Domenica 11 marzo 1973 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Roma 2-0
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1763. Campionato di Serie A 1972/73 - XXI giornata - inizio ore 14,30
LAZIO: Pulici F., Facco, Martini L., Wilson, Oddi, Nanni, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, Manservisi (87' Petrelli). (12 Moriggi). All. Maestrelli.
ROMA: Ginulfi, Morini G., Peccenini, Salvori, Bet (46' Orazi), Santarini, Liguori L., Spadoni, Cappellini, Cordova, Scaratti. (12 Quintini). All. Helenio Herrera.
Arbitro: sig. Panzino di Catanzaro.
Marcatori: 32' Garlaschelli, 38' Santarini (aut).
Note: cielo parzialmente nuvoloso, con forte vento di tramontana. Campo in ottime condizioni. Angoli 11-4 per la Lazio. Presente in tribuna la squadra di ciclismo della Bianchi, tra gli altri il campione del mondo Marino Basso e Felice Gimondi.
Spettatori: 78.000.
«Non c'è manco soddisfazione. E' come prendercela con un ragazzino!». La frase udita all'uscita dallo «Olimpico» fa il giro degli ambienti sportivi di Roma. E' la sintesi ironica di una partita che ha avuto un solo protagonista, la Lazio. Dopo il 2 a 0 affibbiato alla Roma i biancoazzurri sono in piena euforia, oramai sono convinti di poter reggere nel gruppo di testa sino alla fine, non parlano di scudetto, ma si sentono autorizzati almeno a sognarlo. Del resto il derby romano dimostra che la Lazio ha raggiunto la maturità della grande squadra. Gioca con convinzione, e una volta conquistato il risultato lo difende con la tranquillità di chi sa quello che vuole. Ci sono sbavature tecniche da rifinire, qualche elemento difetta di classe, altri di concentrazione, ma il complesso regge a meraviglia all'usura del tempo. I limiti della Lazio consistono nella scarsità di riserve, ma la preparazione atletica è conforme alle esigenze di un campionato lungo e difficile come il nostro e nessuno si sente l'idolo insostituibile. Forse il solo Chinaglia pecca di presunzione, ma l'ambiente lo ridimensiona permettendogli le «mattane» soltanto finché non recano danno. E la Lazio continua la sua strada. Contro una Roma sterile e svagata, contro una Roma «sbagliata» (da Herrera naturalmente) non c'è neppure bisogno di sfoggiare grinta e volontà. Bastano pochi minuti per capire che la differenza di gioco fra le due squadre è tale e tanta da non consentire alternative. Una Roma timorosa tanto da presentare all'ala destra Liguori (che è un terzino) e all'ala sinistra Scaratti (centrocampista - difensore) non può far paura ad una Lazio che scende in campo al gran completo, con Re Cecconi timoroso per un fresco infortunio alla caviglia, ma egualmente efficace, con Garlaschelli pratico come mai, con Frustalupi in giornata buona, con i difensori che non danno riposo pur senza giungere alla cattiveria. Che cosa ha opposto la Roma? L'abbiamo già detto: un attacco che attacco non è, un centrocampo dove si nota solo Cordova, una difesa fragile e convalescente per il ricupero sbagliato di Santarini, che non è ancora completamente guarito. Nessuno capirà mai perché Herrera faccia, questo. Forse anche il «mago» ha paura, e punta al rilancio della Roma con un pareggio (0 a 0) nel derby. Nel primi venti minuti si nota un certo equilibrio. Non c'è gran gioco, più che altro i due avversari si studiano. Poi la Lazio comincia a dirigere la gara: al 18' un'intesa Re Cecconi - Chinaglia dà a Manservisi la palla buona, ma l'ala tira fiaccamente e Ginulfi può parare. Un minuto dopo è ancora Re Cecconi ad iniziare una manovra che sviluppata da Manservisi porta Frustalupi in zona di tiro: la botta secca del centrocampista vola