Sabato 30 ottobre 2004 - Milano, stadio Giuseppe Meazza - Inter-Lazio 1-1

Da LazioWiki.

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30 ottobre 2004 - 3115 - Campionato di Serie A 2004/05 - IX giornata

INTER: Fontana, Cordoba, Mihajlovic, Favalli (24' J. Zanetti), Zè Maria, Cambiasso, Veron, Emre (77' Stankovic), Davids, Cruz (63' Recoba), Adriano. A disposizione: Toldo, Materazzi, C. Zanetti, Martins. Allenatore: Mancini.

LAZIO: Sereni, Oddo, Talamonti, Fernando Couto, Oscar Lopez (80' Delgado), Dabo, Giannichedda, Manfredini, Pandev (64' De Sousa), A.Filippini (58' Seric), Rocchi. A disposizione: Casazza, Sannibale, Mea Vitali, E.Gonzalez. Allenatore: Caso.

Arbitro: Sig. Trefoloni (Siena).

Marcatori: 46' Adriano, 84' Talamonti.

Note: serata fresca, terreno in mediocri condizioni. Ammoniti Adriano per comportamento non regolamentare, Veron, Dabo, Lopez, Manfredini e Seric per gioco falloso, Recoba per proteste. Debutto in serie A per Delgado classe 1986. Recuperi: 1' p.t., 4' s.t.

Spettatori: paganti 11.130 per un incasso di 224.532,50 euro. Abbonati 44.886 per una quota di 734.069,65 euro.

Leonardo Talamonti e Adriano in azione
La rete di Adriano (Foto Arcieri)
Esultanza biancoceleste dopo il pareggio
Il pareggio della Lazio con Leonardo Talamonti
Un'azione della gara
Ousmane Dabo contrasta Juan Sebastian Veron
Contrasto Antonio Filippini-Zé Maria
Il biglietto della gara
Il colpo di testa di Talamonti per il pareggio biancoceleste

La Gazzetta dello Sport titola: "L'Inter è cambiata. Ora gioca male. Primo tempo pessimo, nella ripresa Adriano e Talamonti fissano l'1-1, la Juve può andare a +12. Nel finale Recoba colpisce la traversa e subito dopo sfiora ancora il gol".

Continua la "rosea": Come quando lasci il paesello con l'idea di fare fortuna e, tempo dopo, ti ritrovi davanti ai vecchi amici conciato più o meno come loro. Con un imbarazzo del genere Roberto Mancini deve aver salutato la sua vecchia Lazio, prima di entrare in campo. Un solo punto di differenza dopo 8 giornate di campionato; un solo punto tra l'armata di Moratti che fece ricco shopping a Formello e i sopravvissuti di Lotito che sforbicia stipendi anche agli impiegati. A fine partita è stato anche peggio. Perché il distacco è rimasto tale, l'Inter si è fatta rimontare ancora, ha pareggiato la settima partita su nove, rischiando di piombare a 12 punti dalla Juve. Mentre i vecchi amici del paesello facevano festa a centrocampo, Mancini usciva livido litigando con l'arbitro. Aveva promesso meno spettacolo, più vittorie. Ha mantenuto la promessa a metà: nel primo tempo l'Inter è stata bruttissima. Domenica Mancini dovrà ripartire da Firenze che gli ricorda una stagione da dimissionario. Non è servito a niente risparmiare il turnover ad Adriano, che ha segnato come al solito: avere il capocannoniere ed essere così lontani dalla vetta è l'immagine di questa Inter che è stata costruita con ricchezza, tra i proclami, e sta crescendo nello sperpero. C'è Adriano e riposano Materazzi, Javier Zanetti e Stankovic. Tornano Mihajlovic, Ze Maria e Favalli. Rientro da titolare dopo oltre un mese per Davids, che si piazza al vertice sinistro del rombo, sorretto a destra da Veron e presidiato ai poli da Cambiasso (basso) ed Emre (alto).

