Domenica 11 settembre 1977 - Genova, stadio Luigi Ferraris - Genoa-Lazio 2-1
11 settembre 1977 - 1936 - Campionato di Serie A 1977/78 - I giornata
GENOA: Girardi, Secondini (27' Mendoza), Silipo, Onofri, Berni, Castronaro, Damiani, Arcoleo, Pruzzo, Ghetti, Basilico. A disp.: S.Motta, Rizzo. All. Simoni.
LAZIO: Garella, Ammoniaci, Martini L., Wilson, Manfredonia, Cordova, Giordano, Agostinelli A., Clerici, D'Amico, Badiani. A disp.: Avagliano, Ghedin, Garlaschelli. All. Vinicio.
Arbitro: sig. Reggiani (Bologna).
Marcatori: 29' D'Amico, 60' Badiani (aut), 85' Pruzzo (rig).
Note: magnifica giornata di sole. terreno in perfette condizioni. Calci d'angolo 11-1 per il Genoa.
Spettatori: 27.882 di cui 9.700 abbonati per un incasso di £ 75.129.000.
Il Genoa ha esordito in campionato a Marassi lottando, soffrendo e vincendo a quattro minuti dalla fine una partita che si era messa piuttosto male nel primo tempo e che ha fatto passare ai circa trentamila tifosi che avevano affollato lo stadio resistendo alla «sirena» dell'invitante giornata balneare, un pomeriggio piuttosto pesante per le coronarie. Gigi Simoni, moderando gli eccessi d'ottimismo della vigilia, temeva la Lazio soprattutto per il suo saldissimo centrocampo e per gli inserimenti del terzino Martini. Per questo aveva insistito su Basilico, appunto per trovare un valido contrasto alle incursioni del difensore romano. I fatti gli hanno dato ragione in un senso e nell'altro perché, se Basilico pur risultando assai carente sul piano della precisione in fase offensiva, ha quasi sempre rubato l'iniziativa al rude Martini, il centrocampo laziale ha fatto soffrire assai il Genoa, riuscendo a monopolizzare il controllo del gioco per quasi mezz'ora e sfruttando l'unica palla-gol per beffare i rossoblu. L'episodio che ha dato l'impronta alla partita è avvenuto al 29', tre minuti dopo che Secondini, preposto al controllo di D'Amico, aveva dovuto lasciare il campo per uno stiramento prodottosi in un contrasto in spaccata sul numero 10 laziale.
L'ingresso del numero 13 Mendoza era appena avvenuto, lo scambio di marcature — Castronaro su D'Amico e il rincalzo su Agostinelli — non si era ancora consolidato nel giusto modo, quando appunto per un fallo di Mendoza l'arbitro concedeva una punizione a trequarti campo sulla destra. Clerici coglieva in contropiede i difensori liguri che si stavano ancora piazzando, con un lungo e teso traversone su cui D'Amico, che di testa non è certo un fulmine di guerra, riusciva a precedere d'un soffio Silipo, infilando imparabilmente Girardi. Una partita già in salita dopo nemmeno mezz'ora di gioco, insomma. Il Genoa ha avuto il merito di non disunirsi, di non perdere la testa, di reagire con rabbia, anche se la maschia energia dei difensori laziali e la scarsa vena di Damiani (in una giornata «faso tuto mi», piena di dribblings inutili) hanno reso la marcia verso la riscossa una lunga, estenuante sofferenza. Appena un minuto dopo il gol la Lazio ha dato una prima prova della sua ottima impostazione difensiva con un salvataggio in angolo di Badiani su tiro di Ghetti. Al 33' Arcoleo ha buttato al vento, con un tiraccio al volo, una bella occasione fornitagli da un centro di Pruzzo; un minuto dopo Wilson, il libero della Lazio, ha tolto dalla porta in rovesciata un pallone centrato da Arcoleo che aveva ormai superato Garella e Ghetti e sulla respinta, ha battuto fuori. Al 38', su un violento tiro di Mendoza dopo una paurosa mischia in area laziale, ancora Wilson ha compiuto una prodezza deviando in angolo in spaccata.
