Domenica 27 novembre 2016 - Palermo, stadio Renzo Barbera - Palermo-Lazio 0-1
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27 novembre 2016 - Palermo, stadio Renzo Barbera - Campionato di Serie A, XIV giornata - inizio ore 12.30
PALERMO: Posavec, Goldaniga (80' Lo Faso), Gonzalez, Andjelkovic, Morganella, Bruno Henrique (55' Bouy), Jajalo, Chochev, Aleesami, Diamanti (46' Quaison), Nestorovski. A disposizione: Fulignati, Guddo, Hiljemark, Rispoli, Gazzi, Sallai, Vitiello, Cionek, Pezzella. Allenatore: De Zerbi.
LAZIO: Strakosha, Basta, Wallace, Radu, Lulic (65' Lukaku), Parolo, Biglia, Milinkovic-Savic, Felipe Anderson (68' Djordjevic), Immobile, Keita (81' Lombardi). A disposizione: Vargic, Borrelli, Bastos, Cataldi, Hoedt, Leitner, Murgia, Vinicius, Patric. Allenatore: S. Inzaghi.
Arbitro: sig. Guida (Torre Annunziata - NA) - Assistenti Sigg. La Rocca e Tasso - Quarto uomo Sig. Tegoni - Assistenti di porta Sigg. Tagliavento e Sacchi.
Marcatori: 31' Milinkovic.
Note: espulso Gonzalez al 42' s.t. per aver interrotto fallosamente una chiara occasione da gol. Ammonito al 14' Lulic, al 41' Goldaniga, al 75' Bouy tutti per gioco falloso, al 42' Diamanti per comportamento non regolamentare. Angoli: 4-5 Recuperi: 1' p.t., 3' s.t.
Spettatori: 8.689 di cui 6.323 abbonati.
► I calciatori convocati per la partita odierna
► L'aeroporto di Fiumicino si colora di biancoceleste alla partenza della squadra per Palermo
La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio, aria di Champions. De Zerbi è ai titoli di coda. Segna Milinkovic, biancocelesti quarti. Palermo al 7° k.o di fila: De Biasi dice no a Zamparini, oggi la squadra a Corini o Ballardini"
Continua la "rosea": Aspettando i cieli d'Europa, la Lazio vola già ad altezze impressionanti in Italia. L'aquila biancoceleste sorvola senza danni quel "Triangolo delle Bermude" di nome Palermo, che poteva risucchiarla in ragione del suo stato di necessità permanente, e artiglia i tre punti con il colpo risolutore di Milinkovic: la squadra di Inzaghi aggiorna i suoi record col 9° risultato utile di fila e può presentarsi in ghingheri al derby con la Roma. I motori in avaria sono quelli dei rosanero ultimi in classifica e in particolare di De Zerbi, inchiodato alla settima sconfitta di fila (peggior risultato di sempre dei siciliani in A) e ad un esonero virtualmente sancito: a meno di un clamoroso ripensamento dettato dalla carenza di risposte convinte, il presidente Zamparini (incassato il no di De Biasi) affiderà la panchina in giornata ad uno tra Corini e Ballardini, con cui avrà un confronto in Friuli. Al 9° k.o. della sua gestione, De Zerbi paga al Barbera il diverso atteggiamento dei suoi in allenamento e in partita. L'allenatore bresciano ci prova stavolta stropicciando il consueto modulo 4-3-3 alla luce di un ragionamento: la Lazio gioca con tre davanti e con Parolo e Milinkovic che s'infiltrano volentieri in area. Logico che l'allenatore rimoduli il Palermo con un barrierone in mezzo formato da 5 centrocampisti, due dei quali – Morganella e Aleesami – in fascia vanno a puntellare la difesa a tre.
