Giovedì 3 dicembre 1998 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Inter 2-1
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3 dicembre 1998 - 1804. Coppa Italia 1998/99
LAZIO: Marchegiani, Pancaro, Negro, Fernando Couto (46' Nesta), Favalli, Gottardi, Stankovic, Venturin, Nedved (86' Lombardi), Salas, R.Mancini (78' De La Peña). A disp. Ballotta, Baronio, Pinzi, Iannuzzi. All. Eriksson.
INTER: Pagliuca, Colonnese, Bergomi, Galante (86' Pirlo), Zanetti, Winter, Sousa (92' Zé Elias), Simeone, West (59' Cauet), Zamorano, Djorkaeff. A disp. Frey, Silvestre, Milanese, Recoba. All. Lucescu.
Arbitro: Ceccarini (Livorno).
Marcatori: 12' Salas (rig), 31' Djorkaeff, 47' Salas.
Note: ammoniti Fernando Couto, Stankovic, Nedved, Galante e West per gioco scorretto. Antidoping: Salas, Couto, Pirlo, Cauet. Angoli 8-2 per l'Inter.
Spettatori: paganti 22.564 per un incasso di 585.055.000 lire.
Dalla Gazzetta dello Sport:
Tra quasi due mesi (che enormità!) a San Siro si partirà dal 2-1 per la Lazio. Che quel giorno affronterà l'Inter di Lucescu. Quella dell'Olimpico, nonostante il romeno sia seduto in panchina e un tesissimo Moratti se lo guardi dalla tribuna d'onore, è ancora l'Inter di Simoni. Che, come al solito senza gioco, fa rifiatare Eriksson, perde ma lotta e meriterebbe anche il pari se si fa la conta delle occasioni perdute. La sfida tutta cilena la vince Salas, autore di due gol (uno dal dischetto) e beneficiato dalla serata di vena di Nedved e Mancini, e la perde il pur combattivo Zamorano, sui piedi del quale, dopo l'effimero pari di Djorkaeff, capita la palla più importante. E' anche e soprattutto la serata del ritorno di Nesta. Zoff se lo mangia con gli occhi e fa bene. Roberto Baggio, Ronaldo, Ventola, Kanu, Vieri, Boksic, una strage di attaccanti. Cui la Lazio aggiunge altre assenze importanti, Mihajlovic, Almeyda, Conceicao. Lucescu dispensa sorrisi a destra e a manca, e a scanso di equivoci posiziona Bergomi pochissimi metri davanti a Pagliuca. West è più terzino che mediano, anche se aspetta invano Gottardi, mentre Colonnese va subito in cerca di Salas ma quello si ricorda della pedata maliziosa di San Siro e dopo pochi secondi gliene rifila una altrettanto maligna ma evidentemente meno dolorosa, sulla linea del fallo laterale. Galante comincia subito a discutere con Mancini, mentre a centrocampo Winter, Sousa e Simeone se la vedono, molto più a uomo che a zona, con Nedved, Venturin e Stankovic. Zanetti occupa la fascia destra con inclinazioni assai offensive (lo aspetta Favalli).
Zamorano si rompe subito il naso su un pezzo di Couto, Djorkaeff parte a sinistra sui piedi di Pancaro ma presto va in cerca di spazi altrove, senza che i biancocelesti si peritino tanto di negarglieli. Squadre lunghe quanto i loro problemi. Non è una bella partita ma almeno diventerà divertente strada facendo. Tante punizioni e anche se il gioco non è violento le ammonizioni fioccano e peseranno sul ritorno (lo salteranno Stankovic, Nedved, Galante e West). L' Inter si pone all'attesa ma questo non le impedisce di subire l'avvio-sprint della Lazio. Mancini impegna Pagliuca nella parata più difficile (con quella su Stankovic nella ripresa), West rimedia in extremis su Gottardi, Bergomi vacilla e poi si pianta quando Nedved parte in slalom. Simeone lo affossa da dietro e così, dopo appena tredici minuti, l'Inter riprende il proprio dialogo con l'arbitro Ceccarini proprio da dov'era (malamente) finito a Torino contro la Juventus, nell'aprile scorso. Dal dischetto del rigore. Salas trasforma di forza e precisione, e la Lazio sembra esaurirsi qui. L'Inter mette allora fuori la testa, molto per inerzia, in parte per la buona volontà di Zanetti e Djorkaeff, gli unici ad emergere dall'aurea, generale mediocrità. Non è casuale che dopo un bel tiro al volo di Mancini, fuori di pochissimo, il pari dell' Inter arrivi proprio da quei due. Zanetti guadagna la punizione dal limite e Djorkaeff (32') la dipinge nell'angolo alto alla destra di Marchegiani, che nemmeno tenta la parata. E' la prima conclusione dell'Inter, che per il resto nell'area della Lazio ci arriva solo per protestare, dopo una caduta sospetta di West tra Negro e Pancaro. A 162 giorni dal gravissimo infortunio ai Mondiali, si rivede Nesta, che Eriksson inserisce al posto di Couto senza ancora sapere quanto la mossa sarà importante.
