Cronache ed eventi prima della finale di Coppa Italia del 26 maggio 2013 - p. 3

Da LazioWiki.


24/05/2013 - Mister Vladimir Petkovic durante la seduta di allenamento
24/05/2013 - Un momento degli allenamenti
24/05/2013 - Vladimir Petkovic
24/05/2013 - Il Mister biancoceleste impartisce disposizioni ai calciatori
24/05/2013 - Vladimir Petkovic e Stefan Radu
25/05/2013 - Allenamenti a Formello
25/05/2013 - André Dias
25/05/2013 - Miroslav Klose durante una fase degli allenamenti
25/05/2013 - Stefano Mauri e Vladimir Petkovic durante la conferenza stampa di presentazione della gara
25/05/2013 - Stefano Mauri, Vladimir Petkovic e Stefano De Martino
25/05/2013 - Un primo piano del tecnico biancoceleste con la Coppa Italia sullo sfondo
25/05/2013 - Stefano Mauri durante la conferenza stampa
25/05/2013 - Vladimir Petkovic durante la conferenza stampa
25/05/2013 - Stefano Mauri con il pallone ufficiale della gara e la Coppa Italia sullo sfondo
25/05/2013 - Stefano Mauri
25/05/2013 - Un momento della conferenza stampa
25/05/2013 - Un'immagine dell'evento

Stagione

La gara Roma-Lazio 0-1 del 26 maggio 2013

La conquista della Coppa Italia 2012/13


Cronache ed eventi prima della finale di Coppa Italia del 26 maggio 2013 - p. 1

Cronache ed eventi prima della finale di Coppa Italia del 26 maggio 2013 - p. 2

Cronache ed eventi prima della finale di Coppa Italia del 26 maggio 2013 - p. 4


In questa pagina riportiamo gli articoli concernenti la cronaca, gli eventi ed i commenti pubblicati dagli organi di stampa nelle giornate di venerdì 24 e sabato 25 maggio 2013 antecedenti la storica finale di Coppa Italia disputata in data 26 maggio 2013 tra Roma e Lazio allo stadio Olimpico di Roma.


Venerdì 24 maggio 2013 [modifica | modifica sorgente]

Dal Corriere della Sera:

Più della tecnica e della condizione atletica, in una finale conta saper vincere, solo quello. E chi meglio di Miro Klose può insegnare a farlo? Il derby è la partita dell'anno, contiene accesso all'Europa e supremazia cittadina, strategie future e tranquillità ambientale, dentro c'è tutto. L'avversario è la Roma, ma il nemico della Lazio è soprattutto la paura di vincere, il famoso "braccino" corto del tennista. E Petkovic ha chiesto a Miro di dare lezione alla squadra, di spiegare ai compagni (e forse anche a lui) come si fa a superare la tensione, ad incanalarla invece nel furore agonistico necessario a conquistare una vittoria storica quanto vitale. Così, nell'eremo di Norcia, di giorno si allenano i muscoli e di sera tutti nei salotti dell'hotel Salicone ad ascoltare le avventure di Miro il Grande, altro che psicologo e psicologo. Finali su finali, in Champions come ai Mondiali, il tedesco sa come si affrontano questo tipo di partite, è l'unico biancoceleste a cui non tremano i polsi. Si sa, è di ghiaccio e se n'è avuto più di un assaggio da quando è arrivato alla Lazio, due anni fa.

Allora il derby era il tabù di Reja, grazie a Klose è diventato il terrore della Roma: quattro partite, tre vittorie ed un pari, l'ultimo, che si spiega con le condizioni approssimative del tedesco, imballato e fuori forma per colpa dell'infortunio al ginocchio. Perché negli altri tre derby Klose è stato sempre decisivo, con un gol al 93' che ancora mette i brividi, con una rete sotto il diluvio alla prima stracittadina di Petkovic e con un rigore più espulsione con cui Miro ha gabbato Stekelenburg e i giallorossi. Il quinto è il derby più importante e Miro deve ancora rompere il ghiaccio in Coppa Italia, competizione nella quale non ha mai segnato, uno stimolo in più. È l'ultima frontiera per salvare la stagione della sua Lazio, poi, da lunedì, il tedesco sarà in nazionale ad inseguire la leggenda Gerd Muller: gli manca una rete per raggiungerlo. Ma prima la Roma. Del resto Floccari è bello ma non balla, su Kozak meglio non contare: la Lazio e "Petko" sono ai piedi di Klose. Come sempre.


Dalla Gazzetta dello Sport:

Il ritiro portafortuna di Norcia come antidoto a un tabù. Chissà se Vlado Petkovic, che arriva dalla pragmatica Svizzera ed è poco incline alle scaramanzie tipicamente italiche, dovrà ricredersi. Ogni volta che è stata a Norcia, la Lazio ha poi colto risultati importanti. Se dovesse ripetersi pure stavolta, l'effetto-Norcia sarà più forte anche dell'allergia che il tecnico laziale ha con le finali di Coppa. Già, per Petkovic quella di domenica non sarà la prima finale della carriera. In Svizzera ne ha affrontate due, pure quelle valide per l'assegnazione della Coppa nazionale. E le ha perse entrambe. La prima alla guida del Bellinzona nel 2008 (beccò 4-1 dal Basilea), la seconda un anno dopo con lo Young Boys, sconfitto per 3-2 dal Sion. Anche se è doveroso sottolineare che, nel primo caso, la sua fu comunque un'impresa: il Bellinzona giocava in Serie B, portarlo in finale fu già un risultato straordinario. Quello di domenica sarà il suo terzo tentativo: l'obiettivo, manco a dirlo, è interrompere la serie nera. Anche perché, volendo, alle due finali di Coppa perse se ne potrebbe aggiungere una terza. Nel 2010, sempre con lo Young Boys, in campionato Petkovic arrivò a pari punti con il Basilea allo scontro diretto in programma proprio all'ultima giornata. Come una finale, dunque: Petko perse anche quella (2-0) e così addio scudetto. L'allenatore della Lazio (che ha comunque all'attivo un campionato di B vinto col Bellinzona) sa che stavolta non può sbagliare.

