Sabato 24 giugno 1995 - Roma, stadio Olimpico – Lazio-Perugia 1-0

Da LazioWiki.

Stagione

Sabato 24 giugno 1995. Campionato Primavera - Finale di ritorno.

LAZIO: Roma, Di Nicolantonio, Nesta, Piccioni (63' Sogliani), Cristiano, Orfei, Di Vaio, Napolioni, Lucchini (79' Birzò), Iannuzzi, Franceschini. All. Caso.

PERUGIA: Mancon, Mundula, Vitali, Goretti, Cernicchi, Cottini, Gemmi (62' Testini), Baiocco, C.Lucarelli, Montesanto (25' Faieta), S.Gioacchini. All. Giannattasio.

Arbitro: sig. Ayroldi (Salerno).

Marcatori: 4' Iannuzzi.

Note: giornata calda, terreno in ottime condizioni. Espulso Mandula. Ammoniti: Baiocco, Di Vaio, Lucarelli, Vitali, Gioacchini. Calci d'angolo: 2-4.

Spettatori: 30.000.


La formazione
La formazione
La rete di Iannuzzi
Mister Caso portato in trionfo
L'articolo de Il Messaggero
Mimmo Caso e la sua battaglia fuori dal campo

Il terzo scudetto Primavera della storia biancoceleste porta la firma di Iannuzzi, il "maghetto" dei calci piazzati nato a Prima Porta e salito così a ben 27 centri stagionali. Ma in trionfo, in un Olimpico gremito da oltre trentamila spettatori (record assoluto per i campionati giovanili), ci vanno ovviamente tutti, dallo splendido maestro Mimmo Caso, a Nesta e Di Vaio, già promossi in prima squadra, al promettente portiere Roma (che con le sue parate è stato decisivo anche in finale), al gruppo unito che ha saputo lottare fino in fondo per il massimo obiettivo.

E' il primo trofeo di Sergio Cragnotti, come si diceva il terzo al massimo livello giovanile per la società, dopo quelli conquistati nel '76 dai ragazzi di Paolo Carosi (Giordano, Manfredonia e Agostinelli i più rappresentativi) e nell'87 da quelli di Giancarlo Morrone (Fiori, Biagioni e Rizzolo tra i protagonisti).

In questo caldo sabato di fine giugno, la Lazio ha avuto il merito di colpire subito. C'era da ribaltare il 2-1 subìto all'andata e così il concentratissimo Iannuzzi ha sfruttato al meglio la punizione dal limite concessa per un fallo di Cernicchi su Di Vaio, calibrando una traiettoria perfetta che ha mandato il pallone a sbattere sul palo interno alla destra di Mancon e ad adagiarsi in fondo al sacco.

Il monologo laziale continuava per tutto il primo tempo: percussione personale di Napolioni, colpo di testa di poco alto di Di Vaio, gran parata del portiere perugino ancora su punizione di Iannuzzi diretta all'altro angolo. Era Lucarelli a suonare la carica per la risposta perugina a inizio ripresa: la maggiore prestanza fisica degli ospiti faceva passare qualche brutto momento al pubblico laziale, mentre con Lucchini e Di Vaio la Lazio rispondeva colpo su colpo.

Brividi veri per un colpo di testa di Vitali sfilato di poco al lato del palo di Roma, che a tempo ormai scaduto riusciva a ribattere di piede il tiro di uno scatenato Gioacchini, che avrebbe potuto ribaltare in extremis l'esito del campionato.

Sciogliendo la tensione di Mimmo Caso: "L'ovazione finale del pubblico ci ha ripagato di tutte le sofferenze e le fatiche. La giro ai miei ragazzi, se la meritano tutta".


Il Messaggero titola: “Caso è campione d’Italia – Lazio, tricolore Primavera: battuto (1-0) il Perugia – Trentamila applausi per i vincitori: Roma para tutto, Iannuzzi ha fantasia, Nesta e Di Vaio sono già grandi”.

Roma - Ottantacinque minuti di ansie e di emozioni. Poi l'urlo dei trentamila dell’Olimpico: campioni. La Lazio Primavera di Mimmo Caso, battendo il Perugia per uno a zero, ha conquistato lo scudetto Primavera, il terzo della sua storia, dopo le stagioni 75/76 e 86/87.