L'idea è sensata, ma i fragili equilibri di una squadra dal tasso tecnico non eccelso finiscono col passare dei minuti nella turbolenza e i tre tenori della Lazio la scuotono con forza alla prima occasione: la traversa colpita da Immobile al 20' è il rumore di valanga. E così il muro rosanero fatalmente viene giù: ci pensa Milinkovic, servito da Basta (a sua volta ispirato da Felipe Anderson) a infilzare Posavec con un tocco sotto porta, sfuggendo a Goldaniga e Gonzalez. E' la svolta che indirizza il "lunch match" e rovescia la torta tattica a più strati di De Zerbi: nella ripresa i padroni di casa indietreggiano per attendere la Lazio nella speranza di una ripartenza bruciante, mentre gli ospiti col pallino in mano hanno l'imbarazzo della scelta su quale primattore lanciare ancora sul palcoscenico del gol. Proveranno a salirci Parolo, Anderson e Keita e Immobile (due volte), senza lasciare il segno. Con la tuta sopra il frac, e soprattutto con Biglia alla cloche, la Lazio porterà alla fine all'incasso la sua qualità superiore, permettendosi pure il lusso di non chiudere la partita (soffrendo nel finale). E mentre i fischi e gli insulti a Zamparini accompagnano i titoli di coda, un messaggio forte rivolto al campionato e soprattutto alla Roma parte dal Barbera: l'aquila non è sazia. E non ha paura di volare.
Il Corriere dello Sport titola: "Lazio in volo. Milinkovic sì. E sono nove! Palermo liquidato con il minimo sforzo e tanta maturità. Nelle ultime 5 gare, 4 vittorie: Inzaghi piomba sul derby".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Niente trappola, solo logica, perché nel calcio di solito vincono i più forti. Un gol di Milinkovic ha lanciato la Lazio verso il derby Champions. Vola Inzaghi, non si ferma più: terzo colpo esterno, nono risultato utile consecutivo. Tiene il passo di Milan e Roma, fa sognare i suoi tifosi, ha vinto di nuovo al Barbera, dove aveva debuttato in Serie A come allenatore. Sette mesi fa Simone aveva licenziato Novellino, suo vecchio maestro. Ieri, invece, ha dato il colpo di grazia a De Zerbi: settima sconfitta di fila, settimo ko in altrettante partite interne, in casa non ha raccolto un punto e non era mai successo nella storia del Palermo, contestato alla fine di una partita in cui il Barbera ha fatto registrare persino il record negativo di spettatori (poco più di ottomila) in Serie A sotto l'attuale gestione. Zamparini non ha solo distrutto una squadra, ma è riuscito a svuotare lo stadio e svilire la passione dei tifosi siciliani, che ieri se la sono presa con la società dopo aver sostenuto i giocatori sino al novantesimo. I fischi alla squadra sono arrivati prima di rientrare nello spogliatoio, dove è subito iniziata una riunione per sancire la svolta tecnica. Oggi l'esito. Ballardini è favorito su Corini e sarebbe l'ennesimo ritorno in una situazione di piena crisi e con l'incubo retrocessione da evitare.
La Lazio ha vinto con il minimo sforzo e con un solo gol di scarto, realizzato appena superata la mezz'ora del primo tempo. Non è stata la partita più bella dei biancocelesti, troppe volte è stato fallito il raddoppio che avrebbe chiuso i conti. Il risultato è rimasto in bilico sino alla fine, ma la Lazio ha sofferto pochissimo, non si è scomposta, dimostrando di possedere una solidità difensiva e una maturità tattica da primi posti. E' squadra vera. Il pensiero del derby ha pesato su alcuni giocatori in termini di cattiveria nei contrasti (soprattutto Lulic, subito ammonito) ma non di concentrazione. Su ogni palla c'è stata la giusta attenzione, anche nel convulso finale, quando un paio di mischie e un possibile episodio avrebbero potuto compromettere il risultato. La Lazio di solita domina dal punto di vista fisico. In questo caso il confronto è stato equilibrato, un po' perché il Palermo si è presentato con grande aggressività, un po' perché i biancocelesti non volevano rischiare infortuni o cartellini. Così hanno puntato sul palleggio e su un lungo ma paziente giro-palla alla ricerca del varco giusto. De Zerbi si era chiuso con la difesa a tre, Morganella e Aleesami esterni difensivi, tre mediani, Diamanti primo riferimento in appoggio di manovra. L'ex azzurro proteggeva e smistava palla, ma davanti Nestorovski era isolato, ne aveva due come Wallace e Radu in marcatura: impossibile superarli. Il 62% di possesso palla ha prodotto una traversa di Immobile, il gol di Milinkovic, almeno altre tre o quattro occasioni per raddoppiare. La Lazio attaccava di più a sinistra con Keita, ma sulla destra è nata l'azione decisiva grazie al passaggio illuminante di Felipe.
