Sabato 22 aprile 2006 - Torino, stadio Delle Alpi - Juventus-Lazio 1-1
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22 aprile 2006 - 3.192 - Campionato di Serie A 2005/06 - XXXV giornata
JUVENTUS: Abbiati, Zebina (46' Balzaretti), Thuram, Cannavaro, Zambrotta, Mutu (46' Del Piero), Emerson (75' Blasi), Vieira, Nedved, Ibrahimovic, Trezeguet. A disposizione: Buffon, Chiellini, Kovac, Zalayeta. Allenatore: Capello.
LAZIO: Peruzzi, Oddo, Siviglia, Cribari, Zauri, Behrami, Dabo, Mudingayi (9' Belleri), Mauri, Pandev (58' Bonanni), Rocchi (71' Tare). A disposizione: Ballotta, Piccolo, Keller, Di Canio. Allenatore: D.Rossi.
Arbitro: G.Paparesta (Bari).
Marcatori: 29' Rocchi, 87' Trezeguet.
Note: giornata primaverile, terreno in discrete condizioni. Espulso al 35' Dabo per proteste. Ammoniti: Vieira, Emerson, Behrami, Tare e Zauri per gioco scorretto. Calci d'angolo: 15-3. Recuperi: 1' p.t., 4' s.t.
Spettatori: paganti 10.830 per un incasso di 190.936,00 euro, abbonati 23.068 per una quota di 286.052,00 euro.
La Gazzetta dello Sport titola: "Trezeguet, l'unità anticrisi. Pari nel finale: la Juve evita il k.o. Lazio in 10 per un'ora, strepitoso Peruzzi".
Continua la "rosea": Stavolta la Juventus non ha bisogno dei minuti di recupero, per scacciare la paura di perdere. Una settimana fa, a Cagliari, Cannavaro aveva segnato il gol dell'1-1 a tre secondi dal 50'. Contro la Lazio, invece, il pareggio arriva al 42' della ripresa, firmato da Trezeguet proprio come all'andata, visto che anche allora la squadra di Delio Rossi si era portata in vantaggio con Rocchi. L'unica differenza è che quella sera tra le due reti erano passati appena 10', e non 59' come ieri. Ma soprattutto quel primo pareggio in campionato aveva soltanto fatto il solletico alla capolista, il cui vantaggio sul Milan era sceso da più 11 a più 9. Oggi, visto che i rossoneri hanno nuovamente battuto il Messina, i due punti in meno sono un macigno rispetto a quattro mesi fa, perché passare da più 5 a più 3, a tre gare dalla fine del campionato, provoca inevitabilmente la paura di essere raggiunti. E siccome quest'anno non è più previsto lo spareggio, in caso di arrivo a pari punti, la Juve si vedrebbe sfuggire nel modo più beffardo uno scudetto che sembrava già vinto. A poco serve quindi guardare il calendario, perché è sufficiente voltarsi indietro per capire quanto stia precipitando la Juventus. Cinque gare senza vittorie in campionato (un totale di 630 minuti, conteggiando anche il pari e la sconfitta di Champions) con altrettanti pareggi (contro Roma, Fiorentina e Lazio in casa, Treviso e Cagliari in trasferta) e un vantaggio sul Milan frantumato, da 10 a 3 punti, non possono essere il frutto del caso e tantomeno di errori arbitrali.
