Jeelani Abdul Qadir
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Cestista, nato a Bells (Tennessee, USA) il 10 febbraio 1954 e deceduto a Racine (Wisconsin, USA) Il 3 agosto 2016. Nome precedente: Gary Cole. Ala - pivot di 2,04.
Cresciuto a Racine nel Wisconsin, gioca nell'high school Washington Park. Entra poi all'University of Wisconsin Parkside dove dal 1972 al 1976 è assoluto protagonista stabilendo il record della squadra dell'ateneo quanto a punti realizzati (2.262) e ai rimbalzi catturati (1.237). Scelto al terzo giro dai Cavaliers, trascorre quasi quattro mesi in prova a Cleveland, ma ad ottobre viene scartato. Riprova l'anno successivo a bussare alle porte dei professionisti N.B.A., ma anche i Detroit Pistons lo lasciano libero il 2 settembre 1977. Tenta allora la carta europea e sostiene un periodo di prova alla Fernet Tonic di Bologna, ma non convince il tecnico Beppe Lamberti. E' allora il coach dell'Eldorado Lazio Giancarlo Asteo a portarlo a Roma. Con lui giunge nella Capitale un altro giovane americano che ha sfiorato anch'esso l'ingresso tra i professionisti: Bob Elmore. I due nuovi arrivati mostrano subito ottime qualità in Campionato seppur il periodo di acclimatamento sia stato molto breve per entrambi. Ma dopo poche settimane Elmore viene ritrovato morto nella camera del suo residence fulminato da un'overdose di eroina. La tragedia sconvolge il mondo del basket e non solo quello romano. L'Eldorado si trova così costretta ad affrontare tutto il resto della stagione con un solo straniero in quanto il regolamento non permette sostituzioni in corsa. Asteo deve fare allora di necessità virtù e cambiare per mancanza di centimetri il proprio gioco. Esce così il pressing a tutto campo con i biancocelesti impegnati a tenere nell'arco della gara un ritmo vertiginoso. Gary Cole deve adattarsi al ruolo di pivot, deve difendere più di prima, ma dividendo il sacrificio e l'impegno con i suoi compagni riesce a portare la Lazio alla sofferta, ma meritata salvezza. I numeri della sua prima stagione sono stupefacenti con il primo posto tra i marcatori dell'A2 e una presenza nella parte alta di tutte le classifiche di specialità, dai rimbalzi sino alle palle recuperate. Il bilancio della stagione (36 partite disputate) è di 1.180 punti realizzati con 420 rimbalzi, 110 palle perse, 116 recuperate e 23 assist. Dopo l'estate trascorsa negli U.S.A. torna a Roma con la moglie Amina e il figlioletto Azim dichiarando di essere divenuto musulmano assumendo il nome di Abdul Qadir Jeelani. Alla Lazio presenta delle richieste economiche stratosferiche: 400 milioni per 5 anni, oltre naturalmente benefit vari tra i quali il pagamento della retta della scuola per il figlio. Trova però sulla sua strada il nuovo presidente della società, il generale Roberto Roberti che lo riconduce ben presto a più miti pretese. 35 mila dollari più un premio di altri 5.000 in caso di promozione in serie A1 è quanto viene contrattualizzato. Con al fianco l'ottimo Leroy McDonald ad aiutarlo sotto le plance, disputa un'altra splendida stagione coronata dalla promozione in A1, un traguardo che la Lazio rincorreva da 15 anni. In questa stagione (26 partite disputate) mette a referto 864 punti con 344 rimbalzi, 77 palle perse, 76 recuperate e 14 assist. Le grandi prestazioni italiane non sfuggono agli osservatori della N.B.A. e così arriva la chiamata da Portland. Jeelani abbandona così l'Italia, lasciando tanti rimpianti tra i fans della Lazio, ma anche tra tutti gli appassionati del basket che lo hanno applaudito nei palazzetti nostrani. Con i Trail Blazers disputa 77 partite segnando 737 punti con una media di 9,6 a incontro. L'anno successivo viene ingaggiato dai Mavericks di Dallas, una formazione debuttante nella N.B.A. Segna i primi punti nella storia della nuova franchigia e alla fine della stagione conta 66 presenze con 553 punti all'attivo (media 8,4). In Texas si trova bene quando dall'Italia arriva un'offerta irrinunciabile: 750 mila dollari per quattro stagioni. Così torna nel Vecchio Continente accasandosi a Livorno. Con la Libertas conquista subito la promozione in A1, rimanendo poi grande leader della squadra per altre tre annate. E' in questo periodo che per la sua fede religiosa e l'abilità tecnica gli viene assegnato l'appellativo "La mano di Maometto". Chiude quindi la sua esperienza italiana (2.994 punti totali all'attivo nella permanenza in Toscana) trasferendosi in Spagna dove milita prima con il Saski Baskonia e quindi con il Caja de Alava. Nel 1987 si ritira dai parquet e ritorna negli Stati Uniti. Di lui si perdono le tracce e solamente dopo oltre vent'anni il suo nome torna alla ribalta.