Basta si è inserito e ha crossato indietro. Rapido Milinkovic a toccare in rete anticipando Gonzalez e Goldaniga. Nessuno era riuscito a resistere all'impatto devastante del serbo, migliore in campo. Diamanti era nervoso, De Zerbi dopo l'intervallo lo ha sostituito con Quaison, che ha avuto almeno il merito di avvicinarsi a Nestorovski e creare maggiore movimento offensivo. Radu l'ha anticipato nell'unica occasione forse utile per pareggiare. La Lazio ha fallito il secondo gol con Parolo e con Felipe. Dopo il quarto d'ora si è preoccupata soltanto di controllare la partita. Inzaghi ha gestito attraverso i cambi. Fuori Lulic (poteva rischiare il rosso) per Lukaku, è uscito anche il diffidato Felipe sostituito da Djordjevic, infine Lombardi per Keita. Proprio l'ex esterno della Primavera, micidiale con i suoi scatti, ha provocato l'espulsione di Gonzalez. Rosso inevitabile perché era lanciato a rete ed è stato placcato. De Zerbi si era giocato la carta Lo Faso per tentare l'assalto con il 4-3-3. Il Palermo, rimasto in dieci, ha avuto un sussulto d'orgoglio, creando un paio di mischie davanti a Strakosha. Sforzo vano. La Lazio aveva alzato il muro e stava già avvertendo la Roma all'alba di un nuovo derby Champions.
Il Messaggero titola: "La Lazio avvisa il clan di Lucio. Alla vigilia del derby i biancocelesti danno una dimostrazione di forza. Sbancata Palermo con personalità e gioco oltre alla rete di Milinkovic".
Prosegue il quotidiano romano: Massimo risultato con il minimo sforzo. Si dice così in questi casi. La Lazio batte il Palermo per 1-0 e vola a quota 28 punti in classifica. Eppure la gara non è stata proprio delle più semplici: sono stati i biancocelesti stessi a complicarsela. Eh già, perché non l'hanno chiusa e hanno vissuto tutti i novanta minuti con qualche brivido di troppo a correre lungo la schiena. Soprattutto nel finale, quando il Palermo ha alzato il baricentro per il forcing della disperazione. Inutile negarlo, c'era il derby nella testa di tutti. Inzaghi per tutta la settimana ha martellato i suoi, ma togliere la sfida più importante dell'anno dai pensieri è cosa quasi impossibile. La Lazio però, nonostante tutto, ha dato una grande dimostrazione di forza conquistando il nono risultato utile consecutivo. L'ultima sconfitta dei biancocelesti è datata 20 settembre, proprio ad opera di quel Milan che ora la precede soltanto di un punto in classifica. Il Palermo ha iniziato subito forte, non poteva essere altrimenti per una squadra in piena crisi. I biancocelesti si sono limitati a contenere le prime avanzate rosanero, affidate a Nestorovski, l'uomo più pericoloso. La Lazio ha giocato con un ritmo basso, pensando più a palleggiare che a dilagare. De Zerbi dietro aveva alzato un muro che in fase di non possesso diventava addirittura a cinque. Sarà stato l'orario insolito, sarà che alle 12.30 non si ha ancora molto appetito, ma i biancocelesti di fame ne hanno avuta davvero poca. Immobile ha qualche languorino in più, ma la sua girata a centro area si stampa sulla traversa.
