Corelli (II) Filiberto
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Biografia[modifica | modifica sorgente]
Corelli Corrado e Corelli Filiberto, rispettivamente ala e mezz'ala ambidestre, furono figli del grande pittore Augusto Corelli e di Maria Meddi, una delle belle modelle di Anticoli Corrado (RM) dei tanti pittori, nordici e Italiani che in questo paesino del Lazio convennero dalla prima metà dell'800 agli inizi del '900 per la bellezza dei luoghi, la venustà delle modelle e per la luce trasparentissima dell'aria. Il figlio più grande era Corrado (chiamato così in onore di Anticoli), nato nel 1884, mentre Filiberto era nato l'11 agosto del 1886.
Ambedue erano nati ad Anticoli Corrado (RM) ma vissero nella capitale e, nel clima di rinascita sportiva che importava in città all'inizio del secolo, praticarono ogni tipo di atletismo. Nel 1906 furono notati da alcuni tecnici della Virtus, la società fondata da soci dissidenti della Lazio e che reclutava i propri atleti soprattutto tra gli studenti e la classe borghese, e furono subito ingaggiati proprio per schierarli in campo nel tentativo di contrastare il predominio della Lazio nel gioco del calcio. In quei tempi si veniva tesserati ma, nell'ambito dell'assoluto dilettantismo che vigeva, non esistevano contratti e regolamenti vincolanti né per gli atleti né per le società. I due fratelli vennero più volte invitati dagli amici-rivali della Lazio, soprattutto da Sante Ancherani, a passare con i colori biancocelesti ma opposero sempre un cortese ma fermo rifiuto. Nel giugno 1908 la Lazio fu invitata in Toscana per giocare la finale interregionale. Avuta l'autorizzazione del presidente Fortunato Ballerini, fu Ancherani che formò la squadra e nel momento che lesse la formazione ci si accorse che mancavano la mezz'ala e l'ala destre. Alle rimostranze dei compagni, Sante li rassicurò dicendo che avrebbe convinto i fratelli Corelli a partire per la Toscana. Detto fatto: una rappresentanza di giocatori si recò a casa dei due Virtussini e, facendogli balenare la possibilità di giocare una finale fuori Roma, convinse Corrado a lasciare la Virtus e ad accasarsi con la Lazio.
Corrado garantì anche per il fratello e la domenica successiva la Lazio partì per Pisa con una squadra fortissima che, per una serie di circostanze, fu costretta a giocare tre partite in un giorno, le vinse tutte e divenne campione interregionale del centro-meridione. Naturalmente i due fratelli Corelli furono tra i migliori in campo e soprattutto Corrado, nell'ultima partita contro la Virtus Juventusque di Livorno, con le sue velocissime sgroppate, era soprannominato "lo stambecco", consentì a Sante Ancherani di siglare il goal della vittoria finale. I problemi nacquero al ritorno a Roma, quando gli inferociti e sdegnati dirigenti della Virtus convocarono i due reprobi per minacciarli di esemplari punizioni. Corrado intervenne vigorosamnte per affermare il loro diritto di andarsene e di militare in una società che, al contrario della Virtus, dava sempre più importanza al calcio. I Corelli, ben presto, divennero tra i più appassionati e fedeli atleti dei colori biancocelesti. Ambedue non cambiarono mai società e fino alla loro morte si definirono Laziali con grande fierezza. Filiberto fu il primo che si ritirò. Già nel 1909 il suo nome non apparve più nelle cronache sportive in quanto si dedicò completamente alla sua passione artistica: la pittura.
I fratelli Corelli hanno giocato in biancoceleste negli anni in cui la Lazio non aveva rivali. Di loro non è possibile dire quante partite abbiano giocato e quanti goal possano aver segnato. Si sa soltanto che erano ambedue velocissimi, molto intelligenti e che possedevano molta tecnica personale. Ambedue, prima di approdare alla Virtus e poi alla Lazio, avevano giocato nella squadra dei giovani allievi del seminario cattolico irlandese che in quei tempi avevano insegnato agli sprovveduti atleti romani la tecnica e le tattiche del Football.
Filiberto partecipò con il grado di sottotenente dei Granatieri di Sardegna, era alto circa m 1,80 per un peso di kg 69, alla 1^ Guerra Mondiale comportandosi onorevolmente.
Negli anni '50 si trasferì ad Acilia dove abitò fino alla sua morte. Si spense a Roma, il 13 ottobre del 1969. Un anno dopo la morte del fratello Corrado. Riposa al Cimitero Flaminio.
Filiberto Corelli artista[modifica | modifica sorgente]
Figlio del grande Augusto Corelli che è ritenuto unanimamente uno dei grandi artisti del gruppo di Anticoli Corrado, Filiberto si impose nel mondo artistico nazionale e internazionale come facente parte del cosiddetto "Gruppo dei venticinque", ovvero quegli artisti naturalisti che consociatisi a Roma il 24 maggio 1904, ricalcarono le orme dei loro predecessori della prima metà del 1800 e trovarono nel paese laziale e nella campagna intorno a Roma quel mondo intatto e incontaminato dalla modernità che esaltava la vita umile, ma lirica, dei contadini e la luce trasparente e magica di una natura vibratile e incantata. Un mondo da rappresentare "dal vero" e non con le allora stantie formule accademiche Il pittore, professore all'Accademia di Belle Arti, dopo essere stato allievo del padre negli studi di Via Margutta, Via Flaminia e poi in quello di Via Giulio Cesare, si espresse con grande perizia tecnica e con il sentimento presago di un uomo che sapeva che quel mondo sarebbe presto scomparso e che era quindi doveroso immortalare per lasciarne la memoria. Sicuramente le sue opere risentirono dell'insegnamento paterno e della lezione del grande Giulio Aristide Sartorio, ma Filiberto seppe elaborare, in modo personale e pieno, l'eterno tema del rapporto tra natura umana e il creato naturale. Negli ultimi tempi della sua vita affrontò e approfondì il carattere religioso dell'esistenza.
Filiberto e Corrado hanno donato molte opere del padre Augusto al Museo di Anticoli Corrado dove possono essere ammirate.
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