Domenica 6 dicembre 1987 - Genova, stadio Luigi Ferraris – Genoa-Lazio 1-1
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6 dicembre 1987 - 13 - Campionato di Serie B 1987/88 - XIII^GIORNATA
GENOA: Gregori, Torrente, Mastrantonio (70' Pecoraro S.), Chiappino, Trevisan, Scanziani, Signorelli (I), A.Agostinelli (70' Eranio), Marulla, Di Carlo, Briaschi (I). All. Simoni.
LAZIO: Martina, Brunetti, Beruatto, Pin (75' Camolese), Marino, Piscedda, Savino, Muro, Galderisi (62' Rizzolo), Acerbis, Monelli. A disp. Salafia, V.Esposito, Caso. All. Fascetti.
Arbitro: Sig. Felicani (Bologna).
Marcatori: 21' Monelli, 22' Signorelli (I).
Note: giornata nuvolosa, terreno in pessime condizioni. Ammoniti Piscedda e Scanziani per scorrettezze. Osservato un minuto di raccoglimento in memoria del Presidente della Fiorentina Pier Cesare Baretti morto ieri in un incidente aereo.
Spettatori: 10.000 circa.
Una squadra che sia costretta a far valere il «fattore campo» su un'insidiosa savana quale è diventato nello stato attuale di abbandono il terreno del diroccato stadio di Marassi, meriterebbe una... penalizzazione al contrario. Un paio di punti o anche tre di abbuono costituirebbero il minimo margine di recupero soprattutto per un Genoa che avendo ceduto il suo "cervello" Domini alla Roma è costretto, in mancanza di idee a far correre le gambe. Giocando sulle sabbie mobili è chiaro che il vantaggio è tutto per chi si difende e si muove di rimessa non certo per chi e costretto a far della velocità — in mancanza appunto delle lucide intuizioni di Domini — l'arma principale del suo gioco. Finché il terreno dello stadio — lasciato andare alla malora in questa fase di interregno che rischia di penalizzare duramente il calcio genovese — ha tenuto al calpestare dei 22 giocatori in campo, il Genoa ha retto più che dignitosamente il dialogo con una Lazio cui il pareggio era obiettivo minimo.
Alla distanza però la squadra rossoblu ha pagato lo sforzo generoso ma inutile del primo tempo ed ha pagato soprattutto la carenza di fondo di qualche suo elemento cardine. Di Carlo soprattutto, che in condizioni psicologiche difficili per una crisi familiare non si allena in questo periodo con la necessaria applicazione. Nella fase centrale della ripresa, preso di infilata da una Lazio decisamente meno in riserva di energie e ben più autorevole a centrocampo. Il Genoa ha rischiato di affondare clamorosamente. Il doppio cambio deciso da Simoni — Pecoraro per Mastrantonio, Eranio per lo stremato Agostinelli — ha consentito ai rossoblu di fare almeno argine alla superiore esperienza della Lazio e di amministrare un pareggio che vista la situazione poteva essere considerato un risultato più che accettabile. Qualcuno si sarebbe aspettato un cambio diverso, il ritorno negli spogliatoi di Di Carlo, l'uomo in meno che il Genoa aveva concesso per tutta la partita agli avversari. Ma forse ha agito giustamente Simoni pensando che un'esclusione brutale avrebbe accentuato le già notevoli difficoltà per il recupero psicologico dell'ex romanista.
