Sabato 2 agosto 1997 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Olympiacos 3-2
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LAZIO: Marchegiani (71' Ballotta), Negro (71' Gottardi), Nesta, (71' Grandoni), Lopez (46' Chamot), Pancaro, Fuser (67' Venturin), Jugovic (71' Marcolin), Nedved, Mancini (52' Rambaudi), Casiraghi (46' Signori), Boksic (71' Buso). Allenatore: Eriksson.
OLYMPIACOS: Elefteropulos, Varesanovic, Karataidis (75' Mitropoulos), Anatolakis (75' Bandovic), Sabanazovic, Gerogevic, Niniadis (71' Karapialis), Jannakopulos (46' Georgatos), Ivic (50' Gocic), Alexandis (46' Passalis), Ofori Kuoye.
Arbitro: Sig. De Santis (Tivoli).
Marcatori: 26' Boksic, 41' Casiraghi, 60' Ofori Quaye, 67' Boksic, 86' Mitropoulos.
Note:
Spettatori: 20.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "All'Olimpico contro i greci dell'Olympiakos prova convincente della squadra di Eriksson. Il Mancini delle delizie. Incanta i tifosi della Lazio con splendide invenzioni: e Boksic si scatena con una doppietta. Applausi a scena aperta per Mancini. Anche il croato fa subito vedere numeri di grande classe. Casiraghi completa lo spettacolo".
Continua la "rosea": Date la palla a Mancini e lo spettacolo è assicurato. Quello che era un dogma per la Genova blucerchiata da ieri è una certezza anche per Roma biancoceleste. Sul tappeto verde dell'Olimpico, il sontuoso Mancio accarezza palloni che si tramutano in assist. Lo show comincia subito, giusto il tempo per Jugovic di mangiarsi un gol solo davanti ad Eleftheropoulos che si salva in angolo. Mancio inizia al 5' con un cross per Casiraghi, che di testa fallisce d'un soffio. Un minuto dopo d'esterno destro lancia Negro in area, bello slalom del terzino e deviazione in angolo del portiere. Poi un duetto con Boksic da applausi. Ancora un lancio di 40 metri per Casiraghi, ma in area Gigi viene steso da dietro: De Santis troppo lontano non vede il rigore. Il tempo di una tempestiva uscita di Marchegiani su Alexandris e poi il gol. Boksic scatta in linea con i difensori greci e Mancini con la coda dell'occhio lo vede e gli mette la palla al punto giusto: il croato mostra di essere cresciuto sotto porta e d'interno destro centra l'angolino più lontano. L'Olympiakos è squadra discretamente organizzata e più avanti nella preparazione della Lazio (fra 10 giorni giocherà contro i bielorussi del Mozyr in Champions League). A volte i greci riescono a mettere in difficoltà Nesta e compagni, ma l'attaccante ghanese Ofori Quaye non è lesto al tiro su un bell'assist dell'esterno destro Giannakopoulos.
E così al 41' arriva il raddoppio della Lazio. Punizione da sinistra di Fuser, sul suo cross basso e teso in scivolata Casiraghi ruba il tempo a tutti. Al di là delle belle giocate, la Lazio è ben messa in campo, corta come la vuole Eriksson ma abile a non lasciare troppi spazi al contropiede avversario. Sulla sinistra Pancaro, preferito a Favalli, debutta bene in biancoceleste anche se la sua spinta non è quella cui aveva abituato a Cagliari. Più incisivo Negro a destra, ma non è una novità. In mezzo, Jugovic da centrale assicura la copertura, mentre Nedved e Fuser trovano buoni spazi in avanti. Gli attaccanti segnano, e tanto basta. Fra giocate e gol quasi passa in secondo piano l'assenza di Signori, in campo nella ripresa insieme a Chamot. Eriksson, almeno per una serata da amichevole, si può permettere i quattro extracomunitari, e non rinuncia a vederli tutti insieme. Il tecnico svedese guarda anche alle sfumature e dopo 8' sostituisce Mancini, concedendogli una passerella con applausi scroscianti della sua nuova tifoseria.