alta. La Roma sta a guardare. E' una tattica pericolosa, ma i giallorossi non sanno proprio fare di più. Il gol è inevitabile: Santarini si trastulla a metà campo con un pallone che Garlaschelli gli «ruba» con prontezza, l'ala serve Chinaglia che raggiunge Frustalupi in pieno movimento. Frustalupi centra per Garlaschelli che da sette-otto metri, di testa, batte Ginulfi (33'). Quattro minuti dopo il colpo del k.o.: Nanni avanza sulla destra e lancia un innocuo pallone che supera Cordova. Mentre Ginulfi tenta l'uscita, Santarini (sempre lui) devia la traiettoria rendendo vano il tuffo del suo portiere: classico autogol che dà il colpo di grazia alla Roma. Si riprende dopo il riposo con Orazi al posto di Bet. La scelta di Herrera comporta una autentica rivoluzione difensiva dei giallorossi. Attacca di più la Roma, ma sono attacchi sterili, insulsi, inefficaci. Spadoni conferma di essere in periodo nero sbagliando un facile gol al 55' e poco dopo Cappellini di testa riesce a superare Pulici ma la palla colpisce il montante sinistro della porta laziale ricadendo in braccio al portiere già battuto. Non c'è più niente da fare: il risultato rimane bloccato sul 2 a 0 del primo tempo, nonostante gli sforzi di Chinaglia (il meno in forma tra i laziali) che vorrebbe segnare il suo gol. Finisce con la folla laziale esultante e cattiva. Certi cori: «Serie B, serie B!» umiliano ancora di più ì romanisti in già grave difficoltà. E' bello vincere, ma non è giusto offendere l'avversario in crisi. Si salverà questa Roma? Il pericolo di una retrocessione in serie B esiste realmente, ma non siamo ancora al momento di alzare bandiera bianca. Qualcosa deve essere rivisto nel modulo di gioco e nella preparazione dei singoli atleti. Non è possibile presentare in campo cinque o sei giocatori in precarie condizioni di forma: Morini, Bet, Santarini, Liguori, Spadoni e Scaratti sono molto al di sotto delle loro possibilità. Non ci riferiamo agli errori che nel calcio possono avere ragioni contingenti. Parliamo dello stato fisico, dei riflessi, della visione di gioco, cioè di tutti quei fattori che vengono assommati definendoli «forma». Non c'è dramma alle porte, ma la situazione potrebbe precipitare. Domenica giungerà a Roma il Torino, poi i giallorossi andranno in viaggio verso San Siro per incontrare il Milan. C'è pericolo che tutto diventi più grave e forse irrimediabile. Non sta a noi suggerire rimedi. Certo non si può aspettare che cambi il vento. E se non cambiasse in tempo? La Lazio si gode la sua vittoria e la sua brillante classifica. Maestrelli non è un personaggio come Herrera, ma è essenzialmente realista. Guarda al domani con tranquillità. La Lazio è una bella realtà del nostro campionato. Se dovesse risvegliarsi anche Chinaglia, chissà che non si debba registrare anche una grossa sorpresa.
Sembra un paradosso: proprio nel giorno in cui ha trionfato nel derby, Maestrelli ha quasi rischiato il licenziamento. E' successo pochi minuti prima del via, negli spogliatoi: i nervi erano tesi, l'atmosfera era elettrica. I due gemelli del trainer laziale erano vicini al camerone dei biancoazzurri, facevano un po' di chiasso. Lenzini li ha mandati via, pare in malo modo, e Maestrelli si è risentito. E' nato un battibecco piuttosto vivace e ad un certo punto il presidente è sbottato: « Io caccio via chi mi pare. Anche lei, se insiste ». A questo punto, è ovvio, Maestrelli non ha insistito. La vittoria sulla Roma, è chiaro, ha cancellato tutto: i due hanno fatto la pace, dimenticando lo spiacevole episodio. Maestrelli, comunque, non porterà più i figli negli spogliatoi: tiene troppo al suo posto.