Nesta si rivelerà infatti più volte decisivo, e con lui l'evidentemente rinfrancato Negro, nel mezzo assedio cui l'Inter porrà la Lazio per buona parte del secondo tempo. Una rincorsa dovuta, perché dopo appena 2' dalla ripresa del gioco Salas colpisce ancora, complice il cross di Nedved, il velo di Mancini e l'insipienza della difesa interista. Pescato il 2-1 grazie ai soliti solisti la Lazio si rintana e l'Inter si fa sotto, offrendosi all'altrui contropiede. Lucescu ci guadagna col cambio (dopo un'ora, tardi) Cauet-West. I rispettivi centrocampo passano così a cinque, perché Mancini arretra. Sale in cattedra Simeone, sul quale invano Eriksson porta Venturin. I suoi lanci lunghi sono una spina per la difesa della Lazio, nella quale Marchegiani si mostra sicuro solo nelle parate a terra, decisiva quella in mischia proprio su Simeone. Contiamo sei-sette palle gol dell'Inter, nonostante le chiusure di Nesta, perché Pancaro e Favalli sono in apnea. Tante da giustificare qualche rimpianto per il pari mancato, anche se è la Lazio a fallire il colpo del definitivo k.o. due volte, causa imprecisione di Nedved e peccato di egoismo di Salas che, forse per fare un piacere a Mancini ormai sotto la doccia, non vuole passare il pallone più facile a De la Peña.
Il Messaggero titola: "La Lazio batte l’Inter di misura nell'andata dei quarti di coppa Italia. Vittoria meritata ma sofferta che non dà garanzie per il ritorno: a Milano mancheranno per squalifica Nedved e Stankovic. Salas segna, Nesta torna".
L'articolo così prosegue: Non è rassicurante per l'approdo alle semifinali di coppa Italia il 2-1 con cui la Lazio ha regolato l'Inter, ma Eriksson avrà trascorso una notte tranquilla, sempre che Cragnotti, nell'intervallo in lungo conciliabolo tecnico con il ct Zoff, non mediti sorprese alla Moratti. Lo escluderemmo, prima di tutto per carenza di alternative, poi perché la squadra ha mostrato qualche progresso nella ripresa, laddove il cambio di allenatore non ha molto cambiato la prudenza dei nerazzurri. Infine perché Sven ha recuperato un Nesta già apparso in forma campionato e, nel finale, ha potuto rivedere anche De la Peña. Il ritorno di San Siro è lontano, fine gennaio, lì sarà un'altra battaglia, senza gli squalificati Nedved e Stankovic, ma stavolta contava soprattutto scrollarsi di dosso i malumori del derby, in attesa della trasferta chiave in casa della Juventus. Partita ricca di episodi nella ripresa. Prima, invece, due squadre timorose, match tattico e spezzettato da falli continui: difficile che le crisi di gioco si risolvano così, con un vertice o un cambio d'allenatore in corsa. E' questione di convinzione, dote che Lazio ed Inter mostrano a sprazzi in questo momento della stagione. Così i gol sono arrivati da calci piazzati, un rigore per la Lazio con Nedved arpionato da Simeone al momento del tiro (e l'argentino si è molto arrabbiato con i compagni che discutevano mentre i laziali battevano una punizione sulla trequarti), trasformazione impeccabile di Salas, come altrettanto perfetta è apparsa la traiettoria di Djorkaeff, su punizione procurata da Zanetti, l'unico con una marcia fisica in più. Marchegiani forse non ci sarebbe arrivato comunque, ma il francese poteva calciare solo a scavalcare la barriera.
Qualcosa di più, nel primo tempo, hanno prodotto i biancocelesti, per quanto accerchiati dalla marea di difensori e centrocampisti di contenimento con cui Lucescu ha voluto inaugurare il nuovo corso interista, che spettacolo puro dovrebbe produrre per soddisfare Moratti. Quanto a musi lunghi in tribuna, perfetta parità fra i due presidenti che più hanno investito nella loro gestione. La Lazio era partita meglio, sfiorando il vantaggio al primo giro di lancette, con Mancini frenato coi piedi da Pagliuca. Ma l'aggressività sui portatori di palla nerazzurri si è esaurita piuttosto presto, complice il gol: squadra acquattata sulla metà campo, ritmi lenti, lanci lunghi, poca spinta sulle fasce, cross rari e spesso fuori misura. Gottardi, sulla destra, si è ritrovato davanti West e ha limitato gli scatti, Salas è rincappato in Colonnese, scintille come fra Galante e Mancini. Stankovic ha sfruttato gli spazi, risultando alla fine fra i più tonici, protetto dalla posizione attendista di Venturin. Al tiro Nedved e Mancini, fuori di poco, parato un colpo di testa di Stankovic. Il rientro di Nesta ha caricato i compagni, partiti col piede giusto in avvio di ripresa: un boato ha salutato il suo primo facile appoggio a Negro e poi i suoi primi sicuri anticipi. Subito il gol a rinsaldare il tutto: il cross teso di Nedved ha trovato il velo sapientissimo di Mancini e il tocco rapinoso di Salas.