Sarebbe facile dire che con l'uscita del Mancio si spegne la luce. In effetti a una Lazio con sole due settimane di lavoro alle spalle manca logicamente la tenuta. E così può venir fuori la migliore condizione dei campioni di Grecia. Al 15' è bravo il neo entrato Passalis a trovare spazi e lanciare in verticale il ghanese Ofori Quaye che stavolta segna di sinistro. I greci colpiranno sul 3-1 due volte i legni con Niniadis e Gogic. Ma Signori non è tipo da restare nell'ombra e s'inventa l'assist per Boksic che non perdona. I greci però non ci stanno a fare da sparring-partner e accorciano le distanze quasi allo scadere con un bel colpo di testa di Mitropoulos appena entrato. Troppo tardi per rovinare la festa.
Sempre tratti dalla "rosea", altri articoli sulla gara:
Cragnotti si era detto sicuro di vedere 40 mila spettatori all'Olimpico, ma la canicola estiva e il sabato d'agosto non hanno di certo favorito l'afflusso degli appassionati. Vuoti anche in curva nord, covo della tifoseria. Non per questo meno affettuosa è stata l'accoglienza dei 20 mila presenti ai propri beniamini. Peccato che i gracchianti altoparlanti dell'Olimpico abbiano reso impossibile capire cosa dicessero il presidente Dino Zoff e il tecnico Sven Goran Eriksson. Il diapason dell'entusiasmo ha toccato il suo apice con l'ingresso in campo di Beppe Signori, accolto con quel coro sentito oltre cento volte: "E segna sempre lui...". Ma da non sottovalutare le urla di approvazione riservate a Paolo Negro e Pavel Nedved, gli unici laziali ancora a "rischio" per via di un mercato mai chiuso. Segnali importanti anche per il patron Cragnotti. Come in uno spettacolo vero il finale è stato riservato all'ospite d'onore, al nuovo protagonista dell'Olimpico: Roberto Mancini. Adesso i tifosi possono davvero sognare, alla Lazio non mancano certo i presupposti per divertire ed entusiasmare. E lo striscione preparato dalla curva nord è eloquente: "Noi e voi uniti fino alla vittoria". Ha concluso la presentazione il patron Sergio Cragnotti, applaudito anche lui. Sembrano lontani i tempi in cui dalla curva gli chiedevano di "cacciare" fuori i soldi. "L'elenco dei giocatori è fra i migliori. Adesso vogliamo competere ai massimi livelli. Per divertire la nostra gente. Per vincere qualcosa". Per la cronaca alla fine i giocatori hanno tirato sugli spalti un pallone a testa, come la Roma aveva fatto a Trigoria a metà luglio. Qualcuno però è riuscito nell'impresa di centrare i pannelli divisori.
La cerimonia del battesimo è appena terminata. Ora la nuova Lazio, targata Eriksson, si appresta a muovere passi ben più impegnativi. Sven Goran Eriksson, che è stato salutato da un lunghissimo applauso al suo ingresso all'Olimpico, ne è consapevole. "Tornare in questo stadio mi ha emozionato. Ringrazio la Lazio che mi ha dato quest'opportunità. Il mio intento, come ho spesso ripetuto, è quello di poter far disputare a questa squadra un campionato ad altissimo livello. La concorrenza è spietata, ma noi ci proveremo. Sapete, dopo tanti anni vissuti nel vostro Paese, mi manca tanto lo scudetto... Speriamo che questa sia la volta buona". Poi si passa al test effettuato contro i greci. "Nel primo tempo abbiamo disputato un'ottima gara. Tante occasioni da gol e in difesa abbiamo subito davvero poco. Nel secondo tempo, è subentrata la stanchezza. Ma è normale di questi tempi. Comunque, in generale, direi che è stato un buon test, contro una squadra, l'Olympiakos, che non è per nulla male. Questa è stata una partita vera".
