Domenica 23 maggio 1993 - Trieste, stadio Nereo Rocco - Brescia-Lazio 2-0
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23 maggio 1993 - 2565 - Campionato di Serie A 1992/93 - XXXII giornata - calcio d'inizio ore 15.00
BRESCIA: Cusin, Negro, M.Rossi (87' Schenardi), De Paola, Paganin, Bonometti, Sabau, Domini, Raducioiu, Hagi, Giunta (61' Piovanelli). A disp.: Vettore, Marangon, Saurini. All. Lucescu.
LAZIO: Orsi, Corino, Favalli, Bacci, Luzardi, Bergodi (58' Sclosa), Fuser (76' Neri), Winter, Riedle, Gascoigne, Signori. A disp.: Fiori, Marcolin, Stroppa. All. Zoff.
Arbitro: Sig. Collina (Viareggio).
Marcatori: 52' Sabau, 73' Hagi.
Note: la partita si è disputata sul campo neutro di Trieste. Ammoniti: Corino, Giunta, Luzardi, De Paola, Fuser. Antidoping: Schenardi, Piovanelli, Marcolin, Stroppa. Calci d'angolo: 8-6.
Spettatori: paganti 5.200 con un incasso di £. 98.000.000.
Spettatrice di se stessa, come spesso le accade nei momenti decisivi, questa Lazio senza gioco diventa provvidenziale contribuente delle speranze bresciane, a quota 27. E dopo la mortificazione subita sul campo neutro triestino, specie durante il secondo tempo tutto romeno, perfino Zoff, riascoltati i cori "Dino vattene", rimette in discussione l'obiettivo d'annata borbottando: "L'Uefa è sempre stata in pericolo, onore ai vincitori...". Vincitori che, dapprima cauti, cementano via via le certezze attorno ad Hagi, imprendibile quando è marcato largo e lasciato spaziare dove vuole, secondo estro. Dovrebbe pensarci Corino, terzino bisognoso di riferimenti fissi, e neppure certi sconquassi d'avvertimento suggeriscono successivi rimescolamenti. Perché non usare l'inseguitore Bacci? Perché lasciar fuori Sclosa? Lazio dunque sciatta, con schemi ridotti a trasferimenti di palla verso Gascoigne, ammesso che l'uomo mascherato sappia inventare qualche prodigio. Povero Gazza! Freme imbolsito per improvvisare accensioni degne d'un eroe di Dumas, salvo scorgere poco o nulla dalle sue fessure. De Paola ne prevede i movimenti, gli toglie l'aria e riparte sparato, destinazione Sabau che scherza Favalli, o appunto Hagi, l'indiavolato uomo ovunque. Così, assimilate pure le corse laterali di Rossi e Negro, mai preoccupati da Signori e Fuser, il calcio di possesso dei lombardi manda due volte Hagi e una volta Raducioiu alle doverose sintesi. Orsi oppone pugni saldi contro le bordate. Si tratta d'attendere. L'ignavia laziale, sprecato l'acume di Winter quale terzino a vantaggio di Giunta, produce fino all'intervallo giusto una punizione, scaricata da Signori per far applaudire Cusin, e una capocciata Luzardi su corner, che Bonometti rintuzza al posto del portiere. Riedle, incapsulato tra Bonometti e Paganin, è impresentabile: sciupa l'unica accelerazione Gascoigne, lasciando rientrare i suoi segugi, invece di scaricare subito dentro. E qua finisce la rappresentazione laziale. I bresciani, che corrono a velocità doppia, non possono che punire avversari così rinunciatari. Sbotterà polemico Signori: "Se non sono mai andato al tiro in azione, i miei compagni cosa hanno combinato?". Certo, nel ciarpame laziale, Domini anticipa Gascoigne e attiva Sabau: picchiata sulla destra, sorpasso a Favalli e diagonale obliquo a indovinare la rete. Inutile togliere adesso Bergodi, spostare Bacci libero, inserire Sclosa. Le contromosse di Lucescu sono esemplari, anche quando Giunta esce malconcio da un contrasto (distorsione al ginocchio destro); anche quando regala minuti finali al panchinaro Schenardi, colpito in fronte da una moneta durante il riscaldamento. Hagi continua ad aprire voragini. Hagi delega invano al raddoppio facile Raducioiu e quindi, elettrizzato da una sventagliata Domini, stoppa, dribbla, favorisce la sovrapposizione Rossi e scatta in mezzo, laddove gli arriva puntuale la centrata da incornare di precisione. Infine, Raducioiu in dribbling consente ad Orsi di abbrancarlo e sembrerebbe rigore. Ma non importa. Il Brescia ci crede ancora.
Fonte: Corriere della Sera