Onore però al Perugia che, nei 180 minuti della finale (andata a Perugia, 2 a 1 per gli umbri e ritorno all’Olimpico), ha tenuto testa alla formazione romana. La squadra biancazzurra è stata tecnicamente perfetta, tutti hanno fatto il loro dovere. Nota di merito però a Iannuzzi, il fantasista che piace a Zeman (tanto da portarselo in ritiro in Giappone), autore dei gol (uno a Perugia, l'altro decisivo all'Olimpico) che hanno permesso il trionfo della Lazio. Non solo. Iannuzzi è anche il capo-cannoniere del campionato con 27 reti. Soddisfazione doppia.

La partita è stata bella e combattiva (forse troppo), ma due sono stati gli episodi chiave: la rete al 5' minuto di gioco di Iannuzzi su punizione e la strepitosa parata di Roma al 90' che ha salvato il risultato alla Lazio. Nel mezzo, un incontro giocato a viso aperto da entrambe le squadre, con il Perugia che però solo nella ripresa ha dato consistenza alla sua azione, costringendo la Lazio ad agire di rimessa. Dopo il gol, infatti, gli aquilotti hanno cercato anche il colpo del ko definitivo, ma sia Di Vaio (al 17' di testa) che Iannuzzi (tiro ravvicinato al 24') hanno fallito il raddoppio.

Al rientro dagli spogliatoi, il Perugia cambiava tattica e si faceva più intraprendente, complice anche una Lazio che decideva di contenere gli umbri (e il risultato) senza più affondare negli attacchi. La gara diventava anche dura e fallosa, ma più che cattiveria, era agonismo: in fondo le due squadre stavano giocando una finale. Quando poi tutti, tranne i giocatori del Perugia ed un piccolissimo gruppo di sostenitori in Monte Mario, aspettavano il fischio finale, ecco il capolavoro di Roma.

Azione arrembante umbra in area laziale, palla che esce da un groviglio di gambe e finisce a Gioacchini che tira subito, a botta sicura. Ma tra i pali c'è Roma che, con un guizzo felino, compie la sua ultima parata da laziale (il prossimo anno giocherà a Venezia) e di fatto consegna lo scudetto alla sua squadra.

Negli spogliatoi la gioia è incontenibile. Tutti gli aquilotti volano alto, ma la dedica che esce dalle loro bocche è unica: «La vittoria è dedicata al mister». E Caso è lì, non si emoziona più di tanto, ma di sicuro il suo cuore è gonfio di gioia. Parla di squadra di carattere, che l'importante per un tecnico è avere passione e stimoli ed anche avere un gruppo di ragazzi come questi. E poi di come la più grande soddisfazione sia leggere il nome di questi ragazzi nella rosa di prima squadra: il compito di un tecnico della Primavera è questo. E bravo Mimmo. Ha vinto uno scudetto e dato una lezione di stile.


► Il giorno dopo, Mimmo Caso rilascia un’intervista a Il Messaggero, con parole toccanti e piene di speranza, coraggio e dignità, ripagate dai suoi ragazzi in campo grazie ai suoi insegnamenti.

Scrive Il Messaggero “Un’altra partita da vincere – Il tecnico della Lazio Primavera, campione d’Italia, è da tempo malato ma non molla di certo: “Il futuro è ancora qui, con i miei ragazzi”Mimmo Caso, la gioia e il dramma: “Lotto contro un brutto male”“L’affetto della squadra vale più dello scudetto”: per questo ha rinunciato alle offerte di Reggina e Lucchese. “Cragnotti mi ha commosso””.