I tempi lenti hanno favorito il Palermo che ha potuto ragionare di più e rendersi pericoloso in un paio d'occasioni. Ma c'è voluto davvero poco a stuzzicare quella voglia che era lì. Anderson serve Basta in profondità che regala un cioccolatino a Milinkovic. Il serbo fa l'1-0 che regala il successo. La Lazio capisce che se aumenta leggermente il ritmo il Palermo è perso. Un paio di giri d'orologio e prima Immobile e poi Basta sfiorano il raddoppio. La ripresa si è aperta come il primo tempo. Lazio sorniona e Palermo a cercare di recuperare il risultato. Inzaghi in panchina si è sbracciato, chiedendo concentrazione e cattiveria per chiudere la partita. I biancocelesti si sono concessi qualche leziosismo di troppo, cosa che a Simone è piaciuta poco. Ci vuole cattiveria per chiudere gare come quella di ieri. Quella che servirà, raddoppiata, domenica contro la Roma. Inzaghi ha usato il bilancino per dosare le forze, fisiche e mentali, e non sprecarle proprio in vista dell'appuntamento al quale, per sua stessa ammissione, pensa dal ritiro. La Lazio è lanciatissima verso l'Europa. La vittoria di ieri, la seconda consecutiva, è pesante. Consegna convinzione e voglia di stupire ancora ai ragazzi d'Inzaghi, che ora possono finalmente concentrarsi sulla Roma. Il Palermo invece è nel baratro, settima sconfitta consecutiva e una classifica che fa paura.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Un altro colpo a Palermo, dove era iniziata la sua nuova carriera. Inzaghi è salito a quota 28 punti, quest'anno viaggia alla media di due ogni giornata. Corre sempre più forte. S'è proiettato verso il suo primo derby raccogliendo altri segnali di forza. La solidità e la mentalità della Lazio sorprendono. Squadra tosta, non solo piena di qualità. Si affaccia spavalda al confronto con la Roma. Il derby è cominciato ieri al Barbera. "E' una partita diversa all'interno del campionato, cercheremo di prepararla nel migliore dei modi. Dovremo essere bravi a interpretarla, a concedere poco, a colpire la Roma con le nostre armi"'. Sfida Champions. "Dopo 15 partite è presto, abbiamo un buon ritmo, ma vincono tutte, la classifica è corta" ha glissato Simone, misurato come al solito. Lo ha spiegato più volte. Attesa e ripartenze, questa sarà la sua partita. "Si affronteranno due ottime squadre, con dei valori tecnici, cercheremo di essere perfetti. La Roma è forte, dovremo concedere il meno possibile". La Lazio giocherà con l'appoggio dei suoi tifosi. "Prima di Napoli e anche sabato prima di viaggiare verso Palermo sono stati importanti. Non potevano venire, ma ci hanno trasmesso energia. Aspettano domenica. Nel calcio può succedere qualsiasi cosa, metteremo in campo tutto quello che abbiamo. Glielo assicuro". Simone non ha mai segnato nel derby, ne ha vinti tanti in Primavera, non ha ancora deciso come festeggerà in caso di successo. Niente fioretto per ora. E' la sfida a cui tiene di più. "Sono state ventuno partite intense per me, devo guardare avanti e non indietro. Ora bisogna preparare il derby. Dovremo limitare la Roma. Abbiamo entrambe grande qualità, vedremo il parere del campo. Un fioretto? Ricordo il bagno nella fontana di Delio Rossi. Ora non ci penso, se mi verrà in mente qualcosa ve lo dirò".