Dietro numeri così crudeli, c'è sicuramente un logorio fisico e l'usura dei pochi titolari sempre utilizzati da Capello, che evidentemente si fida poco delle alternative a disposizione. Ma stavolta, è bene chiarirlo subito, la Juventus non appare così bollita come nelle precedenti partite. Semmai è una Juve ammaccata, con titolari importanti in condizioni fisiche precarie, come Emerson, Nedved e lo stesso Trezeguet, ma ancora piena di rabbia e di voglia di lottare. Non a caso Peruzzi è il migliore in campo, e non a caso i numeri di "questa" partita assolvono la capolista che colleziona ben 14 angoli (a 3), tira 9 volte (sempre a 3) nello specchio della porta avversaria, con una clamorosa traversa colpita da Vieira sullo 0-0, costruendo 9 azioni pericolose (a 4). E siccome in campo c'erano 24 gradi, se fosse stata davvero cotta la Juve non avrebbe creato così tanto. La colpa della Juve, semmai, è un'altra. È quella di giocare troppo centralmente, senza sfruttare le fasce laterali, favorendo in questo modo l'ordinata difesa della Lazio. Errori tattici, quindi, e poi tecnici, perché troppe volte (ben 14) i bianconeri che si presentano al tiro non inquadrano la porta. Così, dopo aver sbagliato tanto nei primi 20', mentre teoricamente è a più 6 sul Milan che sta perdendo, la capolista viene infilata da Rocchi, pronto a girare alla perfezione il cross di Pandev dalla destra. Invece di reagire, la Juve rischia di affondare definitivamente 5' più tardi, quando Dabo con un gran tiro da 25 metri infila alle spalle di Abbiati il pallone del 2-0. L'arbitro, però, annulla su segnalazione dell'assistente S.Ayroldi, bravo a vedere una deviazione di tacco di Belleri in chiaro fuorigioco. Dabo lo insulta e viene espulso, lasciando la Lazio con un uomo in meno per 55'.
Eppure, anche in inferiorità numerica, la squadra di Delio Rossi si merita doppi complimenti: prima di tutto per come riesce a tenere il campo; e poi perché - Milan a parte - è l'unica a non avere mai perso nel doppio confronto con la Juventus, dimostrandosi degna del sesto posto che vale l'ingresso in coppa Uefa. Già priva di Liverani, e poi del suo sostituto Mudingayi (abbattuto da un intervento di Cannavaro), a sua volta rilevato da Belleri, dopo l'espulsione di Dabo la Lazio passa dal 4-4-2 al 4-4-1, accentrando Mauri e arretrando Pandev al suo posto sulla sinistra. Capello, invece, dopo l'intervallo sostituisce Zebina con Balzaretti, ma soprattutto prova a rilanciare Del Piero a sinistra, spostando Nedved a destra dove c'era il fantasma di Mutu. L'assedio esalta i riflessi di Peruzzi, lasciando spazio al contropiede laziale che Bonanni e Rocchi però non sfruttano a dovere. E allora, a forza di insistere, la Juve raggiunge il meritatissimo pareggio, con una bella azione tra l'altro avviata da Vieira, proseguita da Nedved e conclusa al 42' da un elegante tocco di esterno destro di Trezeguet. A quel punto ci sono ancora 7' da giocare, recupero compreso, con tutto il tempo per vincere. Nedved e Ibrahimovic, però, non ascoltano l'ultima chiamata per chiudere il campionato. E così adesso la Juventus rischia davvero di affondare, nel suo silenzio di parole e vittorie.
Il Corriere della Sera così racconta la gara:
Partita per distruggere la Lazio, la Juventus si accontenta di distruggere (con Thuram) la panchina della Lazio. Come a Cagliari sette giorni fa, Madama rimette, parzialmente, insieme i cocci nel finale, ma perde ancora punti sul Milan che stava a meno quattordici e ora è lì in agguato a meno tre. Situazione paradossale: il giorno in cui Fabio Capello e la Juventus stabiliscono il record di tenuta del primato (73 giornate di seguito al comando della classifica) è anche quello che riporta il rossoneri a portata di scudetto. La Juventus non è bollita, non è fisicamente a pezzi. Anzi. Le rimonte con il Cagliari e con la Lazio, ottenute nel finale, le cifre del possesso palla stanno qui a dimostrare che la squadra combatte, lotta. Le occasioni sono state innumerevoli, da quelle iniziali di Mutu, Ibrahimovic, Trezeguet e Vieira, fino al tiro di Nedved deviato da Peruzzi e a quello che sparacchia fuori Ibrahimovic solo davanti al portiere laziale. Due squilli in una manciata di secondi (49' s.t.). La faccenda è inquietante proprio perché la Juve gioca la sua migliore partita post Arsenal. Però non vince, anzi, salva la ghirba per la collottola, pareggiando il vantaggio di Rocchi (bella azione Dabo-Pandev) con una rete di Trezeguet (palleggio squisito Vieira-Nedved in preparazione). Non vince, sebbene la Lazio resti in 10 dal 33' del primo tempo, quando Dabo manda a quel paese l'arbitro Paparesta e viene da questo espulso. Tutto deriva dal gol del 2-0 annullato per un'ingenuità di Belleri che entra nell'azione cercando di colpire il tiro da fuori del francese. Si fosse fatto gli affari suoi, la Juve, esauriti gli effetti della spallata iniziale, si sarebbe trovata sullo 0-2. Malgrado l'uomo in più, occorre un'ora per il quinto pareggio consecutivo in campionato (Roma, Treviso, Fiorentina, Cagliari, Lazio; ultima vittoria a Livorno il 18 marzo), il sesto considerando quello con l'Arsenal.
