Monza (II) Alfredo

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Alfredo Monza

Terzino, nato a Busto Arsizio (VA) il 12 agosto 1911, deceduto a Monterotondo (RM) il 20 maggio 1974.

Monza nasce calcisticamente nelle giovanili della Pro Patria, dove compie tutta la trafila fino ad esordire in prima squadra in Serie A nella stagione 1929/30. In tre stagioni con i bustocchi colleziona 82 presenze nella massima serie. Dalla stagione 1933/34 viene ceduto al Livorno sempre in A dove rimane per due campionati collezionando 64 partite, e mettendosi alla luce come uno dei migliori terzini sinistri del torneo. Durante la sua permanenza in Toscana arriva l'esordio in Nazionale B l'11 novembre 1934 a Genova contro l'Austria B (8-1).

Alfredo Monza arriva in maglia biancazzurra all'inizio della stagione 1935/36. Si fa subito notare sulla fascia sinistra come difensore arcigno e invalicabile. Con la Lazio gioca sempre senza saltare mai una gara e arriva a disputarne ben 222 di fila. L'unica rete realizzata con la Lazio è un capolavoro di balistica: infatti il 5 novembre 1939, in un incontro con il Bologna, con un tiro da oltre 60 metri, trafigge il portiere felsineo incredulo. Con la Lazio colleziona un'altra presenza nella Nazionale B il 27 ottobre 1935 contro la Cecoslovacchia B (3-1). Nel campionato di guerra 1943/44 veste la casacca della Cremonese perché si trova militare al nord e poi, per lo stesso motivo, della Pro Patria. Terminata la carriera agonistica nel 1947, quando viene messo in lista di trasferimento dal Crema, si dedica ad allenare prima a L'Aquila (stagione 1953/54) e poi Pescara (1957). Poi viene chiamato addirittura sulla panchina biancoceleste assieme a Dino Canestri alla fine del campionato 1957/58, nel tentativo, poi riuscito, di salvare la Lazio dalla retrocessione.

Compiuta l'impresa, passa il comando ad un altro laziale: Fulvio Bernardini. I soldi guadagnati durante la carriera vengono investiti nell'acquisto di due pensioni nei pressi di via Nazionale, che gli danno da vivere più che bene e che gestisce assieme all'unico figlio, Luciano, e alla moglie. Ogni domenica è allo stadio e non disdegna neanche le trasferte, mischiato insieme agli altri tifosi. Diviene molto amico di Luciano Re Cecconi, suo quasi compaesano, e non crede ai suoi occhi nel vedere la Lazio di Maestrelli lottare per i vertici del campionato.

Il 12 maggio 1974 la sua Lazio si era laureata Campione d'Italia per la prima volta, e Monza poteva quindi recarsi a cuor leggero in trasferta a Bologna, prima partita dell'anno che seguiva fuori casa, così come aveva promesso agli amici. Come un tifoso qualsiasi si era accomodato in uno dei numerosi pullman che portarono oltre 10.000 tifosi biancocelesti in Emilia per festeggiare degnamente lo Scudetto. Ma la sorte, beffarda, lo aspettava al ritorno, quando all'altezza di Magliano Sabina, sull'Autostrada del Sole, il suo pullman tamponava un T.I.R. adibito al trasporto di farina targato SI 143534. Erano passate da poco le 2 di notte e il pullman con 22 tifosi a bordo si andava ad incastrare nel rimorchio dell'autotreno. Monza, in condizioni disperate, veniva trasportato in ambulanza all'ospedale di Monterotondo dove all'alba spirava. Insieme a lui morivano Franco Pelliccetti, di 45 anni, autista del pullman, ed Emilio Corona, di 64 anni, titolare di un negozio di barbiere a via Isonzo. Altri 10 tifosi erano ricoverati in condizioni gravi nei vari nosocomi vicini al luogo dell'incidente. Si spense così la vita di un grande atleta e tifoso laziale che tante soddisfazioni aveva regalato ai suoi sostenitori e aveva fatto della Lazialità uno stile di vita.







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