Domenica 13 gennaio 1946 - Roma, Stadio Nazionale - Lazio-Bari 1-0

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13 gennaio 1946 - Campionato della Divisione Nazionale girone Centro-Sud serie A/B 1945/46 - (Recupero dell'11 novembre 1945). IV giornata

LAZIO: Gradella, Antonazzi, Ferri, Alzani, Gualtieri, Del Pinto, Puccinelli, Manola, Lombardini, De Andreis, Tossio. All. Gualtieri.

BARI: Costagliola, Zerbini, Fusco, Carlini, Capocasale, Baruzzi, Cavone, Maestrelli, Di Benedetti, Orlando, Torre.

Arbitro: sig. Goracci di Firenze.

Marcatori: st 45' Puccinelli.

Note: giornata di sole, temperatura mitissima. Verso la fine del match è scesa una leggera foschia.

Spettatori: 18.000 circa.

Una telefoto dell'incontro
Una fase di gioco
L'articolo di "Libera Stampa"
Immagini della partita tratte da "Folla Sportiva"

Ennio Mantella sul Corriere dello Sport scrive: "A cinque secondi (89’ 55”) dalla fine Puccinelli, con un tiro fortissimo, segnava l’unico goal della scadente partita. Danno e beffa, poi diremo se il goal ha fatto «maramao!» al Bari burlandosi del suo gioco e della sua difesa o se invece è stato un atto di giustizia verso la Lazio che l’ha cercato e l’ha rincorso con ostinazione, e più le sfuggiva, le sgusciava e più tentava di acciuffarlo. Certo che perdere la partita, e che partita, a pochi secondi dalla fine, c’è da star male un anno o far come Costagliola che, uscendo, s’è messo a dar pugni al terreno o come l’occhialuto Baruzzi che s’è inginocchiato e, a mani giunte, chiedeva, con la sua aria mistica, giustizia dal Cielo. Comunque un bel goal: nitido, imparabile, deciso e anche meritato, ma segnato a cinque secondi dalla fine, appena il tempo di rimettere la palla al centro e sentire il triplice fischio dell’arbitro, da far stare senza cena gli undici baresi, con Costantino capintesta ed i loro cento sostenitori arrivati dopo un lungo e faticoso viaggio. Un bel goal da ricordare anche tra dieci anni, l’unico episodio di rilievo, in quanto per il resto dovremmo chiudere gli occhi o far come il confessore di Fouchè che, all’unica azione buona di costui pare che abbia detto: «Figliolo, che il Signore ricordi solo questa, e ti porti con sè!».

Che si giochi male non è una novità e pertanto ripetere le stesse parole o trepestare sullo stesso tema sarebbe inutile. Ormai ci siamo e ribadire cose note per fare i censori e salire in cattedra con l’aria da pedagoghi non serve, non «caveremmo un ragno dal buco», né miglioreremmo il gioco. Giudichiamo le partite per come si sono svolte ed i giocatori per il loro comportamento. Le due squadre hanno confermato sterilità in attacco e mancanza di riflessi. Se le linee d’attacco fanno cilecca, la partita si riduce ad un batti e ribatti delle difese, ad un addossarsi e spingersi in avanti. Per cui manca la bellezza del gioco, manca la rapida attuazione dei temi, manca alla squadra la visione del gioco che si era prefissa, si assiste ad azioni smozzicate spente sul nascere, a qualcosa che vorrebbe essere ma che non riesce ad attuarsi, ad un qualcosa che gli spettatori vedono confuso e che invece è il risultato della mancanza di smarcamento, della mancanza di scatto, di scarso controllo di palla, di mancanza di passaggi improvvisi al volo, di finte in corsa e via di seguito.

Le due linee d’attacco si sono basate più sulla pressione delle mediane che sul loro gioco. Ogni volta che avanzavano si appoggiavano sulle mezze ali che, invece di rifornire subito le ali o il centravanti con rasoterra od in profondità, si ostinavano in passaggi tra loro, all’antica o perdendo tempo. E questo lo facevano tanto Maestrelli ed Orlando, quanto De Andreis e Manola. Forse Maestrelli aveva più giudizio, ma Orlando era lento; lento era anche De Andreis mentre Manola s’impappinava in area e preferiva agire personalmente. Le mediane e le difese non avevano bisogno di sfoggiare qualità di prim’ordine per tenere a bada tali avversari. L’unica parata di una certa difficoltà di Costagliola avveniva al 25' del secondo tempo su tiro ravvicinato di De Andreis e poco prima era stato Gradella a parare abilmente un bel tiro di De Benedetti. Per il resto nulla da segnalare, se non che i laziali tiravano un po’ più spesso, ma o troppo da lontano o alto o a lato; i baresi erano più decisi, ma all’unico tiro di De Benedetti ce ne era un altrettanto unico di Orlando, tutt’altro che irresistibile.

Nella Lazio Tossio tirava, ad inizio ripresa, da due passi da Costagliola, ma con il portiere ben piazzato che si vedeva arrivare il pallone tra le mani, mentre Manola, lanciato da Ferri, si attardava e si lasciava togliere ingenuamente il pallone da Zerbini. Negli ultimi minuti il Bari sotto la porta di Gradella invece di usare astuzia per «far passar tempo», s’intestardiva a tenere il pallone in gioco e la Lazio respingeva attaccando a sua volta, una volta con Tossio ed un'altra con Puccinelli; nel finale anche Baruzzi retrocedeva per dare una mano a Fusco. Comunque all’ultimo minuto, dal centro veniva spedito un passaggio alto verso Puccinelli, saltavano Baruzzi ed Orlando per intercettarne la traiettoria di testa, ma non ci riuscivano e Puccinelli, avuto il pallone, scattava e tirando sveltamente e forte lo spediva in rete.

Tra i migliori Ferri, Gualtieri, Del Pinto, Gradella e Puccinelli (Koenig era assente per infortunio) nella Lazio, mentre Zerbini, Carlini, Baruzzi, Maestrelli e Costagliola erano i migliori nel Bari.

Alcune fasi della partita. In alto a sinistra il gol di Puccinelli




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