nei ricordi dei narnesi per queste sue due doti ma anche per essere stato buon marito e padre. All’inizio Mario Magaldi venne spinto dal padre di Danilo Pace, Renato, sostenitore della Lazio, ad un provino a Roma. L’allenatore dei giovani biancocelesti non se lo fece scappare. Il presidente della Lazio Remo Zenobi venne a Narni e firmò il contratto sul bancone della macelleria di Renato, mettendo sul piatto 150.000 lire e la promessa di una partita a Narni della Prima squadra. Ancora gli anziani narnesi si domandano perché non abbia sfondato, lui, Mario, che aveva visione di gioco, rapidità, nonostante il suo metro e ottanta, capacità di attrarre su di sé il gioco. E la risposta sta negli equilibri societari: veniva sempre dietro a due giovanotti nordici che la Lazio aveva strapagato e trovavano sempre posto in squadra: per la cronaca erano due brocchi. Però aveva partecipato da protagonista al Torneo di Viareggio ed aveva svolto la preparazione con la prima squadra. Una prospettiva l’aveva avuta: Magaldi era il titolare della squadra riserve, che allora andava di moda, al punto che tutte le società di serie A ne avevano una. Quella biancoceleste, capitanata da Magaldi, appunto, vinse addirittura il suo campionato primeggiando in tutt’Italia: era il 1952. Poi un incidente al ginocchio nel mentre la società decideva cosa fare di lui, troncò la carriera. In mezzo un periodo esaltante per Mario, che si destreggiava bene dentro la Dolce Vita di quegli anni, fatta da attrici e presunte tali. Beh, non gli fu d’aiuto nella sua carriera. Poi però conobbe Emilia, quella che divenne la moglie, si trovò un bell’impiego ed iniziò una vita più regolare, fatta delle gioie della famiglia. E lì venne fuori l’altra sua grande dote: era un uomo per bene. Lui non aveva dimenticato mai Narni e ci veniva costantemente e guardava sempre con un sorriso le tante scolarette della madre che erano diventate grandi e continuavano a guardarlo con aria sognante. Ci rideva su. Di lui, oltre all’affetto della figlia, rimangono le foto in bianco e nero, che sono la incredibile testimonianza di un giovane che aveva attraversato la vita, tra gioie e dolori ma sempre con grande dignità. Ed ora lo piangono tutti, quelli che l’hanno conosciuto insieme agli altri, che ne hanno sentito solo parlare. Ciao Mario.

da: https://www.ilmessaggero.it/umbria/

Mario Magaldi: un campione di calcio e di bellezza. Aveva vinto lo scudetto con la Lazio ma quello riserve negli anni Cinquanta Venerdì 24 Aprile 2020, 19:11

Narni La sua mamma, Aida, era una maestra elementare, ed insegnava in una scuola femminile del centro storico di Narni. Quando Mario Magaldi era obbligato ad entrare per salutarla, la classe si ammutoliva immediatamente. Come diceva un film dell’epoca “Bellissimo”. Ma anche bravo, s’intende, col pallone ci sapeva fare parecchio. Altrimenti la Lazio non l’avrebbe prima osservato e poi addirittura acquistato per il proprio settore giovanile. Però la storia di Mario Magaldi, mediano, mezz’ala come ricorda pure Adiberto Favilli, anch’egli calciatore, parte proprio da Narni e si intreccia con un’altra quella di Renato Pace, detto “Bao. Lui era grande tifoso della Lazio e fu il tramite, quando non esistevano le reti di osservatori odierni. Insomma Magaldi: primi calci alla Narnese, grande evidenza, tra l’altro lui era alto un metro e ottanta, piedi buonissimi, visione del gioco sempre interessante. Un sacco di squadre di categoria superiore si erano messe in fila per parlare col presidente della Narnese ma Magaldi riuscì a fare un provino alla Lazio. L’allenatore Alfredo Notti non se lo lasciò scappare. “Lo prendiamo dissero i dirigenti della Lazio, capeggiati dal presidente Remo Zenobi - Veniamo a Narni”. E sul bancone refrigerante della macelleria di Bao venne messa la firma: alla Narnese sarebbe andato un premio di 150.000 lire e la promessa di una partita al san Girolamo con la prima squadra della Lazio. Intanto aveva anche partecipato al Torneo di Viareggio e l’anno dopo anche alla preparazione estiva con la prima squadra. Magaldi era forte davvero e nella squadra biancoceleste divenne un leader incontrastato. E perchè non arrivò in prima squadra, allora? Davanti aveva due nordici, il norvegese Ragnar Larsen e lo svedese Sigvard Lofgren, pagati a peso d’oro, convinta com’era di aver trovato gli eredi di Green, Liedholm e Nordahl. “Facevano giocare sempre loro, anche quando erano fuori forma – ricorda Mario - Dovevano tenere su il prezzo mentre io ero costato solo centocinquanta mila lire”. Per Magaldi si apriva comunque una prospettiva molto interessante: era titolare, il gioco di parole può far sorridere, della “squadra riserve”, dove si mettevano in mostra i futuri campioni e che era usata anche per le stelle che rientravano da un infortunio o che erano fuori forma. Era la famosa squadra B, che oggi in tanti vorrebbero rimettere in piedi. Ma nel 1951 /52 quel campionato esisteva e la Lazio non era nemmeno tra le favorite. Per un ragazzo ventenne non era facile arrivare da Narni in una città tentacolare: “La vicinanza col jet set c’era – ricorda Mario – il mondo era davvero diverso, meno complicato. Non era difficile uscire la sera, andare a Via Veneto e nemmeno trovare amicizie”. Modelle, starlet di ogni tipo giravano come le falene dietro ai giocatori. Ma anche grandi attrici, che Mario conosceva e frequentava: lo fanno anche adesso, e pure negli Anni Cinquanta del secolo scorso. Un po' di gossip, qualche foto notturna su Il Messaggero, episodi da Dolce Vita, l’aveva anche interessato, ma Mario era un tipo scanzonato e non dava importanza ad amicizie importanti, anche molto importanti. Era un tipo genuino, quando c’era da discutere con l’allenatore non si tirava indietro e qualche volta, non convocato, nemmeno andava allo stadio, che era il “Torino”, che oggi non c’è più, dove giocava la seconda squadra biancoceleste: oggi si chiama Stadio Flaminio. Comunque il campionato “riserve” fu un successo per la Lazio che lo stravinse: dietro arrivarono squadroni come il Milan e l’Inter mentre la Roma si perse per strada. La Lazio andò a vincere a Milano, a Torino, a Firenze. Magaldi primeggiò: la sua forza e classe vennero annotate sui taccuini degli addetti ai lavori. Il suo carattere fu l’ostacolo su cui battè insieme a qualche piccolo incidente, tutti tasselli per non convincere appieno Prestito in Umbria, al Foligno, in Quarta Serie, in attesa di capire quale sarebbe stata la sua maturazione. Un incidente al ginocchio lo mise fuori dal giro che contava. Intanto aveva conosciuto Emilia, quella che divenne la moglie: un impiego una vita più regolare, famiglia molto unita, un grande legame con Narni mai interrotto. Ed ora a novanta anni a guardare le sue foto sbiadite e a parlare della sua gioventù, bella, spensierata. E di qualità.

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