Su questo vischioso e traditore rimasuglio di uno stadio che fu il Genoa aveva iniziato con discreta disinvoltura impegnando l'ex genoano Martina all'8' con un tiro di Briaschi. Un minuto dopo con Marulla e lamentando al 14' una subdola spintarella di Marino ai danni dello stesso Marulla. Al 18', però, nel momento di maggior pressione rossoblu è andata in vantaggio la Lazio. Cross di Savino dalla destra, colpo di testa non troppo preciso di Trevisan pressato da Monelli, palla che si invischia nel fango ingannando sia lo stopper genoano che il portiere Gregori. Monelli lesto ne approfitta infilando in rete. La reazione del Genoa va a bersaglio quasi subito, al 22'. Fallo su Briaschi al 25'. Punizione bolide di Di Carlo respinta da Martina, colpo di testa di Marulla ribattuto ancora dal portiere, intervento decisivo di Signorelli a porta vuota. Nel primo tempo ancora una botta improvvisa da lontano di Brunetti parata in due tempi da Gregori e nella ripresa l'affannosa difesa del Genoa che riesce in qualche modo a tamponare la superiorità a centrocampo degli azzurri di Fascetti correndo tuttavia un solo serio pericolo: al 63' quando Gregori riusciva d'un soffio ad anticipare il colpo di testa di Acerbis messo in condizione di segnare da un perfetto cross di Muro. Da notare in margine alla partita che i tifosi genoani a scanso di guai si sono fatti scoppiare i petardi praticamente in tasca. Ma questo non vuol dire che l'imbecillità generale sta in regresso, anzi: durante il minuto di silenzio in ricordo di Pier Cesare Baretti con gli idioti di entrambe le bandiere si sono purtroppo sprecati intemperanze.
Il «generale inverno» è nemico del Genoa. E' una constatazione resa più necessaria che mai dalle condizioni disastrose del terreno di Marassi. Con la banale scusa che lo stadio stesso è in fase di ricostruzione, le autorità comunali stanno lasciando andare in malora anche quel poco che resta. Sembra che in qualche magazzino i teloni protettivi di plastica esistano veramente, ma nessuno li ha mai tirati fuori e le intemperie di questi giorni hanno reso il terreno di uno stadio una volta glorioso simile ad una vischiosa savana, una tremolante pappetta sulla quale giocare al calcio diventa impresa. Scriviamo queste impressioni da quella che è indubbiamente al momento attuale la più scomoda tribuna stampa del mondo con lo schienale della poltroncina davanti a noi che lascia profonde e dolorose stimmate sul nostro ginocchio sinistro. Uno stato d'animo insomma più che adatto per versare adeguato veleno addosso a chi bene o male è sempre il padrone di casa. Ma come si fa a dare addosso a questo Genoa di pesi piuma se in questo stadio fatto per pesi massimi con i piedi ben piantati in terra i suoi Marulla, Briaschi e compagnia bella restano invischiati come pernici nella pania? V'è da pensare, e lo abbiamo già scritto, che una squadra costretta a far valere il fattore campo su questo terreno gelatina meriterebbe una penalizzazione al contrario, un "bonus" di due o tre punti tanto per attutire l'handicap di condizioni ambientali così sfavorevoli. Il Genoa di Simoni avendo rinunciato (ed è ormai inutile piangerci sopra) alla lucida regia di Domini ceduto alla Roma, è costretto a basare il suo gioco soprattutto sulla velocità e le pessime condizioni del campo non agevolano Briaschi e Marulla.
Di fronte ad una Lazio più esperta e fornita nel settore difensivo di adeguato numero di marcantoni, la squadra rossoblu ha spinto alla disperata per tutto il primo tempo, ha smaltito in quattro minuti il «knock down» della disavventura difensiva che ha permesso a Monelli di portare in vantaggio i romani riacciuffando il pareggio con Signorelli. Ma poi ha sentito inesorabilmente il fiato grosso un po' per lo sforzo fatto un po' perché Simoni, per motivi psicologicamente giustificabili, aveva preferito ridar fiducia ad un Di Carlo vuoto di energie fisiche e morali. L'ex romanista, per una crisi famigliare giunta alla fase più acuta, sta attraversando un periodo nerissimo: non c'è né con la testa né con le gambe, anche se cerca generosamente di impegnarsi a fondo, e d'altra parte lasciarlo fuori squadra potrebbe accentuare le difficoltà del suo recupero. Giocando virtualmente in dieci e con altri elementi in riserva di benzina la squadra di Simoni ha rischiato di crollare nella ripresa riuscendo a salvare il pari solo grazie all'innesto di forze fresche: Pecoraro per Mastrantonio, Eranio per Signorelli. Un punto guadagnato, insomma, che Simoni accetta come male minore in un momento che per la sua squadra continua ad essere assai critico.
Fonte: La Stampa