Gli è bastato un gol di Milinkovic per battere il Palermo. "Abbiamo rischiato poco. Ottima prestazione. Serviva il raddoppio, si poteva rischiare di prendere un gol nelle ultime mischie e avremmo parlato di un altro risultato, ma non sarebbe stato giusto". La Lazio è stata paziente, non ha smarrito concentrazione. "Era una partita delicata, affrontavamo un avversario ferito, aveva perso alcune partite non meritando. Ce lo aspettavamo con un altro modulo, ma la mia squadra è matura. In mattina abbiamo fatto alcune modifiche, i ragazzi l'hanno interpretata bene. Esisteva un minimo di timore che la squadra potesse snobbare l'impegno, non è successo". Difesa di ferro: "Potevamo evitare le ultime due punizioni laterali, ma non ricordo una parata di Strakosha. E' stata una vittoria importantissima". Mancava ancora de Vrij e nessuno se n'è accorto. "Bravissimo Wallace. E' arrivato in un campionato nuovo, non conosceva la lingua, all'inizio ha passato sei-sette partite in panchina, ma era sempre silenzioso e lavorava. Non si è lamentato. Aspettava l'occasione e non ha più lasciato niente. Il posto se l'è meritato sul campo. Anche qui è stato bravissimo come bravissimo è stato Radu". Gestione attraverso la panchina. "Lulic era ammonito, da quella parte soffrivamo. Non credo che Senad avrebbe preso il rosso, ma non si sa mai, può sempre capitare un'entrata in ritardo. Difficilmente metto in campo chi si allena da quattro o cinque giorni, Lukaku invece stava benissimo e poteva esserci utile". Poi ha tolto Felipe e Keita. "Felipe è stato ancora determinante. Ho messo Lombardi, un altro ragazzo che ci dà dentro e sta crescendo. Non ho cambiato in mezzo, perché i tre centrocampisti sono stati molto bravi, capivano quando dovevamo verticalizzare e quando tenere palla. Ho inserito Djordjevic, è importante per noi e si sta dando da fare. Lui e Immobile hanno corsa, possono giocare anche esterni".
Ha lanciato la sfida fornendo tutte le informazioni possibili: "La Roma deve temere una Lazio che sta facendo un buon cammino, deve sapere che non troverà una squadra facile da affrontare. Abbiamo tutte le carte in regola per fare una grande partita, abbiamo un futuro importante, stiamo mettendo le basi per crescere bene". Parolo è un giocatore da derby, è un leader da Lazio, è un combattente infaticabile, è un trascinatore insostituibile. Vuole battere la Roma, non ci è mai riuscito. Vuole segnarle il gol che non è ancora arrivato quest'anno e vuole dedicarlo al suo idolo Gerrard, fresco di ritiro: "Gerrard è stato un esempio, un grandissimo giocatore, ha fatto la storia. Spero di dedicargli un gol nel derby, ci tengo a vincerlo, non ci sono ancora riuscito!". Una promessa di gol, durante un siparietto a Lazio Style Channel, Marco l'ha strappata a Immobile: "Ciro mi ha promesso che segnerà due gol". La Lazio è pronta, è carica. Parolo è prontissimo: "La vittoria di Palermo è per i nostri tifosi, siamo orgogliosi soprattutto perché li stiamo rendendo felici. Il derby dovremo prepararlo sotto il punto di vista mentale, dovremo dare tutti il 110%. Si dovrà alzare l'intensità, dovremo farci trovare pronti. Vincerlo sarebbe la ciliegina su un periodo fantastico". Il derby è iniziato per tutta la Lazio. Per chi non riesce a vincerlo da due anni e passa, per chi cerca la prima gioia, per ora l'ha solo immaginata: "Il derby fa storia a sé, dobbiamo continuare su questa strada, ora ci godiamo la vittoria contro il Palermo e penseremo alla Roma". La Lazio stupisce anche chi l'ha riportata in alto, anche chi ne fa parte, anche Parolo: "A Palermo abbiamo dimostrato che sappiamo giocare pure in maniera "sporca". Stiamo maturando, siamo avanti rispetto a quanto mi aspettassi. Abbiamo sofferto tutti insieme contro i rosanero, sono fiero di far parte di questa squadra". C'è ancora da fare: "Non dobbiamo accontentarci, dobbiamo migliorare in ogni fase del gioco. Bisogna crescere nelle ripartenze e nell'aprire il campo".