Il problema è che la Juve crea occasioni, ma l'ansia del risultato favorisce l'errore (Ibrahimovic) o la sfortuna (traversa di Vieira). È una situazione confusa, in cui Fabio Capello opera delle scelte che poi sconfessa. Offre Zebina agli strali del pubblico (perché ce l'hanno solo con lui?), salvo poi richiamarlo e mandare in campo Balzaretti, molto migliore. Tiene in panchina Del Piero, che ultimamente sembrava il meno peggio. Insiste con Emerson in sofferenza. Mancanza di alternative? La Lazio, senza la sbandata di Dabo, poteva combinare qualche sconquasso. Abile nel ripartire, ben sistemata in campo da Delio Rossi, esauritisi gli effetti dell'iniziale aggressione juventina, parte per imbandire pericolosi tranelli. Poi deve limitarsi a subire l'assedio. Visto da destra, da sinistra e pure dal centro, il malessere Juve appare di difficile soluzione. Crea occasioni ma fa fatica a segnare; ne concede poche agli avversari, ma un gol lo prende sempre, basta che gli altri s'affaccino nell'area di Abbiati (Buffon fuori per acciacco alla spalla); non gioca male, ma stenta a trovare soluzioni alternative all'approccio di forza (a volte eccessivo: Cannavaro manda all'ospedale Mudingayi con la tibia fratturata).
In silenzio succedono tante cose. Ad esempio, Gigi Buffon è di nuovo alle prese con una spalla ballerina. Non quella operata, ma l'altra, contusa durante un allenamento e abbastanza ammaccata da non consentirgli di giocare contro la Lazio. Il portiere bianconero ha provato a tuffarsi, ma è subito prevalso il dolore e la paura di compromettere il Mondiale. Anche Gabi Mudingayi ha sentito dolore dopo appena 9 minuti di battaglia, quando Cannavaro gli è franato addosso spezzandogli la tibia. L'ex granata ha riportato una frattura scomposta ed è stato operato ieri sera a Roma, alla clinica Mater Dei: lo rivedremo la prossima stagione. Mentre la Triade ha lasciato lo stadio nera in volto, Delio Rossi ha protestato per l'annullamento del gol di Dabo, da cui è nata poi l'espulsione dello stesso giocatore: "Poco prima nei confronti della Juve è stato usato un altro metro di giudizio. Due pesi e due misure...", la riflessione del tecnico laziale. "Ero sulla traiettoria e ho compiuto un movimento: ha fatto bene Paparesta a non convalidare la rete", la parola di Belleri, che contrasta con quella di Rossi. Peruzzi è stato invece protagonista di un curioso siparietto con Cannavaro e Nedved. Al termine della partita, i due bianconeri gli si sono parati davanti, ironici: "Ma perché l'hai presa?" gli hanno chiesto riferendosi all'ultima parata, su un tiro rasoterra del ceco. "E che ce potevo fa'?", ha risposto il portierone.