Euforia sfrenata negli spogliatoi della Lazio dopo il vittorioso derby con la Roma. Maestrelli e i suoi giocatori sono stati tentati a più riprese di pronunciare la parola scudetto. Hanno preferito rimandare l'appuntamento con pronostici più impegnativi al giorno, non molto lontano, in cui la Lazio affronterà all'Olimpico il Milan. «Per ora siamo in zona di Coppa Uefa — ha dichiarato il trainer con il solito tono prudente — per quanto riguarda la speranza di traguardi più ambiziosi, aspettiamo la gara con i rossoneri. Sul derby posso dire che ho visto una Roma tesa, nervosa. Noi ci contavamo per svolgere tranquillamente il nostro gioco e vincere. Tuttavia penso che i giallorossi non soffriranno per salvarsi». Maestrelli ha poi respinto l'accusa di aver fatto pretattica commentando con aria polemica: «Garlaschelli e Re Cecconi hanno giocato in precarie condizioni fisiche. La verità è che nella Lazio attuale gioca gente seria, che si prodiga con grande spirito di abnegazione. Piuttosto Herrera ha consegnato all'arbitro uno schieramento con Orazi e Liguori in panchina cambiando poi le carte proprio mentre i giocatori stavano per entrare in campo». Esaurita la breve carrellata sui laziali, che ormai sono abituati a vivere questi momenti felici, anche se oggi la soddisfazione è stata più grande rispetto ad altre occasioni, l'attenzione si è spostata sul fronte romanista dove regnava un clima pesante di delusione. La porta dello spogliatoio è rimasta a lungo sbarrata. Per la prima volta il presidente Anzalone ha lasciato lo stadio in anticipo evitando ogni contatto con i giornalisti. Il gesto ha destato una certa sorpresa. Fra le illazioni che sono state avanzate c'è stata quella di una probabile rottura con Herrera. Lo proverebbe l'autodifesa vigorosa del mago che nessuno gli aveva chiesto: «Io ho la coscienza a posto — ha dichiarato il trainer con tono molto nervoso — se la Roma non va non è colpa mia. Ho fatto quanto era nelle mie possibilità per evitare questa situazione. Tuttavia sono certo che presto ci riprenderemo. Forse fin da domenica contro Il Torino quando finalmente potremo affrontare i granata con la squadra al completo. Quattro giocatori infortunati, alla vigilia di un derby, sono tanti. La partita è stata brutta per colpa del vento. Abbiamo regalato due gol alla Lazio. I biancoazzurri sono forti, ma non credo che possano mirare allo scudetto perché Juventus e Milan sono più forti ». A proposito del vento c'è da registrare un curioso infortunio capitato al giallorossi che lo stesso Herrera ha fatto rilevare. La Roma aveva vinto il sorteggio del campo, ma non si sa bene per quale motivo il portiere Ginulfi ha consigliato i compagni di schierarsi contro vento. « E' stato un grosso sbaglio — ha commentato il mago — perché avremmo potuto noi approfittare del vento attaccando per primi. Chi picchia in anticipo, picchia due volte ». A chi gli chiedeva quale giocatore della Lazio lo avesse più impressionato, Herrera ha risposto ironicamente: «Petrelli ha giocato molto bene». (Il giocatore è entrato in campo ad un minuto dalla fine). Gli atleti romanisti hanno cercato di trovare qualche timida giustificazione alla sconfitta che ha contribuito a peggiorare ulteriormente la classifica. Ma nessuno è apparso molto convinto di ciò che diceva. Si è allungata così la serie di insuccessi iniziata il famoso 17 dicembre dopo la burrascosa partita con l'Inter che provocò l'invasione dell'Olimpico. I tifosi sono esasperati. Herrera è sotto accusa. Molti di loro hanno invocato il ritorno di Pugliese presente in tribuna. Si rimprovera al mago di commettere errori a ripetizione come quello macroscopico di oggi quando ha mandato in campo giocatori in condizioni precarie (Bet è stato costretto ad uscire alla fine del primo tempo, Santarini, tradito dalla gamba infortunata, ha provocato la clamorosa autorete) e una formazione completamente sbagliata. Herrera ha poi lasciato lo stadio a bordo della sua auto scortata dalla polizia fino all'abitazione sull'Aventino. Gli agenti hanno sorvegliato fino a tarda sera, oltre la casa del trainer, anche la sede della Roma. La sconfitta della squadra giallorossa ha provocato un clima di accesa esasperazione anche fra i tifosi delle opposte schiere. I giocatori Orazi e Peccenini, mentre uscivano dall'Olimpico, sono stati insultati da un gruppo di sostenitori laziali che hanno provocato la reazione del due atleti. Quando stava per scoppiare una zuffa è intervenuta la polizia a dividere i contendenti. Le forze dell'ordine hanno dovuto preoccuparsi anche di calmare i bollenti spiriti dei più esuberanti tifosi laziali e romanisti che sono venuti alle mani in qualche quartiere della città e fuori dello stadio. Il bilancio e stato di qualche contuso. Tre giovani sono stati medicati al Policlinico per ferite riportate durante un lancio di bottigliette.