E' fiero Parolo di far parte di questa Lazio, sono fieri i tifosi di averlo tra i leader: "Al Barbera abbiamo giocato una buona partita - ha continuato il centrocampista - potevamo fare qualcosa in più nella ripresa. Siamo stati compatti nonostante i loro attacchi". La Lazio vola, sa di non potersi fermare, sa quanto deve farsi perdonare: "Questa squadra sta continuando un percorso di crescita, siamo contenti di fare bene per i nostri tifosi che sono venuti a sostenerci a Fiumicino prima della partenza per Palermo, purtroppo non ci hanno potuto seguire". La vittoria di Palermo ha fatto salire a 9 i risultati utili consecutivi, servirà per preparare al meglio la partitissima di domenica: "Abbiamo fatto un'ottima partita, nei primi 10 minuti non siamo andati benissimo, abbiamo preso confidenza con l'orario. Nel primo tempo abbiamo comunque chiuso meritatamente in vantaggio, potevamo anche segnare il 2-0. Nel secondo tempo il Palermo ha attaccato e noi siamo stati bravi a difenderci". Da queste vittorie, da queste domeniche, si traggono insegnamenti, servono per raccogliere punti e segnali: "La squadra è matura, ha personalità e sta crescendo. Abbiamo imparato a gestire. In Sicilia non ci aspettava una gara facile, abbiamo giocato in un campo difficile. Siamo stati bravi a difendere insieme, restando compatti e riuscendo ad essere pungenti". Parolo può essere un goleador da derby, non ha ancora segnato quest'anno, ci è andato vicino anche ieri: "Mi piacerebbe segnare nel derby, innanzitutto mi interessa il gioco della squadra. Il pallone, prima o poi, entrerà in porta. Mi sto inserendo poco". S'inserirà nel derby, il Gerrard della Lazio.
► Per questa partita il tecnico biancoceleste Simone Inzaghi ha convocato i seguenti calciatori:
- Portieri: Borrelli, Strakosha, Vargic;
- Difensori: Basta, Bastos, Hoedt, Lukaku, Patric, Radu, Vinicius, Wallace;
- Centrocampisti: Biglia, Cataldi, Felipe Anderson, Leitner, Lulic, Milinkovic, Murgia, Parolo;
- Attaccanti: Djordjevic, Immobile, Keita, Lombardi.
L'aeroporto di Fiumicino si colora di biancoceleste alla partenza della squadra per Palermo
Il pomeriggio del 26 novembre 2016, alla partenza della squadra biancoceleste in aereo per Palermo, i tifosi biancocelesti "invadono" l'Aeroporto di Fiumicino per incitare i propri beniamini. Nell'articolo qui appresso il racconto e le immagini dell'evento.
Il Corriere dello Sport del 27 novembre 2016 titola: "La carica. Da Palermo al derby l'abbraccio dei tifosi. In 400 a Fiumicino per spingere la Lazio all'assalto".