E' un giornalista del Corriere dello Sport, Andrea Barocci, a raccontare le sue vicende, purtroppo dolorose, che hanno segnato la sua vita dopo l'abbandono dell'attività agonistica. Nell'articolo pubblicato il 12 ottobre del 2010 e intitolato "Da dio dei cesti a senzatetto: la storia di Abdul Jeelani", si racconta di due matrimoni andati in fumo, con annesse traversie legali, una forte depressione, problemi col diabete e una lunga battaglia contro il cancro per la quale sono state necessarie tre operazioni. Nel 2009 si aggiunge anche la perdita del lavoro presso la Johnson Wax, una società di prodotti di pulizia per i pavimenti. Povero e malato, seppur con l'affetto dei due figli, Azim e Kareema, è costretto a chiedere accoglienza a un centro per senzatetto di Racine. E' in questo rifugio per homeless che viene casualmente riconosciuto da un italiano, livornese e grande appassionato di basket. I due entrano in confidenza: in poco tempo, dopo l'annuncio del ritrovamento di Jeelani su di una pagina social, l'ex giocatore viene travolto dall'affetto dei suoi vecchi tifosi livornesi, che si organizzano anche economicamente per farlo rientrare in Italia. Ma non è finita qui. La storia, raccolta e narrata su "Il Corriere dello Sport", fa crescere ancora di più l'onda emotiva tra i vecchi amici e fans del campione. Il presidente della Lazio Basket Simone Santi contatta dunque Jeelani e lo invita a tornare anche a Roma. Non solo: Santi propone all'americano di diventare il testimonial di "Colors", un progetto solidale da lui seguito in prima persona, volto a dare un'opportunità di riscatto sociale ai minori delle periferie di Roma e Maputo, la capitale del Mozambico. Jeelani accetta con entusiasmo: sarà un allenatore speciale per impegno e passione. Per Abdul è un nuovo inizio. Solamente la malattia lo costringerà a tornare negli Stati Uniti nel 2013, dove muore nel 2016. In Italia era rientrato finalmente nel 2011, risolti alcuni problemi di natura burocratica grazie all'aiuto di Santi e saldato un debito in patria con il sostegno dei tifosi livornesi della Libertas, in grado di raccogliere e inviare i 3.700 dollari necessari per estinguere la pendenza. Il 14 gennaio 2011 Roma riabbraccia così il suo asso, accolto da Santi e dalla Lazio e dai tanti appassionati capitolini che non hanno dimenticato le sue prodezze. Dopo qualche giorno anche gli sportivi livornesi hanno modo di rivederlo tributandogli l'affetto di un tempo.
Abdul Quadir Jeelani è stato il miglior atleta nella storia della Lazio Pallacanestro. Fisico esplosivo, tiro mortifero, fantasia da giocoliere, solista di prim'ordine ma sempre pronto a mettersi al servizio dei compagni: un attaccante straordinario, ma all'occorrenza anche ottimo difensore. Con la Lazio in due stagioni ha disputato 62 partite realizzando 2.044 punti (media 32,9).
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