I genoani insomma sono andati al riposo con la convinzione che quello 0-1, pur senza disconoscere la saldezza della Lazio, andasse loro un po' stretto e con la ferma determinazione di continuare nella ripresa il loro assedio a una porta che sembrava stregata. Gli azzurri di Vinicio li hanno un po' favoriti in questa prospettiva, accontentandosi di rinserrare le file in difesa del vantaggio senza tentare di rubare l'iniziativa ai rossoblu che, di minuto in minuto, crescevano di tono. Il Genoa attaccava in massa, magnificamente sorretto dal lucidissimo «libero» Onofri — il migliore in campo con D'Amico — e fidandosi molto della buona guardia che Berni e Silipo montavano alle punte avversarie Giordano e Clerici. Dopo avere rischiato lo 0-2 appunto per una girata alta di Giordano su centro di Badiani, i rossoblu riuscivano finalmente a portarsi sul pareggio, al 61', ma soltanto grazie a un'autorete: un passaggio di profondità di Mendoza per Castronaro sulla sinistra, che avanza e tira indovinando l'angolino alla sinistra di Garella; mentre la palla sta per finire in rete o forse sul palo, Badiani, nel tentativo di liberare in rovesciata se la sbatte in faccia e, sul rimbalzo, in fondo alla porta. La Lazio reagisce subito con un contropiede di D'Amico che obbliga Girardi a una fortunosa respinta a mano aperta, poi deve ripiegare ancora sotto la spinta offensiva del Genoa in cui Pruzzo, dopo un primo tempo abbastanza incolore, sta crescendo di tono, mentre Damiani, scosso dagli urlacci di Simoni in panchina, si sta piegando un po' di più alla collaborazione con i compagni.
La porta di Garella però resiste, un po' per merito del portierone laziale, che ha alternato ingenuità pericolose a salvataggi magistrali, un po' per le manchevolezze di Ghetti, che al 65' si impappina davanti alla porta su un magistrale servizio in profondità di Basilico. In contropiede al 76', dopo un paio di occasioni fallite di testa da Pruzzo su calcio d'angolo, la squadra romana sfiora il colpaccio, ma il colpo di testa di D'Amico su traversone di Agostinelli si spegne alla base del palo, con Girardi ormai fuori tempo. Riprende dopo questo rischio l'assedio del Genoa, a cui al 79' Garella risponde con una grande deviazione in angolo su colpo di testa di Mendoza. Poi, dopo un altro pericolo per il Genoa — salvataggio in corner di Girardi su tiro di Giordano — il Genoa arriva al gol decisivo, su rigore, quando mancano meno di cinque minuti alla fine. Dopo uno scambio con Damiani, Ghetti va via sulla destra e centra alto. Sembra una palla ormai perduta, ma Manfredonia spinge vistosamente a tergo Pruzzo in elevazione e Reggiani non ha esitazione nell'indicare il dischetto. Si fa avanti Pruzzo e i tifosi della «gradinata nord», ricordando gli errori del «bomber» nella passata stagione, trattengono il fiato, incrociando le dita. Ma Roberto, tranquillissimo, inganna Garella con una finta e gli mette un lento, imparabile pallone sulla sinistra. E' fatta, gli ultimi minuti vedono il Genoa controllare giudiziosamente il risultato mentre la Lazio sfoga la sua rabbia accentuando gli interventi rudi che portano sul taccuino dell'arbitro oltre ai nomi di Martini e Agostinelli già ammoniti nel primo tempo, anche quelli di Giordano e Cordova. Forse ci stava anche un'espulsione, quella di Giordano, ma il signor Reggiani, dopo avere deciso la partita con il «rigore», non ha creduto opportuno infierire.
Fonte: La Stampa