Roma – “Voglio vivere”: Mimmo Caso non si arrende e urla la sua rabbia. Ha appena conquistato il titolo di campione d’Italia con la sua “Primavera”, adesso vuole vincere la battaglia per la vita. Una sfida terribile contro il male che lo ha colpito: un tumore al sistema linfatico. Ne parla a cuore aperto, senza cedere alla paura di non farcela. Non avverti neppure una incrinatura nella sua voce quando passa da quelli che lui considera i veri protagonisti del trionfo sul campo, al dramma che sta vivendo. Il tono non muta. La stessa grinta, lo stesso entusiasmo. “Voglio vivere e ce la farò”. Il risultato, per Mimmo Caso, è scontato. La partita è lunga, quasi come un campionato. E siamo appena alle prime battute. E anche questa volta il merito del successo sarà dei suoi ragazzi: “Sono loro che mi danno la forza. Ieri sul campo, oggi sul male. Devo tutto a loro, sono straordinari”.

E spiega così la decisione di voler restare a Roma, al fianco di Marco Di Vaio, di Alessandro Nesta e di Alessandro Iannuzzi. Ha ricevuto tante offerte per fare il salto professionale: dalla “Primavera” a una panchina di serie B. La Lucchese insiste ancora, la Reggina continua a fargli una corte spietata. Ma lui ha deciso di restare (oggi incontrerà Zoff) con i suoi ragazzi: “Per vincere ho ancora bisogno di loro”. E spiega: “Ecco perché non mi sono piaciuti i titoli che mi attribuiscono il merito del successo. Io ho fatto solo una piccola parte. Piccola, piccola. Il resto lo hanno fatto loro. Giochiamo a zona, ma durante le partite cambiamo continuamente. E sono i ragazzi che decidono, adattandosi alle difficoltà e all’avversario. Può capitare che nel corso della stessa gara alterniamo la zona totale al 4-3-3 o al 4-4-2. In questi tre anni abbiamo messo in piedi un complesso affiatatissimo. Dai giocatori al medico, è il dottor Roberto Bianchini, dal preparatore Walter Di Salvo al massaggiatore Gabriele Tiberia. Possiamo fare anche i nomi di Enrico Luci e di Silvano Ciaralli?  Luci è l’accompagnatore, Ciaralli il magazziniere”.

Mimmo Caso, quarantun anni. Quasi tutti dedicati al calcio. Dalla Fiorentina al Napoli, dall’Inter al Perugia, dal Torino alla Lazio. In maglia biancazzurra tre stagioni come calciatore e tre come allenatore della “Primavera”. Quando gli fu affidato l’incarico fece una promessa a Giovanni Cragnotti: “Vinceremo lo scudetto”. Dopo la finale con l’Atalanta e i play off, al secondo tentativo, ha mantenuto l’impegno. “Peccato che Giovanni Cragnotti non abbia potuto festeggiare con noi il traguardo”. A ringraziarlo ci ha pensato Sergio Cragnotti: “E’ riuscito a commuovermi”.

Dalla lotta per la vita al successo appena ottenuto sul campo. Una volta disse che il più grande riconoscimento per il suo lavoro sarebbe stato quello di veder promossi i suoi ragazzi in prima squadra. “È vero, me lo ricordo benissimo. La “Primavera” va considerata come un serbatoio, un trampolino di lancio per i giovani”. E fa i nomi di Di Vaio e Nesta che “hanno già raggiunto il traguardo”: “Una soddisfazione ancora più grande del titolo di campione d’Italia”. Presenta così i due “gioielli”: “Marco è veloce, rapido, intelligente. In area è un predatore. Per lui, il gol è un evento naturale. A vederlo giocare torna alla mente Giordano. Alessandro impressiona per la sicurezza e la grande personalità. Avranno successo, ne sono sicuro. Ma non sono soli. Roma, il portiere, Cristiano, Sogliani e Orfei andranno in serie B per maturare. E, poi, c’è Iannuzzi: un regalo della natura. Paghi volentieri il biglietto per vederlo giocare. Un tocco di palla geniale. Può ricoprire diversi ruoli: tornante o trequartista, alle spalle delle punte. Un tipo alla Baggio, per capirci. Dipende tutto dal carattere: se riuscirà a crescere anche dentro, diventerà grandissimo. Daniele Franceschini ha sorpreso tutti. E’ un centrocampista esterno. Tatticamente eccellente. Abbiamo vinto anche per questo: sono tutti bravissimi. Ma, soprattutto, perché siamo riusciti a formare un gruppo straordinario”.

E adesso ancora tutti insieme. Per vincere un’altra battaglia.