Quello di domenica è infatti un bivio fondamentale della sua carriera. Da una parte c'è la consacrazione, che gli deriverebbe dall'aver vinto in Italia al primo colpo (pochi tecnici stranieri ci sono riusciti). In caso di sconfitta, invece, tutto ciò svanirebbe. E non solo. La sua stessa posizione tornerebbe in discussione, anche se ha ancora un anno di contratto con la Lazio e Lotito ha detto in tutte le lingue (anche in latino) che l'allenatore continuerà a essere lui. Una situazione da vertigini. Petkovic, nella fredda e piovosa Norcia (anche ieri temperatura quasi invernale nella località che ospita i biancocelesti) preferisce concentrarsi unicamente sul lavoro da svolgere. Che sta cominciando a produrre i suoi frutti. I malumori iniziali del gruppo hanno lasciato il posto a uno spirito positivo. Segno che la scelta di isolarsi dalla Capitale, alla lunga, si è rivelata giusta. Se poi l'aria di Norcia dovesse rivelarsi più forte di certi tabù allora sarebbe la quadratura del cerchio. Per Petko e per la Lazio.


Uno squarcio di sereno sulla Lazio. In senso metaforico? No, in senso letterale. Già, perché dopo una giornata in cui la pioggia è caduta su Norcia senza soste sin dal mattino, proprio quando i biancocelesti sono ieri scesi in campo ha smesso di piovere. E poi, nella parte finale dell'allenamento (via alle 17, fine poco prima delle 19) si è pure affacciato il sole. Un piccolo segnale positivo che, volendo, può essere interpretato come un buon auspicio per la banda di Petkovic. Le notizie meno positive riguardano invece Gonzalez che ha saltato l'intera seduta, limitandosi a svolgere lavoro in palestra. Che la sua gestione nel corso di questa settimana dovesse essere improntata su una certa prudenza era risaputo, ma fino a questo punto no. Il rischio che domenica finisca in panchina è reale. Tutto bene per quanto riguarda gli altri giocatori reduci da problemi. Radu si è ancora allenato senza mascherina, come aveva già fatto mercoledì. Oggi la squadra tornerà ad allenarsi in mattinata, poi nel pomeriggio (anche se non è stato ufficializzato) tornerà a Roma e resterà in ritiro a Formello.


"Sì, è un derby al quale tutti vorrebbero esserci, me compreso. Questo è davvero unico nella storia delle stracittadine romane". È nella sua Lucinico, ma è come se fosse nella capitale Edy Reja. Il derby più importante di sempre lo sente, lui che con la Roma ha avuto una storia agrodolce. "Sono sfide diverse dalle altre. Affascinanti, ma difficili. Domenica, poi, lo sarà ancora di più: in palio ci sono un trofeo, l'Europa e la possibilità per i due club di salvare la stagione". A pensare a tutto ciò viene il mal di testa. Ed è proprio questa la chiave di tutto secondo Reja. "Decisivo restare lucidi. La pressione sarà tanta, fondamentale non farsene travolgere. Chi ci riuscirà avrà più chance di imporsi. Sul piano tecnico la Lazio, di poco, è favorita. È più squadra, come hanno dimostrato le due sfide di campionato. Occhio, però, con Andreazzoli la Roma è molto più scaltra. Se la Lazio si lancerà per imporre il gioco, rischia di essere punita: la Roma davanti ha tanta qualità". E la scelta biancoceleste del ritiro? "Difficile dire se sia un bene o un male. Il ritiro è sempre un'arma a doppio taglio. Se i giocatori l'hanno presa bene, però, è stata una mossa giusta".


"Mi aspetto un derby teso, giocato in un'atmosfera speciale e affascinante e deciso da un episodio. Questo tipo di partite sfuggono a qualsiasi pronostico, ma stavolta tutto sarà ancora più difficile, visto per entrambe vale un'intera stagione". Delio Rossi ha appena prolungato il contratto con la Sampdoria, ma è stato la guida tecnica della Lazio dal 2005 al 2009, seguirà la sfida davanti alla tv rivivendo le sensazioni provate in biancoceleste, vincendo tanti derby e una finale di coppa Italia. Quanta ansia: "Immagino come siano stati vissuti questi ultimi giorni, l'ansia è straordinaria. Alla fine qualcuno gioirà, gli altri dovranno scusarsi, perché da questo risultato si farà il bilancio di una stagione e la cosa varrà per tutte le componenti: società, tecnico e squadra. Osservando i particolari, penso che la Lazio arrivi alla sfida con il vantaggio derivante dalla maggior esperienza, cosa importante per una partita con questo valore. Mi è parso, però, che nelle ultime giornate la Roma abbia mostrato di possedere una condizione fisica un po' più brillante. C'è equilibrio, insomma, e per questo sono convinto che a fare la differenza sarà un episodio, che indirizzerà la contesa in una determinata direzione".


