Domenica 28 gennaio 1973 - Milano, stadio San Siro - Inter-Lazio 1-1

Da LazioWiki.

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1757. Campionato di Serie A 1972/73 - XVI giornata

INTER: Vieri L., Oriali, Facchetti G., Bedin, Bellugi, Burgnich, Massa, Mazzola (I), Boninsegna, Bertini M. (dal 20' Moro A.), Corso. (12 Bordon I.). All. Invernizzi.

LAZIO: Pulici F., Facco, Martini L., Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, Manservisi. (12 Moriggi, 13 Petrelli). All. Maestrelli.

Arbitro: sig. Giunti di Arezzo.

Marcatori: 28' Chinaglia (rig), 60' Boninsegna.

Note: giornata di sole, terreno in perfette condizioni. Ammoniti: Corso, Facco, Massa, Frustalupi. Angoli 9-7 per la Lazio. In tribuna l'osservatore della Nazionale Enzo Bearzot.

Spettatori: 52.000 circa. Incasso £. 103.352.000.

Il titolo di Stadio

Prima di tutto, un consiglio: se incontrate l'arbitro Giunti per strada, non regalategli un portafogli, bensì uno zufolo di canna. Gli servirà più del fischietto, che usa a sproposito, con interpretazioni pressoché folli. Vada a zufolare dove vuole, ma non in uno stadio. Rispettiamo gli arbitri, li riteniamo necessari anche se spesso dobbiamo prendere nota della loro mediocrità. Ma questo Giunti è da regalare subito a padre Eligio, che se lo cucini come vuole. Su un altro campo — San Siro in queste cose è veramente nobile — lo avrebbero accompagnato in cielo con un coro di pernacchi. Ha negato almeno due rigori all'Inter, ne ha concesso uno alla Lazio proprio tra i due massimi falli da penalty compiuti in area biancoceleste ai danni prima di Boninsegna e poi di Corso. Poteva essere la sagra dei tiri dagli «undici metri», qui a Milano. Ma Giunti ragiona purtroppo con la testa sua, fino a scandalizzare gli amici della critica pedatoria romana, che non sono ciechi e neppure restii a riconoscere determinate azioni di football.

E con questo aggiungiamo subito che la Lazio non ha rubato nulla sul campo milanese, dove Boninsegna ha pareggiato grazie ad un abile «colpo di mano». I biancocelesti hanno compitato la loro gara dall'inizio alla fine con una diligenza non priva di genio. I meneghini oggi si consolano dicendo: hanno quattro lombardi in squadra, mentre noi, nella beneamata maglia interista, abbiamo quattro veneti scordatissimi, ora sordi ora ciechi ora sbilenchi. Fatto sta che la squadra di Maestrelli ha fatto vedere football per tutto il primo tempo e per larghi squarci della ripresa. L'Inter, costretta ad attaccare, s'è dimostrata ciò che è: una «soubrette» astuta se gioca in contropiede, cioè sugli errori altrui, ma che è incapace di impostare la sua romanza o la sua cavatina. Sbrindellata sul lato sinistro, dove Massa è un'ala inesistente e quando appare si mangia subito un paio di palloni-gol, la pattuglia nerazzurra è vissuta su Mazzola e Facchetti, tra i migliori in campo. Ma non ha sorgenti di gioco, si ammucchia a ridosso dell'area avversaria facendosi «toreare» come una provinciale, non riesce a servire il suo Boninsegna in maniera decente. Quando hanno palla in attacco, i nerazzurri non sanno più dove metterla, si azzuffano, accentrano, inzuccano l'uno contro l'altro, ciecamente, perdendosi in schemi banali e in frenesia. Si spiega perché perdano gli incontri decisivi (come nel derby, come con la Juventus) e invece speculino sul contropiede più attivo in campo esterno, quando a furia di «melinare» e attendere lo svarione avversario, ecco che gli si libera un corridoio adatto. Nel primo tempo — rigori e Giunti a parte — la Lazio avrebbe potuto rendere legittimo il suo gioco con due gol. Sarebbe stata notte per l'Inter.

