Domenica 30 ottobre 1977 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Pescara 2-1
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30 ottobre 1977 - 1944 - Campionato di Serie A 1977/78 - VI giornata
LAZIO: Garella, Ammoniaci, Ghedin, Wilson, Manfredonia, Cordova, Garlaschelli, Agostinelli, Giordano, D'Amico, Badiani. A disp.: Avagliano, Clerici. All. Vinicio.
PESCARA: Piloni, Mosti, De Biasi, Zucchini, Andreuzza, Mancin, Cinquetti (61' Santucci), Repetto, Orazi, Nobili, Bertarelli. A disp.: Pinotti, La Rosa. All. Cadè.
Arbitro: sig. Casarin (Milano).
Marcatori: 4' Agostinelli (rig), 18' Orazi, 65' Giordano.
Note: giornata plumbea, terreno in ottime condizioni. Violenti scontri prima e durante la gara fra le tifoserie con numerosi feriti lievi.
Spettatori: 50.000 circa, con 10.000 supporter giunti da Pescara.
Pescara ha fatto tremare la Lazio. Una Lazio che per tutto il primo tempo ha stentato a trovare il bandolo della matassa preparata da Cadè, il quale è riuscito a rendere le manovra dei suoi uomini complicata e praticamente incomprensibile per Vinicio e la squadra laziale. I meriti degli abruzzesi acquistano maggiore consistenza se si considera il rocambolesco inizio della gare che aveva messo in condizioni i biancocelesti romani di assicurarsi rapidamente il successo pieno. Al 4' minuto. infatti, i laziali erano già in vantaggio con un calcio di rigore realizzato da Agostinelli, concesso dall'arbitro per un vistoso fallo di Piloni su Giordano che lo aveva scavalcato con un pallonetto. Trascorrevano appena sei minuti e l'arbitro Casarin tornava ad indicare il dischetto del rigore per un ingenuo fallo di mani commesso da Orazi in piena area, nel tentativo di respingere un innocuo pallone sfuggito al suo controllo. Calciava ancora Agostinelli, ma Piloni, con un tuffo disperato, riusciva a deviare la palla in angolo.
L'episodio infondeva una svolta importante alla fisionomia della partita; faceva trarre un sospiro di sollievo al pescaresi ed ai numerosi tifosi che l’avevano seguiti nella capitale. La temuta valanga di reti, sotto, la quale aveva rischiato di finire la compagine di Cadè, svaniva attraverso la sua caparbia reazione. Il Pescara, con una impostazione tattica a zona, dotato di un centrocampo mobile e di un Orazi « tuttofare » nelle vesti di miglior uomo in campo, faceva vacillare paurosamente l'avversario che sembrava una fragile navicella incappata nella tempesta. Gli uomini di Cadè, con Repetto, Nobili, Bertarelli, Cinquetti e lo stesso Orazi, sgusciavano come anguille da tutte le parti, inseguiti inutilmente dal laziali che non riuscivano a trovare valide contromisure. Il gol degli abruzzesi, che era nell'aria, giungeva quindi puntualmente al 18' a coronamento della loro indiscussa superiorità: batteva un calcio d'angolo Nobili, palla a Repetto che la smistava prontamente ad Orazi. Il centravanti scattava verso Garella e quando il portiere usciva dai pali, lo infilava con un diagonale imprendibile. Le distanze erano ristabilite. La Lazio tentava di scuotersi, di organizzare il filo logico della manovra che tuttavia continuava a sfuggirle di mano soprattutto per merito degli avversari. Al 35', in seguito ad un preciso cross di Orazi, Bertarelli falliva clamorosamente il raddoppio, spedendo la palla sopra la traversa con un tiro scagliato da corta distanza. La fine del tempo aveva un sapore di liberazione per Vinicio e la sua squadra. La sosta negli spogliatoi consentiva al romani di fare il rapido punto della situazione per correre ai ripari. Nella ripresa, anche se al primo minuto Repetto sciupava una facile occasione, si vedeva infatti una Lazio più concentrata, meno disposta a concedersi distrazioni. Il Pescara continuava a battersi coraggiosamente ma Cadè, con una decisione sconcertante, faceva entrare in campo Santucci al posto di Cinquetti che stava giocando assai bene. Più tardi l'allenatore diceva negli spogliatoi che aveva deciso la mossa per vincere la partita. In che maniera, rimane un mistero! Resta il fatto che la Lazio, tre minuti dopo, andava in gol con Giordano e si assicurava i due punti: su un astuto cross di D'Amico, Wilson colpiva di testa, la palla veniva respinta sulla linea da Andreuzza, riprendeva Giordano lasciato inspiegabilmente solo che centrava il bersaglio con un tiro secco. Sul Pescara cadeva una autentica doccia fredda, del tutto inattesa, considerata la piega della partita.
Le parti si capovolgevano nettamente a favore dei romani che sull'onda del ritrovato entusiasmo (ma anche dello scampato pericolo) tiravano finalmente fuori uno smalto scintillante. D'Amico saliva in cattedra, esibendosi in numeri da fuoriclasse. Ma ormai era tutto facile per i laziali contro un avversario scoraggiato e svuotato delle necessarie energie per tentare la rimonta. Wilson e lo stesso D'Amico, sfioravano altre marcature ma non sarebbe stato giusto che i loro tiri andassero a segno. Il Pescara aveva abbondantemente meritato il pareggio ritrovandosi invece nel pugno un'amara sconfitta che con un po' di accortezza avrebbe potuto evitare.
Fonte: La Stampa