Dal Corriere dello Sport:

Un coro colorato, un canto libero, laziale. Venticinquemila voci, un concerto per la Lazio. Venticinquemila voci e una colonna sonora, un coro da intonare come dichiarazione d'amore nel derby che rende eterni. Canteranno i tifosi laziali domenica pomeriggio, lo faranno indossando la maglia celeste, prendendo spunto dai versi di "Semplice", la canzone di Gianni Togni composta nel 1981. Un solo grido, una sola casacca, un solo colore: i preparativi vanno avanti da tempo, le iniziative sono decise. Sarà spettacolo, lo garantiranno gli spalti laziali. Sarà creato un muro celeste, diventerà un fascio di luce. La Curva Nord ha invitato tutti i tifosi ad indossare una casacca simbolo (tonalità laziale) e ieri ha diffuso il coro (nuovo di zecca) che sarà intonato all'Olimpico. La canzone di Gianni Togni, composta con parole dolcissime, è stata riscritta, modificata in onore della Lazio. La Nord ha fornito le strofe, sono da imparare a memoria così da poterle cantare domenica. Eccone alcune: "Che ne sai di come mi sento, con la Lazio lì in mezzo al campo, la più antica della Capitale, fatta solo di gente che vale. Quando il cielo è biancoceleste il tuo volo tiene su le teste, guardo in alto un'aquila che plana, la mia storia è la storia di Roma...". Ricorsi storici, riferimenti leggendari, la canzone (riadattata) celebra le origini della Lazio, prima squadra della Capitale. I padri fondatori, i simboli di famiglia, il volo dell'aquila, il canto emozionerà chi lo intonerà e chi lo ascolterà. Venticinquemila voci lo produrranno a squarciagola, eccone un altro passaggio: "Semplice... Pensare a un volo lungo un secolo, di padre in figlio. Ed un miracolo attendo, sempre quello sguardo che possiede con la palla che va in rete". Qui partirà il battimani: "Che ne sai di come mi sento, con la Lazio lì in mezzo al campo, la più antica della Capitale fatta solo di gente che vale...».

La canzone è scelta, la coreografia è in fase di preparazione, sarà un dipinto. Disegnello, l'artista della Nord, è all'opera da giorni. Fu lui a tratteggiare il disegno scelto in occasione dell'ultimo derby (un padre allacciava gli scarpini ad un bambino con la maglia della Lazio). Si prevede un altro spettacolo strappapplausi e strappalacrime, a dir poco emozionante: "Sarà la coreografia più straordinaria di sempre", hanno garantito gli organizzatori, i leader del tifo caldo. I venticinquemila e passa cantanti saranno protagonisti, parteciperanno attivamente allo svolgimento dell'iniziativa. Il tema della coreografia è top secret, i tifosi laziali voglio stupire, sono abituati a farlo. E' servita l'autotassazione per completare l'opera, dopodomani si potrà donare un contributo nei bussolotti che saranno posti agli ingressi, con un piccolo gesto si potrà collaborare attivamente. Venticinquemila voci, forse di più, c'è ancora tempo per acquistare il tagliando dei sogni, c'è ancora spazio all'Olimpico. I dati di ieri: sono stati venduti 21.400 biglietti (sponda Lazio), ne restano a disposizione 4 mila in Tribuna Tevere, circa 500 nei Distinti Nord Ovest, la Nord è esaurita da tempo, non c'è uno spigolo libero. La vendita (disponibile nei punti Lazio Style) andrà avanti per altre 48 ore, i ritardatari non sono tagliati fuori. Si prevedono almeno 25 mila tifosi, le ultime ore saranno vissute a cento all'ora, lanciando l'assalto alle ricevitorie. Sarà la notte della storia e delle stelle, genererà emozioni folli. Un solo grido: Lazio. Un solo colore: il celeste. Un solo invito: crederci. Un solo obiettivo: cantare vittoria.


Orsato sarà ufficializzato oggi arbitro della finale di Coppa Italia, in programma dopodomani allo stadio Olimpico. Con lui, come avevamo anticipato martedì, una squadra tutta di internazionali, seguendo i "desiderata" del presidente Nicchi, che vuole fare di questa partita la "sua" finale di Champions. Una volontà che permette di alzare il velo anche sugli altri componenti della "sestina" arbitrale. Seguendo il ragionamento della scala gerarchica, internazionali saranno gli arbitri d'area, e la scelta dovrebbe ricadere su Banti e Damato, mentre per quanto riguarda il quarto uomo – in analogia con la finale di Wembley dove tale ruolo sarà ricoperto da un arbitro anziché da un assistente – il dito si fermerà su Mazzoleni. Non è tutto, ci sarà anche l'assistente di riserva: in lizza c'erano i migliori tra quelli che lasciano per limiti di età, ossia Maggiani, Niccolai e Giordano. La scelta (stavolta meritocratica e per un segno di giusta riconoscenza) dovrebbe ricadere (un pizzico di suspance c'è sempre) su quest'ultimo. Perché Maggiani una finale l'ha già fatta e quest'anno è andato maluccio (Catania-Juve ha lasciato il segno) e perché Niccolai – molto bene invece in questa stagione – ha due finali (tra cui Juve-Napoli dello scorso anno) e la semifinale Inter-Roma di questa stagione.

