Domenica 31 ottobre 1993 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Udinese 2-1

Da LazioWiki.

Stagione

Turno precedente - Turno successivo

31 ottobre 1993 - 2582 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1993/94 - X giornata

LAZIO: Marchegiani, Bergodi, Favalli (85' De Paola), Bacci, Bonomi, Di Matteo, Fuser, Doll (61' Di Mauro), Casiraghi, Winter, Signori. A disp. Orsi, Sclosa, Saurini. All. Zoff.

UDINESE: Caniato, Pellegrini III, Rossini, Sensini, Calori, Desideri, Rossitto (46' Bertotto), Kozminski, Branca, Biagioni (65' A.Carnevale), Pittana. A disp. Battistini, Pierini, Delvecchio. All. Fedele.

Arbitro: Arena (Ercolano).

Marcatori: 17' Winter, 40' Signori, 60' Branca.

Note: ammoniti Bonomi, Calori, Rossini, Rossitto, Signori, Desideri e Favalli. Espulso al 66' Calori per doppia ammonizione. In tribuna il C.T. della Nazionale Sacchi ed il nuovo acquisto della Lazio Alen Boksic. Calci d'angolo: 6-1.

Spettatori: 40.742 (4.737 paganti e 36.005 abbonati).

Uno striscione di protesta
Una fase della gara
Una fase della gara
Una fase della gara
Una fase della gara

Alen Boksic, il fuoriclasse croato convocato d'urgenza al capezzale d'una Lazio al limite del collasso, comparso ieri pomeriggio sulle tribune dell'Olimpico dopo il primo tempo, si sarà forse chiesto: "Ma cosa sono venuto a fare qui, così in fretta?" Già, perché quasi d'incanto la Lazio ha abbattuto i suoi tabù, che da tempo la tormentavano, riscuotendo applausi e consensi a cui s'era ormai disabituata.

Forse perché pungolata da severe seppur sacrosante e giustificate critiche che hanno mandato su tutte le furie il serafico Zoff, ma che alla resa dei conti non fanno mai male; forse perché sollecitata a far bene proprio dalla presenza del toccasana arrivato da Marsiglia; forse perché corroborata dai recuperi eccellenti di Doll e Favalli, nonché dal ritorno alla vena abituale di Signori; forse anche perché intimorita dal richiamo all'ordine dell'arrabbiato presidente Cragnotti; forse, molto più probabilmente, agevolata in tale compito dalla mansuetudine dell'Udinese, certo è che la Lazio del primo tempo ha dato l'impressione di avere superato i postumi dei suoi allarmanti malanni, anzi di essere uscita addirittura dalla convalescenza e quindi di non essere necessariamente legata all'intervento d'urgenza del fuoriclasse venuto dalla Francia.

Come? Perché ? Perché ha aggredito allegramente e sapientemente la modesta Udinese, costringendola alla resa psicologica in poco più di un quarto d'ora, grazie alla spinta determinante del rientrante Favalli, che ha trovato il modo di infilarsi pericolosamente nelle maglie, larghette invero, della difesa friulana, fino a colpire un palo intorno al 10' e grazie anche al movimento determinato da Doll, la cui fantasia ha creato spazi al ritrovato Signori, lasciando la gestione della geometria tattica al sempre sapiente Winter. Il resto è venuto praticamente da sé, perché l'evanescenza delle punte bianconere ha reso facile la vita dei difensori laziali, alle cui spalle ha fatto la parte del gigante anche nella fase iniziale il portiere Marchegiani.

Proprio da un'intuizione di Winter, avventatosi tempestivamente su un lancio di Di Matteo verso la porta udinese, è nato il gol del vantaggio, favorito anche dalla collaborazione degli svagati difensori ospiti, alle cui spalle il massiccio sostegno di Desideri non ha sortito granché. Infatti il libero d'emergenza ha capito che la sua presenza sarebbe stata più opportuna in avanti, dove s'è coraggiosamente avventurato con altrettanta scarsa collaborazione dei suoi compagni, ai quali i laziali avevano posto opportuni ed anche rigorosi sigilli. Vero è che il coraggioso libero è dovuto ricorrere ad uno scambio con lo stopper Calori, il quale ha scodellato sulla traversa un suo invito.

