Lo strano caso dell'erba dipinta
La gara Lazio-Palermo 2-0 del 6 marzo 2011
In questa pagina riportiamo alcuni articoli di giornale in cui si narra di quanto accaduto al calciatore biancoceleste Giuseppe Sculli, costretto alla sostituzione al 52' minuto durante la gara contro il Palermo del 6 marzo 2011, a causa di un'allergia.
Dal Corriere della Sera del 7 marzo:
Sarebbe da addebitarsi a una vernice la grave allergia di cui Giuseppe Sculli ha sofferto domenica durante la partita Palermo-Lazio, vinta dalla formazione romana proprio grazie ai suoi due gol. Durante l'incontro il medico della squadra ha riscontrato che il giocatore aveva problemi di salute: "Sono entrato negli spogliatoi e Sculli era rosso come un gambero - ha raccontato l'allenatore della Lazio Edy Reja -. Volevo cambiarlo subito poi il dottore gli ha fatto un'iniezione ed abbiamo provato a mandarlo in campo, poi poco dopo si è sdraiato e lo ho richiamato".
Si tratterebbe di un episodio di allergia alla vernice con cui è stata dipinta l'erba del campo dello Stadio Olimpico che ha colpito l'attaccante biancoceleste. "Sculli ha avuto una classica reazione allergica, orticaria gigante, il problema è stato risolto", rassicura adesso il medico sociale della Lazio Roberto Bianchini, nello spiegare quanto accaduto domenica in occasione del match con il Palermo. "Il ragazzo sta bene e ci allerteremo per eseguire gli accertamenti e cercare di capire cosa possa essere stato a determinare questa reazione allergica. La vernice per colorare l'erba? Non posso escludere nulla - dice Bianchini -, può essere una delle ipotesi che deve essere studiata e vagliata. Di certo qualcosa ha scatenato la reazione allergica e cosa sia stato lo stabiliremo nei prossimi giorni con tutti gli accertamenti del caso".
Da La Repubblica:
Campi sempre verdi, in perfetto stile inglese, anche quando pioggia, neve, freddo divorano intere zone del terreno da gioco. Possibile? Possibile. È l'ultima frontiera che lo showbusiness del mondo-calcio non solo gradisce, ma silenziosamente impone. Una vernice capace di legarsi all'erba reale e restituire alle foglie ingiallite dall'inverno su cui sgambettano gli atleti del campionato italiano la tradizionale tonalità "british".
Soluzione facile ed economica. Certamente più che rizollare un campo di 5mila metri quadrati. Una gallina dalle uova d'oro per chi deve gestire budget sempre più limitati: stesso risultato (soltanto visivo, però) di una gestione "virtuosa" del fondo di gioco e costi ridotti. Un bluff, al contrario, per gli spettatori, traditi dalla cromaticità artificiale di un campo talvolta ai limiti della praticabilità (se non oltre). Come al Bentegodi lo scorso 4 dicembre, un Chievo-Roma dove sabbia e terra avevano la tinta di una fresca erbetta primaverile. Immagini e nulla più. Ma che in un calcio in cui slowmotion e primetime sono più importanti di un calcio di rigore, e in cui gli stadi somigliano a cattedrali nel deserto abbandonate dai tifosi, rappresenta il perfetto compromesso per saziare gli appetiti delle televisioni, ingorde di colorazioni ineccepibili, senza gravare su chi vuole evitare salassi semestrali per ristrutturare i campi. Da ieri, però, qualcosa è cambiato.
Durante Lazio-Palermo, posticipo dell'ultima giornata di campionato, Sculli ha dovuto abbandonare il terreno di gioco dopo 7 minuti della ripresa per un attacco allergico, dopo aver avvertito i primi fastidi già nel primo tempo. Il giocatore aveva bolle sulle braccia, era rosso in viso, aveva gli occhi gonfi e faticava a respirare. Immediatamente, qualcuno ha voluto legare la reazione allergica all'uso della vernice sul prato dell'Olimpico. Il medico biancoceleste Bianchini specifica: "Il fatto che il giocatore abbia giocato in quello stadio già altre volte è indicativo, riduce le possibilità che si possa trattare della vernice. Potrebbe essere stato punto da un insetto senza accorgersene". Escluso quindi si tratti di una reazione alla colorazione distribuita su varie zone del campo? Non proprio: "Al momento non si può escludere nulla", spiega il medico.
La vernice, più propriamente una tintura liquida a base di pigmenti inorganici e resine che permettono l'adesione a foglie e fili d'erba, nasce in Inghilterra ed è prodotta da una società inglese, la Vitax, specializzata nella cura dei "green" del regno di Sua Maestà. Un prodotto in linea con le norme europee, che non registra rischi per la salute dell'uomo o danni per l'ambiente. Alcune resine però, soprattutto quelle usate come leganti, sono in grado di produrre sintomi allergici come quelli di Sculli. Di episodi simili, in ogni caso, non vi è traccia nelle cronache sportive, da quando la tintura ha trovato applicazione sui campi della Premier League e del campionato di rugby d'Oltremanica.