Mancava Favalli (forfeit all'ultimo momento per disturbi allo stomaco), ma in compenso l'intesa Mancini-Boksic ha dato buoni frutti. "Sì, nel primo tempo hanno giocato e si sono visti spesso in campo - aggiunge Eriksson -. Mancini non poteva giocare più di 45'. Ma ha offerto una bella prova. Gli manca ancora il ritmo, come a tutti". Il tecnico ora aspetta anche Almeyda. "Tutti lo aspettiamo, sarà un uomo importante negli schemi della nuova Lazio. Non ho parlato ancora molto con lui. Ma credo che debba lavorare ancora molto prima di poter essere disponibile". Anche Beppe Signori, entrato nella ripresa come da copione, non nasconde il suo ottimismo: "Le premesse per far bene ci sono". Ed Eriksson aggiunge: "Quando mando gente in panchina è sempre un dispiacere. Ma c'è una rosa ampia, e se tutti avranno l'intelligenza di capire le scelte, andremo molto avanti. Quattro attaccanti, tutti di altissimo livello e con caratteristiche diverse. Tutti torneranno utili". E Bob Lovati, uomo di grande esperienza e di solito misurato nelle parole, va oltre: "Tutto sommato, una bella prestazione. Un buon Mancini, un ottimo Boksic. Sì, questa squadra sarà una delle protagoniste del campionato. Lo scudetto? Perché no. Questa è la miglior Lazio degli ultimi anni, anche più forte di quella che vinse lo scudetto".
Dal Corriere della Sera:
Tanto fosforo di Mancini nel 3-2 della nuova Lazio, che inalbera anche Boksic (doppietta) nell'insolita veste di risolutore. Uscito l'artista, la difesa erikssoniana balla, e via via l'amichevole di lusso scade. Prima la passerella all'americana, i discorsi solenni di Cragnotti e Zoff, i festeggiamenti ad una campagna acquisti da sessanta miliardi; poi le prove di campionato contro i campioni greci dell'Olympiakos, presentando subito un 4-3-3 che forse aspetta giusto Chamot e Almeyda (fra i più applauditi durante il galà) per raffigurare completamente le preferenze erikssoniane. Sì, rafforzata in ogni reparto e addirittura eccessiva nel parco-attaccanti, la Lazio fa fantasticare come non mai, pure se dispiace vedere Giuseppe Signori seduto fra altri panchinari illustri, quasi un sacrificio emblematico dei tempi nuovi, caratterizzati da un turn-over accettato responsabilmente da tutti. Cragnotti vuole vincere qualcosa e lo ha appena detto, raccomandando di privilegiare la sopraggiunta grandeur senza gelosie né cedimenti psicologici: "Questa stagione ci dovrà vedere protagonisti, dopo essere entrati stabilmente nell'aristocrazia calcistica. Dedico gli investimenti ai tifosi e li ringrazio. Rappresentano il cuore immutabile della nostra società".
La strada degli unanimi consensi passerà al vaglio dei risultati; e intanto, spostato Jugovic equilibratore centrale, tocca a Mancini, referente avanzato dell'accoppiata Casiraghi-Boksic, dirigere questo quarto esperimento verso quell'affidabilità collettiva che potrebbe significare perfino lotta-scudetto, dopo 23 anni. Mancini gradisce il compito che gli ha assegnato Eriksson: inizia in maniera promettente (ma sprecano nell'ordine, sotto rete, Jugovic, Negro, Boksic e Casiraghi), come se nemmeno tradisse l'impaccio di mostrarsi già leader, azzeccando soluzioni verticali e slalom sempre in profondità. Impossibile non capitalizzare tanto estro, anche se i guastatori greci di mister Bajevic, più avanti nella preparazione, picchiano, chiudono risoluti e rilanciano, dimostrando d'essere atleticamente pronti per rientrare dopo undici anni nella coppa Campioni (esordio il 13 agosto, secondo turno preliminare contro il Mozyr). Così, nel predominio manciniano, sbuca addirittura Boksic per riappacificarsi (forse) con il gol, seguito da Casiraghi, che raddoppia correggendo una punizione rasoterra di Fuser. Galà cinematografico, oppositori elementari nel marcare ad personam e privi di "guastafeste" là davanti, dove Lopez, schierato accanto a Nesta non può sbagliare un pallone. Addio inoltre al pressing alto di zemaniana memoria, o all'ossessionante caccia degli spazi, mentre espletano soprattutto una funzione "zoffiana" di filtro gli abbinamenti esterni Negro-Fuser e Pancaro-Nedved. Eriksson punta più sulla qualità trapassante dei suoi propulsori che sulle cadenze forsennate, proponendosi forse di mediare proficuamente fra gli schemi agli antipodi dei due precedenti allenatori biancocelesti.