Orsato, dunque, l'arbitro che, soprattutto negli ultimi 365 giorni, ha saputo spogliarsi del "personaggio" che si era costruito in precedenza (in sintesi: arbitrava imitando altri) ed è cresciuto conquistandosi una crescente stima del designatore Braschi. Scelta anche logica. Facciamo questo giochetto, prendiamo le graduatorie Uefa: Rizzoli, Rocchi e Tagliavento sono in Élite ed infatti vanno a fare la finale di Champions a Wembley. Un gradino sotto, Élite Development, c'è Orsato che, appunto, dirigerà la finale di coppa Italia. Ancora sotto, First category: i nostri sono Luca Banti e Antonio Damato. Assegnati alle due aree dell'Olimpico. C'era una possibilità che i due fossero Bergonzi e De Marco ma, graduatoria Uefa a parte (sono ultimo e penultimo, rischiano la tessera da internazionale dal 2014), la pessima Siena-Milan diretta dal primo ha tolto gli ultimi dubbi pure sul secondo. In Second, oltre a De Marco (già spiegato) e Valeri (è di Roma, non può esserci), c'è Mazzoleni, tra l'altro destinato insieme allo stesso Valeri ad una rapida ascesa nelle categorie UEFA. Dato che in Champions ci sarà un arbitro (Skomina), anche per la finale italiana è stato scelto di avere un arbitro. Mazzoleni appunto.


Può iscrivere il suo nome nella bacheca della Lazio dopo Eriksson, Mancini e Rossi, gli ultimi tre allenatori capaci di portare la Coppa Italia a Formello. Rischia di fallire l'ingresso in Europa League, scontato sino a poche settimane fa e considerato da Lotito l'obiettivo minimo della stagione, condotta alla grande per sei-sette mesi e compromessa in primavera per tantissimi motivi, che andranno approfonditi e discussi a bocce ferme. E' la partita più importante della carriera per Vladimir Petkovic, che sino al 2006 di giorno lavorava alla Caritas di Giubiasco, tra Lugano e Bellinzona, perché il calcio non gli poteva bastare per andare avanti e spostava gli allenamenti di sera per continuare la gavetta in panchina, il suo vero mestiere. Una strada lunga e faticosa, costruita attraverso alcuni successi (due campionati vinti con Malcantone Agno e Bellinzona), il gioco spettacolare dello Young Boys guidato sino ai preliminari di Champions e alcune delusioni. Lo scudetto di Super League mancato all'ultima giornata, battuto in casa e scavalcato dal Basilea nel 2010. E poi due finali di Coppa Svizzera andate male. Già, perché domenica all'Olimpico il tecnico nato a Sarajevo affronterà la terza finale della sua carriera, senza dubbio l'appuntamento più importante e prestigioso in termini di palcoscenico e riflettori. "Se vincete, diventerete immortali" gli hanno raccontato mercoledì tre tifosi della Curva Nord saliti a Norcia per seguire il ritiro. Il derby di Roma regala l'immunità, può segnare il confine tra gli applausi e la leggenda, significherebbe un'onta per il popolo biancoceleste se la squadra non lo interpretasse come tutti si aspettano. Con orgoglio e coraggio, dando tutto, sino all'ultima goccia di sudore per mettere sotto i giallorossi.

Petkovic lo sa e ci arriverà con la forza e con il sostegno della gente, che gli è stata vicina dal primo giorno di lavoro ad Auronzo. Sogna il trionfo, cerca il riscatto. Da giocatore, centrocampista dell'Fk Sarajevo, ha vinto uno scudetto in Jugoslavia nel 1980. Da allenatore sarebbe il primo trofeo. Vlado ha bisogno di cancellare i due precedenti in Coppa Svizzera. Il 6 aprile 2008, al St Jacob Park di Basilea, perse la finale 1-4. Era il Bellinzona in cui militavano il giovanissimo Lulic, Andrea Conti (fratello di Daniele e figlio di Bruno), Manuel Rivera e Miccolis, perfetti sconosciuti. Avevano appena vinto il campionato di serie B svizzera, ma l'impresa era impossibile con il Basilea: una categoria di differenza e giocavano fuori casa. Eppure la squadra di Petkovic tenne in piedi la partita per un'ora rispondendo al gol iniziale di Derdiyok. Dopo il pareggio di Pouga al 58′, il Basilea si scatenò realizzando una tripletta nel giro di quattro minuti. L'anno dopo, il 20 maggio 2009, Petkovic si ripresentò alla finale di Coppa Svizzera alla guida dello Young Boys, che aveva preso in corsa pochi mesi prima. Benissimo in campionato, risalendo sino al secondo posto dietro allo Zurigo di Lucien Favre. La delusione cocente arrivò in una finale che sembrava già vinta in casa, allo Stade de Suisse di Berna. Young Boys avanti per 2-0 dopo 37 minuti, poi l'incredibile rimonta del Sion. Il gol di Obradovic prima dell'intervallo, poi Sarni e infine Afonso a un filo dal novantesimo per rovesciare il risultato e prendersi la Coppa. Da 2-0 a 2-3. Una debacle da non ripetere.

"Batteremo la Roma" ha assicurato Petkovic a Trieste un minuto dopo aver concluso il campionato al settimo posto. La Lazio non ha mai pensato in questi mesi di poter restare fuori dall'Europa. Fondamentale, anche per questo motivo, vincere la Coppa Italia e garantirsi la prossima stagione. Petkovic è sotto contratto e Lotito ha spazzato le ombre sul futuro: "Mai è stato in discussione. E resterà". E' un pensiero reale, veritiero. Anche perdendo con la Roma, a meno di clamorose figuracce, la società non cambierebbe allenatore. Qualche dubbio, o meglio alcune garanzie a tutela del suo lavoro, Petkovic ha intenzione di manifestarlo dopo la finale di Coppa Italia. Non ha squadre dietro, non ha intenzione di mollare, ma soltanto di chiarire e condividere alcuni aspetti con i dirigenti, come ha già fatto in questi giorni di ritiro a Norcia parlando a lungo con Tare. Staff medico e fisioterapico, tipologia degli acquisti, ingerenze nello spogliatoio, fuori rosa: negli ultimi tre mesi è successo di tutto a Formello e ha inciso sul cammino della squadra. Ma sarebbe meglio farlo dopo aver assunto, vincendo, una posizione di forza. Ecco perché ora Petkovic è concentrato soltanto sul derby.