Poi, ruminando un forcing tanto assiduo quanto monotono, i nerazzurri sono arrivati al pareggio rischiando però sul contropiede avversario e senza creare mai un'occasione perentoria, malgrado il notevole calo laziale durante la ripresa. Ecco la cronaca, anche se ci vorrebbero tre pagine per descrivere la somma degli errori, degli sbagli e delle sciocchezze commessi, qua e là intervallati da attimi di vera «lezione» biancoceleste: parte subito la Lazio, tra il secondo e il terzo minuto tirano Martini e Frustalupi, al 4' una zampata di Facchetti devia un cross pericolosissimo di Re Cecconi, al 7' potrebbe già essere gol. Su un pallone servitogli da Frustalupi e Nanni, Chinaglia in ottima giornata sfrutta il «liscio» di Bellugi e tocca alto sulla traversa, con Vieri già nella più nera disperazione. Un gol possibile anche se difficile, che fornisce la radiografia di questa Lazio, manovriera e spiccia, macinatrice di azioni e pronta a liberare un uomo sia in appoggio sia in affondo. L'Inter è sguarnita miseramente nel settore sinistro, ha un Corso sempre scavalcato che non regge il ritmo, ha un Mazzola bravissimo nel rabberciare e inventare, ma tutti gli altri ansimano senza un'idea sparata nel cranio. Boninsegna si batte (senza pallone mai) tra Oddi e Wilson, mentre Re Cecconi, il nostro piccolo Netzer della Bassa, fa il bello e il cattivo tempo sia a sostegno sia a centrocampo.

Ancora due tiri laziali parati a terra da Vieri (su Chinaglia e Re Cecconi), ancora qualche cinico fallo di Martini su Mazzola e arriviamo ai tre minuti della commedia arbitrale. 24': spunto di Sandrino che serve Boninsegna il quale è pronto ad appoggiare su Massa per ricevere il passaggio di ritorno. Due laziali intervengono sul «Feroce Saladino», legandolo come un n salame pregiato. Sono Oddi e Wilson, il fallo è da rigore netto, Giunti guarda i merli che volano nel cielo primaverile. Passa un minuto e Manservisi è imbeccato in area interista da un lancio lungo, sul quale Oriali oppone la mano. «Penalty» e destro teso di Chinaglia che stecchisce Vieri. Lazio in vantaggio e Inter costretta più che mai ad attaccare secondo il suo «noto gioco». 27': il commendator Corso si avvia trotterellando in area laziale, è sgambettato da tergo, forse il mancino nerazzurro accentua la caduta, ma è fallo sicuro: e ancora Giunti rimira la volta cilestrina. La verità suona così: questa Lazio, con la sua manovra larga e puntuale, con la sua voglia di calcio, non demerita, però l'arbitro è un dopolavorista paracadutato per sbaglio a San Siro. Insiste la Lazio con un diagonale destro di Chinaglia, assai bello, al 35', parato da Vieri. I biancocelesti vanno via «facile», e c'è chi dice: è suonata l'ora buia dell'Inter emersa in classifica a furia di astuti sgambetti. Due punizioni nerazzurre verso la fine del tempo portano un minimo di pericolo nei pressi di Pulici, ma è tutto ciò che l'attacco interista riesce a ottenere.