L'ardire di Desideri è stato però tradito sul finire del primo tempo, allorché, proprio negli ampi spazi determinati dai suoi movimenti offensivi, s'è infilato con successo Signori che, dopo uno scambio con il vago Casiraghi, ha battuto di sinistro, e dalla posizione preferita, l'ottimo portiere friulano Caniato. A questo punto sembrava fatta. E a questo punto, cioè nell'intervallo, il succitato Boksic si sarà posto la succitata domanda. Ma era questione di tempo per cominciare a ricredersi, intuendo le ragioni per cui il suo approdo sulle rive del Tevere era stato sollecitato. Addirittura era questione di pochi minuti.

E' bastata un'Udinese appena appena più determinata per riportare il panico in una Lazio forse vittima di un precoce rilassamento. Biagioni e Desideri, praticamente da soli, hanno messo a dura prova il carattere e il sistema nervoso dei laziali. Marchegiani ha avuto il suo buon daffare, ma s'è dovuto arrendere sulla staffilata di Branca, al quarto d'ora. Un gol che ha riaperto il discorso e i dubbi sulla stabilità della difesa. Zoff ha capito che la battaglia infuriava, ha tolto l'effervescente Doll per Di Mauro, privando la squadra della personalità del tedesco. Ma la legittima espulsione di Calori ha risolto le apprensioni biancoazzurre. Nulla è successo fino al termine, anche se Favalli, Winter, l'ormai appannato Signori e due volte il redivivo Fuser hanno tentato di approfittare del contropiede offerto loro dall'incontrollata rabbia dei dieci friulani rimasti in campo. E nulla è cambiato. L'importante, oltre al successo e ai due punti, è vedere adesso se Boksic si sia già fatto una ragione al suo trasferimento a Roma.

Fonte: Corriere della Sera

Nota[modifica | modifica sorgente]

Il giorno della gara un commando mafioso di quattro persone posteggiò in via dei Gladiatori una Lancia Thema rubata carica di chiodi e di tritolo che avrebbe dovuto saltare in aria al termine di Lazio-Udinese al passaggio di due autobus dei carabinieri. L'obiettivo dichiarato era quello di fare più vittime possibile tra i militari. Ma la bomba radiocomandata non esplose e la Thema rimase lì, posteggiata a lungo prima di essere rimossa.

Il procuratore nazionale Antimafia, Piero Luigi Vigna, nel corso dell'audizione davanti alla Commissione Parlamentare Antimafia, nel Luglio 2002 così descrisse il fatto circa il fallito attentato di Cosa Nostra allo stadio Olimpico, fissato per il 31 ottobre del 1993. "Siamo finalmente riusciti - ha spiegato Vigna - ad individuare in modo esatto la data di quella che avrebbe potuto essere una strage. La macchina piena di esplosivo era al suo posto ma l'innesco, malgrado fosse stato dato l'impulso, non funziono".

La tentata strage, sin qui collocata genericamente in tutti gli atti processuali tra la fine del '93 e gli inizi del '94, faceva parte della serie di attentati iniziata con quello al giornalista Maurizio Costanzo, proseguita con quelli via dei Georgofili a Firenze, via Palestro a Milano, San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro a Roma, e culminata con quello al collaboratore di giustizia Contorno a Formello.

"Si tratta - ha ricordato Vigna - di una serie di attentati diversi per tipologia e per obiettivo, dei quali fanno parte a pieno titolo quello, fallito, dell'Olimpico e quello a Contorno, il primo fatto a un collaboratore di giustizia con un'arma 'stragista' come il tritolo".

Il procuratore nazionale Antimafia ha ricostruito brevemente l'intera vicenda processuale che ha portato alle condanne, recentemente confermate in Cassazione, dei mandanti e degli autori materiali delle stragi, sottolineando "la perspicacia più unica che rara" di magistrati e investigatori che pochi mesi fa ha portato all'emissione di due ordinanze di custodia cautelare nei confronti di due fratelli appartenenti a Cosa Nostra (Giovanni e Tommaso Formoso): "Otto anni dopo l'attentato di via Palestro, è stato infatti possibile grazie all'aiuto di uno speciale macchinario rinvenire tracce dell'esplosivo portato in un piccolo paese alle porte di Milano, Arluno. Il procedimento relativo e' stato trasmesso per competenza alla Procura di Milano il mese scorso".