E' un maestro, è super Dino Zoff, è un esperto di derby: "Tutti i derby che ho vissuto sono stati emozionanti, ma quello più incredibile porta alla mente il pareggio di Castroman all'ultimo istante". Zoff giocherebbe il derbyssimo così: "Cercando di sfruttare le caratteristiche della Lazio con determinazione, ma anche con freddezza". Non lo decideranno solo gli esperti, occhio ai baby d'oro: "Per la Lazio dico Onazi senza alcun dubbio - ha affermato l'ex laziale a lazionews - per la Roma dico Lamela". Zoff scommette anche sul Profeta: "Hernanes può essere importante se gioca come sa". Dino consacra Petkovic: "E' stato bravo ad unire la squadra".


Il sole, questa è la notizia, s'è riaffacciato baciando l'eremo di Norcia alle sei del pomeriggio dopo un'intera giornata di pioggia e ha cominciato a scaldare la Lazio che stava correndo sul campo dell'hotel Salicone. Si sentiva bene Petkovic guidare i movimenti e si ascoltavano le voci dei giocatori che chiamavano il pallone durante l'esercitazione tattica, cominciando a trasmettere la tensione giusta che richiede la partita in arrivo. Allenamento intenso, segnali più incoraggianti rispetto ai ritmi blandi di mercoledì, indicazioni confermate. La Lazio è fatta o quasi. Petkovic ha scelto il modulo e ha un'idea quasi definitiva degli undici che scenderanno in campo dal primo minuto nel derby. Gli restano da risolvere due interrogativi: l'assortimento della coppia centrale di difesa (Biava e Dias favoriti su Cana) e le condizioni di Gonzalez, che ad oggi non può essere considerato titolare.

L'uruguaiano non si è allenato. Solo cure fisioterapiche per provare a debellare il dolore alla pianta del piede destro provocato dalla fascite. Due giorni fa aveva almeno sostenuto la parte atletica dell'allenamento con la squadra, uscendo di scena nel momento in cui era entrato in gioco il pallone. Ieri neppure una corsa leggera. Una decisione presa dallo staff medico nel tentativo di riconsegnarlo in extremis a Petkovic. Sì, ma in quali condizioni? E potrebbero bastare due soli allenamenti (questa mattina a Norcia e domani pomeriggio a Formello) per convincere il tecnico a rischiare dall'inizio un giocatore che non garantisce novanta minuti? L'uruguaiano è un lottatore. "Proverò ad esserci sino all'ultimo" ha sospirato mentre stava firmando qualche autografo davanti ai cancelli dell'hotel Salicone. Oggi, però, è molto più probabile che il suo posto tocchi a Eddy Onazi, peraltro già titolare nell'ultimo derby di campionato, datato 8 aprile. Gonzalez andrà in panchina per dare il cambio, se necessario, nel finale e per disporre di un'alternativa a Konko (appena recuperato) diversa da Pereirinha.

Onazi, anche ieri pomeriggio, si muoveva sulla stessa linea di Hernanes. Candreva a destra e Lulic a sinistra completavano il centrocampo a quattro. Niente trappole, nessun inganno. Ledesma si muoveva dall'altra parte, nella formazione con i fratini gialli, perché utilizzato da perno basso della manovra. Petkovic, durante le esercitazioni, lo tiene stabilmente a contatto dei due difensori. Ha fatto così per tutto l'anno. Cristian era quasi il terzo centrale davanti alla coppia centrale, ieri formata da Biava e Cana. Sul modulo non ci piove: Petkovic punterà sul 4-1-4-1, perché così consiglia la prudenza in una partita bloccata e che potrebbe arrivare ai supplementari, perché Klose sta bene e può fare reparto da solo, confidando negli inserimenti di Candreva, Lulic (in largo vantaggio su Mauri) ed Hernanes per trovare il gol capace di stendere la Roma, perché la formula con due punte indebolisce il centrocampo e ha scoperto una difesa troppo ballerina nelle ultime settimane. E questo resta il vero dilemma da sciogliere nelle prossime ore. Konko e Radu presidieranno le fasce. Davanti a Marchetti giocheranno due tra Biava, Dias e Cana. Uno resterà fuori. L'allenamento di ieri ha segnalato il tentativo di rimonta dell'albanese. In questo momento potrebbe farsi preferire per una condizione atletica brillante e per la personalità che trasmette. Dal punto di vista dell'intesa, dell'attenzione e dell'affidabilità in marcatura Biava e Dias sono considerati superiori da Petkovic e mantengono un lieve vantaggio, ma negli ultimi tempi hanno sofferto qualche battuta a vuoto. La scelta non è affatto scontata. Il tecnico di Sarajevo deciderà in extremis: Cana è ancora in corsa.


