Il Ritiro 1986

Da LazioWiki.

Stagione

Fascetti "predica" a Dell'Anno
Gregucci, Pin ed Acerbis raggiungono il campo d'allenamento

Il ritiro 1986 tenuto dal 26 luglio al 12 agosto è uno dei più tormentati della storia biancoceleste. La scelta della città umbra è stata fatta dal nuovo mister Eugenio Fascetti, ma l'albergo scelto non è più disponibile e quindi si opta per un altro vicino la strada statale molto rumoroso per il traffico di camion ed autotreni. La squadra ha la spada di Damocle della retrocessione in Serie C che poi si tramuterà in una penalizzazione di 9 punti. Ma malgrado queste difficoltà, nessuno molla e tutti restano uniti cementando una forte amicizia e compattezza di squadra. Il mister passa molto tempo a preparare atleticamente la squadra con sedute mattutine di 4 ore e 3 nel pomeriggio. Il pallone è una rarità nei primi giorni. Qualche acciacco fisico provoca un ritardo di preparazione per Fiorini, ma il tutto si svolge senza grossi intoppi.

I convocati: portieri Ielpo, Terraneo; difensori Brunetti, Calisti, Filisetti, Gregucci, Piscedda, Podavini; centrocampisti Acerbis, Camolese, Caso, Esposito, Fonte, Magnocavallo, Pin, Sgarbossa; attaccanti Dell'Anno, Fiorini, Mandelli, Poli più i giovani Foschi, Gentilini, Piconi e i disoccupati Massimo Mauti, Claudio Pellegrini (III) e Maurizio Orlandi.

Testimonianza

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Ero partito con due amici dell'epoca in treno per Gubbio il 26 Luglio 1986. Dalla stazione di Gualdo Tadino avevamo proseguito in corriera fino alla bella città umbra. Preso alloggio in una stanza dell'Hotel Gattapone, ci recammo subito allo stadio Comunale di Gubbio per vedere i nostri beniamini allenarsi. Eravamo dubbiosi sul fatto che ci avrebbero fatto assistere agli allenamenti, ma la sorpresa fu tanta quando vedemmo le porte dello stadio aperte, ma quasi nessuno ad assistere alla seduta atletica. Oltre a noi tre c'erano i giornalisti Walter Gallone, Antonella Pirrottina e Gianni Walter Bezzi (allora inviato di una radio locale) e nessun altro. Ci avvicinammo timidamente ai giocatori per qualche autografo e qualche scatto, e fummo accolti bene da tutti loro e in breve tempo facemmo amicizia con Gregucci, Mimmo Caso e molti altri. Fascetti ci guardava un po' burbero, ma poi ci prese a ben volere assieme al DS Regalia. Eravamo diventati una sorta di "mascotte" dei giocatori. Il pomeriggio, quando arrivò la notizia della retrocessione in serie C, vidi i giocatori impietriti per un attimo, ma dopo determinati ad uscire da quella situazione molto complicata. C'erano 4/5 giornalisti nella hall e una decina di tifosi, per lo più ragazzi come noi. Qualcuno scoppiò a piangere, altri imprecarono. Due giorni dopo comprammo 4 metri di stoffa bianca in una merceria di Gubbio, e un barattolo di vernice azzurra. Scrivemmo uno striscione fuori lo stadio sotto un sole di 40° che recitava: Uniti contro l'ingiustizia. Bocchi Calleri siamo con voi e l'esponemmo prima dell' amichevole giocata contro i locali. Facemmo il giro di campo davanti a 3.000 tifosi, e qualcuno ci fischiò, perché non eravamo nessuno, ma non c'importò più di tanto. Lo si faceva per la Lazio e non per altro. Fu un'estate molto dura ma, a ripensarci dopo tanti anni, fu un'estate che ci temprò molto e ci rese più forti e orgogliosi dei nostri colori.

Testimonianza: Fabrizio M. (2008)