Tuttavia sottratto il radar Mancini, insieme all'apporto di Lopez e Casiraghi, gli ottimi presagi sembrano evaporare, salvo rendere disagevole l'inserimento dei subentrati Chamot, Signori e Rambaudi. Al primo atto convinto d'insubordinazione tramite Ivic, l'Olympiakos accartoccia la difesa laziale poco coperta e Offorikue castiga Marchegiani. Vecchie amnesie da solita Lazio, non appena mancano le magie dell'ex doriano? Beh, Beppe Signori, scalato suggeritore, non ci sta, e scatena lo scattista Boksic, abile nell'eludere pure l'uscita del portiere. Quindi la Lazio si maschera, nella girandola degli ulteriori avvicendamenti, quasi s'imponesse di dimostrare la bontà dell'intero organico finalmente arruolato. Bontà estiva che alleggerisce i dispiaceri dell'organizzazione greca, quando Mitropulos svetta di testa per sorprendere Ballotta, vice Marchegiani non protetto dai marcatori. Dipenderà proprio da Mancini il sospirato salto di qualità?
Da la Repubblica:
Eriksson la chiave di lettura per interpretare la stagione della Lazio l'aveva già data. "Le fortune di questa Lazio passano per i piedi di Mancini, Boksic, Casiraghi e Signori". E la prima partita impegnativa della stagione, contro i greci dell'Olympiakos ha chiarito che il tecnico aveva visto giusto. Tre gol con doppietta di Boksic e assolo di Casiraghi, nei primi nove minuti Jugovic, Negro e Boksic si sono trovati a tu per tu con Eleftheropoulos, portiere dell'Olympiakos. Perché è stato proprio in attacco che la Lazio ha fatto vedere le cose migliori dimostrando di possedere varie alternative per scardinare le difese avversarie: la dirompente progressione di Boksic la solidità e l'opportunismo di Casiraghi (gol al 41' sfruttando un incertezza dei difensori su punizione di Fuser: poi nella ripresa è stato rimpiazzato da Signori), le frequenti incursioni di Nedved e Fuser. E poi Mancini. In quindici giorni ha conquistato squadra e tifosi.
Accolto con una ovazione dai quarantamila spettatori, nella presentazione della squadra all'americana prima della partita, ha vinto anche la sfida degli applausi con Signori. Poi Mancini ha preso la Lazio per mano nei 55 minuti che è rimasto in campo (sostituito da Rambaudi), diventando uno dei perni essenziali del gioco offensivo di questa squadra. Un punto di riferimento continuo per i compagni che lo cercano con insistenza. E lui ricambia tanta fiducia con passaggi illuminanti. Con Boksic ha già formato una coppia perfetta: lui la mente, il croato il braccio. Perché per Bokisc le invenzioni di Mancini sono vera manna dal cielo: al 9' assist dell'ex sampdoriano e il croato sbaglia la mira solo davanti al portiere. Ma al 26' Boksic non spreca l'invenzione del compagno e con un diagonale preciso supera il portiere greco. Si ripeterà nella ripresa al 22' con un'azione di potenza e gran tiro all'incrocio dei pali. La Lazio di Eriksson mostra in difesa ancora le incertezze che hanno caratterizzato le ultime stagioni.
Non ancora perfetti schemi e affiatamento tra la coppia centrale Nesta-Lopez, troppi gli spazi concessi agli attaccanti dalle parti di Marchegiani che oltre ai gol segnati con Ofory Quaye e Mitroupolos hanno colpito due pali con Niniadis e Gogic. Per la partita di ieri con i greci dell'Olympiakos, c'è l'attenuante di un centrocampo che con Jugovic, Fuser e Nedved era più propenso al gioco offensivo che non a difendere, lasciando spesso scoperto il reparto difensivo. Le cose dovrebbero cambiare con l'inserimento di Almeyda (da oggi si allenerà con la squadra) che dovrebbe garantire un filtro maggiore a centrocampo.
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