Sabato 25 maggio 2013 [modifica | modifica sorgente]

Dal Corriere della Sera:

Quattro giorni di reclusione nell'eremo di Norcia, contatti azzerati col mondo esterno e cellulari liberi solo in serata, uscite cronometrate per qualche breve passeggiata nel centro della cittadina umbra, unico modo per stemperare un po' la tensione e respirare un'aria diversa da quella del campo. Si fa per dire. Perché nei discorsi a tavola, nei confronti in camera come nella hall dell'albergo, nell'atmosfera, nello sguardo di tutti insomma, c'è sempre e solo la Roma, ci sono la Coppa Italia e l'Europa League, ci sono i sogni di successo e le paure della sconfitta. Il derby è il chiodo fisso. Ieri sera, però, finalmente qualcosa di diverso: spazio alle famiglie. In tutta la settimana l'unica deroga al romitaggio è stata quella concessa mercoledì per la doppia visita di una delegazione di tifosi biancocelesti, la prima in concomitanza dell'allenamento e la seconda nelle stanze dell'albergo dove ha alloggiato la Lazio, entrambe con lo scopo di fornire al gruppo ancora più motivazioni di quelle che ha già. Va bene tutto pur di far ritrovare alla squadra la concentrazione e, spera Petkovic, farle recuperare l'"occhio della tigre" per il derby che decide due stagioni: quella quasi alle spalle e quella che è davanti. Così, ieri dopo pranzo, la squadra è salita sul pullman, direzione Formello.

Lì si è virtualmente conclusa la fase uno del ritiro. La seconda parte è concentrata nel centro tecnico e si concluderà con la partenza verso l'Olimpico, domani, probabilmente con l'accompagnamento del solito codazzo di tifosi. Cambio di sede, dunque, ma stessa ripetitività, stesso programma di ferro fino alla partita: si dorme e si mangia insieme, ci si allena e si discute, stasera si guarda al maxi-schermo la finale di Champions, sempre insieme, come un corpo unico. "Ci stiamo giocando tutto, una vittoria sarà il premio ai nostri sforzi", il mantra che il tecnico ripete da giorni. E che i giocatori hanno chiesto di mettere in pausa per un ritorno a casa dalle famiglie, perché il bacio di una moglie o l'abbraccio di un figlio possono mancare come l'aria dopo quattro giorni di eremo. Ovviamente Petkovic ha detto di no: "Nessuna libera uscita a meno di 48 ore dalla partita". Però si è messo una mano sulla coscienza. Se il derby si vince sia con la testa che con le gambe, allora è giusto trovare un compromesso per tenere alto il morale della truppa. Così i piani sono stati cambiati in corsa, Formello ha aperto le porte e ha fatto entrare le famiglie dei giocatori, mogli e figli per qualche ora tutti insieme, un modo per staccare senza staccare. Poi di nuovo in gruppo, da soli davanti al derby che è diventato l'ago della bilancia per il futuro della società, del tecnico, di Hernanes e di molti altri. Sperando che il sostegno della famiglia possa essere decisivo. Un po' umanità, un po' strategia.


Da La Repubblica:

Niente scontri prima della gara. L'input delle due tifoserie è chiarissimo: evitare contatti nelle ore che precedono la finale di Coppa Italia tra Roma e Lazio. La tensione delle forze dell'ordine resta altissima per gli sviluppi che seguiranno la fine della gara, con i caroselli nelle piazze dove non esistono barriere per dividere tifosi di segno opposto. Intanto però i gruppi organizzati della curva sud romanista e della nord laziale sarebbero d'accordo per evitare contatti prima del match: previsti raduni delle due tifoserie in punti lontani tra loro per arrivare compatti allo stadio da direzioni diametralmente opposte. I supporter biancocelesti si sarebbero dati appuntamento a Ponte Milvio per poi muoversi in corteo verso i cancelli della propria curva, come i romanisti, che raggiungerebbero l'ingresso sud dell'impianto radunandosi al Ponte della Musica.

A fischio finale, poi, la curva (e tribuna) dei vincitori verrà fatta restare nello stadio per quasi un'ora, intrattenendola con festeggiamenti e feste in campo, in modo da evitare sfoghi rabbiosi contro gli avversari da parte degli sconfitti durante il deflusso. Anche il centrocampista della Roma De Rossi, ricevuto ieri in udienza al Quirinale da Napolitano insieme a Pallotta, Fenucci Andreazzoli e ai laziali Lotito e Saha, avverte il timore di incidenti: "C'è tanta gente che vuol venire allo stadio sperando di festeggiare ma lascerà a casa armi e coltelli". Anche il presidente della Repubblica ha ammonito: "Violenza e razzismo sono il segno del degrado civile". La speranza è che dei tifosi si parli solo per lo spettacolo sugli spalti: i romanisti coloreranno la curva sud con bandierine gialle e rosse che verranno sventolate dietro una cortina di fumogeni. I laziali invece hanno pronto un disegno ispirato alla tradizione per stupire i 55 mila tifosi che hanno acquistato un biglietto: per tentare di avvicinarsi ai 63 mila di capienza massima prevista la vendita è stata estesa fino alle ore 12 di domenica. Circa 2 milioni e mezzo l'incasso: un milione e 125 mila euro per ogni club, 250 mila euro alla Lega.


"Se riusciamo ad avere una competizione che non diventi contrapposizione cieca, l'Italia avrà fatto un grande passo in avanti. Competere sì, ma la contrapposizione alimentata da certe fazioni delle tifoserie, sia nella politica sia nel calcio, è altra cosa". Parole forti, e chiare, quelle di Giorgio Napolitano che al Quirinale ha ricevuto le delegazioni di Roma e Lazio. Il derby di Coppa Italia (domenica ore 18) è vicino: mercoledì Pallotta, Lotito & C. erano stati a Piazza San Pietro, udienza privata con Papa Francesco. Il presidente della Repubblica ha continuato: "Voi sapete meglio di me quali siano i nemici del calcio: deviazioni speculative che hanno dato luogo a eventi giudiziari clamorosi, la violenza in qualsiasi forma si manifesti e infine la beceraggine. Non riesco nemmeno ad attribuire una valenza ideologica ai cori razzisti, perché se c'è lume di intelligenza non si può fare del razzismo, nell'Italia di oggi, nell'Europa d'oggi. È soltanto degrado del costume civile. Bisogna riuscire a spazzarlo via dagli stadi, e il calcio ne guadagnerà grandemente. Adesso pensiamo a domenica, che deve essere una giornata di serenità e di passione sportiva. Chiunque vinca, sarà una bella giornata".