Ripresa, e Mazzola si getta avanti, per sé e per tutti. Al 5' c'è un «mani» laziale in area, al 6' è spintonato alle spalle Boninsegna sempre in area. San Siro sembra una vigna dove mietono tutti, si indignano i più severi meneghini. Come dargli torto, con quel Giunti di Arezzo che subito è ribattezzato l'Aretino Pietro, con il fischio resto avanti e indietro? Si mangia una madornale palla-gol Massa al 10', servito da Mazzola, lo stesso Sandrino tira al 18' non vedendo Boninsegna per una volta libero. Al 15' il pareggio; fionda da trenta metri Oriali un pallone a spiovere, c'è ressa, c'è caos intorno a Pulici, uomini sul filo del fuorigioco e che si pestano con professionale solerzia. Ci mette zampino e pugno Boninsegna, Pulici resta a grinfie vuote. Uno ad uno e non si vedrà altro, tranne un magnifico servizio di Chinaglia per Martini liberatosi sulla destra (al 20') ma il difensore laziale non ha animo per un tiro teso e spreca banalmente a lato l'ottima palla-gol devia Pulici oltre la traversa un tocco degno del gol di Mazzola al 27', su servizio di testa di Corso, (ma pensa un po'!) al 32' un'azione Facchetti-Mazzola imbecca Boninsegna che spara un micidiale sinistro da posizione impossibile: esterno della rete. Due affannosi salvataggi di Burgnich sul contropiede laziale ed è tutto. Lazio bella e degna, come si sapeva, con un Chinaglia in palla e la diagonale Frustalupi-Re Cecconi che vale tanto oro quanto pesa: Inter balbuziente come si era già commentato in più d'una occasione, e che ruota su Mazzola avanti, su Facchetti dietro, sul confusissimo «tourbillon» di troppe mezze figure e di un pensionato, cioè Corso. Può acciuffare lo scudetto? Ma sì, se tutti gli altri sbagliano a suo favore. Non è difficile vincere la lotteria, se c'è un unico biglietto e te lo assicuri mentre i concorrenti avversari dormono.

Spogliatoi della Lazio: Giunti sotto accusa. Tutti i laziali giurano che Boninsegna. ha deviato la palla in rete con un pugno. E' stata questa la svolta decisiva della partita che la Lazio probabilmente sarebbe riuscita a vincere. Le giuste proteste degli uomini di Maestrelli sono comunque contenute in limiti più che dignitosi. Il rammarico per la grossa occasione perduta. Per una macroscopica svista dell'arbitro è comunque immensa. Dice Maestrelli: «E' un pareggio che fa rabbia: i miei giocatori, sostengono che Boninsegna ha segnato aiutandosi con un pugno e anche a me, dalla panchina, è parso che qualcosa di irregolare sia avvenuto. Siamo una squadra tranquilla e corretta che non ha l'abitudine di eccedere nelle proteste: ma questa volta tutti i miei, istintivamente non hanno potuto fare a meno di correre verso Giunti perché annullasse il gol». — Quindi un punto perso più che guadagnato... «Proprio così — continua il trainer — resta la soddisfazione di aver dimostrato tutto il nostro valore davanti al pubblico di San Siro. E' andata meglio che contro il Milan ma certo non avremmo demeritato la vittoria. Il girone di ritorno inizia come quello di andata con la Lazio che dovrebbe avere in classifica qualche punto in più. Anche tecnicamente abbiamo lottato da pari a pari con l'Inter e nel finale abbiamo ancora preso il sopravvento andando vicinissimi per due volte al raddoppio». — Un suo giudizio sull'Inter? «Da quello che si è potuto vedere l'Inter è soltanto Mazzola: Sandrino ha giocato veramente bene e il nostro Martini ha sudato sette camicie per contenere in qualche modo l'azione del capitano nerazzurro». — I nerazzurri hanno reclamato per un presunto fallo di rigore commesso da Wilson su Corso... «Corso è molto abile in queste circostanze — sostiene Maestrelli —. Ha molta esperienza ma l'arbitro non ha abboccato al suo tuffo a pesce». — Invernizzi era sicuro di vincere... «Invernizzi lo ammiro: avrà cercato di infondere entusiasmo alla sua squadra» risponde Maestrelli che rifugge dalla facile polemica.