In questa stagione, lo sbarco in Italia: la utilizzano a San Siro e allo Stadio Ferraris di Genova (dove Sculli è stato di casa fino allo scorso gennaio). Da qualche tempo, se ne serve anche la società di manutenzione del manto erboso dell'Olimpico: la prima volta il 15 ottobre, una settimana dopo il concerto degli U2 che aveva danneggiato il campo dell'impianto romano. Il giorno dopo, proprio Sculli e il Genoa giocano contro la Roma su quel prato. Senza conseguenze. L'ultima applicazione il 26 febbraio, il giorno prima della gara Roma-Parma e a otto giorni dalla reazione allergica di Sculli: elementi che sembrano smentire un collegamento. Nonostante tutto, però, il dubbio resta. Per evitarlo, basterebbe spendere qualche euro in più nella manutenzione e ristrutturazione dei campi della serie A. Lasciando alla vernice, lo spazio delle righe bianche.
Da Il Messaggero:
L'eroe di Lazio-Palermo diventa un caso. Anzi un vero giallo. Nemmeno il tempo di godersi i suoi primi e decisivi gol con la maglia biancoceleste che Giuseppe Sculli ha dovuto fare i conti con un problema assai singolare. Lasciare il campo in lacrime, nella serata perfetta, non per un infortunio traumatico o muscolare, bensì per un'acuta forma di allergia fa pensare non poco, se non altro perché è accaduto rarissime volte sui campi di serie A, anzi, in questi ultimi anni mai. Il giorno dopo l'incidente, il giocatore è ancora un po' scosso e stordito per quanto è successo, anche perché ancora non ne conosce la causa: ma sta bene, ed è questo quello che conta. Forse potrebbe essere un po' giù di corda, visto che si parla di lui non tanto per le due bellissime reti realizzate in dieci minuti al Palermo, che tanto sanno di Champions League, quanto per l'attacco allergico. Pensare che una cosa del genere non gli era mai successa in carriera. Lui non ne vuole parlare, resta in silenzio e attende gli esami che sosterrà nei prossimi tre giorni con ansia, anche perché vuole assolutamente avere l'ok definitivo dai medici per giocare il derby. Ecco a cosa sta veramente pensando l'attaccante della Lazio. Di sicuro, per la sua salute, ma anche di quella degli altri suoi compagni e colleghi, non si può trascurare quanto è accaduto.
Il fastidio avvertito da Sculli è cominciato intorno alla mezzora del primo tempo, col giocatore che inizia a sentirsi strano e a grattarsi. Una volta entrato negli spogliatoi parte del corpo, braccio sinistro, viso e gamba, sono piuttosto gonfi e rossi. Per rendere l'idea, a qualcuno sembra quasi che Giuseppe si sia fatto una lampada. Gli viene dato un antistaminico e, seguendo scrupolosamente il protocollo del CEFT (Comitato per l'Esenzione a Fini Terapeutici, un organo dell'Antidoping), gli viene somministrato anche il cortisone. Il farmaco non è consentito, si sa, ma davanti a una "acuta reazione allergica", c'è urgenza di intervenire ed è quanto prevede l'articolo 4 (punti a e b) delle norme Sportive Antidoping, ovvero la procedura di emergenza-TUE retroattiva, tanto che Sculli, accompagnato dal dottor Stefano Salvatori, è stato portato al pronto soccorso del Gemelli dove è stata confermata la tempestività dell'intervento dei medici della Lazio. E fin qui tutto chiaro. Ma cosa ha provocato l'allergia? Qualcuno ha puntato il dito sulla vernice per colorare l'erba dell'Olimpico che poi vernice non è. Secondo quanto riferisce il Coni si tratta di un "liquido inorganico atossico e non nocivo alla salute" che serve per restituire colore e cromaticità alle foglie, un "concime vero e proprio". Ed è un prodotto inglese e "in linea con le norme europee", già usato da anni in Italia non solo nel calcio, ma anche nel rugby, tennis e calcetto. La nota curiosa, che sembra smentire il collegamento tra il liquido e l'allergia di Sculli (un prodotto odiato dai giocatori), è che durante la stagione sono stati fatti ben tre trattamenti all'Olimpico.
Il primo, e più intenso, il 15 ottobre, una settimana dopo il concerto degli U2, dove con questo prodotto è stato trattato tutto il campo. Ebbene, il giorno dopo, il 16, si è giocato Roma-Genoa, con Sculli che ha disputato 42'. Gli altri trattamenti sono stati eseguiti il 18 gennaio e l'ultimo il 26 febbraio, ma solo nelle due aree. Non solo. Sempre lo stesso liquido (diluito con acqua) è stato usato in altri stadi italiani, in particolar modo a San Siro e Marassi, fino a gennaio lo stadio dove spesso si esibiva Sculli col Genoa. Tanto è vero che la stessa Lazio e i medici laziali sono molto cauti: "Il ragazzo sta bene, ma stiamo studiando la causa". Potrebbe infatti essere stato anche altro come la puntura di un insetto (ce ne sono tanti all'Olimpico in particolare la sera) oppure un'intossicazione alimentare o l'assunzione di un normale antinfiammatorio. Pare che un caso analogo ci sia stato qualche mese fa con Brocchi. Tra oggi e domani se ne saprà di più.