"Roma deve dimostrare di essere all'altezza", le parole del n.1 del Coni, Giovanni Malagò. A Napolitano il presidente della Lega di A, Maurizio Beretta, ha donato una miniatura della Coppa Italia. Daniele De Rossi, romano e romanista, si è detto fiducioso: "C'è tanta gente che vuole venire, vincere e festeggiare, e che lascerà tutte le armi e i coltelli a casa". E il ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge rilancia: "Il tifo vero rispetta l'avversario a prescindere dal colore. La Coppa Italia non è razzista, come il Paese". Niente misure speciali, ma sono stati richiesti rinforzi anche dalle altre Regioni, perché oltre al derby ci sono anche le elezioni amministrative. In città, duemila uomini delle forze dell'ordine. Mai successo in passato. La zona dell'Olimpico, domenica, sarà off limits. Arbitra Orsato di Schio: uno dei migliori quest'anno. Biglietti a quota 56.500, compresi i bambini degli oratori.


Dalla Gazzetta dello Sport:

L'hanno visto caricarsi, caricare la sua testa e il suo destro, provare a tirare in porta da ogni angolo. A Norcia fino a ieri mattina, all'Olimpico domani sera: Antonio Candreva va a mille all'ora. È il terrore della Roma, è l'anima della Lazio: si spegne lui, si spengono tutti intorno. Presente la storia di domenica scorsa a Trieste? Primo tempo giusto, secondo tempo con la testa al derby. "Sì lo so, è la partita della vita", ha sussurrato il centrocampista a un tifoso nei giorni scorsi. È la partita della vita per lui, che si gioca il primo trofeo della carriera. Segno del destino, contro la Roma, nella sua città, davanti a papà Marcello che lo seguirà dalla tribuna. Magari provando a dare un dispiacere al Marcello tifoso, ma una gioia incredibile al Marcello papà. Candreva è il "piede armato", è l'uomo che preoccupa dall'altra parte, è l'uomo su cui punta Petkovic, che dovessero mai le due squadre arrivarci gli affiderà anche uno dei calci di rigori. E chissà che l'errore dal dischetto di Hernanes nell'ultimo derby non spinga il tecnico della Lazio a consegnare proprio a Candreva la palma del rigorista numero uno.

Di sicuro, al Profeta chiederà spazio anche per le punizioni. "Non c'è problema, con Hernanes facciamo una volta per uno", la semplice strategia del centrocampista italiano. Italiano sì, lo sa bene il c.t. Prandelli che l'ha convocato per le partite con San Marino e Repubblica Ceca. Candreva punta la Confederations Cup, ma ora non c'è questo nella sua testa. Per il Brasile c'è tempo, la vita è adesso, è domani all'Olimpico. E lo sa bene pure Petkovic, che pare quasi viva una vigilia al contrario: più si avvicina la partita, più aumentano i dubbi. Il primo riguarda Gonzalez, che ieri mattina, nell'ultimo allenamento nel ritiro di Norcia, si è rivisto in campo. L'uruguaiano ha lavorato anche con il pallone: "Ci proverò fino all'ultimo", ha detto. Onazi nel frattempo scalpita: il nigeriano è pronto, sarebbe lui a prendere il posto di Gonzalez. L'altro dubbio è più che altro un contrattempo: Dias ha terminato la seduta con un guaio muscolare che sarà valutato oggi. Se non dovesse farcela, la coppia difensiva sarebbe formata da Biava e Cana. Petkovic ci pensa su. E intanto allenta la tensione: squadra libera ieri sera al rientro da Norcia. Strategia derby.


Dal Corriere dello Sport:

C'è ancora spazio all'Olimpico, forza tifosi romanisti e laziali, riempitelo. Sponda Roma: Sud e Distinti esauriti, restano tremila posti in Monte Mario. Sponda Lazio: Nord sold out, ci sono poche centinaia di posti occupabili nei Distinti, meno di tremila sono i seggiolini a disposizione in Tevere. L'Olimpico viaggia verso quota sessantamila spettatori (la capienza è di circa 62 mila posti), ieri sera erano stati staccati oltre cinquantacinquemila biglietti. C'è ancora spazio e c'è ancora tempo per essere presenti. Un muro giallorosso, lo creeranno i tifosi romanisti, indosseranno la stessa maglia. Nessuna coreografia, hanno annunciato. Ma potrebbe essere un depistaggio, attenzione, non sono escluse sorprese. Il derby degli spalti, dello spettacolo, metterà in palio il premio "effetti speciali". In casa Lazio è stata proposta una nuova iniziativa. La Nord l'ha detto da tempo, vuole creare un muro celeste, ha invitato tutti i tifosi ad indossare una maglia laziale. E la società sta proponendo l'acquisto della casacca ufficiale al prezzo di 49 euro anziché a 79 euro: "E' un'iniziativa a sostegno della volontà dei nostri tifosi, vogliono creare un muro celeste sugli spalti. Si può acquistare la maglia home sia presso i punti vendita dello stadio che nel fan village", ha annunciato Marco Canigiani, direttore marketing del club. Il fan village sarà uno dei punti d'attrazione: "Sarà posizionato a Largo Ferraris, tra Curva Nord e Tribuna Tevere, è lo stesso che organizzammo ad Auronzo di Cadore in estate. Sarà allestito con giochi per bambini e intrattenimento per tutti, aprirà alle ore 13".


