Domenica 25 aprile 1993 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Pescara 2-1

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25 aprile 1993 - 2562 - Campionato di Serie A 1992/93 - XXIX giornata - calcio d'inizio ore 15.00

LAZIO: Orsi, Bergodi, Favalli (67' Sclosa), Bacci, Luzardi, Cravero, Fuser, Marcolin, Riedle, Stroppa, Signori. A disp.: Fiori, Corino, Gregucci, Neri. All. Zoff.

PESCARA: Marchioro, Sivebaek, Ferretti, Dunga, Dicara, Nobile (46' Rosone), De Juliis, Palladini, Borgonovo, Allegri (85' Epifani), Compagno. A disp.: Savorani, Martorella, Bivi. All. Zucchini.

Arbitro: Sig. Racalbuto (Gallarate).

Marcatori: 24' Favalli, 42' Allegri (rig), 90' Signori (rig).

Note: cielo coperto, terreno in buone condizioni. Ammoniti: Sivebaek e Borgonovo per comportamento non regolamentare, Bergodi e Orsi per proteste, Cravero per gioco falloso. Calci d'angolo: 5-6.

Spettatori: paganti 11.210, incasso 301.720.000 lire; abbonati 41.186, quota 780.201.000 lire.

Una fase della gara
Una fase della gara
Il pareggio abruzzese con Allegri
Il rigore trasformato da Signori
La rete di Favalli

Nel giorno del lancio della campagna abbonamenti per la prossima stagione e nella circostanza più agevole per avvicinarsi al traguardo europeo, la Lazio ha offerto la parte più oscura della sua facciata. Ha trasformato in un'ansimante marcia forzata quella che avrebbe dovuto essere una felice cavalcata; ha riesumato forze e entusiasmi residui di un Pescara ormai demotivato; ha impiegato un'ora e mezzo abbondante per scacciare gli incubi di un fantasma tornato improvvisamente alle sue antiche forme di vita. Una Lazio irriconoscibile, insomma, anche fra le tante versioni messe quest'anno in discussione. Una Lazio di modestissime dimensioni, giustificabili soltanto in parte con l'assenza di tre dei quattro stranieri. Perché senza la geometria di Winter, senza il genio di Gascoigne, senza la classe di Doll, questa Lazio dovrebbe conservare pur sempre una struttura almeno dignitosa. Invece il crollo è stato verticale. Scialba, vuota, talvolta irritante, la Lazio ha tenuto le distanze dal modesto avversario soltanto per i primi venti minuti, durante i quali l'accoppiata Signori-Riedle ha anticipato le sue difficoltà di inserimento nella numerosa, ma non certo solida, difesa pescarese. Qualche occasione mancata, poi il gol gradito omaggio di una debolezza collettiva degli sconsiderati ospiti. Un pallone allontanato alla men peggio che Favalli, da lontano, ha deposto nella rete sguarnita. Bene, la guerra è guerra e s'accetta anche un regalo dell'ultima della classe. Eppure sul vantaggio la Lazietta ha esaurito la sua carica. Dunga ha preso per mano i suoi protetti e ha disegnato squarci di dignitoso calcio. Proprio Dunga, poco dopo la mezz'ora, ha suonato la carica con un tiraccio deviato da Orsi, che un minuto dopo s'è ripetuto su stangata di De Juliis. Il pareggio, che sembrava inevitabile, è giunto su calcio di rigore concesso dall'incerto Racalbuto, per un deciso, ma non certo cattivo, intervento di Luzardi sul giovane De Juliis. Nulla era perduto, eppure la Lazio s'è innervosita oltre i comprensibili limiti, tanto da cedere anche nella ripresa il campo al Pescara che ha preso confidenza con un'insolita disinvoltura. Borgonovo è giunto in ritardo su ripetuti inviti di Allegri, Dunga ha riprovato su calcio di punizione mettendo in imbarazzo Orsi. Per fortuna, il dimenticato Signori ha tentato isolatamente la sua ventitreesima prodezza stagionale, venuta soltanto a tempo scaduto e su calcio di rigore. Per la volata Uefa lo striminzito successo va bene. Ma sulle fatiche dell'ultima Lazio è meglio meditare seriamente.

Fonte: Corriere della Sera