Mastrangelo Jacopo
Studente e chitarrista. Nato a Roma il 26 aprile 2001. Suo padre Fabio è un musicista che di professione fa il commercialista. Sua madre è Lea Martino, sceneggiatrice e regista, figlia del regista e produttore Luciano Martino. Jacopo frequenta l'ultimo anno di Liceo classico e dovrà sostenere l'esame di maturità alla fine dell'anno scolastico 2019/20. Autodidatta, è stato avviato a suonare la chitarra da suo padre, grande appassionato di musica. E' salito alla ribalta in quanto durante l'epidemia di Covid 19 e il conseguente blockdown, alle 18,00 del pomeriggio dal terrazzo del suo attico che affaccia su Piazza Navona ha eseguito brani famosi con la sua chitarra elettrica dedicandoli alla città e ai suoi abitanti. Il successo di questa iniziativa è stato grande e il ragazzo ha ricevuto i complimenti degli addetti ai lavori e degli ammiratori. Anche la sindaca Raggi lo ha invitato a suonare da un terrazzo del Campidoglio.
Jacopo in un'intervista si è dichiarato tifoso della Lazio e ha aderito al progetto ‘TU NON SARAI MAI SOLA’ organizzato dalla Società biancoceleste e dai suoi tifosi, insieme alla Croce Rossa Italiana.
Pubblichiamo, per meglio conoscerlo, un servizio su di lui de "Il Corriere della Sera".
Il lockdown è terminato, e lui ne è diventato ormai un simbolo, l'emblema di una gioiosa resistenza. Talmente nell'immaginario, che anche ora gli viene chiesto di «affacciarsi». E Jacopo non si nega, pronto ogni sabato sera a imbracciare la chitarra, sospeso fra terra e cielo su una terrazza a piazza Navona.
Jacopo Mastrangelo è il 19enne che ha tenuto compagnia ai fortunati residenti di quello scorcio di città durante la quarantena. Quando i balconi erano un palcoscenico. Per lui ancora di più. Nelle sue parole un passaggio facile facile: «Ho guardato sotto di me la piazza vuota, desolata. Mi sono sentito in dovere di dare una mano, con quel che posso e so fare, suonare la chitarra. Così ho improvvisato, l'inno di Mameli con la chitarra distorta, e poi Puccini, Verdi, Mascagni, fino a Vasco Rossi, Pausini, Jovanotti, Renato Zero. Ho anche una cultura classica. L'exploit il sesto giorno, con Deborah’s Theme di Morricone... »
Chi è Jacopo Mastrangelo? «Ho studiato da autodidatta, grazie alla passione di mio padre Fabio per la musica. Ogni anno, d'estate, ci avventuriamo on the road in America, per seguire quella fiera musicale incredibile che è il Namm Show ad Anaheim, in California. Ora lui fa un altro mestiere, è commercialista. Ma lo slancio rimane». Famiglia d'arte: «Mia madre Lea, attrice e sceneggiatrice, è figlia di Luciano Martino (regista e produttore molto prolifico negli anni Sessanta e Settanta, morto nel 2013, ndr). Quel clima che ho respirato fin da bambino mi affascina, ma per ora non è la mia strada». C'è un legame in più e particolarissimo con il cinema: il terrazzo che gli ha fatto per tanti giorni da palco è quello da cui il seminarista Umberto s'invaghisce della vicina di casa prostituta Mara (la Loren) nel terzo episodio di Ieri, oggi, domani di Vittorio De Sica: «I miei hanno acquistato la casa cinque anni fa. Non conosco i passaggi, so solo che, avendo visto quel film, sono rimasto senza parole entrando la prima volta. Ora penso a prepararmi, devo sostenere l'esame di maturità al liceo classico Mameli, sono un po' spaventato. Presenterò alcuni testi online. Se più semplice o più complicato non si sa. Come studente sono nel mezzo — sorride —. Né troppo studioso, né poco. Poi l'intenzione è di iscrivermi a Economia. Qualcosa è cambiato, certo... ma non mollo lo studio».
Ribadisce: «Ho ricevuto proposte da parte di alcuni festival. Ma io ho suonato per me stesso e per gli italiani, non per farmi pubblicità! Per uno spot ho preso 100 euro e li ho tutti donati in beneficenza. Mi trovo con gli amici in sala di registrazione e suono la chitarra per i loro brani. A volte invento un pezzo, ma non ho mai pubblicato nulla. Ancora niente locali».
Eppure è conosciuto in tutta Italia, Jacopo, grazie a un tam tam sui social di cui per primo si stupisce: «Alle prime uscite temevo che il volume fosse troppo alto, d'infastidire qualcuno. Ma le persone sono aumentate, hanno iniziato a fare commenti, qualcuno cantava con me. La sera in cui ho eseguito Morricone ho sentito un boato, 30 secondi di applausi. L'indomani, a colazione, ho scoperto che un sito aveva postato il video, rilanciato da molti». Dopo quel pezzo suonato fra le cupole è diventato il musicista del lockdown. Miracolo del web. «Non sono contrario alla musica online — commenta —. Credo che il processo sia inarrestabile. Il mio genere preferito? Ho un animo rockettaro, ma del rock dei Beatles, dei Rolling Stones, degli Oasis. Ora è in voga la trap, non mi piace. Poesia, non musica».
Ricorda di quella sera — era disteso sul letto — quando sullo schermo ha visto comparire il volto della Raggi. «“Che succede signora sindaca?”. Mi domanda come sto, e se mi va di suonare in Campidoglio. Parliamo un po', mi consiglia di mettere in scaletta Morricone. Così nasce il live, C'era una volta in America, seguito da Nessun dorma e Nuovo cinema Paradiso. Lei sulla terrazza, in ascolto dietro di me. Ero molto nervoso. Sono un timido. Ho tremato».
Frequentazioni a Ponte Milvio, dove vive il padre (è figlio di genitori separati) racconta degli amici: «Sono contenti e mi supportano». Piazza Navona la preferisce «com'era. Chiassosa e casinara. Lo stadio di Domiziano era un agone. Ora il muschio fa capolino fra i sampietrini e lo scroscio dell'acqua la notte fa quasi paura. Non è questione di pieno e vuoto. Il silenzio non è nella sua natura».