Ma l'Inter ha subito digrignato i denti, spingendo con maggior convinzione e cercando Zamorano, che Couto aveva fermato con le buone e le cattive (copiosa perdita di sangue dal naso per una gomitata involontaria) nella prima frazione. Marchegiani ha avuto modo di riscattarsi con due deviazioni in angolo, tiro di Zanetti e colpo di testa di Zamorano. West (che nel primo tempo aveva reclamato per un probabile rigore, trattenuto da Negro su un cross alto), prima di lasciare il posto a Cauet, ha allungato la serie di ammoniti che salteranno il ritorno del 27 gennaio: col nigeriano, Galante per l'Inter, Nedved e Stankovic per la Lazio. Poi il portiere biancoceleste ha sbagliato il tempo dell'uscita, spalancando la porta a Zamorano che ha chiuso sull'esterno della rete. Ma pure Nedved ha sprecato l'occasione per mettere la qualificazione in discesa, alzando troppo il cross per Mancini dopo aver bellamente rubato palla sulla trequarti. E' cresciuto il ceko, incontenibile per Winter. Sua l'apertura per Stankovic che, in solitario, ha sparacchiato su Pagliuca. Poi ecco De la Peña per Mancini, preservato per Torino. E, di fila, l'uscita provvidenziale di Marchegiani su Simeone e il peccato di egoismo di Salas che ha sprecato un contropiede due contro uno, ignorando l'amico De la Peña, forse ai limiti del fuorigioco. Nedved è uscito in barella: la speranza è che non ci sia da pagare un altro prezzo a questo successo ritrovato.
Tratte dal quotidiano romano, alcune dichiarazioni post-gara:
«Sono felice: ho ritrovato la mia Lazio e Nesta. Che bella sorpresa. Non pensavo che riuscisse a reggere così bene per 45 minuti. Abbiamo bisogno di lui: bentornato Alessandro. E adesso dobbiamo battere la Juventus. Se facciamo risultato a Torino, festeggeremo una bella settimana nonostante il pareggio nel derby. Capello ha firmato per il Barcellona? Complimenti, sono contento per lui»: Eriksson brinda al successo sull'Inter e allo scampato pericolo. Ma è davvero in pericolo l'allenatore? Cragnotti mugugna e si lamenta. Protesta per il gioco e per i risultati che tengono lontana la sua lazio dalla vetta e ne frenano la corsa a Piazza Affari. Sembrava che Capello fosse già a Formello e, invece, è tornato in Spagna. E, allora? Eriksson avverte disagio quando legge che ha le ore e i giorni contati? Pronta e tagliente la risposta: «E' un anno e mezzo che sono alla Lazio e sono abituato a queste voci. Non mi danno fastidio. Anzi, mi fanno piacere. Sono in buona compagnia. Prima Lippi, adesso Capello. Sono davvero orgoglioso».
Eriksson, ma a lei piace questa Lazio? «Abbiamo vinto ed è quello che conta in un momento come questo. Avevamo bisogno di questo successo. Soprattutto per il morale. No, io il morale non l'ho perduto nemmeno dopo il derby. Ero fiducioso. La squadra ha risposto bene. A cominciare proprio da Nesta. Che bello, è tornato. Abbiamo tanto bisogno di uno come lui. E, forse, il suo ritorno è ancora più importante del risultato». Lo metterà in campo anche a Torino? «Se non è mezzo morto per la stanchezza, certo che voglio vederlo anche contro la Juventus». La Lazio corre grossi rischi a San Siro, per la gara di ritorno? «Loro devono segnare e non sarà facile. Avete visto? Hanno cercato di farlo per tutto il secondo tempo ma non ci sono riusciti. E' vero abbiamo sofferto. Ma abbiamo sfiorato più volte il 3 a 1. Siamo andati via in contropiede molto bene. Adesso, poi, abbiamo ritrovato Nesta».
Erano state annunciate manifestazioni ostili da parte dei tifosi. Striscioni, black-out e contestazioni. Niente di tutto questo. Il pubblico è stato sempre al fianco della squadra. L'ha sostenuta come forse mai aveva fatto in questa prima fase della stagione. Un altro segnale a favore di Eriksson? Sven sorride di nuovo e si scalda le mani: «Sono stato felicissimo del comportamento dei nostri tifosi. Evidentemente il pubblico vuole bene alla squadra e ci crede ancora in questa Lazio. Io ci credo. Sono convinto che presto prenderà il volo. E adesso so che anche i tifosi sono con me. Anche loro ci credono». Eriksson, ma chi è che non ci crede in questa Lazio, allora? «Non lo so. Me lo chiedo anch'io ma non ho trovato una riposta. Abbiamo battuto l'Inter e, adesso, dobbiamo fare risultato contro la Juventus. Poi vedrete che Lazio».