Prosegue il quotidiano sportivo romano: Trovano sempre il modo d'esserci, trovano sempre le parole per dirlo. Lo striscione d'incoraggiamento "tu non sarai mai sola", il coro d'accompagnamento "cammineremo sempre al tuo fianco", l'urlo derby rimbombante "solo la Lazio, solo la Lazio". Il saluto è stato cantato. L'imbarco, immediato, è stato scortato da 400 laziali. L'appuntamento del 4 dicembre è già stato ricordato. I tifosi fanno volare la Lazio con la loro spinta, con la loro forza. L'hanno attesa a Fiumicino, l'hanno caricata, le hanno porto le mani, le hanno fatto coraggio, l'hanno accompagnata sino alle porte del Terminal 1 dedicandole il sabato pomeriggio, trasmettendole grinta per Palermo e per il derby. Il termometro è già rovente. Questa forza era stata trasmessa prima della trasferta di Napoli, alla stazione Termini. E' una forza che accorcia le distanze, che si trasmette a contatto, che dura e perdura, che funziona. Dalla ferrovia, stavolta, s'è passati alla pista di volo, di decollo. Si può tifare anche senza volare, anche senza viaggiare. In 400 si sono ritrovati a Fiumicino, destinazione più lontana e meno agevole da raggiungere rispetto a Termini. Ma ci sono stati. I laziali, con devozione, si sono ritrovati di fronte allo scalo romano alle 15 di ieri. Non si sono fatti fermare dall'orario e dalla distanza, non si sono fatti impressionare dall'allarme che ha fatto scattare i controlli anti-terrorismo. S'è attivato per colpa di due borsoni sospetti, dimenticati su un marciapiede e rimossi con tempestività. Di questi tempi è sempre meglio intervenire. Non c'è stata apprensione, solo attenzione. La polizia in un primo momento ha transennato la zona, ha chiesto l'intervento degli artificieri e ha fatto allontanare la folla. A controlli finiti, ad allarme cessato, ha concesso ai tifosi di riposizionarsi all'entrata del Terminal 1. I cori non si sono mai fermati. E all'arrivo della Lazio, intorno alle 16.20, s'è sentito un boato. Era il boato della gente, erano gli applausi e i cori a provocarlo.
Le bandiere sono state agitate. Gli occhi dei laziali sono cambiati alla vista della squadra. Chi s'è trovato più vicino al pullman s'è allungato per abbracciare Inzaghi, Immobile e Felipe. Ciro è sbucato ed è stato subito stritolato, baciato, toccato. Qualcuno si è presentato, qualcun altro gli ha confessato qualcosa in un orecchio, è facilmente intuibile cosa gli è stato chiesto: un gol nel derby e prima ancora un gol a Palermo. Ciro ha ricambiato l'abbraccio, ha ricambiato le pacche sulle spalle, ha sorriso, ha annuito. Chi s'è trovato nelle retrovie ha allungato il collo pur di vedere, pur di ammirare i suoi idoli, pur di non perdersi il momento dello sbarco, pur di trasmettere forza anche solo con lo sguardo. Selfie per tutti, flash ad intermittenza nel Terminal 1, amore e calore, curiosità tra i viaggiatori e i passeggeri. Prima della partenza una delegazione di supporter ha parlato con alcuni giocatori per raccomandazioni aggiuntive. Non sarebbe bastato un aereo intero per contenere i 400 laziali di ieri, costretti a terra dal divieto di trasferta imposto per motivi di ordine pubblico (hanno pesato gli scontri del 10 aprile scorso). In questo calcio sottosopra, oggi come oggi, il tifo è più da strada che da stadio. La libertà d'ingresso negli impianti, per i tifosi, è condizionata dalle barriere. E non c'è sempre libertà di viaggiare in trasferta. I laziali, quando hanno potuto, hanno sempre accompagnato la squadra fuori Roma. Quest'anno è sempre successo tranne che a Napoli e non accadrà a Palermo. I divieti hanno spinto la gente ad arrangiarsi, non ad allontanarsi dalla squadra. Hanno viaggiato con la fantasia. Le partenze di solito sono tristi, quella di ieri no, ha generato altre sensazioni, aveva altri significati. Non c'è stato bisogno di pianti. E' stato un saluto d'amore, un arrivederci a presto, alla prossima volta. E' stato un saluto pieno di orgoglio, senza lacrime, senza strazio. Vola Lazio, vola. Da Palermo al derby.
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