Venerdì 22 dicembre 2000 - Bari, stadio San Nicola - Bari-Lazio 1-2

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22 dicembre 2000 - 2928 - Campionato di Serie A 2000/01 - XII giornata

BARI: Gillet, Neqrouz, Mazzarelli, Perrotta, Del Grosso, Andersson, La Fortezza, Bellavista (46' Said), Osmanovski, Masinga (79' Enyinnaya), Cassano (59' Anaclerio). A disposizione: Rossi, Valdes, De Gregorio, Sibilano. Allenatore: Fascetti.

LAZIO: Marchegiani, Negro, Nesta, Fernando Couto, Pancaro, Lombardo, D.Baggio, Mihajlovic, Nedved, Stankovic (45' Ravanelli), Crespo (90' Gottardi). A disposizione: Orlandoni, Colonnese, Pesaresi, S.Inzaghi, Salas. Allenatore: Eriksson.

Arbitro: Sig. Messina (Bergamo).

Marcatori: 41' Mihajlovic, 64' Ravanelli, 84' Andersson (rig).

Note: ammoniti Nesta, Bellavista, Osmanovski, Mihajlovic, Anaclerio.

Spettatori: 20.000 circa.


La rete di Sinisa Mihajlovic
Il raddopio di Fabrizio Ravanelli
Il calcio di rigore di Andersson per il Bari

Il panettone è al sicuro, per il gioco si può ripassare nel 2001. La Lazio, previo qualche iniziale affanno, è passata come una ruspa sul poco che resta del Bari. Due a uno per i biancocelesti, gol della vecchia guardia erikssoniana: il fedelissimo quanto discusso Mihajlovic con un incredibile corner avvelenato, Ravanelli con una capocciata stile-Juventus. Inutile il coraggio sfoderato da Fascetti, a lungo insultato dagli ultrà della curva nord: partenza con due punte vere, Cassano e Masinga, più Osmanovski trequartista. Un azzardo, a fronte del prudentissimo 4-5-1 rispolverato dal suo dirimpettaio svedese, anche se sull'erba del San Nicola infradiciata dal diluvio, il primo dopo mesi di siccità, erano i padroni a spingere.

Brutto lo sgambetto di Nesta al lanciatissimo Perrotta, all'8'. Ammonito, il capitano biancoceleste salterà la prima gara del 2001. Tre conclusioni a lato di Masinga (6'), Osmanovski (14') e Perrotta (16') a ribadire la superiorità pugliese, peraltro sterile come gli ostentati merletti di Cassano. Primi lampi di Lazio attorno al 20': di Pancaro, sia pure fuori quadro, il tiro che annunciava il risveglio dei campioni d'Italia. Bis di Nedved 7 minuti dopo: gran sinistro di poco alto. Quindi toccava a Crespo a mettere i brividi addosso a Fascetti: splendido il doppio dribbling in progressione, assai meno il fiacco sinistro bloccato a terra da Gillet al 31'. Ma la musica ormai era cambiata. Placato il Bari, saliva la Lazio. Che passava al 41', rocambolescamente. Angolo sulla sinistra di Gillet, maligna come sempre l'arcuatissima parabola mancina di Mihajlovic. Saltava a vuoto La Fortezza, sbilanciando tutti, Neqrouz e Osmanovski mancavano l'impatto col pallone che si infilava in rete beffardo, senza deviazioni.

Clamorosa vendetta dell'indagato per razzismo. Affondava le mani nei capelli Fascetti, alla giornata numero 800 da professionista della panchina: era scritto dovesse vedere anche questo. Finale di tempo da infarto per i cuori baresi, mentre Stankovic mollava per infortunio, rimpiazzato da Ravanelli. Prima era annullato per fuorigioco un acrobatico gol di Masinga, poi allo scadere Marchegiani non tratteneva il gran diagonale di Perrotta e Lombardo chiudeva miracolosamente su Masinga. Ripresa sotto un acquazzone biblico. Fascetti cercava l'orgoglio musulmano: dentro Said, in pieno Ramadan al pari di Neqrouz. Il Bari spingeva invano. Cassano il suo specchio: narciso e inconcludente, veniva rimpiazzato al 15' da un altro talento locale, Anaclerio, che qui chiamano Rivaldo II, magari con un pizzico di esagerazione. Un'altra cosa la Lazio, appena ci credeva un po': in cima a un piccolo assedio (gran destro a giro di Crespo, nuovo angolo tagliatissimo di Mihajlovic sventato di pugno da Gillet), il puntualissimo 2-0.

Sul bel cross di Pancaro (20'), sbucava la zucca bianca di Ravanelli: pallone prima sotto la traversa e poi oltre la linea bianca. Finita? No, il Bari continuava a remare nel fango. E veniva premiato al 40': il cocciuto dribbling di Osmanovski era interrotto da Marchegiani. Rigore, trasformato da Andersson per l'arrembaggio finale che Enyinnaya e Anaclerio non riuscivano a tradurre nel pari. Eriksson poteva tagliare il panettone, Fascetti solo la sua rabbia.