Ora vi siete convinti di poter puntare allo scudetto? «Dobbiamo affrontare nei due prossimi incontri la Fiorentina a Roma e la Juventus a Torino. Se riusciamo a conquistare tre punti allora le nostre ambizioni potrebbero anche essere giustificate». — Chinaglia ha vinto il duello con Boninsegna... «"Giorgione" ha saputo reagire da campione alle critiche e oggi ha dimostrato quanto vale». Sentiamo Pulici che si è trovato di fronte Boninsegna nell'attimo decisivo: «Non ci possono essere dubbi — afferma il portiere — Boninsegna si è tuffato in avanti e ha colpito il pallone con il pugno sinistro. Se non avesse corretto in quella maniera il cross di Oriali, il pallone sarebbe finito sul fondo». Wilson è stato insieme a Pulici uno dei primi ad accorrere da Giunti: «L'arbitro purtroppo era convinto del fatto suo — dice il capitano laziale — probabilmente era coperto e per lui è risultato tutto regolare. Certo che dispiace» — Ha commesso fallo da rigore su Corso? «Se quello era rigore allora non basterebbe il pallottoliere per tenere il conto dei gol in una partita».

Boninsegna potrebbe chiarire ogni cosa ma si rifiuta. 'Bobo' esce come un ciclone dallo spogliatoio, sfugge in... stretto dribbling ai giornalisti, e si rifugia di corsa sul pullman. «Non ho nulla da dire»: sono le uniche parole del rabbuiatissimo attaccante. Mariolino Corso imita il compagno e se ne va caracollando alla sua maniera. Parla Mazzola e riconosce i meriti della Lazio: «E' una squadra fortissima che ci ha messo in difficoltà». — Sul gol di Boninsegna gli uomini di Maestrelli hanno protestato vivacemente... «Io ero un po' lontano — dice Sandrino — e non ho potuto seguire molto bene l'ultima fase dell'azione. Ho visto Oriali crossare e poi Boninsegna tuffarsi mentre Pulici, uscito di porta, si faceva incontro alla palla: un'azione tutto sommato un po' confusa». Mazzola si lamenta poi degli interventi piuttosto decisi degli avversari. Anche il vicepresidente Prisco elogia la Lazio: «Per poter contenere una Lazio così bella era indispensabile poter contare a centrocampo su di un giocatore potente come Bertini. Oggi però l'Inter non mi è parsa al meglio delle sue possibilità». Severo il giudizio del dirigente interista sul direttore di gara: «Diciamo che l'arbitro non era in giornata: può capitare a tutti». Da parte nerazzurra si cerca di sorvolare sul gol di pugno realizzato da Boninsegna ma si reclamano due rigori, uno per fallo di Wilson su Corso (Giunti ha fischiato la simulazione) e l'altro per spinta di Oddi a Boninsegna a due passi da Pulici. Di sicuro comunque c'è che l'Inter ha giocato una pessima partita: «Accontentiamoci di battere mercoledì il Lanerossi Vicenza e di salire così in testa alla classifica» commenta Facchetti. Secondo il terzino, l'Inter ha fallito una grossa occasione: «Quando una squadra come l'Inter pareggia in casa perde sempre un punto. La Lazio comunque ha giocato una splendida partita. E' una realtà da cui Inter, Juventus e Milan dovranno guardarsi».

Oriali fa notare che il suo fallo di mano era da considerare involontario: «Non ho nemmeno visto la palla — dice il terzino — perché mi stavo girando. Per me non era rigore». Oriali però quando Giunti ha indicato il dischetto non ha abbozzato la benché minima protesta. Invernizzi invoca come attenuante per il non gioco della sua Inter l'infortunio capitato a Bertini dopo pochi minuti: «Il loro gol è venuto proprio mentre stavo decidendo di mandare in campo Moro visto che Bertini non poteva farcela. La Lazio mi è piaciuta: è una squadra dinamica, bene impostata, pareggiare ci è costata molta fatica. L'Inter ha dimostrato una volontà e una caparbietà encomiabili». L'allenatore sottolinea che il «mani» di Oriali non era intenzionale e commenta cautamente l'operato di Giunti: «E' possibile che qualche errore dell'arbitro abbia concorso a favorire il diffondersi di un po' di nervosismo in campo. Per quanto riguarda il fallo su Corso è difficile giudicare dalla panchina». L'arbitro Giunti, prima di lasciare San Siro, ha risposto ad una sola domanda dei giornalisti. — Ha fiducia nella moviola?, gli è stato chiesto. «Sì, certo», ha risposto il discusso direttore di gara.

Fonte: La Stampa