Quando Petkovic ha concluso l'esercitazione sui calci piazzati portando in area di rigore l'artiglieria pesante formata da Klose, Biava, Dias e Radu, Marchetti è rimasto in porta per volare da un palo all'altro sotto lo sguardo di Adalberto Grigioni, il suo preparatore. Dopo angoli e punizioni, usando anche due sagome come finta barriera, stava iniziando il bombardamento. Un vero e proprio show. Destro, sinistro, a girare sotto l'incrocio, di potenza. Candreva, Hernanes e Ledesma si sono sistemati ai limiti dell'area di rigore e dai venti metri hanno cominciato a martellare Marchetti. I tiratori della Lazio hanno preso la mira. Si avvicina il derby e allora bisogna scaldare il piede perché una partita così si può sbloccare con una sassata dalla lunga distanza. E' già successo tante volte nella storia recente della sfida alla Roma e Petkovic può contare su giocatori dalle indiscutibili capacità balistiche. Candreva era stato determinante nel derby d'andata, piegando le mani a Goicoechea con un missile su punizione. Ha segnato 6 gol in campionato e 1 in Europa League, conserva un colpo per la finale di Coppa Italia.

Proverà a concedere il bis Hernanes, che l'8 aprile aveva portato in vantaggio la Lazio con un sinistro (dopo piroetta) all'incrocio dei pali. E ci pensa tanto anche Ledesma: su azione non segna da quasi tre anni, è passato troppo tempo. E la favola di Cristian iniziò nel dicembre 2006 con un gol meraviglioso alla Roma da fuori area. L'allenamento di Petkovic è stato dedicato esclusivamente alla tattica e ai movimenti (senza pallone) del 4-1-4-1. Dias ha concluso il lavoro avvertendo dei fastidi alla schiena, non ci sono grandi preoccupazioni, ma Cana è ancora in corsa per strappargli il posto da titolare. Nella rifinitura prevista alle 17,30 a Formello si scoprirà un altro pezzo di verità. Il ballottaggio principale è legato alle condizioni di Gonzalez, che ieri ha svolto un allenamento differenziato, toccando anche il pallone. "Sto meglio e spero di stare ancora meglio sabato" ha spiegato ai tifosi che gli chiedevano autografi. L'uruguaiano non molla e cercherà sino all'ultimo minuto di recuperare, disposto a giocare anche con gli antidolorifici. Lo spera anche Petkovic, che vorrebbe giocarsela con i titolarissimi. Ma i dubbi e le perplessità sono ancora tante. E Onazi sta bene. Oggi il test decisivo. Decisione delicatissima.


Da Il Tempo:

E' terminato il ritiro di Norcia, l'ultimo allenamento umbro è andato in scena ieri mattina, la squadra nel pomeriggio riprenderà a lavorare a Formello. Ventiquattro ore al derby, sale l'ansia e l'adrenalina aumenta. Petkovic ha caricato i suoi giocatori, lo ha fatto ogni giorno: "Dipende da noi. Se vogliamo possiamo farcela". Per la gara contro la Roma si tornerà all'antico: il collaudato 4-1-4-1 è il modulo in vantaggio rispetto a tutti gli altri, è stato provato in continuazione durante questa settimana. C'è ancora qualche piccolo dubbio sugli interpreti, il più evidente è quello legato a Gonzalez: l'uruguaiano si sta allenando a parte da 5 giorni, ha svolto un leggero lavoro con il pallone, sta migliorando e ci proverà fino all'ultimo. Resta però in bilico, Onazi è pronto al sorpasso: il giovane nigeriano è pronto ad affiancare Hernanes a centrocampo. In difesa sono pronti: Konko, Biava e Radu mentre il problema muscolare di Dias potrebbe aprire le porte della prima squadra a Cana. In cabina di regia si muoverà come sempre Ledesma, proteggerà la difesa dagli attacchi della Roma e farà ripartire la manovra d'attacco.

Davanti a lui si muoverà il quartetto composto da Candreva, Hernanes, Onazi e Lulic. L'unico riferimento offensivo sarà Miroslav Klose. Il tedesco sta bene, è tornato quello di inizio stagione, vuole far male di nuovo alla Roma. Ai giallorossi ha già segnato due volte, i suoi gol sono sempre risultati decisivi. Probabile panchina per Ederson e Mauri: ieri Lulic non si è allenato, ma non c'è allarme, si è fermato a scopo precauzionale. Lo staff medico assicura che domani sarà regolarmente in campo. Il brianzolo però tenterà fino all'ultimo di strappare una maglia da titolare: la caviglia non fa più male, in questi giorni ha reagito bene al lavoro programmato da Petkovic, Mauri in ogni caso rappresenterebbe comunque un ottimo cambio a gara in corso. Oggi la squadra si allenerà alle 17 a Formello. Sarà l'ultima rifinitura, la Lazio è di nuovo in ritiro da ieri sera all'interno del centro sportivo. Intanto sempre nella giornata di oggi, alle 15.30 andrà in scena la conferenza stampa di Petkovic presso lo stadio Olimpico.



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Stagione La gara Roma-Lazio 0-1 del 26/05/2013 La conquista della Coppa Italia 2012/13 Torna ad inizio pagina