Accanto all'Imperatore viene eletto Cruz. Il riassetto di Mancini produce, nel primo tempo, l'Inter più brutta e meno produttiva della stagione. Al 10' Ze Maria, da sinistra, spara direttamente in porta una punizione che Sereni, sorpreso, strappa dalla linea di porta. Sarà l'unica vera emozione di tutto il tempo, che manderà sul taccuino una telefonata di Cruz (12'), un colpo di testa alto del Jardinero (23') e un paio di siluri di Adriano da distanze siderali, più che altro ispirato dalla frustrazione. Zavorrato da un Davids in serata storta, da uno stanco Veron acceso a intermittenza, con Emre che non trova ossigeno tra le linee, dove Dabo e Giannichedda fanno buona guardia, il rombo nerazzurro produce solo lenta e prevedibile circolazione della palla. Potrebbe dare una buona mano Ze Maria, anche perché Veron si accentra sistematicamente, liberandogli la fascia destra, ma il brasiliano è lontano dalla forma perugina e non arriva sul fondo neanche a spingerlo. A sinistra Favalli non può fare molto di più, frenato da muscoli stanchi e infatti al 25' lascia il posto a Javier Zanetti. Visto che i suoi rifornitori abituali non sono in giornata di consegne, Adriano si mette a fare l'ala: metà tempo a destra, metà tempo a sinistra, sempre larghissimo, condannato a sgroppate sfiancanti. Il sospetto che la velocità di Martins contro i pilastri Talamonti-Couto potesse essere più preziosa dei centimetri di Cruz cresce man mano che la Lazio prende coraggio con la sua ordinata e tranquilla resistenza, che a tratti si fa perfino bella. Quando, ad esempio, Rocchi e Pandev innescano il contropiede e la Lazio riesce ad allungarsi minacciosa. Nel finale di tempo succede un paio di volte.

Al 37' Fontana deve volare per intercettare una punizione di Manfredini avvelenata dalla schiena di Emre. Al 41' Pandev brucia Mihajlovic e regala a Filippini un palla d'oro, sprecata male. Mancini che fa scaldare tutta la panchina è una reazione isterica: i suoi vecchi amici creano di più e giocano meglio. San Siro fischia all'intervallo. Ma basta un minuto di ripresa per cambiare idea. Lancio di Mihajlovic dalla difesa che raggiunge Adriano lanciato a rete: protezione, controllo e gol sul primo palo, il settimo del suo campionato da urlo. Non una gemma alla Valencia, ma un gol nato scavalcando il centrocampo, dove Mancini aveva promesso di creare cose belle. Sembra lo spot della nuova filosofia: meno spettacolo, più vittorie. Sbloccata dall'Imperatore, l'Inter ritrova la sicurezza smarrita a Lecce e fa quello che doveva fare all'inizio: mette all'angolo la Lazio che non si allunga più. Veron ed Emre sfiorano subito il raddoppio. Mancini fa entrare Recoba e Stankovic, gente da k.o. Sembra tutto sotto controllo. Come a Roma. Come a Lecce. Infatti... Minuto 39': punizione (molto dubbia) di Oddo, Talamonti salta in testa all'ex laziale Mihajlovic e schiaccia in rete il pareggio. La traversa (41') e il gol sfiorato da Recoba sui titoli di coda (con angolo negato) non fanno altro che ingrassare la sensazione dell'incubo. Con Cuper sarebbe stata contestazione. Stasera Mancini può ritrovarsi a 12 punti da Capello che giovedì ha rivisto la sua vecchia Roma con la mascella alta, senza imbarazzi di classifica. Era partito dal paesello con l'idea di far fortuna ed è a buon punto. Lui.


La Repubblica titola: "Primo tempo non bello. Il brasiliano segna un gran gol all'inizio della ripresa. Poi i nerazzurri sprecano e si fanno raggiungere da Talamonti. Inter, l'Adriano sprecato. La Lazio operaia trova il pareggio. Mancini, furibondo, litiga con Trefoloni: 'Vergognati'".

Continua il quotidiano: E ora, povero Mancini? Settimo pareggio dell'Inter per il solito svarione della difesa (Mancini se l'è presa con Fontana dopo il gol di Talamonti: ma gli altri?), un'altra rimonta subita nonostante il settimo gol di Adriano facesse pensare a una vittoria striminzita ma importante. Cosa farebbe l'Inter senza i gol di Adriano? Un suo lampo all'inizio della ripresa, su lancio del riesumato Mihajlovic, ha sbloccato la partita illudendo l'Inter che sarebbe arrivata la terza vittoria in campionato dopo alcune prove in chiaroscuro. E invece niente, su una punizione da trequarti campo, la difesa si è fatta beffare da Talamonti, un difensore quasi esordiente (due presenze con quella di San Siro) e nonostante le proteste finali, è finita nuovamente male. Contro la rimaneggiatissima Lazio, Mancini non se l'è sentita di lasciar fuori Adriano: si riposerà un'altra volta, avrà pensato. Il goleador si è riposato abbastanza, ma sul campo, nel primo tempo, limitandosi a qualche bel passaggio, ma poi nella ripresa ha sbloccato la partita, anche se la sua fatica è stata vana. Con Zè Maria e Veron sulla destra e Mihajlovic centrale, Mancini ha cercato di scardinare il dispositivo difensivo della Lazio, che ha giocato molto "corta", affidando al veloce Pandev e all'intraprendente Rocchi il compito di infastidire la difesa nerazzurra. Mihajlovic ha perso qualche duello in velocità a causa della sua vetustà, in compenso si è prodotto nel solito campionario di lanci, punizioni e calci d'angolo qualche volta pericolosi. Favalli ha accusato fastidi muscolari dopo 24' ed è stato sosituito da J.Zanetti che ha cercato spazi sulla sinistra portando troppo palla.

Adriano ha giocato molto defilato, inizialmente a destra, poi anche a sinistra, senza essere eccessivamente incisivo. E se vogliamo andare alla sostanza della partita, non certo esaltante e contraddistinta da una gran confusione a centrocampo (Davids male all'inizio, poi si è ripreso), occorre dire che l'Inter è stata veramente pericolosa solo al 10' con una punizione di Veron da situazione molto decentrata sulla sinistra: il pallone è filtrato fra una selva di gambe e Sereni l'ha visto giusto in tempo per cavarlo di porta, sulla linea. Il contropiede della Lazio invece ha creato due occasioni: al 36' Manfredini su punizione toccata da Giannichedda ha sparato un sinistro che, deviato da Emre, ha costretto Fontana a un volo d'angelo sulla sinistra per deviare; al 40' Pandev si è bevuto nonno Mihajlovic e ha dato a Filippini che di destro ha messo fuori da buona posizione. Insomma, nel primo tempo niente fuochi d'artificio e niente gol, anzi parecchia noia. Per fortuna l'inizio della ripresa è stato elettrizzante: Mihajlovic dopo 22 secondi ha lanciato rasoterra Adriano sulla sinistra e il poderoso brasiliano, dopo un buco della difesa, si è presentato solo in area sparando un proietto che si è infilato fra il primo palo e Sereni.

L'Inter ha poi cercato di chiudere la partita con Veron, ma Sereni è stato bravissimo. Dopo alcune occasioni sbagliate, la doccia finale: Talamonti ha beffato i parrucconi della difesa e Fontana. Così l'Inter, nonostante un'estrema occasione capitata a Recoba (tiro da pochi passi deviato e angolo negato da Trefoloni), ha dovuto per l'ennesima volta accontentarsi di un pareggio. La distanza dalla Juve rischia di diventare siderale e c'è il pericolo che il castello nerazzurro di cartapesta crolli. Finale concitato. Subito dopo il fischio di chiusura Mancini si è avvicinato all'arbitro Trefoloni, chiedendogli in modo brusco: "Dimmi che punizione hai fischiato, dimmi che punizione hai fischiato?!". E, subito dopo, nonostante fosse frenato dai dirigenti interisti, Mancini ha esclamato all'indirizzo dell'arbitro: "Vergognati!". L'allenatore nerazzurro si riferiva a una punizione fischiata da Trefoloni a trequarti campo, e da cui sarebbe poi scaturito il gol del pareggio laziale. A quanto si è capito dalle immagini, l'arbitro gli ha risposto per le rime e gli ha anche indicato gli spogliatoi. Potrebbe anche aver deciso l'espulsione del tecnico.

Come se non bastasse, c'è anche un battibecco televisivo tra il presidente della Lazio Claudio Lotito e il commentatore di Sky Massimo Mauro. Mauro cerca di convincere il presidente a togliere il silenzio stampa imposto ai giocatori, ma Lotito risponde duramente e accusa i giornalisti di fare male il loro mestiere per aver criticato troppo la Lazio.